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Martedì dell’Arte Virgo Lactans, l’iconografia della Madonna fra il XIV e XVI secolo

fbe60bf5437c181a16225348ab3cce0fdi Raimondo Giustozzi

Quarta conferenza al cine – teatro Cecchetti, martedì 26 settembre 2023, alle ore 18,00 in punto, relatore il prof. Stefano Papetti, nell’ambito del progetto Martedì dell’Arte, a cura dell’associazione Arte (Civitanova Marche). Cine teatro al completo in ogni ordine di posti. Si sa che quando c’è il prof. Papetti la presenza del pubblico è sempre assicurata. Affabulazione, competenza e linguaggio sono i valori aggiunti di ogni suo intervento. Eppure, il tema “Virgo Lactans, l’iconografia della Madonna fra il XIV e XVI secolo” non era semplice. Lui sa rendere semplice anche ciò che presuppone un minimo di conoscenze. Con il supporto di alcune slide ha tenuto tento desta l’attenzione con grande professionalità.

La donna che allatta il proprio bambino è presente in alcune statuette egiziane. Si tratta di arte precristiana. Con l’avvento del Cristianesimo nasce e si afferma nel tempo l’arte mariana. La Madonna, nella precipitosa fuga per mettere in salvo il Bambino Gesù e salvarlo dalla furia di Erode, mentre stava allattando al seno il proprio Figlio, lascia cadere alcune gocce di latte. La roccia, sulla quale scivolano queste gocce, diventa bianca. La tradizione vuole che sul posto venga edificata la “Grotta del latte” di Betlemme. Nel mondo ortodosso la Madonna che allatta Gesù al seno è un tema riprodotto nelle icone. La rappresentazione non conosce nessuna evoluzione. Non è così per il mondo occidentale. La raffigurazione cambia nelle diverse epoche storiche.

Una delle prime raffigurazioni della Madonna del latte è di un pittore anonimo della Campania. L’opera risente ancora dell’arte bizantina. La Madonna è ancora sul trono, in posizione quasi ieratica. Qualcosa di nuovo si nota nel gesto del Bambino che offre alla Mamma un piccolo fiore. Fino a Giotto, l’iconografia della Virgo Lactans, la Madonna che allatta, segue i canoni delle icone bizantine. Un quadro di autore ignoto esistente a Firenze, che ritrae la Madonna e il Bambino, inserisce qualche cambiamento, come i piccoli riquadri che narrano la storia di San Pietro. La figura centrale rimane sempre la Madonna che occupa tutta la scena. Il prestigio sociale di cui gode viene richiamato anche dal fondo d’oro, che sa tanto di cultura orientale.

Qualche cambiamento si ha con Pietro e Ambrogio Lorenzetti. Nella seconda metà del 1300, dopo la peste del 1348, nelle raffigurazioni della Virgo Lactans subentrano delle innovazioni importanti. La Madonna del latte è la Madonna dell’umiltà, tema molto diffuso nelle Marche. La Vergine Maria non è più sul trono, ma allatta il Bambino Gesù, stando seduta a terra, magari su un cuscino. La figura della Vergine acquista una tridimensionalità appena accennata ma sufficiente a far capire che il gusto pittorico va cambiando. Vengono curati dal pittore i drappeggi dei vestiti indossati dalla Madonna. L’opera di Giotto nella Basilica di Assisi e dei suoi allievi che si distribuiscono tra le Marche, la Toscana e l’Umbria, porta ad una nuova iconografia della Madre di Gesù. La Vergine Maria scende dal trono e diventa una donna del popolo.

 

Allegretto Nuzi (1315- 1373), nato a Fabriano, lavora prima a Siena, poi a Firenze. Scappa da quest’ultima città invasa dalla peste e ritorna a Fabriano dove realizza una nuova iconografia della Madonna. E’ la Madonna del latte. E’ una tipologia che attraversa l’Italia centrale per ben due secoli, fino alla Riforma protestante e alla  Controriforma Cattolica. Arricchirà chiese di opere d’arte veramente di pregio. Se i Francescani idealizzano la “paupertas”, la povertà come la massima virtù teologale, gli Agostiniani con il loro teologo Agostino Trionfi, di Ancona, teorizzano come più importante la humilitas, l’umiltà che ama nascondersi senza apparire. Prende il via allora una prima teoria di iconografie legate alla Madonna dell’umiltà. Simone Martini è il primo pittore che inizia questo ciclo di rappresentazioni.

 

C’è chi ha voluto vedere in questa teoria di sacre rappresentazioni un richiamo alla maternità. Si affermava la consuetudine nelle classi sociali alte, di affidare alla balia l’allattamento del proprio bambino. Con il richiamo della Madonna che allatta Gesù si vuole riaffermare il valore dell’allattamento materno. Andrea da Bologna, Carlo Crivelli, Gentile da Fabriano, Pietro di Domenico, questi i maggiori pittori che, nelle Marche, si rifanno a questa nuova iconografia. Ascoli, Fermo, Monte San Giusto, Corridonia hanno tanti quadri propri di questo motivo iconografico. Carlo Crivelli, le cui opere si trovano in ogni angolo del mondo, dalla Croazia rientra nel 1468 in Italia e sceglie le Marche come sua terra di elezione. Un suo quadro raffigurante la Madonna del latte si trova nella piccola ma graziosa pinacoteca della parrocchia dei SS. Pietro Paolo e Donato, a Corridonia (MC). Leonardo da Vinci, chiamato a Milano da Ludovico il Moro, realizza uno splendido quadro raffigurante la Madonna che allatta il proprio Bambino. Un suo allievo, Cesare da Sesto, ne produce un altro dove si trovano gli stessi motivi pittorici, tra tutti, i contorni morbidi e delicati. Di Artemisia Gentileschi (1593 – 1652, 56), di scuola caravaggesca, il prof. Papetti ha illustrato attraverso alcune slide lo splendido quadro della Madonna col Bambino.

 

Uno spartiacque, nelle raffigurazioni della Madonna che allatta Gesù, è rappresentato dal Concilio di Trento, quando vengono definite delle norme precise. San Carlo Borromeo, nel 1564, scrive che le immagini sacre sono solo uno strumento di conoscenza della Bibbia per le classi più povere. Devono rispettare il senso del decoro e devono attenersi a quello che i testi sacri dicono. In questo modo vengono bandite dalla chiese, che sono spazi pubblici per eccellenza, tutte le opere che presentano il nudo. Tutti gli artisti da ora in poi devono attenersi a queste norme. Se la committenza proviene da un privato, che chiede al pittore di realizzare un’opera d’arte, che colloca nella propria casa, l’artista è libero di usare tutto quello che gli è più congeniale. La chiesa è uno spazio sacro e pubblico, in quanto tale deve essere rispettato.

 

Nell’ultima parte della conferenza hanno trovato spazio altri dipinti che hanno come tema l’allattamento del bambino al seno materno. Sono stati illustrati i quadri di Gino Severini e Pablo Picasso. Il tema della donna che allatta il proprio figlio al seno non ha più la connotazione religiosa che aveva avuto nei secoli precedenti e diventa laica; è un’arte bella ma completamente diversa. Al termine dell’incontro, una fiumana di persone si è riversata fuori dal teatro. Tutti erano felici e contenti di aver seguito per un’ora la spiegazione del Prof. Stefano Papetti.

 

Raimondo Giustozzi

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