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Libri. Buone letture

Fonte Internet

Fonte Internet

Recensione Zanzare

 

Zanzare. Il più micidiale predatore della storia dell’umanità

Timothy C. Winegard

Traduzione di Paolo Lucca

Storia

HarperCollins Milano

2021 (orig. The Mosquito 2019)

Pag. 568euro 22

Valerio Calzolaio

Pianeta biodiverso. Da sempre. Solo negli ultimi venti anni gli insetti zanzare hanno provocato in media la morte di due milioni di persone l’anno, per capirci come ivirus SARS-CoV-2, “autori” dell’attuale pandemia, in corso da inizio 2020, da circa 18 mesi. Solo che le zanzare esistono da circa 190 milioni di anni e noi siamo in guerra con loro da centinaia di migliaia. Durante lunghi periodi di molti secoli la mortalità in proporzione alla popolazione è stata decisamente maggiore che oggi: la zanzara ha ucciso più persone rispetto a qualsiasi altra causa di morte nella storia dell’umanità, era e resta il più micidiale predatore dei sapiens su questa Terra. Ora dopo di loro ci siamo noi stessi (conflitti, omicidi e femminicidi), poi serpenti, cani. pappataci, mosche tse-tse, dal decimo posto coccodrilli, ippopotami, elefanti, leoni (questi ultimi con 100 vittime l’anno). Ovviamente, a differenza di animali e altri fattori biotici, le zanzare non fanno direttamente del male a nessuno (in parte vale anche per il virus): sono le tossinfezioni altamente evolute che trasmettono iniettando saliva e provocando sanguinamento a essere spesso letali e ad aver generato straordinari e radicali cambiamenti nella nostra vita collettiva, interagendo con politica, guerre, viaggi, commerci e cambiamenti climatici. Fra l’altro, noi sapiens abbiamo avuto una parte importante nella diffusione delle infezioni trasmesse dalle zanzare, con aumenti della popolazione, pressione demografica, migrazioni (più o meno involontarie) e trasformazioni ambientali che favorivano la formazione di habitat ideali alla loro proliferazione. Siamo coevoluti, con reciproci adattamenti: noi per difenderci meglio, loro per colpirci comunque, per entrambi una questione di sopravvivenza. Facciamo il punto, sentiremo ancora parlare di zanzare.

Lo storico e saggista canadese Timothy Tim Winegard (Sarnia, Ontario, 1977) narra con maestria la geopolitica delle relazioni fra la famiglia delle Culicidae(circa 3540 specie) e il genere Homo (una ventina di specie, noi l’unica rimasta da 40 mila anni). La zanzara ha già: colonizzato praticamente ogni angolo del nostro pianeta, divorando un’enorme varietà di animali (compresi i dinosauri); assassinato complessivamente circa 52 miliardi di persone; accompagnato l’ascesa e la caduta di antichi imperi; svolto un ruolo decisivo nei contesti bellici; dato vita ad alcuni paesi indipendenti, asservendone e soggiogandone crudelmente altri; paralizzato e devastato intere economie; insomma è stata l’ago della bilancia di eventi che hanno determinato o favorito la creazione dell’ordine (disordine) mondiale moderno. Fin da bambino l’autore dichiara di aver oscillato (come molti umani) tra una profonda repulsione e un autentico rispetto. Il suo libro motiva entrambi gli atteggiamenti, è una storia ricca di dati e fatti. Prima rapidamente spiega le malattie che ne derivano in relazione alle altre specie, poi narra l’impatto sulle umane vicende, sempre dal punto di vista della zanzara: le città greche e l’impero romano, le Crociate e Gengis Khan, lo scambio colombiano dopo il 1492, l’occupazione delle Americhe, la creazione della Gran Bretagna, le guerre coloniali, la Rivoluzione americana, le guerre di liberazione, l’imperialismo, le primavere silenziose. Diciannove densi capitoli, note e bibliografia scelta, un libro compatto senza indici (col solo sommario). Un capitolo terribile e molto interessante riguarda i primi viaggi di Colombo, l’inizio della colonizzazione spagnola e prima l’introduzione poi l’insediamento nelle Americhe di zanzare micidiali, con la successiva moria di vite umane mietute dalla malaria, dal morbillo e da altre malattie. Fino ad allora, migrazioni e passaggi polari dei primi sapiens avevano “congelato” qualsiasi tipo di trasmissione parassitaria, successivamente fu ecatombe.

 

v.c.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RecensioneI virus sognano gli uomini

I virus sognano gli uomini

Marco Palladini

Romanzo d’attualità

Ensemble Roma

2020

Valerio Calzolaio

2

 

Primavera 2020. Italia. L’ambiguo cinquantenne Lafcadio Morriconi voleva assolutamente isolarsi dal Contagio proliferante. Dialogava a distanza con vari amici, ritrovava immagini e memorie sepolte negli angoli più riposti, seguiva incredulo il proliferare di opinioni superficiali e radicalmente opposte, voleva fuggire e non poteva. Si era convinto che quella pandemia avvicinava una fatale linea di confine, traguardando la quale ci si sarebbe inoltrati nell’oceano aperto del futuro, dove forse accadrà una metanoia, una trasvalutazione di tutti i valori, un cambio radicale di paradigma, se non altro in forza del capitale shock socio-economico. Rimembrava letture: monsieur Proust, Thomas Pynchon, Pasolini, Siddharta, Eugene O’Neill, Verga, Arbasino, Kafka, Cormac McCharthy, già subito, così, nelle prime ore. E gli amici divenivano emotivi contraltari di un presente agitato, affiatati od ostili a seconda dei momenti e dei legami: Giorgio F., Riccardo C., Fabrizio G., Silvio F., Spartaco F., soprattutto. La stessa moglie Danka Seferovich, slava di Spalato. lo esasperava: insisteva a leggere i volumetti di un noto maestro di meditazione che il marito ateo disistimava cospicuamente. Un inferno di quarantena, più o meno lo stesso che molti italiani hanno vissuto durante il 2020.

Il narratore, poeta, drammaturgo e regista Marco Palladini (Roma, 1953) pubblica tempestivamente un flusso di pensieri e commenti filosofici sull’impatto sociale della pandemia, prendendo spunto da piccoli fatti di cronaca, dialoghi ascoltati, titoli di articoli o servizi, evenienze sanitarie, drammi quotidiani, annunciate soluzioni o denunciati complotti. La narrazione è in terza fissa al passato (“quei giorni”), imperniata su un’ineludibile convinzione: grazie al lock-down, siamo proprio e finalmente entrati dentro il Nuovo Secolo, e Millennio. Tutti, sincronicamente. E nulla sarà più come prima. Il testo non è un romanzo vero e proprio, piuttosto un diario, poetico verso la fine. Non è autobiografico, piuttosto una raccolta di esperienze precedenti, forse utili ora. Non è un racconto, piuttosto le ansie in diretta di un protagonista affine, preso a pretesto. Non è un saggio, seppur colmo di citazioni, allusioni, riflessioni pretenziose e richiami letterari e culturali. L’ironia cercata non sempre è trovata. L’inquietudine esterna si riversa all’interno delle riflessioni di Lafcadio, pur talora serie, acute, opportune. Il titolo è simpatico: non siamo sicuri che i virus sognino, ma che per sopravvivere e migrare oggi qualcuno usa i sapiens, è sicuro.

 

v.c.

Pandemia 2020

https://it.wikipedia.org/wiki/Salto_di_specie

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione Il canto del nemico

 

Il canto del nemico

Tony Hillerman

Traduzione di Sara Caraffini

Noir

HarperCollins Milano

2021 (orig. The Blessing Way 1970, prima ed. it. Giallo Mondadori 2312 del 23.5.93)

Pag. 283 euro 15

Valerio Calzolaio

 

Riserva indiana in Arizona. Evviva: ricominciamo dall’inizio! C’era una volta uno straordinario colto scrittore, nato povero, veterano pluridecorato della Seconda guerra: Tony Hillerman (Sacred Heart, Minnesota, 1925 – Albuquerque, Nuovo Messico,Yootó Hahoodzo, 2008). Nel 1970 con“Il canto del nemico” collocò con maestria crimini nel contesto delle riserve dei nativi, tribù navajo, hopi, zuni. Il ritrovamento di un cadavere tra sterpaglie del Many Ruins Canyon impone che lavorino insieme il fiero razionale tenente dalle origini amerindie Joe Leaphorh con l’antropologo Bergen McKee (esperto di riti e superstizioni): Horseman era l’”ennesimo poveraccio che non sapeva bene come essere un navajo né riusciva a imparare a comportarsi da bianco”. Uscì in italiano con buona accoglienza oltre un ventennio dopo, quando già erano apparse circa altre 10 avventure, alla fine saranno 20, tutti romanzi di ottima qualità, via via con il sergente Jim Chee a fare da aspirante sciamano. Imperdibile.

 

v.c.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione Fiori

 

Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone

Maurizio de Giovanni

Noir

Einaudi Torino

2020

Pag. 262 euro 18,50

Valerio Calzolaio

 

Napoli. Primavera. Viene massacrato e ucciso l’amato fioraio di uno storico chiosco di Pizzofalcone, Savio Niola. La pista del racket e della criminalità organizzata ancora una volta non convince i mitici Bastardi poliziotti del locale Commissariato. Faticheranno per venirne a capo. “Fiori” è il decimo bel romanzo dell’ottima e contemporanea serie del bravissimo scrittore Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958). Nel 2017 e nel 2018 i personaggi li abbiamo visti su RaiUno, ormai hanno anche quei volti posture dinamiche. La terza stagione sarà ancora in prima serata da lunedì 20 settembre 2021, alle 21.25 circa. L’attore protagonista resta Alessandro Gassmann, nei panni di Lojacono, ispettore di origini siciliane.La seconda si era conclusa con l’esplosione di un’auto davanti al ristorante dove la squadra al completo stava festeggiando la conclusione di un’indagine complicata. Ovviamente, serie televisiva e serie letteraria procedono in modo diacronico.

 

v.c.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione Ritorno dall’universo

 

Ritorno dall’universo

Stanislaw Lem

A cura di Francesco M. Cataluccio

Traduzione di Pier Francesco Poli

Fantascienza

Sellerio Palermo

2021 (orig. 1961)

Pag. 383 euro 15

Valerio Calzolaio

 

Terra nostra e galassie lontane. Secoli prima e dopo. Dopo una lunga spedizione galattica, Hal Bregg torna a casa, sulla Terra. Ha volato per 127 anni del tempo terrestre e 10 per il tempo di bordo, lui è partito trentenne (in 23 su due astronavi) e ora ha biologicamente quaranta anni, ma ormai secondo gli orologi del nostro pianeta sarebbero centocinquantasette, trova tutto cambiato, sembra più egualitario e stabile. In meglio o in peggio, dal suo punto di vista, è difficile dire, si sente terribilmente escluso, forse è un incubo (di cui pentirsi). “Ritorno dall’universo” è narrato in prima persona per aiutarci a riflettere bene. Il medico e celebre scrittore polacco Stanislaw Lem (Leopoli, 1921 – Cracovia, 2006) lo pubblicò cinquant’anni fa, appena prima del notissimo Solaris (1961). L’autore da qualche anno è in via di meritata ripresentazione, anche questa distopia merita accurata attenzione (si può leggere a riguardo la bella postfazione).

 

v.c.

 

 

 

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