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Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?

Antonio_Manzini

Antonio_Manzini

Valerio Calzolaio

Argentina, Messico, Costa Rica. Marzo 2015 (probabilmente, o l’anno prima).
La questione va risolta. Erano quattro ragazzini amici al bar, a scuola, a
giocare, ad arraparsi, a criminaleggiare, inseparabili fra vicoli, piazze e squarci
di Trastevere, del Ghetto e di tutta Roma. Sono rimasti tali per quarant’anni,
nonostante varie traversie delle reciproche vite, poi di recente Seba ha tradito
gli altri tre, ha fatto danni non solo ai cuori ed è sparito. Furio vuole vendicarsi
e fargliela pagare, si è messo sulle sue tracce oltre oceano, partono anche
Brizio e Rocco, Brizio forse per condividere l’impresa, Rocco per esserci
comunque e magari, possibilmente, per impedire un esito brutto che si ritorca
contro tutti loro. Il burbero vicequestore Schiavone si fa quattordici lunghe ore
d’aereo senza fumare, infinite quando anche la prima classe ha i sedili stretti e
le ginocchia toccano la poltrona davanti, un’impresa mai tentata a mente
lucida. A Buenos Aires è autunno, nessuno dei due vi era mai stato, si trattano
bene per albergo e pasti e si mettono a cercare eventuali vaghe tracce del
passaggio di Furio o Seba nelle banche o fra possibili conoscenti emigrati
dall’Italia. D’altra parte, l’Argentina è stata da sempre pure un buen retiro per
nazisti vari e fascisti italiani in fuga, e quelli restano il canale migliore per
procurarsi armi o correre altri pericoli. Furio e Brizio sono banditi esperti
ovunque, sempre disponibili ad altre conoscenze femminili; Rocco è
competente vicequestore all’estero, sempre travagliato con tante rotture di
coglioni da gestire. Ci si può ritrovare anche se si devono fare altre nove ore
d’aereo per Città del Messico e se si tratta infine di imbarcarsi tutti e tre verso
San José in Costa Rica e girare in auto fra i due oceani. D’altro canto Seba ha
apparentemente lasciato una sorta di messaggio da decifrare.

Tredicesimo romanzo con Schiavone per l’attore e regista di teatro Antonio
Manzini (Roma, 1964), eccelsa serie concepita come opera unica “alla ricerca
del tempo perduto”, qui una forma breve ed episodica (da cui il lungo
significativo titolo), dopo il corposo articolato testo precedente (“ELP”). Si
tratta di affrontare di petto il passaggio da quattro a tre amici per la pelle. Non
troverete nessuno dei personaggi valdostani, nemmeno il ricordo, tanto meno
il rimpianto da parte di Rocco. Il suo mondo emotivo è quello antico e
duraturo, tanto di più dopo la perdita della cara moglie: Sebastiano Seba
Cecchetti, Fabrizio Brizio Marchetti, Furio Lattanzi. Qui c’è l’avventura in Sud
America, giusto il tempo per le solite introspezioni affettive e qualche memoria
giovanile, godibili incisi sulla loro adolescenza comune. Oltre ai connessi tredici
romanzi e a finora altrettanti racconti della serie, a ottimi altri sette romanzi e
a due racconti fuori serie, dal 2013 finora Manzini ha narrato venti mesi
valdostani del suo personaggio romano (con incisi sul passato e “apparizioni”
affettuose della moglie uccisa Marina), sempre con uno straordinario meritato
successo (anche in televisione, spassosa e coinvolgente la quinta stagione, uno
dei più grandi successi della storia di Rai Fiction; la sesta stagione è ancora in
forse, purtroppo). Nella nuova divertente avventura il contingente processo di
desertificazione interiore (il continuo circuito di inedia e rabbia, illusioni e
delusioni) è distratto se non mitigato dal contesto geografico tutto diverso, le
domande riguardano il posto di Sebastiano, vecchio e nuovo. Rocco
provvisoriamente prescinde da Loden e Clarks, riesce a rilassarsi solo una volta
con la solita canna (là “la maria è buona”), si sfoga con le Camel quando e
come si può, non riesce a ignorare orrori ricordi lacrime, si concentra solo
sull’amicizia ferita, con tanta pazienza e il solito acume. Gli abbastanza
fuorilegge Brizio e Furio sono in sintonia, a loro modo. Segnalo EN, si sa, per
dormire. Guacamole e gin tonic certo, ma soprattutto rum, anche i mignon
dell’aereo in prima classe (prelevati da Brizio, peraltro). Birra inevitabilmente,
se è vino questa volta sono i californiani in Messico. Prima o poi i nostri eroi
torneranno in patria.

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