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Cultura. Vasco Brondi e il suo “futuro inverosimile”.

Foto. Gloria Imbrogno

Foto. Gloria Imbrogno

By Lucio Perotta

Dieci anni in due ore e mezza. Un viaggio tra la via Emilia e la via Lattea, che poi è il nome dell’ultimo album, quello dell’addio, tra ricordi, aneddoti di provincia, poesie di Roberto Bolaño . All’Auditorium Parco della Musica di Roma, Vasco Brondi e Le Luci della Centrale Elettrica ricevono l’affetto che i romani – Vasco dixit -gli hanno dato “anche quando a Ferrara [la città dove il cantante è cresciuto, ndr] non ci filava nessuno”. Un abbraccio malinconico e nostalgico: non del passato, ma del futuro.

I grandi successi sfilano veloci ma le emozioni dei fan sono lente, a suggellare l’indelebilità dell’istante. La scelta di un posto “raccolto”, per quanto l’Auditorium della Capitale ospiti migliaia di persone, non è casuale. E così, tra Vasco e la sua truppa e i fan si stabilisce un contatto, il solito verrebbe da dire. Ma questa volta è diverso: perché entrambe le parti sanno che sarà l’ultimo concerto delle Luci.

“Sento oggi di poter chiudere un progetto nato all’improvviso e con stupore dieci anni fa e che si è evoluto tantissimo nel tempo, cambiando insieme a me, regalandomi anche un ‘futuro inverosimile'”, aveva dichiarato Vasco Brondi nell’annunciare lo scioglimento del gruppo. E i suoi fan sono ansiosi di vedere cosa c’è nel suo “futuro inverosimile”.

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