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Giuseppe Di Vittorio: Il lavoro, il sindacato, la democrazia.

Giuseppe Di VittorioVenerdì 27 ottobre 2023, alle ore 21,00, presso l’aula consiliare di Civitanova Marche, convegno proposto dalla lista “Futuro in Comune”sulla centralità di Giuseppe Di Vittorio nel lavoro, nel sindacato e nella democrazia. Un video, curato dalla Camera dei Deputati, proporrà la biografia del grande sindacalista, che ha speso la propria vita perché all’operaio venissero riconosciuti dignità, giusto salario e diritti sindacali. Giuseppe Di Vittorio non proveniva dal mondo operaio ma da quello contadino – bracciante, di cui aveva conosciuto fin da piccolo la precarietà e la povertà. Il dott. Tommaso Claudio Corvatta, capogruppo del Gruppo Consiliare “Futuro in Comune”, introdurrà la serata e l’attualità di Giuseppe Di Vittorio. Aldo Caporaletti, promotore dell’incontro, relazionerà sul tema: la presenza del sindacalista Giuseppe Di Vittorio nelle Marche.

Ospite della serata sarà Giorgio Benvenuto, già segretario della U.I.L (1976 – 1992), che presenterà la storia di Giuseppe Di Vittorio come Una Storia Essenziale, Attuale e Necessaria, per altro già titolo di un saggio – biografia, scritto con Claudio Marotti, pubblicato da Morlacchi Editore nel 2016. Daniele Principi, segretario provinciale C. G. I. L. dibatterà il tema: “L’eredità di Giuseppe Di Vittorio per una nuova stagione di conquiste sociali”. L’ultimo discorso di Giuseppe Di Vittorio, Lecco 03.11.1957, sarà proposto nella interpretazione dell’attrice Emilia Bacaro. Tutti sono invitati ad intervenire, data la memoria del sindacalista pugliese. Avere memoria è un regalo che dobbiamo permetterci, quando dal passato arrivano fino a noi grandi esempi di virtù civiche: “A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti” (Ugo Foscolo, Dei Sepolcri).

Note

Giorgio Benvenuto entra nella UIL il 1 ottobre 1955. È stato segretario confederale della stessa (1968-1969); segretario generale dei metalmeccanici della UILM e della FLM (1969-1976); segretario generale della UIL (1976-1992) e della Federazione CGIL-CISL-UIL (1976-1984). E’ stato più volte negli anni Settanta e Ottanta vice presidente della Federazione Europea Metalmeccanici (FEM); vice presidente della Confederazione Sindacale Europea (CES); consigliere del Consiglio Nazionale Economia e Lavoro (CNEL). Segretario generale del Ministero delle Finanze (1992-1993). Segretario nazionale del PSI (febbraio-giugno 1993). Parlamentare alla Camera dei Deputati e al Senato per tre legislature (1996-2008) ha ricoperto l’incarico di presidente delle Commissioni Finanze e Tesoro. Economista ed esper­to in materie fiscali, insegna alla Scuola Superiore della Guardia di Finanza. È autore di molti saggi sulla finanza, sulla politica, sul sindacato, sui partiti. Attualmente è presidente della Fondazione Bruno Buozzi, della Fondazione Pietro Nenni e vice presidente della Fondazione Giacomo Brodolini. Coautore con Claudio Marotti del libro, Giuseppe Di Vittorio: una storia di vita essenziale, attuale, necessaria, Morlacchi Editore, 2016.

Giuseppe Di Vittorio (Cerignola, 11 agosto 1892 – Lecco, 03 novembre 1957) è stato un sindacalista, politico e antifascista italiano. Dal 1945 segretario della C. G. I. L. fino alla morte, fu uno dei più importanti sindacalisti del secondo dopoguerra italiano. A livello internazionale ricoprì la carica di presidente della federazione sindacale mondiale. A differenza di molti altri sindacalisti non aveva origini operaie ma contadine. Era nato in una famiglia di braccianti, il gruppo sociale più numeroso alla fine dell’Ottocento, in Puglia. La famiglia lavorava la terra dei marchesi Rubino – Rossi Cerignola. All’età di dieci anni è costretto a intraprendere il mestiere del padre, morto nel 1902 per un incidente sul lavoro. Compie studi irregolari. Era solito scrivere su un taccuino le parole di cui non conosceva il significato. Con la paga da bracciante acquistò un vocabolario. In questo modo, da autodidatta, riuscì a colmare il divario. A dodici anni, avvicinatosi alle idee anarchiche, iniziò l’attività politica e sindacale, successivamente si spostò al socialismo, a quindici anni fu tra i promotori del circolo giovanile socialista; nel 1911 diresse la Camera del Lavoro di Minervino Murge, sempre in Puglia. Si sposa il 31 dicembre 1919 con Carolina Morra, sindacalista e bracciante di Cerignola, dalla quale ha due figli: Baldina (1920- 2015) e Vindice (1922- 1974), nato mentre i fascisti assaltavano la Camera del Lavoro di Bari. Anche nella scelta dei nomi da dare ai figli, Giuseppe Di Vittorio manifestava tutto il suo mondo ideale. Baldina deriva da baldanzosa, coraggiosa, Vindice significa vendicatore o colui che vendica i torti subiti. Dopo essere rimasto vedovo, a Parigi nel 1935, si risposa nel 1953 con la giovane giornalista Anita Contini, conosciuta negli anni quaranta, vedova anche lei.

Deputato nel 1921, dopo un incontro con Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti si iscrive al Partito Comunista. Dal 1928 è a Parigi, dove si dedica al rafforzamento del movimento antifascista tra gli immigrati italiani, poi va in Spagna a combattere contro Francisco Franco. Alla fine della guerra spagnola, rientra in Francia, dove viene arrestato dai nazisti e consegnato all’Italia. Viene imprigionato nel penitenziario di Ventotene. Liberato nell’agosto 1943, partecipa alla lotta di liberazione. Firmatario del patto di unità sindacale di Roma del 1944, diviene segretario generale della C.G.I.L. nel 1945. Nel 1946 è deputato all’Assemblea Costituente. La sua fama e il prestigio ebbero largo seguito tra la classe operaia ed il movimento sindacale, tanto che nel 1953 fu eletto presidente della federazione sindacale mondiale. Fu uno dei primi marxisti ad intuire la pericolosità del regime stalinista sovietico; nel 1956 destò scalpore la sua posizione, difforme da quella del Partito Comunista Italiano, contro l’aggressione dell’Unione Sovietica ai danni dell’Ungheria. L’anno successivo, a Lecco poco dopo un incontro sindacale, un infarto gli fa fatale. Il viaggio della salma, fino a Roma, dove fu seppellito nel cimitero del Verano, fu indimenticabile. Ad ogni stazione ferroviaria, il treno era costretto a fermarsi per la folla che vi si radunava e che salutava la salma a pugno chiuso.

Raimondo Giustozzi

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