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Libri. CASSAR SCALIA, SYKES-Neandertal, ISCHIA&PROCIDA, Legge di cittadinanza

IMG-2973di Valerio Calzolaio

Recensione La carrozza della Santa
La carrozza della Santa
Cristina Cassar Scalia
Giallo
Einaudi Torino
2022
Pag. 281 euro 18
Valerio Calzolaio
Catania (e Palermo). Febbraio 2017. La mattina del 6, il giorno dopo la festa di Sant’Agata, per caso due studentesse Erasmus francesi scoprono un corpo sgozzato e dissanguato, nell’androne del municipio del capoluogo etneo. Urlano e richiamano le forze dell’ordine. Era dentro una delle due carrozze del Senato, carotide e giugulare recise con un colpo maldestro, probabilmente mirato alla guancia, come se la vittima avesse girato la testa di colpo. Il sindaco telefona al vicequestore aggiunto Giovanna Vanina Guarrasi, trasferitasi da Palermo un anno e mezzo prima e già capace di risolvere vari delicati casi, lei 39enne attraente e decisa, stabilitasi da sola a Santo Stefano, golosa e cinefila. Il morto è il 71enne Vasco Nocera, nullafacente bello danaroso con diverse proprietà, anche fuori città; sposato con la benestante Beatrice Rizzaro, padre di due figli, l’agronomo 38enne Giordano e la commercialista 31enne Agata (lo stesso nome della 92enne arzilla nonna); contatti frequenti anche con una cugina e un fratellastro. Ulteriori verifiche immediate, rituali interrogatori, tabulati telefonici, il primo tempo dell’indagine è abbastanza lineare e non risolutivo, se non per la scoperta che l’ucciso se la faceva con la 31enne Sergia Vannotta, ex fidanzata del figlio, non bellissima ma alta e prosperosa, in teoria architetta, in pratica abituata alla bella vita. Senonché telefona Paolo Malfitano, procuratore aggiunto ed ex di Vanina (l’amore era sopito e sta rinascendo), annunciandole che il vicequestore Corrado Ortès, dirigente della sezione Catturandi della Mobile di Palermo le chiede di collaborare ancora una volta alla ricerca di Salvatore Fratta detto Bazzuca, l’unico ancora in libertà dei quattro uomini che, quando era una ragazzina, le avevano ucciso il padre a colpi di mitra davanti agli occhi. Vanina partecipa all’azione diretta, che fallisce per la presenza evidentemente di una talpa interna, e fa avanti e indietro per qualche giorno dispensando utili consigli contro la criminalità organizzata e, nel frattempo, trovando il colpevole a Catania, ovviamente grazie pure all’essenziale aiuto soprattutto dell’83enne ex commissario Biagio Patanè.
La medica oftalmologa Cristina Cassar Scalia (Noto, 1977) continua a scrivere bei gialli, siamo al sesto ben congegnato romanzo dedicato a Vanina, ogni avventura ambientata a pochi mesi di distanza l’una dall’altra, questa volta a ridosso delle avvenute celebrazioni 2017 della riverita santa di Catania (da cui il titolo), con le solite puntate verso l’amata (e cambiata) Palermo, due paesazzi con circa trecentocinquantamila e circa settecentomila abitanti e modi di dire rigorosamente alternativi (non solo arancini e arancine). La narrazione è in terza varia al passato, perlopiù sulla protagonista, oppure sugli altri investigatori: l’affiatata coppia dei risolutori Vanina-Biagio; la coppia di fidanzati un poco in crisi, il Grande Capo 50enne Tito Macchia, due metri per centoventi chili di peso, e la splendida ispettore 30enne Marta Bonazzoli, magrissima salutista; il vice e gli altri agenti in rodaggio; quelli della medicina legale e della scientifica; magistrati e magistrate, tutti con un rapporto variamente intenso con la protagonista. L’impianto è sanamente classico: incipit con un cadavere; il delitto da risolvere senza tanti fronzoli con l’emersione dei possibili alternativi responsabili; piste congiunte e separate della coppia Vanina-Biagio (entrambi nell’evoluzione della dimensione pure privata, con i colleghi e con gli affetti); un tuffo nel passato (qui il 1943, anno diverso nella Sicilia liberata rispetto al Nord resistente); chiusa tranquilla ma epilogo con il cenno a un successivo mistero (da raccontare nella prossima avventura della serie). Quando ci si chiarisce nulla di meglio di una bottiglia di Oban da centellinare insieme a un sigaro Partagás, pur se leccornie del bar Alfio e della trattoria Nino sono poi descritte nei dettagli. E che bello ascoltare i brani interpretati dal maestro Tommaso Escher al violino!

v.c.

Recensione Neandertal

Neandertal. Vita, arte, amore e morte
Rebecca Wragg Sykes
Traduzione di Francesca Pe’
Scienza
Bollati Boringhieri Torino
2021 (ed. orig. 2020)
Pag. 441 euro 27
Valerio Calzolaio

Dall’Europa atlantica all’Asia (ben oltre il Mar Caspio). Da oltre 400.000 a circa 40.000 anni fa (quando siamo rimasti soli). I Neandertal interessano tutti, da sempre. Nessun’altra specie umana estinta possiede in Europa il loro fascino popolare. Purtroppo i siti web sanno che i Neandertaliani sono potenti acchiappaclic e adescano i lettori con notizie gonfiate che accentuano una costante alterazione della realtà. Eppure, oggi possiamo ormai contemplare con lo sguardo l’immensa distesa del mondo neandertaliano, che abbraccia migliaia di chilometri e oltre 350000 anni. Il patrimonio archeologico statico diventa dinamico: vediamo come gli utensili si muovono nei siti e vengono portati via distribuendosi nel paesaggio. Possiamo addirittura compiere il percorso inverso, risalendo alla roccia originaria. E sappiamo ricavare informazioni incredibilmente dettagliate anche dai corpi, dai reperti ossei mineralizzati (fossilizzati), ritrovati quasi per intero o in parte, da quasi un secolo e mezzo a ora. Enormi database digitali consentono di studiare gli incroci tra geologia, ambiente e azione degli ominini, tenendo bene in conto le diverse velocità di decomposizione delle varie strutture anatomiche e gli altri predatori. Diversificati e flessibili, i Neandertaliani sopravvissero in mondi scomparsi, dove ghiacciai con spessore di chilometri incontravano la tundra, ma anche in foreste temperate, deserti, regioni costiere e montuose. Non costituiscono un gruppo di sempliciotti buoni a nulla su un ramo avvizzito dell’albero genealogico, ma antichi parenti dotati di un’enorme capacità di adattarsi e persino di prosperare. Non sono relegati a un passato remoto e a un vicolo cieco, appartengono a tutti noi.
La nota brillante archeologa inglese Rebecca Wragg Sykes ci presenta con meticoloso garbo i nostri fratelli estinti (presenti nel Dna di miliardi di sapiens contemporanei, soprattutto qui in Europa). Molto opportunamente parte da due figure in bianco e nero, ognuna su due pagine. La mappa dei siti colloca fra la costa atlantica degli attuali Spagna e Portogallo e i picchi montuosi Altaj in Siberia i ben novanta luoghi dove sono state finora rinvenute tracce studiate dei Neandertal, ovviamente più concentrate a ovest che a est, segnalando in grigio chiaro l’estensione maggiore delle terre emerse nei periodi glaciali di abbassamento del mare (per esempio senza Manica e Mare del Nord, con la linea dell’Adriatico fra Gargano e Albania attuali). I siti non erano semplici mete, ma intersezioni, nodi di reti che si estendevano per centinaia di chilometri migrabili. La successiva riproduzione del ramo della specie da settecentomila anni (i precursori neandersoviani) a quarantamila (con tante diramazioni per evoluzione in ecosistemi diversi e incroci con altre specie umane) evidenzia la buona lunga convivenza di più specie del genere Homo, sottolineando quanto scientificamente provato, le probabili ibridazioni, le tante verifiche ancora da compiere. La genetica ha aperto un mondo in cui Neandertal di lignaggi diversi si spostavano su interi continenti. Seguono diciotto accurati capitoli (con un disegno e un prologo poetico) che trattano praticamente tutti i reperti e comparano, nel tempo e nello spazio, i vari aspetti della vita biologica e sociale dei Neandertal. Siamo abituati a ragionare sugli ultimi settantamila anni dei sapiens alla conquista di ogni continente del pianeta o su popoli e civiltà che coprono poche migliaia di anni del recente Neolitico. Qui trovate la storia di ecosistemi intercontinentali e di quasi quattrocentomila anni, meno della metà in nostra compresenza geografica, una meraviglia. Al centro un inserto di disegni e foto a colori, in fondo brevi note.

v.c.

Recensione Ischia&Procida

Ischia&Procida. Guida al Parco Sommerso del Regno di Nettuno
Pasquale Vassallo
Geografia e storia attuali
Valtrend Napoli
2022
Pag. 172 euro 18
Valerio Calzolaio

Area marina protetta insulare. 2007-2022. Vi sono una trentina di aree marine protette in Italia, sei in Campania, tratti di mare su cui le attività umane sono parzialmente limitate, sulla costa o più a largo, con divieti graduati per zone. Quella del Regno di Nettuno esiste da quindici anni e riguarda acque tirreniche intorno a tre isole: Ischia, Procida, Vivara. I fondali comprendono un’assoluta varietà di ambienti, in particolare aree di coralligeno con incredibili formazioni di alghe rosse e madrepore o banchi di corallo rosso, ancora in ottimo stato di conservazione presenti lungo alcune falesie profonde. Lo splendido curato volume fotografico “Ischia&Procida” dell’esperto studioso subacqueo Pasquale Vassallo (Napoli, 1970) introduce alla storia e alla geografia di quell’ecosistema unico, suggerendo colti percorsi di terra e di mare, con precisione e competenza. Testo inglese a fronte, tante foto (di spazi urbanizzati e di specie), anche in doppia pagina, mappe e piantine.

v.c.

Recensione Dialoghi sul diritto di cittadinanza

Dialoghi sul diritto di cittadinanza
Insaf Dimassi e Antonio Salvati
Diritti
Le Lucerne Milano
2022
Pag. 175 euro 14
Valerio Calzolaio

Ius, diritto, diritti. In Italia. Sanguinis, soli, scholae, il dibattito sulla cittadinanza ha aggettivazioni latine: chi ha potuto studiare sa che a Roma, ben prima di due millenni fa, si otteneva abbastanza facilmente, quando non si era nati schiavi e si esisteva da stranieri. Oggi in Italia è molto complicato. Se siete interessati a capire meglio l’argomento e a seguire l’iter di riforma legislativa oggi alla Camera dei deputati, potete utilmente leggere questi “Dialoghi sul diritto di cittadinanza” fra Insaf Dimassi (1997, nata in Tunisia, subito trasferitasi e cresciuta in Emilia Romagna, laureata in Scienze Politiche e specializzanda in Cooperazione internazionale) e Antonio Salvati (1965, nato a Roma, magistrato dal 1999, trasferitosi in Calabria, docente presso l’Università Mediterranea). Una nota iniziale dell’editore, un prologo in prima della coautrice, sette capitoli di riflessioni accurate e competenti, due interlocutori godibili e affiatati (di età e biografia diverse).

v.c.

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