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La poesia non è un vaccino, ma anche versi sullo smartphone possono dare conforto

Fonte internet

Fonte internet

Sarebbe bello se sedersi con un libro in mano potesse avere lo stesso effetto di un Pfizer: ma il virus è una spina che non ci abbandona. Resta comunque la «luce di primavera» di Dickinson

di Vivian Lamarque by Corriere.it

Oh se la poesia fosse un vaccino, un Pfizer! Iniezione sul divano con il libro di poesie in mano. O in braccio come un gatto. Ma non lo è. Anzi spesso, quando siamo tallonati dai virus, dalle spine che fanno sanguinare la ferita, se ci sediamo a leggere non funziona. Crediamo di leggere, voltiamo le pagine, ma non stiamo leggendo, la mente continua a girare attorno al suo chiodo. Più utile fare cose? lavare bicchieri? innaffiare una primula (hanno sempre sete)? pelare patate? Ma dopo un po’ può giungere comunque il desiderio del momento quieto della lettura o della matita, della penna, per scrivercela da soli la poesia.

 

Anche chi non è poeta trae conforto, a volte, dallo spostamento della sua pena dal cuore alla carta. Non importa se non sarà un capolavoro, Wislawa Szymborska aveva con ironia avvertito: «Il talento letterario non è un fenomeno di massa». E non importa se non c’è la matita, si possono anche scrivere versi sullo smartphone. A proposito, è un piacere che i nostri smartphone ultimamente siano diventati diffusori di rime, però attenzione, esistono anche fake poems. False attribuzioni, specie in prossimità di giornate-festa-di-qualcosa. Con linguaggio portatore di messaggi di grande buona volontà, andando ogni tanto a capo, infilano banalità una dietro l’altra con sotto firme strabilianti.

Abbiamo visto uno pseudo Shakespeare somigliante a un dpcm e più di una volta una Alda Merini propositiva, sentimentale, lontana anni luce dalla potenza e l’ironia della sua lingua poetica. Sempre ci chiedono cos’è la poesia. Mai provato a leggerla? Per esempio ecco qui, proprio oggi, per noi tutti, Emily Dickinson:

«C’è una luce in primavera

che non ha eguale nell’anno

(…)

appena marzo si affaccia

si diffonde un colore

sui campi solitari

alla scienza sconosciuto

(…)».

 

Leggi le nostre pagine dedicate alla poesia nella sezione:

La nostra filosofia

Versus, rassegna di confronti poetici in Italia, ora avrà un luogo (virtuale, ma ormai nulla è più reale della virtualità…), un’appendice dello storico “Specchio” magazine, tutto dedicato alla nostra rassegna e, più in generale, al mondo della poesia.
“Versus magazine”, sarà un contenitore dove, si potrà proporre testi poetici da condividere, dando spazio ad alcune delle manifestazioni più interessanti del settore, suggerendo autori, ecc. Il tutto, e questa è un’ulteriore novità da segnalare, con la possibilità di interfacciarsi, di fare rete. Infatti, vogliamo che questo “luogo virtuale” sia un luogo di confronto, di dialogo, di interconnessioni umane. Dunque, tutti avranno la possibilità di commentare, nei limiti che la netiquette impone, gli articoli e i testi proposti; crediamo fortemente, infatti, che la poesia debba uscire dalla nicchia degli addetti ai lavori e piuttosto tornare al centro del dibattito culturale, riacquistando la posizione che merita. Allora buona lettura, amici e anche nemici della poesia. Sì, perché la poesia ha tanti amici, ma anche nemici: quelli che la svendono, che la ripudiano, che la scribacchiano, che ne fanno una questione di poltrone. Anche a loro auguriamo di seguirci, perché in fondo, nel bene e nel male, contribuiscano al dibattito insieme a noi, attenti ascoltatori, passionali amateur della versificazione, lontani anni luce da qualsiasi posizione pregiudiziale.

 

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