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La storia che riparte Dalle macerie della guerra sta nascendo un’Ucraina nuova e più forte

Yaroslav Hrytsak, professore di storia all’Università cattolica di Lviv, spiega a Linkiesta che l’invasione criminale da parte della Russia sta cambiando il suo Paese, in meglio. E probabilmente cambierà anche la Russia stessa una volta che questa avrà perso questo conflitto

Incontro Yaroslav Hrytsak, professore di storia all’Università cattolica di Lviv, in un appartamento a Milano, ospite di attivisti ucraini. Si trova in Italia per un corso su invito dell’European University Institute di Firenze. A Milano ha fatto una lezione pubblica agli studenti della Bocconi e una alla Biblioteca ucraina dell’Associazione Ucraina Più Milano. La sua “Storia dell’Ucraina. Da medioevo a oggi” è uscita per il Mulino nel 2023, ne abbiamo pubblicato un estratto qui.

La versione originale del libro pubblicato dal Mulino ha il titolo “Sconfiggere il passato: una storia globale dell’Ucraina”. Come spiega l’approccio “globale” alla lettura della storia dell’Ucraina?  
Nella prefazione cito Oscar Wilde, dice che l’unico compito che hanno gli storici è quello di riscrivere la storia. Non perché la vogliamo riscrivere, ma perché la storia è il tentativo di rispondere alle domande del presente sulla base del passato. Penso che oggi nel mondo ci sia una nuova realtà, per questo l’Ucraina ha assunto una dimensione globale. Dubito che ci siano altri territori che hanno un impatto così globale oggi nel mondo. Dall’altro canto, l’Ucraina è globale perché sta affrontando problemi globali, quindi la mia idea era quella di dimostrare il legame tra l’Ucraina e il mondo globale, e questo concetto non si può capire senza la storia. L’Ucraina sembra invisibile, ma emerge ogni volta che in Europa arriva un momento critico, ed è già successo durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. Attraverso la storia, però, cerco di spiegare che l’Ucraina non è un problema, ma un’opportunità.

Quali pagine della storia italiana possiamo usare per spiegare agli italiani la storia dell’Ucraina?
Le pagine della storia dell’Impero Romano, per esempio. Nel Medioevo è esistito uno stato come la Rus’ di Kyjiv con capitale a Kyjiv. Putin afferma che la Russia è la Rus’ di Kyjiv ed esiste da mille anni. L’Impero Romano esisteva nel territorio italiano, con centro a Roma, migliaia di anni fa. In Europa esiste un altro Paese che prende il nome dall’Impero Romano ed è la Romania. La differenza tra l’Impero Romano e la Romania è la stessa di quella che c’è tra Rus’ di Kyjiv e la Russia. Solo che la Romania non cerca di conquistare l’Italia sulla base del suo nome, invece la Russia cerca di conquistare l’Ucraina e la capitale Kyjiv basandosi su un’affermazione folle. La differenza di una lettera rimane fondamentale. La Russia è uno Stato giovane, creato circa trecento anni fa con la riforma di Pietro I, che ha voluto cambiare il regno di Moscovia. La Russia come Stato è solo la riforma di Moscovia. Il mito che la Russia sia uno Stato millenario e l’Ucraina uno Stato giovane non regge. Le persone cercano sempre di apparire più giovani, invece le nazioni vogliono sempre sembrare più vecchie. Alcuni storici, addirittura traducendo il toponimo Rus’ di Kyjiv scrivono “Kyjiv Russia” in inglese, il che è un errore madornale. Rus’ non è nemmeno una parola slava, è una parola scandinava.

Ci sono similitudini tra il Risorgimento italiano e il movimento indipendentista ucraino, quello nato alla fine del XIX secolo?
Il movimento indipendentista ucraino ha preso ispirazione da vari movimenti europei, come quello di Napoleone e della Rivoluzione francese con l’idea della nazione come unione di una società civile portatrice di diritti politici. La seconda ispirazione è arrivata dal movimento polacco, che a sua volta guardava ai francesi. Il terzo modello per importanza è stato il movimento italiano che ha fornito agli ucraini idee concrete ed elaborate, come quella di Mazzini secondo cui «ogni nazione deve avere il suo Stato», non un impero ma uno Stato, come in quella battuta inglese che dice «ogni moglie deve avere un marito, ed è meglio che sia il suo di marito». Gli ucraini volevano diventare una nazione e avere uno Stato, unendo tutte le loro terre, come hanno fatto gli italiani.

Lei gira il mondo partecipando nelle varie conferenze e facendo lezioni di storia, quali miti sull’Ucraina è costretto a sfatare ancora oggi?
Il mito più grande è che la Russia sia una nazione vecchia e l’Ucraina una nazione giovane. E di conseguenza che gli ucraini siano i russi solo un po’ diversi, come i toscani che sono comunque italiani. Ma anche quello per cui all’Ucraina conviene stare con Mosca piuttosto che vivere per conto suo. Il peggiore dei miti è quello sull’Ucraina che deve smettere di fare la guerra. Queste cose, però, senza offesa, non devo più spiegarle in Germania, in Inghilterra e nei Paesi nordici: in Italia e in Francia ancora sì. Il Nord Europa è molto più informato sulla situazione in Ucraina, il Sud del continente invece è ancora molto indietro.

In Italia uno dei punti cardine del dibattito sull’Ucraina è che gli ucraini con Stepan Bandera hanno collaborato con i nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
Se Hitler avesse vinto la guerra e oggi al potere ci fossero i suoi figli e i figli dei suoi collaboratori, costoro come avrebbero visto gli ucraini? Certamente come collaborazionisti di Stalin, anche perché il numero di ucraini che ha combattuto nell’Armata Rossa è migliaia di volte più grande di quello dei collaborazionisti del regime nazista. Gli ucraini collaboravano con tutte e due le parti perché si trattava di sopravvivenza. Nella Seconda guerra mondiale, l’Ucraina era un campo di concentramento a cielo aperto con condizioni di vita disumana. Parlare di collaborazionismo ucraino è cinico, anche perché i tedeschi consideravano gli ucraini “Untermensch”, razza inferiore, quindi nessun ucraino poteva assumere incarichi importanti, al contrario dei francesi o degli italiani, al massimo potevano partecipare ai corpi di polizia speciale che si chiamava “polizia ucraina”. Di ucraino, però, c’era solo il nome, dentro c’erano anche russi e bielorussi. L’esistenza di questi corpi getta un’ombra sulla partecipazione degli ucraini nella guerra, perché a questa polizia veniva assegnato il lavoro sporco di mantenere l’ordine nei territori occupati e di uccidere gli ebrei, mentre i tedeschi erano impegnati al fronte. Ribadisco, però, che dobbiamo sempre pensare ai numeri dei collaborazionisti e che quelli che stavano con l’Armata Rossa erano molti, molti di più.

E Bandera?
Stepan Bandera è stato imprigionato in un campo di concentramento nazista nel 1941, subito all’inizio della guerra, ed è uscito nel 1944. Mi pare uno strano modo di collaborare con i nazisti. Gli ucraini che hanno seguito i tedeschi sono stati guidati dal ragionamento «il nemico del nostro nemico è il nostro amico», lo stesso ragionamento hanno fatto gli arabi che stavano sotto il protettorato della Gran Bretagna. Non si trattava di ideologia, si trattava di soluzione pragmatica. Ma presto gli ucraini si sono accorti dell’inaffidabilità dei tedeschi. Hitler non aveva la benché minima intenzione di regalare agli ucraini lo Stato che tanto desideravano, al massimo agli ucraini era concesso di frequentare i primi tre anni di scuola per imparare a leggere i cartelli stradali tedeschi in modo da non farsi investire e non ostacolare il movimento dell’esercito nazista verso il fronte.

Gli avvenimenti che iniziano in Ucraina nel 2013, l’occupazione della Crimea e di alcuni parti delle regioni di Donetsk e Luhansk, e di seguito l’invasione russa su larga scala le ricordano qualche pagina nella storia passata?
Il periodo più tragico nella storia dell’Ucraina sono gli anni tra il 1916 e il 1945, la Prima guerra mondiale, la guerra civile che portò all’instaurazione dell’Urss, l’Holodomor, ovvero lo sterminio per la fame dei contadini ucraini nel 1932-1933, e infine la Seconda guerra mondiale, la deportazione dei tatari di Crimea, l’Olocausto perché in Ucraina viveva grande parte degli ebrei europei. Un genocidio dopo l’altro. Trent’anni di violenza. Nel 1991, dopo la caduta dell’Unione sovietica, Francis Fukuyama scrisse che la storia era finita, immaginando che tutti gli orrori fossero rimasti nel passato. Ma la storia è tornata indietro, e nel 2014 mi è sembrato di tornare nel 1916. Spero davvero che non duri 30 anni, ma le perdite dell’Ucraina sono tante tra uccisi e sfollati. Il territorio ucraino è devastato, i danni alla flora e fauna sono irreversibili. Questa guerra è già una guerra globale, ma non è ancora la Terza guerra mondiale. Hannah Arendt ci avvertiva che il male non scompare e quelli che non lo vedono saranno puniti con la guerra. Fukuyama si è rivelato un ingenuo e l’Europa si è dimenticata dell’esistenza del male negli oltre settanta anni di pace e di confort, cercando di pacificare il male all’inizio degli anni Duemila, come lo ha fatto con Hitler nel 1938. L’unico modo per far scomparire il male è sconfiggerlo.

Gli storici lavorano con il passato, ma io comunque le chiederei che cosa pensa del futuro dell’Ucraina.
La maggioranza degli storici concordano nel dire che la guerra della Russia contro l’Ucraina somiglia alla Prima guerra mondiale, una guerra di posizionamento e di trincea, senza una battaglia decisiva sul campo. Quella guerra è finita perché una delle parti non ha retto il peso del conflitto. Anche questa guerra finirà con il collasso di una delle due parti. Ci vorrà più di una controffensiva per portare la Russia al collasso. La guerra è la catastrofe peggiore che possa capitare all’umanità, ma è anche un’occasione, perché in guerra il tempo comincia a correre. Adam Michnik, uno dei leader della Solidarnośc polacca, ha detto che il futuro dell’Ucraina verrà deciso non da Lviv e Kyjiv, ma da Kharkiv e Odesa, le due principali città ucraine russofone. Oggi Kharkiv e Odesa non solo vogliono entrare in Europa, ma vogliono entrare nella Nato. Putin ha fatto in fretta a fargli cambiare idea. L’Ucraina per vent’anni ha bussato alla porta dell’Unione europea e la porta è stata aperta solo dopo l’invasione su larga scala. In Ucraina è successa la rivoluzione di giovani, l’élite ucraina è fatta di giovani di 35-45 anni, nati alla fine dell’Unione sovietica, che lavorano nei settori tecnologici, nei media e nello spettacolo. Loro vogliono vivere come i loro coetanei europei. In Ucraina oggi stanno bruciando sia l’eredità sovietica sia la corruzione. E questo succede non perché lo sta facendo il goSenza titoloverno, ma perché lo vogliono gli ucraini. Hanno perso tanti amici e ora l’unica cosa che vogliono è la giustizia, e che il loro sacrificio non sia stato invano. In questa guerra sta nascendo un Paese nuovo. Speriamo che la stessa cosa possa succedere anche in Russia. Il presidente tedesco von Weizsaecker una volta ha detto che la cosa migliore che poteva capitare alla Germania è stata perdere la guerra. La Russia avrà la sua occasione quando perderà questa guerra, prima però la deve perdere. E il merito principale sarà degli ucraini.

Linkiesta, Esteri, 16 ottobre 2023

Yaryna Grusha

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