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Il colpo di Stato in Cile – Cinquant’anni dopo Il sacrificio di Salvador Allende e la dittatura militare

Senza titolo“Santiago, 11 settembre 1973. Con un colpo di Stato, i militari cileni si impadroniscono del potere.
Il golpe scatta da Valparaiso. I comandanti delle tre armi, e quello dei carabinieri, intimano le
dimissioni immediate del presidente in carica Salvador Allende, e al suo rifiuto bombardano e
assediano il Palazzo della Moneda, la residenza presidenziale. Poi affermano che Allende si è
ucciso, e ne trasportano il corpo fuori dall’edificio semidistrutto. Combattimenti nelle strade della
capitale e in tutto il paese provocano migliaia di morti. Soldati e “carabineros” rastrellano le case,
arrestano tutti coloro che sono sospettati di avere simpatie social comuniste, rinchiudendoli in
“lager” improvvisati. Intanto la Giunta militare scioglie il Parlamento, dichiara fuorilegge tutti i
partiti, instaura la censura e il coprifuoco. L’ex comandante in capo dell’esercito, generale Carlos
Prats, si rifugia in Argentina. Dopo sanguinose repressioni la Giunta riesce in breve a ottenere il
controllo del Paese. Il giorno 13 si costituisce il Governo, sotto la presidenza del generale Augusto
Pinochet, smentendo che il golpe sia stato ispirato da una potenza straniera” (Storia Illustrata, N°
194, almanacco 1973, pag. 103).
Sono trascorsi cinquant’anni da quel triste 11 settembre 1973. La storia diventa memoria,
alimentata da scritti, quale quello citato sopra, assieme ad alcuni articoli pubblicati sul quotidiano Il
Giorno per la rubrica Religione e tempi Moderni, curata da Giancarlo Zizola. In quei giorni tristi
di settembre, un manifesto appeso ad un muro, lungo il corso principale di Morrovalle, paese, dove
sono nato, recava scritto: “Il Fascismo ha colpito ancora”. Un ragazzotto che passava di lì, se la
rideva in modo sguaiato, leggendo la scritta, che l’accostava ad una espressione propria del cartone
animato, “Gli Antenati”. “Wilma, dammi la clava”, urlava Fred Flintstone a sua moglie. Certi
momenti della nostra vita rimangono impressi anche se sono trascorsi cinquant’anni da allora.
L’almanacco sopra ricordato ritornava sul Cile nel mese di ottobre dello stesso anno con un altro
comunicato: “Antofagasta, 26 ottobre (1973). Continua nel Cile la spietata repressione dei generali.
Un comunicato delle autorità militari informa che altri detenuti politici sono stati fucilati. Secondo
fonti ufficiali, sarebbero meno di centocinquanta i nemici del regime passati per le armi. Le stessa
fonte annuncia che le migliaia di persone rinchiuse nello Stato di Santiago saranno trasferite in altra
sede, e liberate entro il 1° novembre” (Ibidem, pag. 115).
Il Cristianesimo ci deve aiutare
“Il cristianesimo ci deve aiutare” è l’articolo di David Maria Turoldo, pubblicato nella rubrica de
“Il Giorno”, Religione e mondo moderno, curata da Giancarlo Zizola, che così scriveva nel
sommario: “Il Cile, come il Vietnam, è stato un nodo della coscienza cristiana di questi ultimi anni.
Padre David Maria Turoldo, noto religioso dei “Servi di Maria”, autore di liriche e di saggi, ha
dedicato ad Allende, di cui fu ospite l’anno scorso (1972) con alcuni amici italiani, questa
riflessione cristiana. Padre Turoldo è il fondatore a Sotto il Monte, paese natale di papa Giovanni, di
un centro di dialogo ecumenico per il quale passano ogni anno diverse migliaia di giovani”.
“la morte di Salvador Allende mi spinge a dire semplicemente il paradosso della mia fede, di una
fede sempre contrastata e negata dalla storia; fede in cui voglio credere per assurdo, o meglio
perché non c’è atra soluzione che la sconfitta per vincere. E’ questa la proposta di Cristo, e non ce
ne sono altre! E cioè: esiste una vittoria, brutale, nazista, preistorica, sia che Hitler soccomba sia che
emerga Nixon. I nomi non hanno importanza; ed è la vittoria della forza. Ed esiste un’altra vittoria,
quella della morte accettata per amore; ed è la vittoria di Cristo che risorge, è vivo: è Dio stesso che
interviene a sconvolgere i piani della storia, a rompere appunto l’impero della morte; ed è il segno
della causa dell’uomo che non morirà mai, che non sarà mai vinta.

E’ così che si rende impotente la potenza, inutile e macabra la vittoria dei forti; è così che gli
sconfitti vinceranno, e di essi sarà il regno; e i deboli saranno sempre l’incubo dei potenti, e
segneranno la sconfitta dei vittoriosi. E questo, non soltanto per un destino dell’aldilà – cosa che
non ci appartiene e che trascende le nostre conoscenze – bensì per un destino da consumarsi nella
storia, nel di qua. E’qui, nella storia, che il sangue dell’ucciso genera nuove vite, perché la morte
non finisce nulla, come canta Rafael Alberti proprio per Allende.
Non è la morte pertanto che deve farci paura, soprattutto la morte subita o accettata o eletta per
fede, per fede in Dio e nell’uomo, nel mistero dell’uomo, nell’eterno che portiamo in noi e che non
sarà mai ucciso, perché possono uccidere il corpo ma non lo spirito; ed è per questo che comunque,
in tanti modi si risorge, inevitabilmente e in modo insopprimibile. Del cui mistero, Cristo appunto è
simbolo e realtà divina: Quell’uomo che voi avete ucciso.. Dio stesso lo risuscitò dai morti.
Io qui non faccio paragoni con nessuno: dico solo che le cose avvengono così, sia pure a vari livelli
e contenuti e magari in varie direzioni; sì, perché anche il male ha una sua permanenza, una sua
sopravvivenza, direi perfino una sua eternità almeno storica; io qui inseguo queste linee metafisiche
della storia. Allora ciò che conta non è la morte, ma il modo e le ragioni per cui si muore; è questo
che conta! Conta cioè la fede che ci porta a morire, la qualità di questa fede, anche se inconscia, o
meglio misteriosa allo stesso eroe. Conta continuare a credere nonostante tutto, anche se
storicamente saremo uccisi. E saranno le cose conquistate con queste lacrime e con questo sangue di
poveri, di disarmati, di deboli, di assediati dalla potenza, di schiacciati dai panzer e dai reattori al
laser, a segnare il cammino, l’avanzata dell’umano, a tracciare il crescere e il dilatarsi del regno
dell’uomo. Sono tutte cose necessarie. Senza sangue non si dà liberazione.
Finalmente dunque, pure in questi nostri tempi di vampiri, di gangster al potere, di militari
dovunque, finalmente anche in questi tempi di avvilimento e di degradazione, di emarginazione
dei poveri, di schiacciamento delle libertà perfino primordiali dell’uomo, nonostante il gran
parlare dei diritti dell’uomo da tutte le chiese e da tutti i governi del mondo, finalmente dico che
uno ha saputo morire. Ha scelto bene almeno la morte.
Altri dicono se ha saputo o meno reggere le sorti dei poveri, come voleva; altri verranno a dire (i
soloni!) dove e perché abbia sbagliato; e magari, dietro le loro dotte analisi nasconderanno gli alibi
delle loro responsabilità e del loro tradimento: questa è una faccenda che non deve turbare. Ciò di
cui tutti i poveri devono essere grati è che un uomo è morto per loro, per la loro causa. Né si creda
quando diranno che il potere lo aveva sedotto; perché lui, così aristocratico e signorile e
affascinante, aveva mille altri modi ed altre vie per raggiungere e mantenere poi un potere che,
infine, era perfino facile conquistare. Bastava appunto mettersi con i forti, bastava mettersi dalla
parte del dio della terra, il quale “Tutti questi regni ti darà, se inginocchiato, tu lo adorerai!”, e così
tu sei sicuro di stare al potere. La cosa rara è precisamente questo non inginocchiarsi che segna
l’abdicazione dell’uomo, di ogni uomo; la cosa rara è questa scelta, che è scelta cristiana.
Io ricorderò sempre la risposta che diede ad una mia domanda precisa sulla sua fede, fattagli proprio
in quel palazzo della Moneda, ora in fiamme; domanda poi ripresa nella sua stupenda casa, segno di
raffinata eleganza e altissima educazione civica e umana, pure essa ormai un cumulo di rovine; mi
rispose: “Altri credono che l’ideale sia la potenza, la ricchezza, il progresso puramente tecnico ed
economico o altro del genere, noi invece crediamo, prima di tutto nell’uomo, e qui non si può
prescindere dal cristianesimo; il cristianesimo ci deve molto aiutare”.
Egli poteva andare contro l’uomo, bastava che l’avesse voluto, ma nel suo caso era andare contro il
povero, contro l’operaio, contro l’uomo che voleva liberare, perciò ha perduto, o meglio ha preferito
la morte. Altri “hanno ucciso un uomo. / Cieca la mano che uccide. / Cadde ieri, / ma il suo sangue
/ già oggi stesso si innalza” (Davide Maria Turoldo, Il Cristianesimo ci deve aiutare).

Tragedie di ieri, di oggi, di domani.
“..Tutto ciò che è avvenuto / accadrà ancora; / tutto ciò che è successo in passato / succederà
anche in futuro. / Non c’è niente di nuovo sotto il sole..”(Qoèlet). “Vampiri, gangster al potere,
militari dovunque”, come scriveva lucidamente Davide Maria Turoldo, ci sono anche oggi e ci
saranno sempre. Sulla tragedia cilena ci sarebbe tanto da dire circa le responsabilità di allora, dentro
le forze politiche del Cile, nel comportamento degli Stati Uniti d’America che non appoggiarono
direttamente il golpe ma crearono le condizioni perché ci fosse. Appoggiarono gli scioperi selvaggi
indetti dai camionisti che paralizzarono per mesi il paese. D’altronde non potevano tollerare che in
un paese dell’America Latina ci fosse uno Stato Socialista. Salvador Allende non ebbe l’appoggio
della Democrazia Cristiana cilena e nel suo stesso partito c’era chi voleva riforme sempre più
radicali e questo spaventò non poco la classe media.
I Cristiani per il Socialismo, movimento nato proprio in Cile con l’elezione di Allende, erano vicini
al presidente. In Italia, il primo convegno nazionale dei “Cristiani per il socialismo” si tenne a
Bologna nel settembre del 1973, proprio nei tragici giorni della caduta e della fine di Salvador
Allende. Il gruppo raccoglieva cristiani di sinistra che avevano vissuto con entusiasmo l’esperienza
di apertura e rinnovamento della Chiesa cattolica, seguita al Concilio Vaticano II. Furono diversi gli
esponenti dell’associazionismo cattolico ad aderire all’idea di una “via cristiana al socialismo” e di
un socialismo dal volto umano. Tra i vari simpatizzanti ci fu Livio Labor, ex presidente delle Acli,
Domenico Jervolino, proveniente dal Movimento Politico del Lavoratori, molti giovani che avevano
vissuto la contestazione del Sessantotto nelle università, come Marco Boato e Antonio Parisella.
Personaggio carismatico del movimento fu in sacerdote salesiano Giulio Girardi che svolse un
ruolo di primo piano nell’organizzazione del movimento. Non c’è nessuno della mia generazione
che non abbia letto Marxismo e Cristianesimo di Giulio Girardi. Il movimento ebbe vita breve e
un'adesione significativa, ma piuttosto elitaria e questo fu un limite. Nasceva comunque anche la
rivista Com- Nuovi Tempi, fondata nel 1973 quando furono fuse insieme la rivista evangelica
“Nuovi Tempi”, diretta dal valdese Giorgio Girardet e “Com”, rivista delle comunità cristiane di
base diretta da dom Giovanni Franzoni. Oggi, la rivista Incontri ne è la continuazione.
Contemporaneamente a tutti questi fermenti culturali, Enrico Berlinguer, segretario del Partito
Comunista Italiano lanciava la proposta del Compromesso Storico, temendo che anche l’Italia
potesse scivolare verso una deriva fascista come il Cile. Ma parlare di tutto questo porterebbe
lontano e richiederebbe molto spazio.
Dal 23 al 27 febbraio 2022 si è tenuto a Firenze, nel segno del sindaco santo, Giorgio La Pira,
l’incontro dei sindaci e del vescovi del Mediterraneo. Il convegno “Mediterraneo frontiera di pace”
e il "Forum dei sindaci del Mediterraneo" hanno visto la presenza di una delegazione di circa 60
vescovi e 60 sindaci provenienti da quasi tutti i Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, oltre ad
ospiti di rilievo internazionale. Proprio nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022, la Federazione
Russa iniziava l’invasione dell’Ucraina. Non penso che Putin non sapesse del convegno né chi fosse
stato Giorgio La Pira, che ai tempi dell’Unione Sovietica si era recato più volte a Mosca quale
messaggero di pace. Ma quando si è deciso di scatenare una guerra scellerata e fratricida, dopo
essersi consultato con Pietro il Grande, Caterina la Grande, Pugacev e non con il suo attuale
ministro degli esteri, almeno così ha detto Lavrov in un’intervista, non c’era spazio per
nessun convegno.
Dittature militari, colpo di stato in Niger, in Gabon e in altri paesi dell’Africa stanno rendendo il
mondo sempre più fragile e la pace un bene prezioso da salvaguardare. Davide Maria Turoldo, don
Lorenzo Milani, mons, Elia Dalla Costa, padre Ernesto Balducci, Giorgio la Pira, don Giulio
Facibeni, padre Vannucci, sono figure di altri tempi. Senza di loro siamo diventati tutti più poveri.
Vampiri, gangster e militari ovunque hanno la meglio su tutto e su tutti. Non ci resta che sperare.

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