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Libri nuove recensioni

9788869437090_0_536_0_75Recensione Due spari al Parco Lambro

Due spari al Parco Lambro. La seconda indagine del Tomba tra Milano e l’Oltrepò pavese

Massimo Bertarelli

Noir

Frilli Genova

2023

Valerio Calzolaio

2

 

Milano. Una recente fine di ottobre. Il vicequestore aggiunto Enrico Erri Tomba Tombamasselli, dolorosamente vedovo di Giorgia, a tarda sera si è regalato una cena solitaria al ristorante e sta per assaggiare infine una grande fetta di crostata. Si spalanca la porta d’ingresso ed entra un ragazzo, barcollando. Chiede aiuto, è ferito, dice di chiamarsi Dino Mantovani e che due negri gli hanno sparato nel parco, si sono fregati lo scooter e sono scappati insieme alla prostituta che stava con lui in quel momento. Il poliziotto chiama l’ambulanza, la ferita sembra grave, bisogna urgentemente arginare e bloccare l’emorragia. Al San Raffaele l’austera dottoressa Grazia Bergamini gli spiega che è stato colpito alle spalle: il proiettile è entrato dalla schiena, ha sfiorato un rene e ha interessato l’intestino. Hanno praticato una emicolectomia sinistra, non c’è pericolo di vita ma il paziente non può essere subito interrogato, gli fa comunque vedere gli effetti personali: si tratta appunto di un celibe 28enne residente a Melzo. Più tardi, dal luogo della sparatoria i colleghi chiedono al vicequestore di raggiungerli. Dentro al Parco Lambro viene concretamente fuori una storia abbastanza diversa: sono state rinvenute due pallottole, una sola (di fucile!) andata a bersaglio, è stata inoltre trovata una pistola che non c’entra coi colpi sparati. Poi, attraverso le indagini al commissariato Greco-Turro che dirige, Tomba scopre che Alfredo Mantovani non è propriamente uno stinco di santo: accuse di spaccio di droga, percosse e lesioni, un processo previsto a breve. Quando lo va a trovare in ospedale, il vicequestore lo interroga come se non sapesse nulla, ottenendo risposte che confermano l’originaria falsa versione. Probabilmente il ferito ha paura e bisognerà quindi indagare con furbizia per scoprire la verità e individuare i criminali coinvolti (forse non di incarnato scuro).

Lo scrittore Massimo Bertarelli (Milano, 1954) risiede a Monza da quarant’anni ed è pensionato dal 2016 (prima responsabile amministrativo in vari ambiti aziendali). Ex maratoneta, impegnato in opere di volontariato in favore di richiedenti asilo, senzatetto, carcerati e ricoverati in casa di riposo, da una quindicina d’anni pubblica romanzi e promuove progetti culturali nelle biblioteche e a carattere letterario. La narrazione è in prima persona al presente. Il protagonista è seriale, proseguono la simpatiche avventure del Tomba: il vicequestore ha poco più di 50 anni, vedovo da sei (un dolore che non lo abbandona e gli condiziona la vita sociale), ateo e affetto fin da bambino da un fastidioso disturbo neurologico (“costretto” spesso a leggere i nomi al contrario), acuto e dedito sul lavoro senza altre amicizie o conoscenze da coltivare (qui intanto trova affinità con la dottoressa Grazia), poca televisione e musica “fissata” sugli Eagles (anche la suoneria del cellulare fa squillare le note di Hotel California, passione che condivideva con la moglie), un’anziana collaboratrice domestica (Giovanna) che lo vizia con garbo e affetto. L’indagine parte da una sparatoria (da cui il titolo) e riguarda spacciatori capi (con relativi accompagnatori violenti) e sulla strada, negli anfratti dei giri di droga dei parchi metropolitani milanesi. Segnalo che la mania del passato remoto nei romanzi polizieschi non piace a tutti i poliziotti, a pag. 65. Non tutto è curato nelle tempistiche della trama, la lettura resta godibile.

 

v.c.

Droga

https://it.wikipedia.org/wiki/Parco_Lambro

 

Recensione Chi dice e chi tace

 

Chi dice e chi tace

Chiara Valerio

Romanzo

Sellerio Palermo

2024

Pag. 279 euro 15

Valerio Calzolaio

 

Scauri, Latina, Lazio. Un ottobre di metà anni Novanta. La 40enne Lea Russo trascorre un fine settimana spensierato a Ponza, arrivando in traghetto da Formia con il marito 42enne Luigi (insegnante di fisica e matematica, di formazione Pci) e le due figlie Silvia e Giulia, nella casa dell’amica Alba dalla quale si vede il porto. Fa l’avvocato nella piccola Scauri e il successivo lunedì la segretaria le passa la telefonata di Mara Amadasi, che vuole comunicarle la morte domenica mattina della 64enne Vittoria Basile, un incidente nella vasca da bagno: “so che le piacevi, e che lei piaceva a te”. Il funerale è previsto per mercoledì e Lea non riesce più a concentrarsi sul lavoro, nonostante l’artigiano di ferramenta e sua moglie le presentino il caso di una possibile denuncia dopo che il loro figlio minorenne ha avuto la peggio in una rissa. Nei primi anni Settanta la seduttiva (naturale) quarantenne Vittoria e la bella diciottenne Mara erano arrivate in paese, non si capiva bene quale legame avessero (un’adozione, un rapimento, una fuga, chissà), né le attività e i legami precedenti dell’affascinante Vittoria, accogliente ed evasiva. Vittoria aveva cominciato a lavorare in farmacia, Mara aveva aperto una pensione e una toletta per cani e gatti, la loro casa era sempre aperta. Ma come fa una nuotatrice provetta, una che si tuffa a mare d’inverno e d’estate, a morire affogata a casa sua? Lea vuole capire come e perché può essere accaduto l’irreparabile, soprattutto comprendere meglio chi era davvero Vittoria e se era malata. Subito conosce l’ex marito Giorgio Pontecorvo d’Aquino (si erano sposati nel 1954), un potente anziano avvocato che la contatta per il caso dei pugni fra i ragazzi. Inizia così a ricostruire la biografia di quella donna affabile e poco ciarliera, di cui si era forse addirittura invaghita.

La bravissima scrittrice (di formazione matematica e scientifica) Chiara Valerio (Scauri, 1978) narra il borgo natio negli anni della propria adolescenza, con cura letteraria, stile impeccabile e incedere originale. Né un noir misterioso, né esattamente un romanzo di formazione, la storia di varie relazioni affettive, più o meno familiari, più o meno segrete, più o meno etero e omo, innanzitutto quelle degli sposati Lea e Luigi e delle amanti Vittoria e Mara (di cui pochissimi sapevano), la seconda attraverso un’investigazione biografica a ritroso nel tempo, anche a Roma. La narrazione è in prima persona al passato. Il titolo sottolinea un carattere peculiare della Vittoria frequentata, che parlava poco, l’entusiasta timidezza di chi viene precedentemente da case con libri e tanti viaggi, da ricevimenti e chiacchiere, l’istinto acquisito di non dire (più) molto e di non parlare (più) di sé stessi. A fronte anche delle continue imprecise chiacchiere che strabordano nelle piccole comunità di paese, seimila residenti nei mesi invernali e quasi centomila d’estate. Saggiamente tanti “forse” nel romanzo, l’indagine prosegue sempre e progressivamente la probabile verità emerge. Lì nessun personaggio è di contorno, certo non padre Michele o gli amici del circolo ferrovieri (con Gino e Mimmo). Pare che quello che rovina le famiglie è l’incapacità di accettare che quelli che ami cambino. La sfuggente Vittoria era esperta di piante e botanica (qualcosa impariamo anche noi), gran giocatrice di poker e briscola (capace anche di perdere se serviva) e bevitrice di Kir royale (adottato poi dai locali bar). Non si disdegnano vini, grappe e gin tonic. In auto i coniugi canticchiano Battiato.

 

v.c.

 

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