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Arma impropria. La Russia sta diventando una superpotenza del grano a spese dell’Ucraina

Senza titolodi Raimondo Giustozzi

Putin sa che glioccidentali non possono sanzionare le esportazioni alimentari di Mosca senza creare uno shock globale dei prezzi e mettere a rischio la sicurezza alimentare dei Paesi in via di sviluppo: da mesi usa questo spazio d’azione per ritagliarsi un ruolo di primo piano in questo mercato.

L’invasione russa dell’Ucraina è anche una guerra tra due potenze dell’agricoltura, e per essere più precisi, è l’aggressione di una grande potenza dell’agricoltura contro una media potenza concorrente, alla quale oltre alle vite e ai territori sta sottraendo quote di mercato.

La regione del Mar Nero è un importante fornitore di materie prime dell’agroalimentare e da quando è iniziata la guerra tiene i mercati globali dei cereali, dell’olio di semi e del grano in allarme o sotto pressione.

Nei primi mesi dell’invasione le rotte marittime che permettevano alle derrate alimentari ucraine di raggiungere il mondo sono state bloccate dall’assedio russo del golfo di Odessa, mettendo immediatamente a rischio la sicurezza alimentare globale poiché l’Ucraina era un importante fornitore di grano per il World Food Programme delle Nazioni Unite assicurando forniture a paesi come Etiopia, Yemen, Afghanistan, Sudan, Somalia, Kenya, Gibuti.

All’epoca la Fao disse che la guerra poteva mettere a rischio la sicurezza alimentare di quarantasette milioni di persone, mentre a Mosca i propagandisti delle tv di Stato russe si compiacevano con l’idea che le carestie in Africa avrebbero innescato ondate migratorie che avrebbero mandato in crisi i Paesi europei, colpevoli di sostenere la resistenza ucraina.

Il transito navale per i porti ucraini ricominciò a luglio dopo quasi sei mesi (ma con volumi limitati) con l’iniziativa del Mar Nero mediata da Turchia e Nazioni Unite. Un patto fragile che tuttavia ha rassicurato i mercati globali, ma che viene tenuto sotto scacco dalla minaccia russa di non rinnovarlo.

Mosca è consapevole che gli occidentali non possono sanzionare le esportazioni alimentari russe senza creare uno shock globale dei prezzi e mettere a rischio la sicurezza alimentare dei Paesi in via di sviluppo, e sta usando questo spazio d’azione per prendere il pieno controllo della sua produzione agroalimentare e inserirla in uno sforzo geopolitico più ampio.

Superata la fase di crisi iniziale, la Russia ha sfruttato il primo anno di guerra per rafforzare la sua posizione di forniture mondiale di grano e altre derrate alimentari, e usarla come strumento di influenza politica con cui tenere i Paesi del cosiddetto “Sud globale” in una posizione di neutralità e di rifiuto della lettura occidentale della guerra in Ucraina.

Secondo le previsioni del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) il clima favorevole ha permesso alla Russia di avere dei raccolti eccezionali nelle zone più fertili, come nel Caucaso settentrionale, e alla fine di questa stagione raggiungerà un livello record di produzione ed esportazione di grano, a spese dell’Ucraina.

La proiezione del Dipartimento dell’Agricoltura americano stima che alla fine della stagione 2022/23 la Russia avrà esportato quarantacinque milioni di tonnellate di grano, un aumento del trentasei per cento rispetto all’annata precedente, nettamente superiore anche alle esportazioni dell’intera Unione europea, il secondo maggiore esportatore con mondiale con le sue trentacinque milioni di tonnellate. I principali importatori di grano russo sono Turchia, Egitto, Iran, Arabia Saudita, Sudan e Algeria.

Questi numeri sono la conseguenza delle aspettative di maggiore offerta e della forte domanda di grano del Mar Nero, che ha prezzi molto accessibili, e dalla riduzione della quota di esportazioni di grano ucraino, l’altra potenza dell’agricoltura – quinto esportatore e settimo produttore di grano a livello mondiale – che a causa dell’invasione russa ha dovuto ridurre la produzione e l’esportazione di grano.

Secondo le stime del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti nei prossimi due anni Kyjiv vedrà la sua quota di mercato dimezzarsi rispetto ai livelli pre-bellici, passando dal dieci per cento del 2021 al sette per cento nel 2023 e al cinque per cento nel 2024. Quella di Mosca invece aumenterà, superando il venti per cento.

L’Ucraina non ha potuto trarre vantaggio dal clima favorevole a causa dei campi minati, dei bombardamenti, della perdita dei territori occupati, della distruzione da parte della Russia delle infrastrutture che ha coinvolto anche i silos per il grano e l’olio di semi, e dal rischio di un ritorno allo stato di assedio del golfo di Odessa in caso di mancato rinnovo dell’accordo per il transito nel Mar Nero.

Inoltre, dopo la recente uscita dalla Russia delle principali multinazionali occidentali che trasportavano il grano russo – la statunitense Cargill e la britannica Viterra a marzo, la francese Louis Dreyfus da luglio – le aziende russe sono più libere di agire al riparo dai tracciamenti commerciali e riusciranno più facilmente a vendere all’estero (o a consumare in patria) le derrate alimentari coltivate nei territori ucraini occupati.

I Paesi occidentali possono fare poco, non solo non possono sanzionare questo settore dell’economia russa per non mettere a rischio la sicurezza alimentare in diversi Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, ma sono anche ostaggio dei ricatti del Cremlino per salvare l’iniziativa del Mar Nero.

Dopo le ripetute minacce di Mosca di non rinnovare l’accordo in scadenza il 18 luglio funzionari dell’Unione europea e delle Nazioni Unite stanno discutendo della creazione di una nuova unità all’interno di una banca russa sanzionata, nel tentativo di salvare l’accordo sull’esportazione di grano dall’Ucraina.

Secondo le fonti di Bloomberg una nuova entità della Russian Agricultural Bank, tagliata fuori dal sistema di pagamenti internazionali Swift dopo le sanzioni, verrebbe autorizzata alle transazioni relative al commercio di grano e cereali. Grazie alla tolleranza occidentale, Mosca potrà vantarsi di fornire grano ai Paesi in via di sviluppo costruendo un messaggio anti-occidentale.

Una parte della storia dell’invasione russa dell’Ucraina dimostra quanto sia enorme la sproporzione tra un grande Paese aggressore e un Paese aggredito, e quanto sarebbe stata ancora più grande se gli occidentali non avessero imposto alla Russia sanzioni e contromisure per colpirne le esportazioni di gas e petrolio.

Linkiesta, Esteri, 5 luglio 2023, di Federico Bosco

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