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Libri. Cinque nuove recensioni di inizio 2022.

Alessandro Robecchi  Foto di Rosdiana Ciaravolo

Alessandro Robecchi Foto di Rosdiana Ciaravolo

Recensione Una piccola questione di cuore

Una piccola questione di cuore
Alessandro Robecchi
Noir
Sellerio Palermo
2022
Pag. 372 euro 15
Valerio Calzolaio

Milano. Giugno 2022. Da Oscar Falcone e Agatina Cirrielli alla Sistemi Integrati (agenzia investigativa non ufficiale) arriva il 22enne Stefano Dessì, con i nervi a pezzi. Chiamano anche il mitico Carlo Monterossi (che ha sempre bisogno di veder vivere le vite degli altri) e il ragazzino spiega che dovrebbero ritrovargli la 39enne Ana Petrescu, la sua donna di origine rumena, italiana da sempre (nel 2000, da giovanissima, si era sposata e aveva ottenuto il passaporto, per poi divorziare quasi subito). Si tratta di una piccola questione di cuore: si amano ma lei è dovuta scomparire (dal 4 giugno, pochi giorni prima), probabilmente per chiudere l’esistenza di prima e per paura di qualcosa che poteva ostacolare i propositi di vita definitivamente in comune. La foto mostra una donna alta e splendida, capelli neri e occhi intelligenti. Lui vive da solo, è ricco e autonomo, studia e si diverte; il padre Michele è un potente avvocato e lavora perlopiù a Roma, lo mantiene alla grande; la madre ex modella è lontana, nessun problema economico. I tre amici sodali cominciano a indagare, ognuno a suo modo. C’è da evitare che se ne occupi la polizia e, del resto, nel frattempo, in Questura sono tutti affaccendati, fra gli altri Carella (a parte il quasi amore con una maestra) dietro a una storia di grande spaccio, Ghezzi (a parte il prossimo matrimonio del fido subalterno Sannucci) in soccorso di una moglie malmenata che non vuol fare denuncia. Ana la conoscono bene in tanti come Anna Carioti (cognome da sposata), padrona assente di tanti esercizi autonomi (negozio di unghie, istituto di bellezza, centro massaggi) intestati a una ultraottantenne. Su di lei si raccontano storie oscure di trucchi fantasiosi e affari, forse criminali. Comunque la rintracciano e vengono coinvolti in una vicenda dalla quale non sarà facile uscire innamorati e vivi.
Il giornalista (spesso argutamente radicale e satirico), autore televisivo (con Crozza dal 2007) e affermato scrittore Alessandro Robecchi (Milano, 1960) continua l’ottima serie metropolitana d’alta qualità, inventando ogni volta notevoli romanzi con differenti impasti culturali storici sociali, densi e appassionanti, emotivamente tesi e ben stesi, ormai sempre più ritmati con matura sapienza. Siamo alla nona avventura della divertente raffinata epopea monterossiana (2014-2022), giunta qualche mese fa anche in televisione (protagonista il bravo attore Fabrizio Bentivoglio): ogni romanzo costituisce una storia assestante, con accenti specifici sui vari personaggi, autonomi obiettivo letterario e ingegno artistico. La narrazione è in terza varia, allegramente tragicamente “noir”. Anche se l’ironico Monterossi e il ruvido Carella si odiano, le faccende dell’amore, dei piccoli amori e dei veri cuori (nel titolo) s’insinuano in tutti gli anfratti: una coppia adulta nel garage, forse pure e cieche nelle canzoni (non solo di Dylan), in frasi e gesti di un marito episodicamente (?) violento o della Rosa moglie di Ghezzi o dei futuri sposi, nei programmi televisivi della Grande Fabbrica della Merda (la Tivù Commerciale), incredibilmente fra Ana e Stefano. Insomma Carlo continua a rifletterci sopra, a valutarne tutti i tipi, pure quello svogliato, il tran-tran, l’amore non detto di chi si ama da decenni e non vuole nemmeno più pensarci, oppure certe passioni così intense da sembrare una malattia. E Bianca (non è amore fra loro, vero?) a luglio compirà 37 anni, l’orologio biologico ticchetta. Così, tutte le indagini a un certo punto s’incrociano, investigatori privati e pubblici devono collaborare per trovare un gioiello antico e ridurre il numero dei criminali attivi o almeno delle morti drammatiche. Un bianco siciliano può rimetterti al mondo, a fine serata il solito whisky per tutti. Qualche volta è Bianca a scegliere la musica, quella sera il Köln Concert di Keith Jarrett.

v.c.

Recensione I primi passi

I primi passi. Perché la posizione eretta è stata la chiave dell’evoluzione umana
Jeremy DeSilva
Traduzione di Luigi Maria Sponzilli
Scienza
HarperCollins Milano
2022 (orig. 2021)
Pag. 395 euro 22,50
Valerio Calzolaio

Il nostro pianeta. Da circa sette milioni di anni. Il nostro insolito e straordinario bipedalismo è alla base di molti dei tratti, unici e peculiari, che ci rendono esseri umani, i soli Homo sapiens. È stata la svolta cruciale della nostra evoluzione. Moltissimi animali assumono una posizione eretta per scrutare l’orizzonte o per assumere un’aria intimidatoria, ma gli umani sono i soli mammiferi che camminano sempre su due gambe, gli unici mammiferi bipedi sulla superficie della Terra. La classica rappresentazione dell’evoluzione progressiva e lineare dallo scimpanzé piegato sui quattro arti a noi sapiens con la testa bella alta è sbagliata. Le continue scoperte di nuovi fossili ci stanno rivelando come si è invece davvero sviluppata la capacità di camminare eretti un po’ ovunque, come ominini e gruppi del genere Homo si siano trovati a sopravvivere e riprodursi a (due) piedi. Il bipedalismo viene probabilmente prima rispetto all’ingrandirsi del cervello o alla cura neonatale o alla capacità migratoria intercontinentale o al linguaggio comunitario, tanto più che specie diverse hanno camminato in modo diverso con i due piedi, le loro ossa e le loro orme ce lo segnalano, risultando comunque perlopiù capaci nel lungo periodo di gestirne i conseguenti vantaggi (maturati lentamente) e svantaggi (come la minore velocità nella corsa, il parto più difficile e pericoloso, patologie quali ernie e scoliosi). I cambiamenti anatomici necessari a camminare dritti in modo efficiente hanno influito e influiscono anche sulla vita degli individui umani di oggi, dai primi passi che compiamo agli acciacchi e ai dolori che ci colpiscono invecchiando: “non è stato Homo sapiens a creare il bipedalismo, bensì il contrario” (Kagge, 2018).
Il giovane paleoantropologo americano Jeremy Jerry DeSilva (1976) è specializzato nella locomozione (tesi di dottorato sulla cruciale tibia) e ricostruisce ottimamente il bipedalismo come “caduta controllata”, nelle dinamiche posturali ed energetiche, discutendo continuamente lo stato attuale delle domande giuste da porsi e delle risposte più o meno confermate dai fatti conosciuti, le prime comunque più delle seconde. Nella storia del regno animale gli umani non sono stati i primi, bisogna scavare più profondamente nel passato, almeno fino all’epoca precedente ai dinosauri, capire quando e perché si è camminato e possano essere emersi vicoli ciechi dell’evoluzione, visto che gli antenati comuni a entrambe le linee evolutive di coccodrilli e alligatori o dinosauri e uccelli conoscevano pure l’andatura bipede. L’evoluzione si applica solo su strutture preesistenti. Non siamo prototipi creati da zero. Siamo scimmie antropomorfe modificate e, rispetto alla linea evolutiva degli uccelli, siamo bipedi da poco tempo. Poi bisogna tener conto della separazione fra ecosistemi (per esempio a causa del livello del mare) e delle migrazioni delle specie (in particolare di quelle che non solo volano né solo nuotano). La struttura in tre parti (come si è iniziato a camminare eretti, diventare un essere umano, camminare è vivere) e in quindici capitoli complessivi è cronologica rispetto alle scoperte dei fossili nell’ultimo cinquantennio (talora contraddittorie, talora dirompenti) più che rispetto all’evoluzione temporale (con qualche riferimento alla genetica). Ciò serve all’autore anche per ribadire che gran parte della storia umana deve ancora essere scritta. Vengono presi in considerazione tutti i più noti siti di grotte e reperti, DeSilva ha avuto spesso un ruolo di coprotagonista per il loro esame o riesame nell’ultimo ventennio. La locomozione eretta è strettamente collegata alla nostra evoluzione come specie sociale: senza linearità causali, il bipedalismo ha messo in moto molti eventi evolutivi, dall’uso manuale di attrezzi alla condivisione della cura dei figli, dalle reti commerciali al linguaggio. Al centro, un piccolo inserto di schemi e foto. Ricco apparato finale di note. Selettivo indice analitico.

v.c.

Recensione L’editore presuntuoso

L’editore presuntuoso
Sandro Ferri
Letteratura, Editoria
Edizioni e/o Roma
2022
Pag. 253 euro 10
Valerio Calzolaio

Roma e librerie di ogni dove. Soprattutto dagli anni ottanta. Nella storia dell’editoria, antica e recente, l’editore non è solo un tramite tra autori e lettori, ovvero un “tecnico” intermediario che raccoglie quanto viene prodotto da chi scrive e lo mette a disposizione dei potenziali acquirenti che eventualmente lo leggeranno, operando con editing, scelta delle copertine, stampa, distribuzione e pubblicità. L’editore può (e spesso, comunque, deve o vuole) imporre il proprio gusto, le proprie opzioni, la propria personalità. Secondo uno dei più importanti editori degli ultimi quaranta anni, l’editore è un tipo (forse presuntuoso, forse romantico) che legge o annusa dei manoscritti, vi applica sopra il proprio marchio e pretende (perlomeno spera) che vengano letti da individui paganti e appagati. Editori di questo tipo, capaci di mantenere un’originaria autonomia finanziaria e operativa, ce ne sono però sempre meno in giro, stanno progressivamente diminuendo, non solo in Italia, pur restando una parte ancora importante del mercato editoriale, I coniugi Ferri che fondarono le Edizioni e/o nel 1979 sono ancora uno di loro, certamente. Chi legge, per piacere o per dovere, farebbe sempre bene a domandarsi chi ci ha detto, ci dice e dirà cosa dovremmo leggere, ovvero come funziona una casa editrice, ammesso che l’attività della lettura continui poi a piacerci. Intanto constatiamo un aspetto importante: la mattanza degli editori-soggetto indipendenti rispetto agli editori-macchina e agli editori-algoritmo, meglio evitare tale ignoranza e rifletterci sopra. Anche quasi tutta la crescita nelle vendite dei libri negli ultimi due anni è passata attraverso l’e-commerce e Amazon purtroppo (con scarsi investimenti in autori esordienti o di paesi trascurati).
Sandro Ferri (New York, 1952) illustra le tendenze del sistema editoriale dell’ultimo mezzo secolo, usando sia fatti e incontri personali che ricostruzioni e giudizi sistematici, presentando il proprio testo come “un manuale per farvi largo nel torbido (ma anche divertente) mondo dell’editoria”. Si parla soprattutto di editoria per letteratura fiction, con frequenti riferimenti alla migliore produzione noir, rimarchiamolo subito (pur consapevoli della significativa preponderanza di mercato): l’autore ricorda che già da libraio (colto, impegnato, militante) la saggistica lo “annoiava sempre di più”, da cui anche un giudizio infastidito e generico sull’intera onnipresente “politica”. Il testo è strutturato didatticamente in una quindicina di brevi arguti capitoli sui vari argomenti: l’omicidio ovvero la mattanza di cui sopra, i colpevoli, il maledetto marketing, gli agenti letterari, gli editori-soggetto, la soddisfacente scelta dei libri per le Edizioni e/o a partire dall’Est, con la moglie Sandra Ozzola vent’anni nel gruppo dei gregari e mediani alla fine del secolo scorso, le fughe dal gruppo con Christa Wolf e Hrabal ed Elena Ferrante e Massimo Carlotto e Alice Sebold e Izzo e Muriel Barbery, i recenti due decenni di crescita e di viaggi con l’intelligente proiezione internazionale ad Ovest, il passaggio di consegne alla figlia Eva. Ogni capitolo di sagge opinioni (saggistica no fiction) si alterna con un capitolo di autobiografici fatti (biografia no fiction). Ottimo e abbondante, né diplomatico né presuntuoso: acquisiamo molti utili elementi ed informazioni sui prodotti editoriali e conosciamo più da vicino episodi e aneddoti relativi a scrittori e scrittrici che abbiamo letto e imparato ad amare. Commendevole.

v.c.

Recensione Bad Boy

Bad Boy
Jim Thompson
Traduzione di Federica Angelini
Noir (biografia)
HarperCollins Milano
2020 (orig. 1953; prima edizione italiana, Einaudi 2001)
Pag. 298 euro 15
Valerio Calzolaio

Anadarko, Oklahoma, 27 settembre 1906. Vi nacque quel giorno il grandissimo mitico scrittore James Myers Jim Thompson, morto nel 1977 senza il pieno successo e la fama che meritava. Aveva pubblicato otto dei trenta romanzi complessivi (ispirati ad esperienze accadutegli, fra avventura e noir), quando nel 1953 (neppure 50enne) decise che già valeva la pena raccontare la vita vissuta, girovaga picaresca pittoresca quasi quanto la sua narrativa: l’avvincente “Bad Boy” ne è il notevole risultato letterario. Il padre di Thompson era stato sceriffo di Caddo County, si candidò per una carica statale nel 1906 ma fu sconfitto. Rinunciò all’incarico di sceriffo a causa di voci di appropriazione indebita e la famiglia si trasferì progressivamente in Texas, con ulteriori continui spostamenti e lavori (imprenditore, avvocato, contabile, rappresentante). Jim si mise timidamente alla ricerca di una propria autonomia (facchino, operaio, tuttofare, vigilante) in compagnia di rari amici e molto whisky.

v.c.

Recensione Ospiti indesiderati

Ospiti indesiderati. Il diritto d’asilo a 70 anni dalla Convenzione Onu sui rifugiati
AAVV
A cura di Benedetto Coccia e Antonio Ricci
Diritto e Politica
IDOS Roma
2022
Pag. 165 (in italiano) + 155 (in inglese)
Valerio Calzolaio

Stati del mondo. 1951-2021. L’Istituto “S. Pio V” e il Centro Studi IDOS (isod@dossierimmigrazione.it) hanno contattato oltre una ventina di studiosi di discipline sociali per affrontare lo strumento chiave del diritto umanitario internazionale, la Convenzione delle Nazioni Unite sullo status di rifugiato (Convenzione di Ginevra), che ha appena compiuto 70 anni di vita e applicazione. Ambrosini, Battistessa, Bellinvia, Bonapace, Calzolaio, Coccia, Cramerotti, Ginevra Demaio, Di Sciullo, Geraci, Giulia Gori, Hein, Iafrate, Intersos, Sanja Kajinic, Lidia Lo Schiavo, Maria Paola Nanni, Maria Perino, Petrovic, Ricci, Schiavone, Elisa Vischetti, Zandonini fanno utilmente il punto sul contesto internazionale degli “Ospiti indesiderati”, sul quadro dei diritti, sul caso italiano, con testi di approfondimento ben organizzati, raccolti in italiano e (ribaltando il volume) in inglese. Brecht (Dialoghi di profughi) in esergo. Molte le proposte interessanti da prendere presto in considerazione.

v.c.

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