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Il primo trapianto di cuore: il coraggio di un pioniere solitario Christian Barnard, Città del Capo, 3 dicembre 1967

barnardRaimondo Giustozzi

Altro grande appuntamento culturale, promosso questa volta dall’AIDO di Civitanova Marche e Montecosaro, venerdì 24 settembre 2021, alle ore 21,15, presso la sala parrocchiale don Lino Ramini, in Civitanova Marche. Relatore della serata sarà il prof. Carmine Curcio, cardiochirurgo e collaboratore del prof. Christian Barnard. Porterà il proprio saluto il dott. Romano Mari, presidente dell’ordine dei medici di Macerata. Introdurrà il dott. Giulio Fofi, presidente intercomunale AIDO (Associazione Italiana per la Donazione di Organi) di Civitanova Marche e Montecosaro. Aldo Caporaletti, promotore e organizzatore culturale presenterà la serata.

L’ingresso è gratuito su prenotazione ai numeri3387664910 (Sabrina) o 3337868874 (Gabriella). E’ obbligatoria la certificazione verde (Green Pass) per partecipare a questo evento (Decreto Legge 23.07.2021).

Christian Barnard per quelli della mia generazione era un mito, al pari di altri come: Martin Luther King, John Kennedy, Cesare Pavese, Jacques Prevert, Fidel Castro, Lee Masters, James Dean, Danilo Dolci, Malcom X, Giacomo Leopardi, e poi, per ognuno, propri idoli personali e simboli in tutti i settori della società, finanche nel calcio: Gigi Meroni, Gianni Rivera, Sandro Mazzola, Gigi Riva, Mariolino Corso. Non c’è persona che non abbia nella propria biblioteca, anche povera, un libro oggi forse introvabile, Viaggio intorno all’uomo di Sergio Zavoli, il giornalista televisivo che ha caratterizzato un’epoca. Il testo raccoglie molte interviste realizzate da Sergio Zavoli per conto della televisione italiana (Sergio Zavoli, Viaggio Intorno all’uomo, Christian Barnard, la corsa al cuore e gli atleti del cuore, pp.205- 231, Torino 1969).

“E’ il 3 dicembre 1967. Le agenzie di stampa annunciano che all’ospedale Groote Schuur di Città del Capo è stato portato a termine con successo il primo trapianto di cuore umano. Dopo l’intervento durato cinque ore, i medici dell’ospedale sudafricano sono riusciti a trapiantare il cuore di una ragazza nell’organismo di un uomo di cinquantasei anni. Il paziente si chiama Luis Washkansky, un commerciante di alimentari residente in un sobborgo di Johannesburg. La donatrice, deceduta in un incidente stradale si chiamava Denise Darval. Solo il 4 dicembre si conoscerà il nome del chirurgo che ha diretto l’équipe ed eseguito l’intervento: è il dottor Christian Barnard”. Nel breve giro di alcuni giorni diventerà famoso in tutto il mondo, grazie alla televisione e alla carta stampata.

“Col passare dei giorni, sorgevano dubbi e obiezioni di altra natura che andavano oltre gli aspetti puramente tecnici del trapianto. La scienza, si diceva, stava varcando i confini della morale e poneva delle domande alla filosofia e alla teologia. Christian Barnard non demordeva, nonostante molti fossero contrari a questo primo trapianto di cuore. Il due gennaio 1968 trapiantava il cuore di un mulatto su Philip Blaiberg, un dentista di cinquantotto anni. Dopo oltre un anno e mezzo dal trapianto, Blaiberg era ancora vivo. Così come in America, in Francia, in Giappone, in Cile, sono vivi altri uomini col cuore nuovo. La corsa al cuore ha già i suoi record. La storia del trapianto cardiaco ha scritto i suoi capitoli più inquietanti. La scienza, che i suoi bilanci ha fatto sempre sommessamente, dopo lunghe verifiche, addirittura quando i suoi artefici erano scomparsi, nell’arco di pochi mesi aggiunge un protagonista all’altro, li confronta, ne valuta i contributi, aggiornandoli. Tutto sotto i nostri occhi, confusi insieme chi dà e chi riceve, chi vince e chi perde, chi è d’accordo e chi no” (Sergio Zavoli, Viaggio Intorno all’uomo, pp. 207- 208, op. cit. ).

Il prof. Carmine Curcio, relatore della serata, è stato molto vicino a Christian Barnard morto il due settembre del 2001. In un articolo firmato da Francesco Giotta, dal titolo “Formidabili quegli anni con Barnard, pubblicato da La Repubblica il 4 settembre 2001, il prof. Carmine Curcio, allora primario del reparto di cardiochirurgia nella clinica Villa Bianca a Bari, così ricordava gli anni trascorsi con Barnard: “Non c’ è niente da dire, senza gli anni trascorsi al fianco di Barnard non avrei fatto la carriera che ho fatto ma Barnard non era soltanto il numero uno nel suo lavoro”. E sì perché pare proprio che Barnard avesse un bel caratterino, una persona con cui non era difficile avere delle discussioni. “C’ è da dire che anch’ io avevo il mio carattere. Nella mia vita non sono mai stato uno yesman, per cui le discussioni erano all’ordine del giorno -prosegue Curcio – è ovvio che i nostri screzi avvenivano al di fuori della sala operatoria, la nostra era una buona squadra e durante le operazioni nessuno pensava ad altro”. Nonostante tutto, incomprensioni, litigi, Curcio e Barnard hanno trascorso insieme sei anni: “Un po’ perché erano da poco passati gli anni della contestazione, un po’ perché il professore aveva comunque dei modi un po’ particolari, i modi di chi sapeva di essere il numero uno, ci si trovava sempre a discutere. Barnard ha avuto il pregio di andare oltre il mio carattere, considerando solo le mie qualità in sala operatoria”.

“Certo, anche la storia di Curcio è particolare, da Picerno, in provincia di Potenza, alla qualifica di primo collaboratore del medico che ha eseguito il primo trapianto di cuore della storia. Da un piccolo paese della Basilicata, a lavorare accanto a Christian Barnard nell’ospedale Groote Schuur di Città del Capo. “Il nostro primo incontro è avvenuto in occasione di un evento organizzato dalla stampa – prosegue nel suo racconto il dottor Curcio – qualche tempo dopo gli ho chiesto un contratto presentandogli il mio curriculum. Il giudizio fu positivo, così dal 1974 al 1980, ho lavorato fianco a fianco con Barnard. Con lui ho conseguito la specializzazione in cardiochirurgia. Nel 1980 sono passato con un’ altra equipe sempre in Sud Africa”. E da quell’ osservatorio ha potuto vivere in prima persona i progressi che la cardiochirurgia stava compiendo. “Quella del trapianto d’ organi era una pratica del tutto pionieristica – dice Curcio – all’ epoca i farmaci antirigetto non erano efficaci come gli attuali. In quegli anni questo tipo di interventi era eseguito soltanto in due altri centri nel mondo, uno di questi era la Stanford University negli Stati Uniti”.

“Con l’ introduzione della ciclosporina nei primi anni ottanta questo tipo di intervento chirurgico si diffuse in modo tale da diventare un intervento di routine”. Quanto può incidere una personalità come quella di Barnard nella carriera di un medico? Molto, a sentire Curcio. “Grazie a lui adesso sono un buon cardiochirurgo, ma prima mi ha insegnato ad essere un buon medico, a mantenere cioè con i pazienti un rapporto diverso da quello che può avere un tecnico”. Ad ogni modo, dopo che nel 1980 le carriere dei due medici si separarono, inevitabilmente i rapporti tra loro si diradarono: “Ultimamente ci siamo visti molto di rado, soltanto quando, per motivi di lavoro, veniva in Italia ogni tanto ci sentivamo anche per telefono. Anche se non avevo un rapporto privilegiato con Barnard – conclude il dottor Curcio – con la sua morte se ne è andata una parte del mio mondo”(Francesco Giotta, Formidabili quegli anni con Barnard, in la Repubblica, 04 settembre 2001).

Il prof. Carmine Curcio avrà modo di parlare diffusamente del suo libro Christian Barnard 50 anni dopo il primo trapianto, luci e ombre, della collaborazione con il grande chirurgo sudafricano e di altre sue pubblicazioni. Avere a Civitanova Marche un luminare di tale portata è un’occasione da non perdere. Tutti sono invitati a intervenire nel rispetto delle norme anti-Covid, prenotando in tempo la propria partecipazione all’evento.

Il dott. Romano Mari, il dott. Giulio Fofi e Aldo Caporaletti non hanno bisogno di presentazione perché sono molto conosciuti in tutta la provincia di Macerata e non solo.

Raimondo Giustozzi

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