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Convegno. “Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta l’Italia” Caterina da Siena

Suor Maria Elena AscoliLa serata dedicata alla figura di Caterina da Siena, mistica dell’incontro, proposta dall’Unità Pastorale Cristo Re – San Pietro di Civitanova Marche, arcidiocesi di Fermo, venerdì 24 novembre 2023, alle 21,15, nella sala dell’oratorio, annesso alla chiesa di Cristo Re, è stata aperta dal parroco don Mario Colabianchi con la lettura di alcuni passi scelti da tre lettere indirizzate da Chiara Lubich, nell’Avvento del 1944, a Duccia Calderari, nella quale la fondatrice del Movimento dei Focolari, invitava la sua amica, assistente sociale, a seguire l’esempio di Caterina da Siena. Il legame tra Chiara Lubich, alla cui figura è stato dedicato, in passato, un incontro nell’ambito del tema Testimoni di fede, pace e giustizia, e Caterina da Siena è stata l’occasione per unire ieri, oggi e domani, fino alla fine dei nostri giorni.

Chi ama Dio in Gesù Cristo, che muore sulla croce per la salvezza di tutti, non può non essere testimone dell’amore verso i fratelli: “Sì, Duccia, l’Amore m’ha detto che tu se vorrai, potrai far di più di S. Caterina perché la Potenza che Lui mette a tua disposizione supera quella che dispose per S. Caterina.“Mai – mi disse – Io, l’Onnipotente faccio doppioni d’anime; e voi dovete aspirare non solo a grandi cose, ma ad eccelse cose”, (perché Lui Onnipotente può donarci della sua Onnipotenza). “Non siamo mai noi che scegliamo Lui, ma è Lui che sceglie noi”. Questo è sempre da ricordare contro ogni atteggiamento di superbia e presunzione. Chi si è svuotato di Se stesso fino alla morte di croce, ci chiede un percorso di discernimento, accompagnato dalla volontà e dal desiderio di ardere dal fuoco che abbiamo dentro, per incendiare con il suo amore tutta l’umanità.

Aldo Caporaletti, promotore culturale, organizzatore di tutti gli otto incontri dedicati al tema Testimoni di fede, pace e giustizia, introduce brevemente il programma della serata, come da programma: la visione di alcune scene del film “Io Caterina” (1957), la relazione di suor Maria Elena Ascoli, Caterina da Siena mistica dell’incontro, la lettura di due lettere tratte dall’epistolario di Caterina da Siena, dalla voce recitante di Emilia Bacaro. L’inno a Santa Caterina Patrona d’Italia per la voce solista di Maria Cristina Domenella è stato annullato per problemi di salute della stessa colpita da tosse e raffreddore.

Suor Maria Elena Ascoli, autrice del libro “Caterina da Siena mistica dell’incontro”, considerato dalla critica come uno dei più belli dedicati alla santa senese, ha catturato l’attenzione dei numerosi presenti con una relazione coinvolgente, briosa nell’esposizione e chiara nei contenuti. Caterina, donna energica e risoluta, è una leader per il suo tempo. Si adopera non poco nel comporre le lotte fratricide che insanguinano Siena e altre città d’Italia. Viene da una famiglia benestante. Il papà, Jacopo Benincasa, tintore, ha alle sue dipendenze oltre venticinque dipendenti che lavorano nei propri fondachi, è persona schietta. Non tollera volgarità nel parlare e nei rapporti umani. La mamma, Monna Lapa, ha messo al mondo venticinque figli, tra maschi e femmine. Vuole per la propria figlia Caterina, ventiquattresima con la gemella Giovanna che non sopravviverà, un matrimonio con un giovane delle più importanti famiglie senesi. Ma non sarà così. L’errore di Monna Lapa è lo stesso di tante mamme che pensano di scegliere loro per i propri figli.

Caterina Benincasa ha due, tre fratelli che si dedicano alla politica Sono fatti prigionieri dai fiorentini. Viene chiamata in loro soccorso. Riesce a liberarli e mette pace tra Siena e Firenze. Ma la sua missione mira ad altro. Vuole aiutare il papa e la Chiesa che vive uno dei suoi momenti più difficili. La sede di Pietro, nel 1305, non è più Roma ma Avignone in Francia. Roma è ridotta ad avere poco più di ventimila abitanti. Straziata dai continui conflitti tra il popolo e i baroni, avrà in Cola di Rienzo il tribuno di turno che tenterà di dare alla città una forma di comune. Il collegio cardinalizio è formato da undici porporati, nove francesi, uno svizzero, uno italiano del tutto incapace. Caterina Benincasa decide di recarsi ad Avignone. E’ appoggiata da Firenze, desiderosa che il papa tolga la scomunica alla città toscana, non perché i fiorentini temessero l’impossibilità di accedere ai sacramenti ma perché la scomunica allora funzionava come una sanzione di tipo commerciale. Il Fiorino era la moneta pesante e senza commercio non valeva nulla.

Caterina Benincasa, mistica dell’incontro, non vive nella dimensione spazio temporale che conosciamo noi. Era una persona ilare, felice di mettere la propria vita nelle mani di Gesù Cristo. Nelle lettere inviate a regine, amministratori, re, gente del popolo, condottieri, invitava tutti a tenere a freno l’orgoglio, non attaccarsi alle cose terrene che passano, a praticare l’onestà e tirarsi fuori da ogni forma di corruzione. Chi aveva una qualsiasi forma di potere, doveva sapere che la polis è città prestata e la politica è un servizio per il raggiungimento del bene comune. Altro aspetto importante: “Non puoi governare se non sai governare te stesso. Invitava tutti a praticare la giustizia, la carità e la misericordia, come il proprio maestro. Bacchettava senza nessuna remora quanti tra gli amministratori si comportavano come fanciulli, senza nessuna virilità o con timore servile che “avvilisce chi lo pratica e lo fa simile ad un porco che si rotola nel loto”.

Caterina Benincasa non voleva mai passare da prima donna. Non era affatto bella d’aspetto ma era ricca di altro. Essere fuoco voleva dire per lei ridurre in cenere tutto ciò che aveva una durata effimera. La battaglia interiore, quella conoscenza di sé che ritorna in tutte le sue lettere, è la pratica da coltivare con tutte le proprie forze. Chi governa deve sentirsi libero di prendere le proprie decisioni, mai comportarsi da Ponzio Pilato per tenere il potere a qualunque costo. Questi inviti sono validi per il tempo in cui Caterina da Siena viveva, per l’oggi e per il domani. Onestà, bene comune, distacco dal mondo, solidarietà nella carità verso tutti, sono valori che non muoiono mai. Costa praticarli ma il Vangelo chiede questo.

Oggi non si ha la capacità di desiderare più nulla perché si pensa di avere tutto: telefonino di ultima generazione, capi di abbigliamento alla moda. La fonte del desiderio è sempre Dio; trovarlo per trovare se stessi, offrire la propria vita come rendimento di grazia verso chi ci ha posti nel campo della battaglia, questo ci insegna Caterina da Siena. “Tu sei colui che non è. Io sono colui che è. Sappi questo e sarai beata”. Questo è ciò che ci consegna la santa senese. Se io non Ti pensassi, io sparirei, perché esisto solo perché un Altro ha voluto così. La grande bugia dei nostri tempi è che noi crediamo di essere e questa presunzione genera: guerre, cattiverie, disonestà, corruzione. Dobbiamo sempre ricordarci che noi siamo perché in ogni istante abbiamo Dio con noi, per questo siamo eternamente vivi. Memoria, intelletto e volontà sono i tre scaloni da salire. Molte le domande poste dai presenti a suor Maria Elena Ascoli che ha saputo rispondere con precisione e compiutamente. Su Caterina Benincasa mistica dell’incontro si rimanda il lettore al link http://www.specchiomagazine.it/2023/11/libri-maria-elena-ascoli-caterina-da-siena-mistica-dellincontro/

Raimondo Giustozzi

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