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Libri. Le nostre recensioni sono un punto di partenza, un invito a esplorare nuovi titoli

Scott_Weidensaul

Scott_Weidensaul

di Valerio Calzolaio

Le nostre recensioni sono un punto di partenza, un invito a esplorare nuovi titoli o a riscoprire classici amati. Che tu sia un avido lettore o solo in cerca di una lettura piacevole, troverai qualcosa di interessante qui.

Siete invitati a partecipare a questa conversazione letteraria. Lasciate i vostri commenti, condividete le vostre opinioni e consigliate libri che amate. La lettura è un viaggio condiviso, e insieme possiamo scoprire tesori nascosti e condividere le gioie della scoperta.

Recensione In volo sul mondo

 

In volo sul mondo. Le straordinarie imprese degli uccelli migratori

Scott Weidensaul

Traduzione di Luca Cortese

Ornitologia e Migrazioni

Raffaello Cortina Milano

20222 (orig. 2021, A world on the Wing. The Global Odyssey of Migratory Birds)

Pag. 458 euro 26

Valerio Calzolaio

 

Ovunque in aria. Che spettacolo! Negli ultimi due decenni è esplosa la conoscenza scientifica del fenomeno migratorio, delle dinamiche che permettono a un uccello, solo e al suo primo viaggio, di individuare la propria rotta attraverso il globo affrontando venti traversi, tempeste e fatiche immani. Un fattore rilevante è la vista: sembra che gli uccelli riescano a visualizzare il campo magnetico terrestre grazie a una forma di entanglement quantistico (o correlazione quantistica), un fenomeno bizzarro almeno quanto il suo nome. Oggi gli scienziati credono che le lunghezze d’onda blu della luce che colpisce l’occhio di un uccello migratore eccitino degli elettroni correlati (entangled) in un composto chimico detto criptocromo. Microsecondo dopo microsecondo una gamma di segnali chimici differenti si diffonderebbe attraverso innumerevoli coppie di elettroni correlati, dando apparentemente origine nell’occhio di un uccello alla mappa dei campi geomagnetici che sta attraversando. I ricercatori hanno poi rilevato che prima dei lunghi voli gli uccelli migratori aumentano la propria massa muscolare senza bisogno di un effettivo esercizio: il fattore scatenante deve essere biochimico. Successivamente volano ininterrottamente per più giorni senza subire gli effetti della deprivazione del sonno: di notte “spengono” un emisfero cerebrale e l’occhio corrispondente per un secondo o due alla volta; di giorno effettuano migliaia di “microsonni” di pochi secondi. Vedete voi. Oltre alla biologia, finora la scienza aveva sottostimato la complessità e la connettività dell’ecologia migratoria: non è possibile compartimentare le vite di animali selvatici, studiamo insieme migrazioni e tutela ambientale. Salvare le foreste significa anche salvare gli uccelli.

Il bravo competente studioso e divulgatore americano Scott Weidensaul (Pennsylvania, 1959) è via via passato da birdwatcher adolescenziale a ornitologo amatoriale, infine a ufficiale ricercatore, arruolato nelle trincee della scienza delle migrazioni. Ciò che soprattutto appare cambiato è il suo coinvolgimento, lo dichiara subito. Un’infantile elettrizzante giornata sull’Hawk Mountain ha cristallizzato la passione per l’osservazione degli uccelli, i rapaci in particolare, presto divenuta sapiente interesse scientifico per le discipline naturalistiche. L’inanellamento da tempo e più recentemente la geolocalizzazione (con nuove tecnologie e miniaturizzazione) sono gli elementi essenziali nella ricerca e nello studio delle migrazioni aviarie. Il libro aggiorna lo stato dell’arte su gran parte della straordinaria miriade di fili della migrazione degli uccelli, sentinelle e importanti indicatori delle condizioni ambientali, da come e perché attraversano il pianeta a quali azioni umane siano indilazionabili affinché possano continuare a farlo. Il volume è strutturato in dieci capitoli, per argomenti: Spatole (dei becchi del gambecchio, per esempio); Il volo quantico; Credevamo di sapere; Big data, big problem; Mal di testa; Il calendario in frantumi; Aguiluchos; Oltre la piattaforma; Nascondersi da Dio; Eninum. Ogni giorno miliardi di uccelli, obbedendo ai loro arcaici ritmi, legano tra loro luoghi selvaggi sparsi in tutto il mondo e spesso minacciati, in un tutt’uno senza soluzione di continuità attraverso il semplice servizio del volo (da cui il titolo). Che possa rimanere così per sempre, spiega e sollecita l’autore. Attenta bibliografia e ottimo indice analitico.

 

v.c.

 

 

Recensione Feroce

 

Feroce

Francesco Ferracin

Noir

Linea Edizioni Padova

2023

Pag. 369 euro 17

Valerio Calzolaio

Veneto. Da venerdì a domenica, il fine settimana di un gennaio del decennio di inizio millennio. Trascorso ormai poco più di un anno dalla tragica rapina in una villetta della provincia di Varese, l’ucraino Sergej Fedorenko si ritrova a Mestre, in attesa di quello che metterà fine alla sua fuga precipitosa, probabilmente una pallottola, sparata o dal sicario inviato dal suo vecchio capo serbo Bodgan Vasilievich o da qualcuno della polizia finalmente capace di rintracciarlo. Quella sera era andato tutto male. Lui aveva sempre tenuto il passamontagna di lana, predicando prudenza ai due complici strafatti. Il crudele Pavel (fratello del capo) e l’ex pugile rumeno Roman, invece, avevano smaramaldeggiato come bestie feroci, pugnalato infine i due proprietari marito e moglie, stuprato la 35enne figlia Mariagrazia sopraggiunta sulla porta di casa, tentato di spararle insieme al piccolo nipote Gianluca apparso all’improvviso. Era intervenuto solo a quel punto, li aveva bloccati ed era fuggito, narrato poi dalle cronache come un bandito romantico e redento, sentendosi comunque ormai spacciato. Senza tornare a Milano, si era rifugiato per alcuni mesi nelle campagne bresciane, poi si era rivolto all’unico amico rimasto, gestore di lapdance e altri affare nell’area di Venezia. Ora fa l’operaio in un cantiere a cavare l’amianto dalle lastre; alto un metro e ottanta, spalle larghe da fotomodello, vive appartato, beve molta vodka ma si mantiene tonico e attraente, avendo in passato girato a lungo (dopo un po’ di università) fra incontri clandestini di lotta, con successo. Dopo un altro anno, il suo affettuoso collega, altissimo e nero, muore sul lavoro e tutto srotola in una catena di incidenti e misfatti che coinvolgono il corrotto imprenditore (attivo pure nel giro dei filmini porno), varie famiglie collegate e, soprattutto, i tre giovani studenti, Toni Giovanni Marina, alle prese con le identità sessuali, e un loro professore attento. La situazione precipita definitivamente quando Bogdan manda il killer.

Il bravo scrittore e sceneggiatore seminomade Francesco Ferracin (Venezia, 1973) ha di nuovo scritto un bel noir. In esergo, dopo il prologo che racconta la rapina, vi è subito la definizione del titolo, come da vocabolario: chi gode nel fare male fisicamente o anche spiritualmente ad altri (ma poeticamente in antico anche “fiero, valoroso, animoso”). I feroci sono molteplici personaggi, in certi momenti o costantemente, non solo sapiens immaturi. La narrazione è in terza parecchio varia, al passato e con piani temporali talora sovrapposti; perlopiù ruota intorno a Sergej (quello che ha meno turbe sessuali), pur se solo nell’intreccio imperscrutabile delle vicende parallele tutti i fili lentamente drammaticamente s’incastrano. La corruzione e i crimini, omicidi e morti, violenze e cecità familiari sono dietro l’angolo, ovviamente il buono stenta a emergere rispetto all’efferato. Il contesto prevalente è la pioggia battente, l’umidità e gli ombrelli, i fiumi ingrossati e l’acqua alta della laguna, il diluvio finale. La scansione è quella dei tre fatidici giorni, con vari personaggi differenti e tante scene distanti a condirla, pure rapide o sincopate. Segnalo che il protagonista aveva fatto vita militare e ogni tanto appaiono le dinamiche delle relazioni Russia-Ucraina prima della recente aggressione (per esempio a pagina 274). Innumerevoli superalcolici e qualche buon vino veneto, sia rossi che bianchi o bollicine. I ragazzi amano il metal, soprattutto i MUCC; gli altri musica leggera, non solo straniera (Dalla e Bennato).

 

v.c.

 

 

Recensione Contro i confini

 

Contro i confini

Gracie Mae Bradley e Luke De Noronha

Traduzione di Mario Capello e Matilde Veglia

Geopolitica

Add Torino

2023 (orig. 2022, Against Borders. The case for abolition)

Pag. 206 euro 18

Valerio Calzolaio

 

Terra. D’ora in avanti. Nell’interpretazione convenzionale, i confini stabiliscono dove finisce un Paese e dove ne inizia un altro. Sono stabili linee su una carta terrestre, rigide e, in apparenza, razionali. Servono così anche a fare da filtro agli spostamenti in entrata e in uscita di persone e di beni, dando per scontato e immutabile il sistema degli Stati-nazione, come se i Paesi fossero uguali e sovrani e le ineguaglianze, fra di loro e al loro interno, andassero considerate “naturali” e permanenti. Una tale presunzione richiede un’amnesia storica per quel che riguarda il colonialismo, e una volontà precisa di non tener conto delle attuali relazioni di dominio economico. Le cittadinanze non sono tutte eguali, sia come opportunità di una vita migliore che come effettiva libertà di movimento. Anzi, il controllo dell’immigrazione rafforza distinzioni di spazi e diritti tra popolazioni nazionali, estremamente grottescamente ineguali. Inoltre, i confini non sono efficienti nell’ottenimento dei loro presunti scopi: privano spesso le persone di percorsi sicuri e diretti, vengono comunque attraversati anche senza valida autorizzazione e, comunque, favoriscono viaggi attraverso strade diverse, costose e pericolose. La cittadinanza (selettiva) e i confini (chiusi) non proteggono la democrazia e i diritti, riproducono forme di ineguaglianza (razziale e coloniale, soprattutto), ingiustizie e sofferenze, forse andrebbero aboliti. Il movimento per l’abolizione delle frontiere mira a smantellare i confini gestiti con la forza, ma anche a coltivare nuove modalità di cura degli altri, forme di collettività arricchenti più dirette al progresso dell’umanità. Discutiamo meglio se è plausibile e se è possibile.

Due giovani freschi colti militanti inglesi, la giornalista e scrittrice Gracie Mae Bradley e il professore universitario e scrittore Luke De Noronha dichiarano fin dal principio il loro sogno (“un futuro senza frontiere”) e lo narrano attraverso un’appassionata lettura comparata del significato storico dei confini e delle connessioni tra controllo dell’immigrazione e altre forme di violenza e sorveglianza statuali. Bradley ha trascorso oltre sette anni a lavorare nel settore delle ONG, Noronha è un docente di mobilità, confini e razzismo. Il loro “abolizionismo” ha a che fare tanto con il porsi le giuste domande, quanto con il costruire le giuste risposte. La questione preliminare è che i confini attuali sono fragili e recenti, non antichi e strutturali: gli Stati-nazione contemporanei sono figli di una lunga storia (non dimenticabile) di imperi, colonialismo e schiavitù; prima del XIX secolo le politiche di controllo della mobilità tendevano a concentrare l’attenzione sull’impedire l’emigrazione o sul restringere i movimenti interni allo spazio nazionale. Dopo l’introduzione, gli autori sviscerano l’argomento attraverso sette capitoli (razza, genere, capitalismo, ordine pubblico, la guerra al terrore, database, algoritmi), un primo interludio sui futuri possibili, il capitolo proprio sull’abolizionismo, il secondo finale interludio sulle prospettive. Il filo di ragionamento è coerente: costruire e nutrire identità, relazioni e pratiche che rifiutano la logica del confine e lottare per ridurne la portata nella quotidianità. Offrono spunti, lanciano idee, riconoscono ostacoli, descrivono esempi, insomma decostruiscono e iniziano a ricostruire. Non sempre curando i dettagli, ovviamente. Non sempre risultando convincenti, ovviamente. Restano molti utili stimoli.

 

v.c.

 

 

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