Una settimana di festeggiamenti per San Marone, patrono di Civitanova Marche. Il programma religioso e civile è distribuito nell’arco della settimana. Per il Programma Civile si inizia lunedì 14 agosto, ore 24.00, zona portuale con lo spettacolo pirotecnico. Martedì 15, mercoledì 16, giovedì 17 agosto: San Marone in festa, Street Food, musica, animazione, marguttiana e tanto altro, presso l’area portuale, a cura della Pro Loco di Civitanova Marche. Il Programma Religioso è concentrato nei giorni di mercoledì 16, giovedì 17, venerdì 18 agosto. Mercoledì 16 agosto: Sante Messe, ore 7,00 e 10.00, ostensione delle reliquie del santo, presso il Santuario di San Marone. Ore 17,00 Santa Messa presieduta dal vicario generale don Giordano Trapasso, presso la Chiesa di Cristo Re. Alle ore 18,00, processione storica delle barche in mare con le reliquie del santo, deposizione di una corona di fiori e benedizione del mare. Ritorno nel santuario di San Marone. Giovedì 17 agosto: ore 19,00 Santa Messa e ostensione del santo braccio del patrono, presso la chiesa di San Paolo, di Civitanova Alta. Venerdì 18 agosto: ore 7,00 / 8,30 / 19,00 Sante messe al santuario di San Marone, ore 19,00 Santa messa presso la chiesa di San Paolo, di Civitanova Alta.
Altre iniziative in cartello per quanto riguarda il Programma Civile: Mercoledì 16 agosto, ore 21,00, spettacoli e musica dal vivo presso la piazzetta San Marone, di fronte al Santuario, giovedì 17 agosto, Viviporto – Palio dei Pontili e Vela in onore del Santo Patrono; ore 18,00, sorteggio atleti /pontili – Varco sul mare. Alle ore 21,30, presso il teatro Annibal Caro di Civitanova Alta. In concerto con Enzo, Paolo Jannacci & Band (VitaVita XX ed.) – Ingresso a pagamento. Biglietteria circuito ciaotickets. Venerdì 18 agosto: Viviporto – Palio dei Pontili e Vela in onore del Santo Patrono. Ore 16,00 Inizio Competizione, presso l’area portuale, ore 18,00 Premiazione del Palio, presso il Varco sul mare. Sam Marone Show – Ore 21,30, piazza della Libertà, Civitanova Alta. Jovanotti Fortunati Tribute, Emanuela Aureli, in Mamma ho perso… (Aureli). Sabato 19 agosto, alle ore 21,30 in piazza della Libertà, Civitanova Alta, concerto All Mad Band – Stevie Wonder Live, Anteprima nazionale. 18 – 19 agosto: tradizionale Cozzata de Santo Maro, Civitanova Alta, momenti 19,00 apertura stand gastronomici, a cura della Pro Loco di Civitanova Alta. Domenica 20 agosto, dalle ore 21,00, presso il centro città, VitaVita, XX edizione, rassegna internazionale d’arte vivente.
San Marone primo evangelizzatore del Piceno
San Marone è stato il primo evangelizzatore del Piceno. Morì decapitato sotto l’impero di Nerva (96- 98) d.C.), succeduto a Domiziano (81 -96 d.C.) e per volere del console Aureliano che era stato rifiutato da Domitilla, della potente famiglia dei Flavi, convertita al Cristianesimo. La ragazza, su decisione dello zio Clemente era stata promessa sposa ad Aureliano, imparentato con la casa regnante. Domitilla rifiutò di sposarlo su consiglio di Eutiche, Vittorino e Marone che avevano già abbracciato la fede cristiana. Eutiche e Vittorino furono relegati all’isola di Ponza assieme a Domitilla. Marone fu inviato sulla Salaria, a 130 miglia da Roma, perché zappasse tutto il giorno sui poderi che Aureliano possedeva nel Piceno, ma egli, nonostante fosse trattato come schiavo, godeva di prestigio e aumentava il numero dei cristiani. Nel frattempo era divenuto sacerdote e compiva anche miracoli. Aureliano si convinse che non bastassero più i lavori forzati, diede così incarico al magistrato romano Turgio perché fosse condannato a morte mediante decapitazione, che avvenne il 12 Aprile dell’anno 100 d. C.
Dopo la sua morte fu eretto (prima del IV secolo d. C.) sul luogo del supplizio un “Sacello” o “Memoria”, dove si raccolsero alcune reliquie del Santo. Questo piccolo tempietto, costruito anche con lacerti di un tempio pagano o di un edificio romano preesistenti, venne inglobato con il tempo nel “santuario paleocristiano”. Il riutilizzo di materiali romani è suffragato dalle testimonianze archeologiche presenti nella vasta area cimiteriale pagano – cristiana, rinvenuta attorno al Santuario durante i reiterati restauri dell’edificio sacro. Il Santuario paleocristiano fu cinto da mura di difesa e da torri di guardia per proteggerlo dalle scorrerie piratesche. Il mare lambiva il sito sul quale si ergeva il Santuario in oggetto, la “Ripa Sancti Maronis” come veniva definito il luogo.
Questo secondo edificio sacro, il santuario paleocristiano, cinto da mura (santuario con fortificazione turrita), distrutto al tempo delle invasioni barbariche (V sec.), della guerra gotica (535- 553) e del terribile terremoto del 558 venne riedificato nell’Ottavo – Nono secolo nella cosiddetta “Basilica protoromanica”. Il nuovo edificio viene difeso probabilmente dalle stesse torri di guardia, dalla cinta muraria e da altri apprestamenti difensivi. I Fermani e i loro alleati, nel settembre del 1292, vantando diritti su tutta la costa, che andava dal fiume Tronto al Potenza, “distrussero il Porto, l’abitazione del pievano, le torri, la Ripa di San Marone, la sacrestia della chiesa medesima. Posero a ferro e fuoco tutte le case, i molini. Troncarono tutti gli alberi del territorio e continuarono il saccheggio per otto giorni” (Cfr. Antonio Eleuteri, Un santo, la donzella e il drago: San Marone, martire del Piceno, pp. 122- 123, Civitanova Marche, 2003).
La “Pieve alto medievale”, con la facciata dell’Ottavo – Nono secolo, pur attraverso modificazioni strutturali, reintegrazioni operate nel corso dei secoli, documentate negli atti d’archivio, subisce una quasi integrale ricostruzione nel 1890 – 9 ad opera dell’Arch. Giuseppe Sacconi (Montalto Marche), al quale si deve la costruzione del Vittoriano a Roma. L’intervento di restauro effettuato, sulle mura perimetrali, sulla copertura e sulla facciata, snaturò completamente la chiesa dall’impianto originale e la dotò di un nuovo campanile opera dell’Arch. Tito Azzolini, il quale provvide anche al portale, al rosone e al presbiterio. Nel 1946 vennero eseguiti ulteriori lavori di restauro che portarono alla luce nuovi reperti a testimoniare l’esistenza nell’area di un insediamento romano o paleocristiano.
I lacerti di epoca romana sono incastonati a mosaico nella parete di destra, entrando nella chiesa. Le reliquie di San Marone sono custodite in un’urna sotto l’altare maggiore. Nel santuario, il 13 maggio 1823, si sposarono Sante Possenti, Governatore dello Stato Pontificio e Agnese Frisciotti di Civitanova Alta, genitori di San Gabriele dell’Addolorata. Sulla parete di destra due lapidi ricordano l’evento. Oggi, all’interno, il Santuario ha una navata centrale, due laterali e conserva alcuni resti architettonici della primitiva chiesa romanica; la facciata presenta una lunetta sul portale, opera eseguita alla fine dell’ottocento dall’artista Sigismondo Nardi.
Processione storica con le barche in mare (frammenti di storia).
Civitanova Marche, sabato pomeriggio 16 Agosto 2008, mi mescolo tra la folla alla ricerca di commenti ed impressioni di chi civitanovese da sempre, non come me che lo sono solo d’adozione, può darmi un’idea della processione a mare con i “barchini” dei pescatori, in occasione della festa di San Marone. devo subito ricredermi. In tanti che sciamano sulla strada soprastante alla diga foranea, in direzione del molo nord, non ricordano nulla. Alcuni sostengono che la tradizionale processione in mare con le reliquie del Santo Patrono della Città non si tiene più da trent’anni, altri ribadiscono che l’ultima volta risale a molti anni più indietro, forse cinquanta. Cerco di documentarmi meglio e la data esatta è quella di trent’anni fa (1978), poi un oblio lungo e persistente.
Il mare sembra fare le bizze. Soffia un vento di tramontana freddo e fastidioso. Le onde alte che si rifrangono sulla scogliera riversano spruzzi d’acqua in faccia agli spettatori che si accalcano sul molo. Nel cielo volteggia un elicottero. Su una delle due fiancate si legge in modo nitido la scritta EUROSUOLE. Si sa poi che il velivolo è stato noleggiato dalla nota ditta di Civitanova per immortalare con video riprese l’evento dall’alto.
Alle18.35, il peschereccio “Provveditore”, di proprietà di Domenico Emili, con l’urna contenente le reliquie del Santo, prende il mare. La folla assiepata sul molo trattiene la “casciara”; un po’ di rispetto non guasta. Lo scafo passa molto vicino. Si ode distintamente, diffusa dall’altoparlante, la preghiera indirizzata alle Vergine: “Ave, Maria”. Ognuno vive a modo suo, nell’intimo della propria coscienza, il momento davvero toccante. All’interno dello scafo si trova il vescovo mons. Luigi Conti, il sindaco Mobili, la sagoma di don Franz Cudini, il capitano dei carabinieri Domenico Candelli, il comandante del Porto, Angelo Maggio, quello della polizia municipale, Daniela Cammertoni e l’armatore, Domenico Emili.
Appena venti minuti il giro al largo del peschereccio, seguito da altre imbarcazioni. Il tempo di recitare delle preghiere per tutti i marinai caduti in mare, lanciare tra i flutti una corona d’alloro e si è di nuovo sulla strada del ritorno. Il passaggio davanti al molo ripete quello dell’andata, con una differenza soltanto. Passato il peschereccio con l’urna del Santo Patrono, chi, tra gli astanti, riconosce un suo amico o persona nota che ha avuto la fortuna di essersi potuto imbarcare su uno dei pescherecci al seguito, lancia frizzi e lazzi all’indirizzo dell’interessato.
Ripercorsa la strada dell’andata, mi imbatto con un gruppo di donne vestite con i costumi arabi, provenienti dalla vicina spiaggia, che stanno faticosamente arrancando sugli scogli, desiderose di essere parte dello spettacolo. Potenza del mare con i suoi orizzonti lontani, aperti ed infiniti. “Il mare non ha paese ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole” (Cfr. G. Verga, I Malavoglia). Civitanova, aperta e solidale, se deve molta della sua fortuna al mare, ha il compito di saper accettare ed accogliere tutti quelli che provengono dai più profondi sud del mondo, alla ricerca di migliori condizioni di vita. San Marone sarà il protettore anche in questa nuova sfida che la città sta già vivendo.
Accantonate queste riflessioni, mi affretto per portarmi sul molo sud dove sta partendo la processione per fare ritorno alla chiesa di Cristo Re. Lungo il percorso, colgo al volo un pensiero di una delle pescivendole storiche di Civitanova Marche, mentre sta salutando una sua amica: “è stato lo spettacolo più bello che ho visto in più di ottant’anni”. Compito di tutti è di fare onore a tutti i più nobili sentimenti che ognuno ha vissuto in cuor suo. Encomiabile il servizio offerto dal Corpo Bandistico Città di Civitanova Marche – Gioventù di San Gabriele, voluto dall’indimenticabile don Lauro Chiaramoni.
Civitanova Marche. Domenica 18 agosto 2015. La giornata si è annunciata con un cielo velato da nubi. Un sole pallido non riusciva a riscaldare se non per brevi momenti. Per tutta la mattinata una pesante umidità, retaggio del caldo dei giorni passati, gravava come una cappa sulla città. Verso mezzogiorno il tempo volgeva al peggio. La pioggia, tanto desiderata, iniziava a scendere fitta ed insistente. Nel primo pomeriggio le cose non cambiavano. Si temeva per la processione in mare con la reliquia di San Marone. Tutto era stato predisposto. Il peschereccio “Brave Heart” di Mario Barboni, avrebbe portato l’urna del santo, seguito da un’altra decina di imbarcazioni. Ci teneva la gente al suo Santo Maro. Così, dopo la messa, presieduta dall’arcivescovo mons. Luigi Conti, verso le 18,30, cessata la pioggia, ha preso il via la processione in mare delle imbarcazioni.
L’area portuale non era affollata come negli anni passati. Molti, temendo che la processione non ci sarebbe stata per il maltempo, avevano preferito restare a casa. Eppure, altri, ombrello in mano, ancora chiuso perché non pioveva, erano presenti sui due bracci del porto, sul molo sud e nord. Molta la gente salita a bordo dei pescherecci, scortati dai mezzi della Guardia Costiera. Chi era rimasto a terra ingannava intanto il tempo, aspettando il rientro delle imbarcazioni, chiacchierando con il proprio vicino o passeggiando sul molo, salutando quanti incontrava sul proprio cammino. Sulla linea dell’orizzonte del mare, nuvole basse si spingevano verso l’area portuale.
La pioggia iniziava a scendere, non abbondante, ma tale da invitare chi l’aveva portato con sé ad aprire l’ombrello. Finalmente, verso le 19,30, dopo aver gettato in mare corone di fiori in ricordo di tutti i caduti, le imbarcazioni rientravano nel porto, mentre nel cielo nuvolette di fumo facevano seguito agli spari lanciati in segno di festa. “Questo giorno ch’omai cede alla sera,/ Festeggiar si costuma al nostro borgo./ Odi per lo sereno un suon di squilla,/ Odi spesso un tonar di ferree canne,/ Che rimbomba lontan di villa in villa. (G. Leopardi, Il passero solitario). Come d’incanto, la pioggia cessava e si apriva verso ovest uno squarcio di cielo sgombro da nuvole ed illuminato dal sole che stava calando. Iniziava così la processione a piedi verso la chiesa di San Marone, con l’urna del santo portata in spalla dagli Exallievi Salesiani, in un susseguirsi di canti, accompagnati anche dalla banda cittadina.
Alla manifestazione erano presenti le autorità cittadine, della Provincia e della Regione, della Marina, della Finanza e della Protezione Civile. Erano presenti anche i parroci delle parrocchie di Civitanova Marche, con in testa don Alberto Spito vicario foraneo, e la banda cittadina Gioventù di San Gabriele. La processione in mare con le imbarcazione, è stata sempre riproposta, con grande soddisfazione di tutti, tranne negli anni del Covid 19.
Quest’anno, alle processione in mare, parteciperanno le seguenti imbarcazioni: Azzurra I^, Albatros Selvaggio, Maria Madre, Dante Padre, Il Gladiatore I°, Nonna Lisà, Predatore, Minello Padre, Fratelli Medori, Braveheart. Il motopeschereccio che trasporterà le reliquie del Santo è Predatore.
Santo Maro nella cultura Popolare.
Anna Maria Gasparroni Dalmiglio ha dedicato a San Marone, patrono di Civitanova Marche, una poesia in dialetto civitanovese. Il testo si apre con una sorta di dialogo tra Dio e San Marone: “ L’addro jórno lo Padretèrno m’ha mannàto a cchiamà’ . / Me so presendàto a isso ngo’ voce possènde me fa: / “Ahó, Sammarò, qua pè’ quanno te reguarda / le cose non va vè’. Li paesani tua te s’à scordato, / non te càrgola più! / Mango ‘na prejéra, màngo ‘nà cannéla, / mango ‘na ‘nvocazió!”. // Patretèrno mia, non de ‘rrabbià’: però ‘na vèlla pricisciò’ / cossóra me la fa. Ngó tàndi onori jó lo maro m’ha portato / Sapessi quànda jènde. / Però devo r’conósce che soprattutto li marinà’ // no’ mmé vènera più, addè’ ci- à tutt’àddro da penzà! / Mò dè dovendàti ‘mbrinditóri, / è passato lo tèmbo che me se reccommannàva! / Pé’ ‘gn’nvocaziò’ io sèmbre présènde, / sémbre a sarvàje la vita, a sbonazzà’ lo maro, / ‘nzomma a daje tutte le prutizzió’! / Màngo quànno vestémmia lo nome mia combare più / su le ‘mbrécazziò’. / Ormai, Caro Domineddio, cossóra dè u’mbezzo / che m’ha mésto in cassa ‘ndegrazzió, / stàco a la vostra volontà: l’anni ce l’àjo, / vedete ‘mbó se ppotete métteme a ppinzió’! (Cfr. Anna Maria Gasparroni Dalmiglio (Annarella), Sàndo Maro, in “Lo vèllo de mamma”, pag.45, Silver s.r.l. giugno, 2011).
Traduzione. “L’altro giorno il Padreterno mi ha mandato a chiamare. / Mi sono presentato davanti a lui, che con una voce possente mi dice: / “Oh! San Marone, qui, per quanto ti riguarda / le cose non vanno bene. I paesani tuoi ti hanno dimenticato, / non ti calcolano più! / nemmeno una preghiera, nemmeno una candela, nemmeno una invocazione!. // Padreterno mio, non arrabbiarti: però una bella processione / i miei paesani me la fanno. Mi hanno portato con tanti onori, giù al mare / Sapessi quanta gente c’era. / Tuttavia devo riconoscere che soprattutto i marinai (pescatori) non mi venerano più, hanno tutt’altro da pensare! / Ora sono diventati imprenditori, / è passato il tempo che si raccomandavano a me! / Per ogni invocazione io ero sempre presente, / sempre a salvare la loro vita, a calmare il mare, / insomma a dare loro tutte le protezioni! / Nemmeno, quando bestemmiano, compare più il mio nome sulle imprecazioni. / Ormai, Caro Padreterno, costoro già da un pezzo / mi hanno messo in cassa integrazione, / sto alla vostra volontà: Gli anni ce li ho, / vedete un po’ se potete mettermi a pensione”.
Raimondo Giustozzi
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