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Dialoghi in corso. Normale e Lega, l’irresponsabilità civile dell’eccellenza

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Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (A cura di Pasquale Terracciano, assegnista di ricerca in filosofia presso l’Universitá di Pisa, ex allievo della Scuola Normale Superiore)

Il rapporto SVIMEZ 2018 ha evidenziato, come di consueto, il progressivo allargarsi del saldo migratorio universitario tra Sud e Nord – il numero di studenti che da Sud vanno verso Nord – rispetto al percorso inverso. L’emigrazione universitaria innesca un circolo vizioso di minori opportunità, ulteriore riduzione dei trasferimenti pubblici e impoverimento del capitale sociale, che costa al Sud 3 miliardi (miliardi) l’anno. Una delle soluzioni prospettate è rafforzare politiche di sviluppo di settori di eccellenza.

Lo scorso anno la Scuola Normale Superiore aveva deciso di creare una partnership con la Federico II, per aprire una sezione della Normale a Napoli, legata a determinati cluster di ricerca. Pisa si è però rivoltata. Si è rivoltato il Comune a guida leghista, con motivazioni pretestuose ma in linea con il proprio humus culturale. Secondo il Carroccio toscano i meridionali rubano l’eccellenza; opponendosi a questo “furto”, la Lega avrebbe addirittura salvaguardato la Normale. Bizzarro: la Normale venti anni fa fece un progetto simile con Catania, e non accaddero fenomeni paranormali di furti di eccellenza.

Notevole la resistenza interna alla Scuola. Un documento degli studenti intende sfiduciare il Direttore in virtù di questa scelta di apertura al Sud. È un documento interessante. Tralasciando la questione interna delle incomprensioni tra direttore e studenti, che sta a loro dirimere nelle formule che credono, colpisce che la Normale attacchi l’idea della Normale, cioè l’idea dei finanziamenti per i centri d’eccellenza.

Verrebbe in realtà quasi da stringere loro la mano per l’accorato e condivisibile appello contro la desertificazione del resto del mondo universitario, che negli ultimi dieci anni è stato flagellato da tagli. Chi non sarebbe d’accordo? Verrebbe da stringere loro la mano dunque: se non fosse che proprio in questi anni, in particolar modo a partire dal 2013, la Normale ha vissuto una stagione dorata, poiché i finanziamenti legati alla premialità (in sintesi: meglio stai e più avrai) hanno portato a uno spettacolare incremento dei fondi e delle possibilità di reclutamento, in proporzione notevolissima rispetto a quello che avveniva nel resto del mondo universitario. In questi anni per i normalisti non è mai stato un problema. Va ricordato che nella stessa fase, e in virtù dello stesso meccanismo, sono diminuiti drammaticamente i finanziamenti alle già pericolanti università meridionali.

Ebbene, il punto è che questi nuovi fondi ministeriale per la Scuola d’eccellenza da aprire a Napoli, non sarebbero soldi per Pisa (e neppure sottratti a Pisa): sarebbero nuovi investimenti per la ricerca al Sud. Ricapitoliamo dunque: se i soldi e le cattedre vanno alla Normale di Pisa li si prende senza protestare, se con lo stesso meccanismo quei soldi vanno al Sud, ci si accorge dell’esistenza del resto del mondo universitario, e si professano nobili aspirazioni di redistribuzione verso il resto delle Università. Basta che non sia a Napoli, però, par di capire. Pochissimi anni fa, la Normale ha incamerato molti soldi per una nuova sezione a Firenze, ma il problema non venne sollevato.

Si comprende forse allora perché gli studenti sorvolino velocemente sulla possibilità di essere strumentalizzati dalla Lega, come con ogni evidenza accadrà se verrà sfiduciato il Direttore su questa base: l’incapacità di guardare ai problemi del sistema universitario italiano nel suo complesso – che vuol dire in primo luogo non slegarlo dal più generale problema Italia e dal tessuto economico e sociale dei territori – evidenza in effetti un tipico miscuglio di massimalismo miope e provincialismo egoista.

Coperto ovviamente da uno slancio nobile e generoso: quello di chi si imbarca in battaglie per gli altri, mettendo però a rischio l’altrui posizione e non la propria. I normalisti non pagano tasse e vengono anzi pagati per fare l’università, sono ospitati in più che dignitosi alloggi gratuiti e hanno laboratori all’avanguardia: che vergogna se accadesse anche a Napoli. Che vergogna, già. Meglio negarlo concretamente a qualcuno, quando si presenta l’occasione e proporlo idealmente per tutti, tanto quello non succederà.

Se davvero vogliono denunciare l’assenza di politiche più generali per l’Università, sorprende insomma che lo facciano sfidando un progetto che offrirebbe nuove borse di studio, maggiore supporto agli studenti (purtroppo al Sud, comprendiamo l’imbarazzo) e un possibile circolo virtuoso all’interno di realtà sociale complessa. Promettono ora di combattere per maggiori fondi per l’università nel suo complesso.

Benissimo, c’è bisogno di molte forze in questa battaglia. Però dovrebbero per coerenza dimettersi anche loro da quelle insopportabili condizioni di vantaggio, se le trovano così deleterie e sbagliate da non volere che altri se le sobbarchino. Sarebbe un buon modo per rendere credibile quella battaglia.

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