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Libri Fernando Venturini: Il Giaki e il Chini Cronache della vita di Giacomo Matteotti e Velia Titta

Copertina libro Giaki e ChiniLa grande storia d’amore tra Giacomo Matteotti e Velia Titta si rivela attraverso le centinaia di lettere che i due amanti, poi marito e moglie, si sono scambiati dal 1912 al 1924. Il centenario della morte è l’occasione per ricostruire un rapporto affettivo che fu di straordinaria importanza per Matteotti, nonostante Velia non avesse le sue passioni politiche e sia vissuta sempre lontana dagli ambienti del socialismo militante. Ne nasce una cronaca che, attraverso l’epistolario e altre fonti, illumina non solo la vita tormentata di una famiglia borghese ma anche aspetti dell’animo di Matteotti, a cui – come scrisse Gobetti – non sono estranee le ragioni del suo pensiero e della sua azione politica. Gli spiragli che, nel dialogo intimo con Velia, Giacomo apre sulla vita parlamentare, i giudizi su uomini e avvenimenti, gli stessi silenzi, ci restituiscono una personalità più sfumata e tormentata. Fu così anche quando arrivò il fascismo. Giaki ne divenne un bersaglio e la vita di questa coppia felice precipitò in una lotta senza sosta che il libro segue da un’angolazione particolare. Velia ne sarebbe uscita vedova, con tre figli, assediata dal regime, destinata a sfiorire dopo la morte dell’amato, ormai divenuto il proprio idolo” (Fernando Venturini, Il Giaki e il Chini, Cronache della vita di Giacomo Matteotti e Velia Titta, quarta pagina di copertina, Cierre Edizioni, Verona, marzo 2024).

Nel libro, Giachi è Giacomo Matteotti, Chini è Velia Titta. Sono soprannomi che i due, prima innamorati, poi sposi, si danno l’uno dell’altro. Anche i tre figli della coppia sono chiamati con altrettanti soprannomi. Gian Carlo, il primogenito, viene chiamato Chicco, Chicchino, ma anche Strombolicchio perché concepito nell’isola di Stromboli. Matteo era Bughi e Isabella veniva chiamata Cialda. I primi due Gian Carlo Matteotti (Roma, 19 maggio 1918 Roma – 15 maggio 2006) e Matteo Matteotti (Roma, 17 febbraio 1921- Verona, 14 giugno 2000) sono stati entrambi deputati nel parlamento italiano, prima per il PSI, poi per il PSDI. Isabella Matteotti (Varazze, 07 agosto 1922 – Fratta Polesine, 20 giugno 1994), di salute malferma fin dalla nascita, portava il nome della nonna paterna (Elisabetta Garzarolo 1851 – 1931), detta Isabella, mamma di Giacomo Matteotti. Struggente è la foto di copertina del libro scritto da Fernando Venturini, con la vedova Velia Titta, i tre figli attorno a lei e sullo sfondo il ritratto di Giacomo Matteotti, opera della pittrice Maria Vinca. La foto, fine anni Venti, appartiene agli eredi Titta Bernardini (Fernando Venturini, Il Giaki e il Chini, Cronache della vita di Giacomo Matteotti e Velia Titta, pag. 80, op. cit.).

Il saggio, di Fernando Venturini, di 210 pagine, è il quinto volume de I Quaderni di Casa Matteotti, la Casa Museo di Fratta Polesine, dove Giacomo Matteotti è nato. Gli altri volumi, fino ad ora pubblicati, sono:

  1. 1919 – 2019. Riforme elettorali e rivolgimenti politici in Italia, a cura di Maria Lodovica Mutterle e Gianpaolo Romanato
  2. Il Polesine di Matteotti. Le inchieste giornalistiche di Adolfo Rossi e Jessie White, a cura di Pier Luigi Bagatin e Luigi Contegiacomo
  3. Giacomo Matteotti fa diritto e politica, a cura di Daniele Negri
  4. 1919- 1922. L’occasione perduta, a cura di Gianpaolo Romanato

“La Casa Museo Giacomo Matteotti è stata istituita con la Legge 255 / 2004 ed è riconosciuta di importante interesse culturale come luogo di memoria che mantiene inalterate le tracce originarie della vita quotidiana di un protagonista della storia del Novecento e della sua famiglia. Con la legge 213 / 2017 la Casa Museo è stata levata a Memoria nazionale” (Risvolto terza pagina di copertina).

Il saggio si apre con una breve Introduzione (pp. 9 – 16) ed è declinato in ventitré capitoli, di diversa lunghezza. I titoli di ogni singolo capitolo sono titoli caldi perché colpiscono subito il lettore:

  1. Si conobbero a Boscolungo: gioia e sofferenza
  2. Ritratto di Velia
  3. Ritratto di Giacomo
  4. Lo scontro di due anime
  5. Socialista o professore?
  6. Fede cattolica e religione laica
  7. Un intreccio di anime: il 1915, l’amore totale, la minaccia alla pace
  8. Giaki e Chini si sposano
  9. Giaki soldato a Messina, il primo figlio
  10. Di nuovo in Polesine, dopo la guerra
  11. Giaki a Montecitorio
  12. 1921: l’esilio dal Polesine (e due discorsi sul fascismo)
  13. 1921: nuove elezioni (Giaki a Montecitorio, Velia a Varazze)
  14. 1921: terzo discorso sul fascismo
  15. 1922: Velia e Giaki sono lontani (e tutto sembra precipitare)
  16. 1923: Giaki segretario del PSU (e finalmente insieme a Roma)
  17. 1923: Giaki e Chini tra Roma e Fratta Polesine
  18. Velia “nel cerchio delle mie contrarietà
  19. Giaki “nemico operante” del fascismo
  20. 1924: prima e dopo le elezioni
  21. Il delitto: Velia è sola
  22. Una famiglia sotto assedio
  23. L’ultimo viaggio di Velia

Velia non ebbe la possibilità di seguire i figli fino alla maturità. La sua drammatica parabola si concluse prima di vedere l’Italia – e la propria famiglia – finalmente libere dal fascismo. Morì a Roma il 5 giugno 1938, per i postumi di un impegnativo intervento chirurgico, nella Clinica delle suore di S. Elisabetta, in via dell’Olmata. La sua salma giace nella cripta del piccolo cimitero di Fratta Polesine accanto a quelle di Giaki e dei figli” (Ibidem, pag. 202). Toccante è la lettera che il fratello Titta Ruffo scrisse alla propria moglie Lea, nel ricordo della sorella Velia: “Ora piango la sua morte con un senso di dolore inesprimibile fatto di tanti contrasti e sentimenti che mi danno oltre il dolore morale un dolore fisico, e vorrei imprecare contro il destino che per molti esseri è veramente tragico” (Ibidem, pag. 202).

Caduto lo schermo costituito dalla madre, i figli di Matteotti furono immersi, senza che se ne rendessero conto – almeno inizialmente – nella rete di vigilanza, di delazioni e di soggezione ricattatoria che si era intrecciata per tutti gli anni trenta” (Ibidem, pag. 202). Diventati grandi, Gian Carlo e Matteo parteciparono alla resistenza romana e all’attività propagandistica e organizzativa del Partito Socialista. Il 2 giugno 1946, Gian Carlo e Matteo Matteotti (avevano 28 e 26 anni) furono eletti all’Assemblea Costituente della nuova Repubblica italiana. La loro carriera politica – in posizioni di secondo piano, ma non irrilevanti – le loro scelte, l’aria di libertà che si respira in alcuni scritti, meriterebbero un capitolo a parte” (pag. 204).

 

Bibliografia

Fernando Venturini, già vicedirettore della Biblioteca della Camera dei deputati, si è occupato di biblioteconomia, bibliografia, storia del Parlamento, storia della magistratura. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: nel 2010, per Editrice Bibliografica, Le biblioteche raccontate a mia figlia; nel 2019, Libri, lettori e bibliotecari a Montecitorio: storia della Biblioteca della Camera dei deputati (1848 – 1988) (CEDAM – Volters Kluwer); nel 2022, Il Parlamento è (anche) una biblioteca: guida all’informazione parlamentare (Editrice Bibliografica). Negli ultimi anni si è interessato ripetutamente all’esperienza parlamentare di Giacomo Matteotti.

Raimondo Giustozzi

Nei link sotto riportati, saggi, libri, su Giacomo Matteotti, pubblicati dallo Specchio Magazine.

 

Libri. Gianpaolo Romanato, Giacomo Matteotti un italiano diverso. “Hanno ucciso un uomo. / Cieca è la mano che uccide”. | LO SPECCHIO Magazine

 

Libri: Giacomo Matteotti, lettere a Velia | LO SPECCHIO Magazine

 

Giacomo Matteotti: la tempra morale di un uomo solo contro tutti L’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione | LO SPECCHIO Magazine

 

https://www.specchiomagazine.it/2024/05/giacomo-matteotti-testimone-di-liberta-nel-centenario-dellomicidio/

 

Convegno dedicato a Giacomo Matteotti socialista riformista rivoluzionario | LO SPECCHIO Magazine

 

Libri. Simona Colarizi, la resistenza lunga Storia dell’antifascismo 1919 – 1945 | LO SPECCHIO Magazine

 

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