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“I giovani non devono solo essere amati, ma conoscere di essere amati” (San Giovanni Bosco)

Cortile oratorio

Cortile oratorio

di Raimondo Giustozzi

Il progetto di Papa Francesco di una “Chiesa in Uscita” trova in San Giovanni Bosco un precursore. Incontrava i giovani nelle carceri di Torino, ai crocicchi delle strade, sulle impalcature dei cantieri, nelle botteghe artigiane. Molti di loro venivano dalle valli del Piemonte, altri dalla Lombardia. Avevano lasciato la propria famiglia. Vivevano alla meno peggio in alloggi di fortuna. Si univano in bande improvvisate. Privi di una guida morale, si dedicavano a piccoli furti. L’idea dell’oratorio, per altro già avviato da altri sacerdoti in alcune zone di Torino, nasce per togliere i ragazzi dalla strada, offrire loro un luogo dove potessero respirare un clima di famiglia. Col tempo nascono laboratori di sartoria, stampa, scuole di formazione professionale per preparare sarti, tipografi, calzolai, muratori. Don Bosco ha bisogno di tutti. Si circonda allora di cooperatori laici.

Il sogno di San Giovanni Bosco continua ancora, anche se in contesti storici e geografici diversi. “I figli del santo torinese sono presenti nei cinque continenti del globo e in 133 nazioni. Le loro opere si raggruppano per Regioni, Ispettorie o Presenze locali. Esistono 7 Regioni, con 90 ispettorie. La Famiglia Salesiana conta circa 400.000 membri. E’ formata da 30 gruppi distinti, che sono venuti sorgendo lungo gli anni, e che hanno preso ispirazione dal sistema e dal carisma di don Bosco. I primi tre gruppi, costituiti già ai tempi di don Bosco, sono: Le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Salesiani Cooperatori e gli ex allievi di don Bosco” (www.sdb.org, Fonte, dati statistici 2020). Nella casa salesiana vivono sacerdoti salesiani consacrati (sdb) e coadiutori salesiani.

Nella parrocchia San Marone di Civitanova Marche, in settant’anni di storia (1951- 2021), si sono avvicendate 68 presenze tra sacerdoti e coadiutori. Il Salesiano Coadiutore è un religioso a tutti gli effetti, come i sacerdoti salesiani (sdb). Vive la vita comunitaria, condivide la preghiera e la mensa, professa gli stessi voti di povertà, castità e obbedienza, ma mantiene il suo stato di laico. Generalmente nella comunità salesiana assolve il compito di economo. I Coadiutori Salesiani, voluti personalmente da don Bosco, erano valenti artigiani, istitutori nelle Scuole Professionali Salesiane, fiore all’occhiello della Congregazione. I primi salesiani, arrivati a San Marone l’8 settembre 1951, erano: don Tarcisio Ciurciola, don Luigi Colucci, don Marco Perego, don Emilio Giancola (chierico) e Valentino Giovagnoli (coadiutore).

Nell’anno pastorale in corso, la casa salesiana di San Marone è composta da tre sacerdoti salesiani: don Waldemar Niedziolka (parroco), don Alessio Massimi (incaricato dell’Oratorio), don Renato Pinna, e da due coadiutori: sig. Pasquale Orlandi e sig. Stefano Cartechini. Attorno a loro ruota tutta la Famiglia Salesiana: Salesiani Cooperatori, Ex Allievi don Bosco, Associazione Devoti / e di Maria Ausiliatrice (A.D.M.A.), Coro San Marone, Savio Club, Scout, Salesiana Vigor. Le occasioni per incontrare il mondo dei giovani vengono vissute in Oratorio, presso il Santuario San Marone, la nuova Chiesa dedicata a Santa Maria Ausiliatrice e al centro Pastorale don Bosco. Nell’arco dell’anno ci sono poi dei momenti che riuniscono tutta la comunità: Natale, Carnevale, Pasqua, Festa della Comunità. Estate Ragazzi & Bimbi, passeggiata dell’uva. Dopo tre anni di pandemia, l’Estate ragazzi & Bimbi in corso (30 giugno – 8 luglio) sta vedendo la partecipazione di 350 ragazzi / e per 80 animatori. Lo Stage di Colorito (Ussita) ha visto la presenza di ottanta ragazzi della Salesiana Vigor.

Le speranze, i progetti, la solitudine, lo smarrimento, le difficoltà dei giovani rimandano alle loro domande, al bisogno di essere ascoltati, alla bellezza di avere dei contatti reali, sguardi sinceri e relazioni durature. All’ingresso dell’Oratorio c’è una lapide che reca questa scritta: “L’oratorio Salesiano è casa che accoglie, cortile in cui i ragazzi vivono in amicizia e in allegria, scuola che educa alla vita, parrocchia che evangelizza”. Forse, questa iscrizione va declinata meglio in un contesto storico diverso. Un tempo bastava poco per aggregare centinaia di ragazzi. La famiglia mandava volentieri i propri figli al campetto dell’oratorio. Sapeva che lì avrebbero ricevuto più di quanto riusciva a fare da sola. Oggi, la famiglia demanda il compito educativo ad altre istituzioni, salvo poi sindacalizzare se qualcosa non va nella direzione desiderata. Istruire e educare sono due aspetti di una stessa medaglia, avrebbe detto don Milani, far crescere l’alunno, parola che deriva dal verbo latino alo, alis, alui, altum, alere (far crescere, alimentare, nutrire), verso ogni direzione: religiosa, umana, e sociale.

Nessuno ascolta nessuno”, dice amaramente Mignon, adolescente, nell’omonimo film di Francesca Archibugi, “Mignon è partita” (1988). L’assunto del film è più che valido trentacinque anni dopo (1988- 2023). Il ragazzo ha bisogno di essere ascoltato in famiglia, a scuola, all’oratorio. Può anche lanciare qualche sfida. Se lo fa è perché cerca una sua identità. Secondo una statistica risalente al 2017 – 2018 erano circa 5 milioni e 30 mila i ragazzi di 3- 17 anni che praticavano nel tempo libero uno o più sport (59,4% della popolazione di riferimento). Tre anni di Covid hanno relegato in casa un po’ tutti. Ragazzi e ragazze sono quelli che hanno pagato di più in termini di amicizie, di scuola, di compagnia. Il ritorno allo sport attivo c’è stato, sentendo qualche operatore del settore. “Basta che siate giovani perché io vi ami assai”, diceva don Bosco, prima di essere proclamato santo dalla Chiesa. La frase non deve rimanere come un qualcosa consegnato alla storia.

I luoghi, dove incontrare i giovani, per conoscerne le speranze, i progetti, la solitudine, lo smarrimento, le difficoltà, sono diversi: la scuola, la strada, la spiaggia d’estate, la discoteca e molti altri posti ancora in qualsiasi periodo dell’anno. Non si può pensare che i ragazzi vengano da soli. Don Bosco andava a cercarli ovunque. Li avvicinava facendo capire che voleva il loro bene. Li ascoltava e intanto pensava alle scuole professionali, ai contratti di lavoro per alcuni di loro e all’oratorio. Pensava sì alla salvezza delle loro anime ma anche alla loro dignità umana. Non dovevano essere sfruttati sul lavoro. Don Milani, conscio che la dignità dei poveri non dovesse essere misurata solo a pane ed acqua ma con l’istruzione, si impuntò a tal punto che un giorno fece lo sciopero della fame. Aspettò per ore, sotto una pioggia torrenziale, davanti alla porta di casa di una famiglia che non voleva mandare il proprio figlio a scuola, fino a quando il papà del ragazzo si decise di mandare il proprio figlio alla Scuola di Barbiana.

Se i ragazzi praticano lo sport, è proprio qui il campo di azione da privilegiare, accantonando la sicurezza delle canonica e della sacrestia. Lo sport giovanile è l’occasione per instaurare contatti sinceri e relazioni durature. “Lo sport è un ambito nel quale poter vivere concretamente l’invito a essere una Chiesa in uscita, senza muri o confini, ma con piazze e ospedali da campo. Molto più di altri contesti, lo sport può coinvolgere persone oppresse e emarginate, gli immigrati, i nativi, i ricchi, i potenti e i poveri, tutti che condividono uno stesso interesse e talvolta addirittura lo stesso spazio di gioco. Per la Chiesa, una realtà del genere si presenta come un’occasione per far incontrare persone provenienti da contesti differenti e da condizioni di vita molto diverse. Se da un lato la Chiesa vuole accogliere personalmente ciascuno, dall’altro si apre al mondo. La strada della Chiesa è proprio quella di uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle “periferie” essenziali dell’esistenza. […] non solo accogliere e integrare, con coraggio evangelico, quelli che bussano alla nostra porta, ma uscire, andare a cercare, senza pregiudizi e senza paura, i lontani manifestando loro gratuitamente ciò che noi abbiamo gratuitamente ricevuto” (Dare il meglio di sé, documento di Papa Francesco, Fonte Internet).

Raimondo Giustozzi

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