Ansa
Nel 2015 le Marche sono andate peggio della media italiana. La produzione industriale è cresciuta solo dello 0,9% rispetto all’anno precedente (contro l’1,7% dell’Italia), le esportazioni hanno registrato una flessione del 2,3%, in controtendenza con la media italiana (+3,8%) e con quella dell’Italia centrale (+4%), e anche la dinamica occupazionale è stata peggiore di quella nazionale, anche se il numero degli occupati è rimasto sostanzialmente invariato sul 2014 (-0,1%). Più ombre che luci emergono dal Rapporto 2015 sull’Industria marchigiana, realizzato da Confindustria Marche e Banca Marche e presentato ad Ancona, nell’ambito del primo Forum Marche Impresa, cui hanno preso parte fra gli altri il presidente di Nuova Banca Marche Roberto Nicastro e il governatore Luca Ceriscioli.
Segnali positivi vengono dall’attività commerciale (le vendite complessive sono aumentate dell’1,3%), e secondo le previsioni degli operatori il livello dell’attività economica continuerà a recuperare nel corso del 2016, con una progressiva ripresa della domanda.
Per Nicastro ”Dire che la crescita media è dello 0,9% vuol dire poco, significa che qualche impresa è cresciuta del 3% e qualcun’altra ha perso il 3%”. Ma in 10 mesi la nuova banca ha già concesso ”3 miliardi fra fidi nuovi e rinnovati a 25 mila piccole imprese”, e l’operazione di cessione di NBM ”sarà presidiata da specifiche garanzie” di reinvestimento nel territorio. Il credito non è l’unico tallone d’achille del sistema delle Pmi marchigiane, che scontano soprattutto lo scarso dimensionamento, la difficoltà a penetrare alcuni nuovi mercati (”non abbiamo le dimensioni per competere in Cina e per restarci” la battuta di Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Ancona), l’ancora poca confidenza con il digitale, che, è stato detto, non è una funzione dell’impresa, ma una nuova filosofia del fare impresa.
Con Confindustria – ha ricordato Ceriscioli – la giunta ha aperto ”un tavolo di confronto per tradurre gli elementi di forza in elementi di sistema”, anche ricorrendo ai mille milioni di euro di Fondi Ue cui le Marche possono attingere. Purché ”una volta individuata e condivisa la rotta, tutti remiamo insiem
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