Recensione Una storia di successo
Una storia di successo. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
Lucia Votano
Scienza
Di Renzo Roma
2022
Pag. 177 euro 15
Valerio Calzolaio
Italia. 1951-2021. L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) è stato fondato nel dopoguerra e ha festeggiato nel 2021 i primi settanta anni di gloriosa storia all’interno della migliore ricerca scientifica pubblica, italiana e internazionale. Il decreto istitutivo del presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) risale all’8 agosto 1951, su impulso della chiara visione strategica di poche menti illuminate, soprattutto due: Edoardo Amaldi e Gilberto Bernardini, con l’obiettivo di dare un assetto istituzionale moderno alla fisica nucleare e particellare, rivitalizzando l’eredità di una grande scuola che era stata capace di risaltare in Europa. Questo è il punto: non una decisione imposta dall’alto per colmare un vuoto, piuttosto una strutturazione collaborativa e reciprocamente fertile di scuole e fermenti preesistenti. Dopo il notevole contributo italiano allo sviluppo della scienza di fine Ottocento e inizio Novecento (astronomia, chimica, biologia e medicina, matematica, fisica), in particolare dalla fine degli anni Venti e per tutti gli anni Trenta la fisica italiana si era indirizzata intorno a due filoni e a due grandi maestri, Enrico Fermi a Roma (via Panisperna) rispetto allo studio dei costituenti del nucleo atomico, Bruno Rossi a Firenze e Padova rispetto allo studio dei raggi cosmici, entrambi giunti al top internazionale in un rapporto di stima reciproca. Arrivarono le pessime violente disastrose leggi razziali e la fisica italiana pagò un prezzo altissimo. Fermi a Stoccolma per il premio Nobel vinto nel 1938 non indossò l’uniforme e non fece il saluto fascista, la moglie Laura Capon era ebrea e non fecero più ritorno in Italia, esuli prima a Copenaghen poi negli Stati Uniti. Rossi era ebreo, fu espulso dall’università e abbandonò anche lui il nostro paese, prima a Copenaghen (sempre da Niels Bohr) e poi a Manchester e negli Stati Uniti. Entrambi rimasero in contatto con Amaldi, gli antenati nobili dell’INFN.
La grande scienziata Lucia Votano nasce nel novembre 1947 a Villa San Giovanni, in fondo alla penisola sullo stretto di Messina, padre Ciccio medico radiologo (specializzatosi a Modena) e madre Alfonsina emiliana (appunto), sposatisi a Crevalcore, dove nel dicembre 1944 nasce la sorella maggiore Graziella, e poi trasferitisi insieme in Calabria. Lucia ha tre anni quando viene fondato l’INFN, ragazzina diligente e allegra a scuola, spirito libero e critico verso il piccolo ambiente locale, vocata e iscritta alla facoltà di Fisica della Sapienza ad appena 17 anni, immigrata a Roma dove da allora risiede, insegnando e ricercando per università e laboratori non solo italiani, a lungo protagonista in quelli INFN di Frascati, prima donna a dirigere quelli INFN del Gran Sasso. Racconta qui due storie scientifiche di successo (da cui il titolo): quella dell’istituto italiano e quella, inevitabilmente e sommessamente, propria. La prefazione è di Antonio Zoccoli, attuale presidente INFN. La premessa dell’autrice risulta esemplare: parte dai numeri, da alcuni recenti dati sulla popolazione del nostro paese, i bambini nati innanzitutto, una decrescita quasi continua a partire dal picco del 1964, a tratti solo rallentata grazie al fenomeno dell’immigrazione. Votano è esplicitamente consapevole delle dinamiche complesse e interdisciplinari necessarie ad analizzare le statistiche (come anche l’invecchiamento progressivo delle madri al momento del parto, l’aumento percentuale di genitori non coniugati o di almeno un genitore straniero, la tendenza anche delle donne immigrate a fare meno figli); i numeri servono a porsi domande, a controllare fattori diversi o politici e ad allargare lo sguardo verso il futuro comparato dei sapiens sul pianeta. Non a caso l’autrice fa spesso riferimento al compianto comune esimio amico Pietro Greco, per esempio sulla Società della Conoscenza e sulla storia della scienza in Europa. Sempre con garbo critico e linguaggio chiaro, i passaggi cruciali nella vita dell’INFN, istituzionale e scientifica (fin da subito collante dell’identità europea verso il CERN, oggi in cinque continenti e oltre trenta paesi, con migliaia di ricercatori e ricercatrici) vengono scanditi da una quindicina di capitoli cronologici, talora intervallati da foto, da poesie e soprattutto dai cenni al personale percorso di ricerca e collaborazione: l’amata Calabria della Costa Viola e dell’Aspromonte, laurea nel 1971, vincitrice di concorso CNEN nel 1974, figlio nato a gennaio 1975, nell’organico INFN dal 1976 al pensionamento nel 2012 (prima più nel campo della fisica delle particelle, poi più in quella astroparticellare, delle grandi dimensioni e dell’universo), successivamente associata senior e oggi emerita. Dopo le pacifiche conclusioni, manca purtroppo un indice finale dei nomi con le tante straordinarie personalità più volte citate entrando nel merito del loro ruolo scientifico.
v.c.
Recensione Guarigione
Guarigione. L’arte perduta della convalescenza
Gavin Francis
Traduzione di Anna Lovisolo
Medicina
EDT Torino
2022 (orig. 2022)
Pag. 124 euro 12
Valerio Calzolaio
Corpo e mente umani, quasi ovunque, quasi sempre. I termini “guarigione” e “convalescenza” in linea di massima non compaiono tra gli argomenti dei manuali di medicina (forse non solo inglesi), eppure le patologie hanno risvolti psicologici e sociali anch’essi da “curare” e la convalescenza è un processo tutt’altro che passivo al quale “concedere” tempi, spazi, energia e rispetto adeguati al processo di cura. Meglio fissare gli obiettivi più che le date. Certo, ogni malattia si presenta come un unicum di disagi personali e sociali, ciascuno avrà bisogno di una conseguente propria strategia, tuttavia si possono fissare alcuni principi e punti fermi per acquisire il nuovo adattato linguaggio corporeo e tentare di imparare arte e scienza della convalescenza, verso un’effettiva guarigione. La salute è un equilibrio fra estremi, diverso per ogni sapiens, piuttosto che una delle estremità da “raggiungere” o da “ottenere”. Il medico, pertanto, è più una guida soggettiva di cui si possa aver fiducia che un guaritore oggettivo e separato. La malattia è una parte della vita che può insegnarci qualcosa di prezioso. L’essere umano comprende il mondo attraverso le storie: non tutte avranno un finale felice, ma ciascuno di noi può contribuire a scrivere la propria. La salute dipende non solo dall’anatomia e dalla fisiologia, ma anche dalle nostre priorità, aspettative, obiettivi. Cerchiamo di riempire l’ambiente in cui guarire di luce, pulizia, piante, tranquillità. Facciamoci aiutare, conversiamo, interagiamo, leggiamo. Riposiamo, ma senza esagerare. Facciamo attività, ma non troppo.
L’ottimo medico di base, scrittore no fiction e viaggiatore isolofilo Gavin Francis (Ayrshire, Scozia, 1975) con un agile volumetto dispensa consigli utili, esperti e leggiadri sul lungo periodo che ogni volta dobbiamo affrontare dopo la conclusione della fase acuta e critica di una malattia. Non è una strada tutta scontata e in discesa: richiede presenza accorta, impegno persistente, scelte delicate per i tempi e per gli spazi. In premessa, spiega di aver raccolto spunti ed esperienze in trent’anni di studio e di pratica della medicina, prevalentemente ma non solo a Edimburgo, con formazione ed esercizio professionali che riflettono la visione che ha del corpo la nostra medicina occidentale. Francis riconosce il valore e la qualità di altri approcci e tradizioni, talora vi fa riferimento, soprattutto quando richiama filosofi e studiosi antichi. Parte comunque sempre da episodi personali sia per trattare le questioni di comune frequenza (l’ospedalizzazione, i certificati e la rete sociale di protezione, la fisioterapia, il riposo e il sabbatico, i viaggi fisici e mentali, l’assistenza di parenti e amici, la vaccinazione, i ricostituenti, per esempio) sia le malattie sociali contemporanee (quelle infettive e l’ultima pandemia, quelle mentali e la depressione, quelle psicosomatiche e l’effetto placebo, le lesioni cerebrali, per esempio). Tutto viene narrato con parole semplici, garbo e pazienza, attraverso una 15ina di brevi capitoli, è la giusta compagnia per una convalescenza (in corso o futura), non un manuale o un’enciclopedia. Attenzione: classificare una patologia può portarci all’errata sensazione di averla definita per sempre; invece il corpo e la mente sono realtà dinamiche, soggette a cambiamento; i farmaci sono una piccola parte della cura ed esistono molti tipi di terapie. Equilibrio!
v.c.
Recensione Il chilometro consapevole
Il chilometro consapevole. Definire la sostenibilità a partire dalla tavola
Carlo Catani e Carlo Petrini
Scienza e Costume
Slow Food Editore Bra
2022
Valerio Calzolaio
3
Dove ognuno vive o mangia. Almeno d’ora in avanti. La comune pratica quotidiana del mangiare può essere foriera di miriadi di passaggi e quesiti di ogni tipo, in ogni età della nostra esistenza. Riguarda sia nutrimento e sopravvivenza biologici che sicurezza e gusto alimentari o eguaglianza e giustizia sociali. Se, fino a qualche anno fa, l’espressione “chilometro zero” era sufficiente a tacitare le nostre coscienze, ora forse non basta più, meglio “chilometro consapevole”, in continuità con il concetto organico e con il progetto lungimirante lanciati da Slow Food di impegnarsi sempre più per un cibo “buono, pulito e giusto”, il più vicino possibile. Lo spiega il giornalista, gastronomo militante e fondatore del movimento internazionale Carlo Petrini: “una maggiore consapevolezza rispetto al buono, pulito e giusto non coincide con un approccio serioso e insipido al mangiare, tutt’altro. Anzi il piacere, sconfinando dalla sfera sensoriale e contaminando la nostra coscienza ambientale e sociale, aumenta e si amplifica”. Così, l’economista docente (dalle origini) dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo Carlo Catani rilancia: “il chilometro consapevole nasce come curiosità e necessità insieme e, confrontandosi con amici, colleghi e altre persone che ho incontrato lungo il mio cammino, ho rafforzato la volontà di trasformare questa idea in qualcosa di fisico e tangibile”. Anche attraverso questo bel volume da leggere e consultare ora.
Carlo Catani (Faenza, 1966) e Carlin Petrini (Bra, Langhe, 1949) se ne intendono, da decenni studiano e comunicano sia il perché che il come creare un legame tra produttori, trasformatori, venditori e pubblico dei cibi che mangiamo, ovunque ci si trovi a pasteggiare, possibilmente in compagnia. Il loro bel libro inizia con alcune definizioni (Catani), oltre una sessantina di lemmi locuzioni sigle per orizzontarsi sull’argomento in modo chiaro e coordinato e approfondisce poi proprio le due parole del titolo (ancora Catani), da tenere insieme affinché ci parlino davvero di sostenibilità rispetto ai fattori cruciali nella scelta dei prodotti (prezzo, percezione della qualità, bisogno, importanza relativa), cui andrebbe aggiunta la consapevolezza degli effetti esterni causati dalla produzione a livello ambientale (le “impronte”). Segue il capitolo che riassume e aggiorna la storia di Slow Food (Petrini): dagli esordi nel 1989 fino al conio dello slogan “buono, pulito e giusto” nel 2005 e alle ragioni di ciascuna delle tre parole, concentrandosi soprattutto sulla terza, sullo stretto rapporto fra migranti e made in Italy, sulla salute del paesaggio e dei territori (degli ecosistemi), sulla necessità di cittadinanza pure alimentare come di nuovi modelli distributivi, e concludendo: “il cibo fa crescere chi se ne occupa professionalmente, ma anche tutti coloro i quali lo scelgono e consumano consapevolmente”. Il volume continua così con un lungo cruciale capitolo che attualizza, qualifica e quantifica quello slogan oggi, con il contributo di tanti loro amici, esperti e studiosi, per poi insistere su due argomenti: la “consapevolezza sul campo” e i “desideri realizzabili”. Nell’intento di rendere più fruibile la lettura vi sono varie schede e figure; inoltre, alla fine di ogni intervento “esterno”, vi sono sintesi riassuntive e semplificative, con l’obiettivo di “memorizzare” opzioni e azioni coerenti. Le conclusioni sono un dialogo fra i due autori. In fondo, selezionate (molto) bibliografia, sitografia e filmografia.
v.c.
Cibo quotidiano
https://www.slowfood.it/
Recensione
I martiri dell’America Latina. Difensori della Terra
Salvatore Inguì
Scienza e politica
Navarra Palermo
2021
Pag. 149 euro 12
Valerio Calzolaio
America Latina recente. Compromettere la vita della natura vuol dire mettere a rischio la nostra stessa vita. Vi è chi (indios, indigeni, ecologisti) si è opposto alle multinazionali minerarie, alle mafie del legno e del narcotraffico, agli speculatori, agli sfruttatori di foreste e boschi. Con “I martiri dell’America Latina. Difensori della Terra” il bravo solidale assistente sociale Salvatore Inguì, attivista di Libera, racconta alcuni di loro, spesso martiri quasi anonimi, perlopiù uccisi negli ultimi anni nei vari paesi della Mesoamerica (da cui il titolo): Hernandez, Baldenegro López, Berta Cáceres, Macarena Valdés, Manyoma, Olivia Arévalo Lomas, Maldonado, Bedoya, Guadalupe Campanur Tapia, Marielle Franco, Flores Soberanes, Rojas Ortiz, Javá Ríos, Pereira Dos Santos, Diana Isabel Hernández Juárez, Mirna Teresa Suazo Martínez, Soto Ávila, Guajajara, Monsalve, Natalia Jiménez, Dora Alicia Recinos Sorto, Gómez González. Disegni di Giorgio Brugaletta. Postfazione di Luigi Ciotti.
v.c.
Recensione La bellezza della fede
La bellezza della fede. Conversazioni sul credere, oggi
Emiliano Tognetti
Religione
Graphe Città di Castello
2021
Pag. 110 euro 11,90
Valerio Calzolaio
Italia. Di questi tempi. Il credente bravo giornalista, psicoterapeuta e progettista sociale Emiliano Tognetti (Pontedera, 1984) ha intervistato una decina di prelati e laici, teologi e cardinali, coppie e suore, insomma alcune significative persone che hanno incontrato la fede nella loro vita, non in senso astratto, ma in un abbraccio fecondo e profondo, ognuno attraverso un proprio percorso “al servizio di Dio” (chi nel sacerdozio, chi nella vita consacrata, chi nella famiglia), raccogliendo poi domande e risposte in questo appassionato volumetto “La bellezza della fede”. Ovviamente non si tratta di un testo destinato solo ai credenti, pur se il proselitismo è oggettivo. Risulta comunque interessante valutare le riflessioni aggiornate sulla “dilatazione” della vita connessa alla fede dei cristiani cattolici. Frequenti i riferimenti a papa Francesco. Prefazione di don Giovanni Berti.
v.c.
Recensione La sconfitta della ragione
La sconfitta della ragione. Leonardo Sciascia e la giustizia penale
Ennio Amodio e Elena Maria Catalano
Letteratura e giustizia
Sellerio Palermo
2022
Pag. 220 euro 20
Valerio Calzolaio
Italia. Seconda metà del secolo scorso. Il siciliano europeo Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989) si occupò spesso di giustizia penale da insegnante, intellettuale, giornalista, narratore, deputato italiano ed europeo. Visse la giustizia come passione, intima e civile a un tempo, scavando nelle viscere dei processi per trarne fuori gli eventi capaci di influire concretamente sul loro esito, affidandosi ben poco all’immaginazione anche nella fiction. Concepì la giustizia in senso antioracolare anche per arginare l’arbitrio degli uomini di legge. Negli otto ricchi capitoli del bel documentato saggio “La sconfitta della ragione”, l’avvocato e docente Ennio Amodio e l’avvocata e docente Elena Maria Catalano (entrambi di procedura penale) studiano l’universo letterario di Sciascia attraverso racconti, romanzi e scritti sparsi, presentandoci un pessimista cultore del vero. contro il “misticismo giudiziario“, a favore della “scienza del cuore umano”.
v.c.
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