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Lettera aperta al vescovo di Macerata.

Eccellenza,

da esperto della comunicazione qual è non le sarà sfuggito il video che sta diventando virale nella rete e che è un vero e proprio insulto alla società tutta e alle donne in particolare oltre che una vergogna per la Chiesa tutta e per la nostra Chiesa locale in particolare.

Come è possibile che un vicario del Vescovo, il vicario da lei scelto, possa affrontare nell’omelia temi così grandi, di una portata umana (esistenziale, teologica, scientifica, morale e giuridica) così pregni di sofferenza, di vissuti personali e storici, con una superficialità, con una tale mancanza di conoscenza e di sensibilità e con luoghi comuni indegni di un uomo di cultura e di fede quale dovrebbe essere un sacerdote?

L’insipienza non solo religiosa, ma anche sociologica e storica, del sacerdote del video dovrebbe farla pensare molto sulla formazione dei nostri sacerdoti.

La mia indignazione è forte non solo in quanto cittadina, non solo in quanto donna, ma anche e soprattutto in quanto credente a cui sempre più spesso capita di ascoltare omelie e riflessioni, durante la celebrazione della messa e nei riti funebri, che sembrano voler non tanto accostare i fedeli alla fede, ma spingerli ad abbandonarla: vere e proprie scuole di ateismo.

Spero che non resti indifferente e voglia prendere le posizioni e le decisioni necessarie.

Spero che non certo le mie parole e quelle di tanti fedeli (tanti, mi creda) ma almeno i pensieri e le parole di papa Francesco su questi temi e soprattutto il suo atteggiamento, non quello dell’inquisizione, ma della tenerezza, la spingano a ripensare seriamente alla formazione dei nostri sacerdoti.

Recanati,

novembre 2020

Rita Ricci

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