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Versus magazine. Ave Maria La poesia in lingua di Giuseppe Tontodonati

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La sera è stata sempre cantata dai più grandi poeti: “Forse perché della fatal quïete / Tu sei l’imago a me sì cara vieni / O sera! E quando ti corteggian liete / Le nubi estive e i zeffiri sereni, // E quando dal nevoso aere inquïete / Tenebre e lunghe all’universo meni / Sempre scendi invocata, e le secrete / Vie del mio cor soavemente tieni…”(Ugo Foscolo, Alla sera). “Era già l’ora che volge il disio / ai navicanti e ‘ntenerisce il core / lo dì c’han detto ai dolci amici addio; / e che lo novo peregrin d’amore / punge, se ode squilla di lontano / che paia il giorno pianger che si more…” (Dante Alighieri, Divina Commedia, Canto VIII). Anche il suono di una campana lontana sembra piangere la fine del giorno e l’avvicinarsi della sera. “Le ombre si distendono scende ormai la sera / E si allontanano dietro i monti / I riflessi di un giorno che non finirà, / Di un giorno che ora correrà sempre / Perché sappiamo che una nuova vita / Da qui è partita e mai più si fermerà…” (Gen Rosso). Il testo è un chiaro riferimento all’episodio dei discepoli di Emmaus narrato dal Vangelo.

https://www.youtube.com/watch?v=0epmWMmN9e8

Se a questo momento, che chiude le gioie e le preoccupazioni della giornata, si unisce la preghiera, allora tutto diventa più bello e intimo. La poesia di Giuseppe Tontodonati, riportata qui di seguito, dedicata alla Madonna,  è un invito alla preghiera.

continua  su Versus Magazine

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