
Walter_Mosley_by_David_Shankbone
Walter Mosley
Traduzione di Fabrizio Coppola
Noir
Bompiani Giunti, Firenze Milano
2020 (orig. 2016)
Pag. 413 euro 18
Valerio Calzolaio
Los Angeles. Maggio 1968. Il 48enne afroamericano EzekielPorterhouseEasy Rawlins è in splendida forma. Ne sentivamo molto la mancanza. Da tre mesi ha avviato la propria agenzia investigativa WRENS-L in un quartiere bianco, con due dei migliori detective che conosce, l’ebreo Saul Lynx e Tinsford “Whisper” Natly, negro di St. Louis, soci alla pari, con una deliziosa receptionist meticcia, NiskaRedman. Ognuno gestisce i propri casi da seguire, alla bisogna si aiutano. Non beve più, fuma solo una sigaretta al giorno, si sposta a piedi quando può. Ha due amati figli e una donna meravigliosa, Bonnie, hostess Air France, alla quale proprio quella sera ha deciso di donare un anello in oro e platino con un diamante da mezzo carato tagliato in modo strepitoso, per chiederle di sposarlo. Arriva nel suo ufficio Raymond Mouse Alexander, il fraterno amico 47enne, spregevole killer psicopatico, che non ha mai avuto un’occupazione onesta in tutta la vita e che ancora si guadagna la ricca sopravvivenza con una gang internazionale di rapinatori, lavorando come guardaspalle, picchiatore e tuttofare. Ora ha una nuova interessante prospettiva occupazionale e un messaggio d’emergenza da recapitargli: il pessimo potente CharcoalJoe si è beccato tre mesi di prigione per aver reagito a uno sprezzante commento razzista e ha comunque urgente bisogno di far scagionare un ragazzo 22enne laureato in Fisica, ingiustamente accusato di omicidio. Mouse consegna a Easy cinquemila dollari e lo invita a farsi spiegare tutto da Joe il giorno dopo al penitenziario. Risposta: “Cheddar o Blue?… vorrei solo sapere che formaggio avete messo in questa trappola.” Il caso nasconde sordide tresche di varie criminalità organizzate con tanti soldi di mezzo. Bonnie lo ama ma se ne va, lasciandolo per un re storpio in sedia a rotelle. Ne capiteranno di tutti i colori (non solo della pelle).
Walter Mosley è in splendida forma. Ne sentivamo molto la mancanza. L’eccelso scrittore statunitense Walter EllisMosley (Los Angeles, 12 gennaio 1952), padre bibliotecario scolastico e madre impiegata ebrea, laureato in scienze politiche, da trent’anni scrive intensi bellissimi testi di tutti i generi. Il primo romanzo della serie Easy risale al 1990 (Devil in a Blue Dress, Sonzogno 1991), portato sullo schermo da Denzel Washington nel 1995; ne seguirono altri tredici, tuttavia cinque degli ultimi otto non sono stati mai tradotti e l’ultima versione in italiano risaliva al 2010, dieci anni fa. Un peccato: lode a chi lo riconsegna alle nostre librerie e ai concittadini lettori. La narrazione è in prima al passato, lo stile curato e pastoso, i dialoghi si confermano scoppiettanti e godibili, la trama un noir disincantato, mescolando varie minute altre storie ed emozioni, non solo violenza e denaro. Tanti muoiono. Siamo in un’altra epoca, si fa l’amore spesso nonostante le delusioni e ci si ferma dove capita a cercare un telefono con le monetine. Niente computer e molte antiche forme di razzismo: “è incredibile come due persone possano arrivare a odiarsi senza sapere nulla dell’altra.” Ci accorgiamo che BlackLiverMatter è slogan necessario da quasi due secoli; qui il punto di vista è nero, o meglio marrone (le infinite sfumature del marrone sono descritte nei dettagli meticci) con la rabbia misurata, le cento intelligenti battute e i mille espedienti per non farsi sopraffare. L’autore cita spesso Darwin, anche esplicitamente. Confacenti titolo e copertina. Segnalo l’accumulatore compulsivo, a pagina 330, l’economia dell’amore, a pagina 372, e la duratura pozione di Mama Jo che fa concentrare su una cosa solo abbandonando le altre preoccupazioni. Qualche inghippo di lettura, causa traduzione o editing. Vino rosso e grande musica, nero o classica che sia.
Recensione Processo a Shanghai
Processo a Shanghai
QiuXiaolong
Traduzione di Fabio Zucchella
Noir
Marsilio Venezia
2020 (Orig. Inspector Chen and Dee Judge, 2020)
Pag. 269euro 18
Valerio Calzolaio
Shanghai. Una settimana di un maggio di pochi anni fa. Chen Cao continua a fare sogni bizzarri. L’ex ispettore capo del dipartimento di polizia di Shanghai, uno dei pochi poliziotti capaci e onesti in circolazione, poeta e traduttore, eliotiano e buongustaio, autore di memorabili successi investigativi, casi speciali contro criminali e corrotti, è stato sollevato dall’incarico, rimosso e promosso come privilegiato funzionario del Partito, nominato direttore dell’ufficio per la Riforma del sistema giudiziario, privo di potere reale, ora pure a casa in imposta licenza di convalescenza. Legge, si stanca, salta i pasti, beve troppo caffè, è sempre nervoso e irrequieto. Un amico scrittore gli ha prestato “Poeti e assassini” (1968) del sinologo olandese Robert van Gulik (1910-1967), un libro in inglese, ultimo giallo della serie sul giudice Dee. Lo entusiasma fin dal titolo, tratta di un omicidio ai tempi della dinastia Tang (618-907 d.C.), politicamente corretto rispetto al contemporaneo regime a partito unico. Vecchio Cacciatore, poliziotto in pensione e padre di Yu (l’amico ispettore che lo ha sostituito dopo una lunga collaborazione da vice), lo chiama al numero riservato, proponendogli una consulenza ben retribuita presso un’agenzia di investigazioni: MinLihua, affascinante raffinata chef e proprietaria di una “cucina privata”, ambita e costosissima, è stata accusata di aver ucciso la propria collaboratrice Qing, dopo che i pochi ospiti di una riuscita serata se ne erano andati. Chen dovrebbe capire cosa consigliare per scagionarla. S’interessa subito al caso, trova similitudini con il romanzo che sta leggendo, incrocia altri scandali con giudici e poeti, si dà da fare fra pericoli e minacce, e altri delitti. Fortunatamente lo aiuta Jin, l’alta slanciata graziosa intelligente giovane segretaria del suo ufficio. Il mistero è in realtà un noir politico, in corso d’opera decide di scrivere anche lui una novella storica sul giudice Dee.
Undicesimo ottimo episodio della magnifica serieambientata in Cina e scritta in inglese negli Usa dal docente universitariodi letteratura in Missouri Xiaolong(“piccolo drago”) Qiu(Shanghai, 1953), in terza fissasul protagonista e talorasulla sua nuova preziosa assistente: potrebbe essere che siano reciprocamente attratti, nonostante la differenza d’età. I primi episodi erano stati ambientati subito dopo i fatti di Tienanmen (1989), che suggerirono, invece, a Qiu difermarsi negli Stati Uniti. Ora siamo giunti ai giorni nostri, sappiamo che Chen esprime la vita parallela dell’autore se fosse rimasto in patria. Qui il personaggio conferma la lealtà personale alla verità e sembra averfinalmente capito che le cose in Cina non possono cambiare, nemmeno lentamente, soprattutto per chi apprezza legge e giustizia. Certo, tutto ruota intorno a un incredibile catena di coincidenze, pure il delitto della camera chiusa; tuttavia le coincidenze diventano circostanze, tutte legate da una lunga e invisibile fune rossa; vale la pena viverle con sagacia e passione, salvando quel che si può. Il contesto è l’accesa lotta di potere che sta infuriando a Pechino, Principi Rossi contro Leghe giovanili, niente di nuovo sotto il sole, sono simili alle fazioni dominanti agli inizi della dinastia Tang. Persistente efficace citazione di proverbi, detti, versi, neologismi e voci tratte da netizen. Ancora una volta il sesso vive un poco nei matrimoni combinati e nella prepotenza maschile, oppure sta tutto nei preliminari (non carnali). Continuo il parallelismo fra Chen Cao, autore e personaggio contemporaneo, e l’enigmatico giudice Dee, ispirazione di un altro eroe letterario. Vino e Maotai (il liquore). Quando gli programmano un seminario nella capitale, Chen osserva che forse è una questione del tipo “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”.
Recensione La morte è il mio mestiere
La morte è il mio mestiere
Michael Connelly
Traduzione di Alfredo Colitto
Noir
Piemme Milano
2020 (orig. 2020 Fair Warning)
Pag. 363euro 19,90
Valerio Calzolaio
Los Angeles. L’anno scorso. L’attraente Christina TinaPortrero, occhi e capelli neri, 44 anni nonostante l’aspetto giovanile, rimorchia un bel tipo prestante al bar, si fa riaccompagnare a casa con l’auto elettrica, poi giusto un po’ di sesso, appena sufficiente. Lui finisce, butta il preservativo, torna a letto, l’abbraccia da dietro e le gira il collo di centottanta gradi, dislocazione atlanto-occipitale (DAO) o decapitazione interna. Jack McEvoy torna a casa dopo aver consegnato al direttore della pubblicazione online per cui lavora un interessante pezzo sul re dei truffatori (il quale a pagamento sta addirittura insegnando la sua arte) e trova due poliziotti che lo aspettano, stanno indagando sull’omicidio e hanno trovato il suo nome nella rubrica della vittima, un anno prima avevano trascorso insieme la notte da lui dopo essersi incontrati al Mistral, un locale della zona. Il giornalista s’incuriosisce, indaga in giro, va su un sito di coroner e pone questioni, si fa dare l’incarico per un articolo, viene arrestato per intralcio alla giustizia, ma scopre una pista davvero importante. Forse non è l’unica vittima uccisa spezzandole il collo (anche quando sono stati simulati incidenti o cadute), forse c’entra in qualche strano modo un esame del dna che Tina aveva fatto (come altre vittime) presso una società molto economica, forse c’è un mercato di profili genetici particolari, forse c’è un serial killer ben mascherato da anni in circolazione. Jack chiede aiuto al suo grande amore RachelWalling, la donna che quattro anni prima aveva perso (insieme al lavoro) per aver messo sé stesso e la sua storia davanti a tutto il resto. Lei era un agente FBI e ora fa noiose remunerative ricerche private di background, accetta e si trovano entrambi a correre rischi mortali, L’Averla (uccello che attacca le prede alle spalle) trama nell’ombra.
Il magnifico scrittore ex giornalista Michael Connelly (Filadelfia, 21 luglio 1956) abbandona di tanto in tanto l’eccelsa epopea Bosch (22 romanzi) e si concentra su altri protagonisti (sempre seriali, spesso intrecciati, quasi una quindicina di libri finora). Questa volta vuol parlare anche delle dinamiche attuali del giornalismo e recupera il suo principale alter ego, il bravo reporter cocciuto e un po’ fissato, che cerca le verità nascoste e che scrive romanzi sulle proprie storie, ben conosciuti da altri personaggi e da milioni di lettori, questo è il terzo. Connelly ne sta già sceneggiando la trasposizione cinematografica. Vediamo in diretta tutte le nuove frontiere digitali della professione, un mestiere che l’autore difende nel nome democratico della libertà e della giustizia (esplicitamente contro Trump): “il giornalismo, in genere, consiste solo nel raccontare situazioni ed eventi di interesse pubblico. È raro che conduca alla caduta di un politico corrotto, al cambiamento di una legge o all’arresto di un violentatore. Quando questo accade, però, la soddisfazione è immensa.” La narrazione è in prima persona al passato, con prologo e brevi spezzoni in terza su L’Averla e un altro criminale. Fair Warning (il titolo americano) significa “giusto avvertimento”, adempiere il duro giornalismo d’inchiesta in difesa dei consumatori, il sito e il relativo direttore esistono davvero. L’incipit del primo romanzo con Jack (“Il Poeta”) è il titolo italiano di questo, il protagonista si guadagna la vita sul fatto che altri uccidano, resta sempre coinvolto in omicidi, ha imparato a sue spese a occuparsene e a scriverne. Raccogliamo pure molte notizie aggiornate sull’industria dei test genetici e del dna, incapace di governarsi da sola, ma attualmente poco o nulla dotata di una supervisione pubblica da parte del governo. Scopriamo infine il movimento di pessimi maschi che odiano le donne nel dark web, dove imperversano pseudonimi e il vocabolario misogino degli inquietanti “incel” (involuntarycelibate), involontariamente celibi o casti, che ce l’hanno con gli stessi “slayer”, uomini con vite sessuali normali. Vodka Martini per Jack, ovunque, con chiunque; Grace Kelly, By the Grave, come sigla finale del programma nel podcast.
Recensione Le vie militari romane
Andare per Le vie militari romane
Giovanni Brizzi
Storia
Il Mulino Bologna
2020
Pag. 135 euro 12
Valerio Calzolaio
Antica Italia. Oltre 2000 anni fa. Il termine strada indica vie “lastricata”, di pietre o ghiaia. I Romani ne furono artefici in quantità e qualità, ampiezza e tecnica (molto più dei Greci), spesso sovrapponendole a tragitti preesistenti. Le consideravano strumenti di organizzazione del territorio e controllo militare, collegamenti fra comunità importanti soprattutto per la manodopera, promotrici di scambi commerciali ed economie integrate. Il reticolo viario dell’impero toccò l’estensione di 53 mila miglia solo con gli assi principali. In “Le vie militari romane” l’emerito docente di Storia romana Giovanni Brizzi (Bologna, 1946) ne descrive le funzioni, spiega come si costruivano e cosa si incontrava lungo il percorso, poi ne esamina alcune in particolare, con l’ausilio di significative foto, tre fra le più note consolari: Appia (312 a.C.), verso Capua e poi Brindisi; Flaminia (220 a.C.) verso Fano e l’Adriatico; Emilia (187 a.C.) dal mare verso la pianura padana e il Nord.
Recensione L’albero
L’albero. Dialoghi tra Fotografo e Scrittore
Roberto Besana e Pietro Greco
Scienza e poesia
Oltre, Sestri Levante
2020
Pag. 147 euro 24,50 (grande formato, letteratura illustrata da foto artistiche)
Valerio Calzolaio
Da 430 milioni di anni fa a dopo domani. Ecosistema terrestre vivente. Pare che la pianta terrestre più antica che si conosca sia la vascolare Cooksonia. La nonna dei nostri alberi si radicò tra il Siluriano Superiore e il Devoniano ed era presente in tutte le terre emerse di allora. Se pensate di non sapere tutto sui suoi figli e nipoti e sugli attuali biodiversi pronipoti vale la pena corroborarvi mente e spirito studiando e sfogliando lo splendido volume ”L’albero” di Roberto Besana (Monza, 1954), manager editoriale e fotografo, e Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955), chimico e divulgatore scientifico. Dopo alcuni brevi scritti introduttivi, incontrerete 65 godibili chiari testi a sinistra, mentre a destra luminose ramificate foto in bianco e nero completano la comprensione. Definizioni, misure, storia e geografia, biologia e geologia, dati, curiosità, delucidazioni, interpretazioni, citazioni letterarie e poetiche sugli alberi e sui boschi, e sul nostro evoluto rapporto con loro.
v.c.
Recensione Le canaglie
Le canaglie
Angelo Carotenuto
Romanzo
Sellerio Palermo
2020
Pag. 357 euro 16
Valerio Calzolaio
Roma. 1971-1977. Negli ultimi dieci anni la Lazio ha vinto varie Coppe Italia o supercoppe di calcio, recentemente sta andando molto bene anche in campionato. Gli scudetti risalgono al 1974 e al 2000. Complessivamente ha preso parte a 78 delle 89 edizioni disputate nella Serie A a girone unico, vincendo quei due titoli. La squadra degli anni settanta fu protagonista per molte consecutive stagioni, ne resta mitica memoria in tanti tifosi. Presidente era l’italoamericano Lenzini; in campo scendevano perlopiù il portiere Pulici, i difensori Martini, Oddi, Petrelli e Wilson (capitano), i centrocampisti Frustalupi, Nanni e Re Cecconi; davanti D’Amico, Garlaschelli e “Giorgione” Chinaglia; allenatore Maestrelli. Il bravissimo competente raffinato giornalista sportivo Angelo Carotenuto (Napoli, 1966) ha scelto il documentato romanzo “Le canaglie”per raccontare quei folli maledetti anni a Roma, attraverso i mesti ricordi di un testimone Paparazzo, ironico e malinconico, Marcello Traseticcio.
v.c.
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