bacheca social

FAI UNA DONAZIONE





Sostieni questo progetto


A tutti i nostri lettori

A tutti i nostri lettori . Andremo dritti al punto: vogliamo chiederti di proteggere l’indipendenza dello Specchio Magazine. Se tu e tutti coloro che stanno leggendo questo avviso donaste un caffè, potremmo permetterci di far crescere l’Associazione lo Specchio e le sue attività sul territorio. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è il prezzo di una colazione o di una rivista nazionale. Questa è la maniera più democratica di finanziarci. Con il tuo aiuto, non negheremo mai l’accesso a nessuno. Grazie.
aprile 2019
L M M G V S D
« Mar   Mag »
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
2930  

Dialoghi in corso. Se il velo islamico diventa una “moda”

by Micromega

by Micromega

A Francoforte sta per essere inaugurata una mostra sulla “moda islamica contemporanea” nella quale veli, burka, niqab verranno presentati come normali capi di abbigliamento. Il Consiglio degli ex musulmani di Germania, presieduto dall’attivista per i diritti umani Mina Ahdi, chiede l’annullamento dell’evento: “È del tutto inaccettabile che nel 21° secolo venga difeso e spacciato per innocuo un pezzo di stoffa dal quale gronda sangue”.

di Mina Ahdi, presidente del Consiglio degli ex musulmani in Germania

Agli organizzatori della mostra “Contemporary Muslim Fashions”

Gentili signore e signori,

nella mostra “Contemporary Muslim Fashions” in programma al Museo di arte contemporanea di Francoforte dal 4 aprile al 15 settembre 2019 verranno messi in mostra hijab, veli, burqa e niqab, presentati al pubblico come tendenze di moda delle donne musulmane.

Voi siete gli organizzatori di tale “sfilata di moda”. Non è pensabile che non vi rendiate conto che state mettendo il dito in una piaga della storia dell’umanità e che in questo modo non fate altro che deridere quei milioni di donne che di quella “moda” sono vittime. Le velature islamiche non sono un normale capo di abbigliamento. E, per coloro che sono interessati alla verità, intendiamo affrontare la questione ancora più da vicino.

Dietro l’idea che il velarsi sia un comando divino e parte importante dell’islam c’è l’idea che Dio parli agli uomini – nel senso di maschi – sulla terra attraverso il suo sessuomane profeta Maometto. In questa narrazione le donne vengono declassate a benedizione per l’uomo, buone solo a servirlo mentre devono proteggersi dagli sguardi lascivi degli altri. Finché vivono nella casa dei genitori devono obbedire alla volontà del padre o dei fratelli, nel matrimonio si sottomettono a quella del marito.

Il Dio islamico ha stabilito che le donne, dalla pubertà fino alla morte, non possono mostrare i loro capelli, devono indossare abiti ampi ed essere estranee al proprio corpo e ai propri sentimenti. Queste prescrizioni non solo sono parte della teoria teologica ma nel corso della storia islamica sono state anche pretese e attuate con forza. Per questo milioni di donne nei paesi cosiddetti islamici sono quotidianamente vittime del patriarcato e della misoginia. Una vita segnata da dolore, umiliazione, violenza. Possiamo inviarvi centinaia di articoli e di storie di vita che lo raccontano.

Più importante della tradizione, della storia e della cultura è stato però il movimento islamico che quarant’anni fa ha preso il potere in Iran. Da allora in molti paesi islamici la velatura delle donne viene imposta da agenti della “polizia morale” e altri organi di repressione. Paesi che non si esimono neanche da flagellazioni e condanne a morte.

La velatura è il marchio di una ideologia misogina che in Iran e in Afghanistan, in Somalia e in Sudan viene imposta con la prigione e la tortura. Un movimento che anche in Europa e in tutto l’Occidente, grazie a moschee e organizzazioni islamiche, non di rado collegate ai regimi islamici, impone il velo persino alle bambine. Gli attivisti e i difensori di questo movimento sono presenti ovunque, rivendicano la “libertà di religione” e alimentano il mito che le donne così come le bambine di cinque anni decidono liberamente di indossare il velo.

Purtroppo una parte del movimento femminista e multiculturalista si è collocata dalla parte di questo movimento islamico e parla del velo come di un normale capo di abbigliamento, rimanendo silente sul dolore e la sofferenza di milioni di donne che, nella storia sono state, e continuano a essere oggi, vittime di questa terrificante misoginia islamica. Spacciando tutto ciò per libertà di scelta dell’abbigliamento o come diritto di esercitare la propria fede!

Gentili signore e signori, se la moda e l’arte contemporanee sono ancora sfiorate da un alito di umanesimo, esse dovrebbero mostrare la lotta, la vera e propria guerra, che le donne in Iran, in Afghanistan, in Arabia Saudita e altrove stanno conducendo contro questa “moda”. Si tratta di una battaglia per la dignità dell’essere umano e per la libertà anche solo di respirare.

Si vergognino tutti coloro che fanno “moda” con il dolore delle donne e con i simboli del loro asservimento! È del tutto inaccettabile che nel 21° secolo venga difeso e spacciato per innocuo un pezzo di stoffa dal quale gronda sangue. Un pezzo di stoffa simbolo del disprezzo per le donne. Un pezzo di stoffa nella cui trama sono intessute innumerevoli storie dolorose di diritti negati, di delitti d’onore, di attacchi con l’acido a donne non velate.

Chiediamo l’annullamento di questo evento. Nessuna sfilata al costo di una ferita che è stata inferta alla nostra psiche e alla nostra anima dalla religione e dal movimento islamico! Annullate questa sfilata che offende il nostro dolore!

Il Consiglio centrale degli ex musulmani in Germania protesta contro questo evento e chiede una risposta da parte degli organizzatori.

by Micromega

Invia un commento

Puoi utilizzare questi tag HTML

<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>