di Raimondo Giustozzi
“Da Pio XII, papa dal due marzo 1939 al nove ottobre 1958, a Papa Leone XIV, eletto nell’ultimo Conclave, sono otto i papi che mi hanno accompagnato fino ad ora. Di papa Pio XII ho una memoria lontana nel tempo. Nella vecchia casa di campagna, frazione Santa Lucia di Morrovalle (MC), non avevamo ancora la televisione, quando moriva papa Pacelli, ma la radio, uno dei primi Magnadyne, messo in alto su una mensola, di lato alla porta di ingresso. La radio, quella sera del nove ottobre 1958, stava trasmettendo in diretta i funerali di papa Pio XII. Non avevo ancora nove anni. Presi una sedia della cucina per salire all’altezza della mensola, dove era sistemata la radio. Aumentai il volume dell’audio per ascoltare meglio la radiocronaca del funerale.
Papa Giovanni XXIII
Mons. Angelo Giuseppe Roncalli venne eletto papa il 28 ottobre 1958. Prese il nome di Giovanni XXIII, conosciuto da tutti con l’appellativo di “Papa buono”. Iindimenticabile fu il suo viaggio a Loreto. Era il 4 Ottobre 1962. Quel giorno di tanti anni fa c’ero anch’io nella città mariana, assieme a mia mamma e a mio fratello. Non riuscimmo ad entrare in piazza, tanta era la folla convenuta da ogni dove. Era da più di un secolo, dal regno di Pio IX che un Papa non lasciava la provincia romana. Il viaggio venne salutato in tutta Italia come un avvenimento di portata storica. Il dissidio tra lo Stato Italiano e la Chiesa, tra la “Cupola di San Pietro dorata dal sole e l’avverso Quirinale” (Romolo Murri), apertosi con la presa di Porta Pia, era ormai un ricordo d’altri tempi.
Era tutto un nuovo stile. Il papa diventava pellegrino tra i pellegrini, atteggiamento fatto proprio da tutti i suoi successori, da Paolo VI a papa Francesco, l’ultimo Leone XIV è stato appena eletto. La Chiesa Cattolica iniziava a scrivere una delle pagine più interessanti della sua storia, aprendosi al dialogo con il mondo e con la cultura contemporanea, dopo i giorni delle scomuniche e delle condanne. Per tutti gli uomini di buona volontà, papa Giovanni indicava una meta da raggiungere, pena la distruzione dell’intero genere umano: la pace sulla terra, oggetto di una delle sue più famose encicliche, “Pacem in terris”. Determinante fu il suo intervento per scongiurare un confronto atomico tra le due grandi super potenze di allora, gli Usa da un lato e l’URSS dall’altro, all’apice della crisi dei missili sovietici a Cuba.
Il viaggio a Loreto prima e ad Assisi poi era stato voluto dal papa per affidare le sorti del Concilio Vaticano II alla Madonna e a San Francesco. L’assise ecumenica era stata annunciata il 25 gennaio 1959. Giovanni XXIII, nella Sala Capitolare del monastero di San Paolo, dà al Sacro Collegio e al mondo uno storico annuncio. È il momento più intenso e solenne del suo pontificato: “Pronunciamo davanti a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta di un Concilio Ecumenico per la Chiesa Universale”. Sergio Zavoli così commentava questo evento: “Ha capito che il Vangelo, oggi, deve essere predicato ad un mondo nel quale un uomo su quattro è cinese, due su tre non mangiano abbastanza per sfamarsi, uno vive in regime comunista, un cristiano su due non è cattolico. Il suo ecumenismo non esalta solo i valori ideali e spirituali. È un invito alla realtà, si cala nella quotidiana e nella comune pena di vivere. Cerca quello che unisce, evitando quello che divide. Non alimenta antiche polemiche. Vuole un Concilio capace di mostrare un volto attraente della Chiesa, un Concilio aperto al mondo, che riconosca chiaramente l’autonomia della cultura, dell’economia, della politica, un Concilio pastorale, che sancisca la rinuncia a qualsiasi interesse terreno, a qualunque potere politico della Chiesa, pienamente libera per il suo ministero di salvezza e, secondo le possibilità e le necessità storiche, per un servizio a favore della pace nel mondo. Vuole un Concilio libero e realmente universale. Non gli assegna rigorose scadenze, ma gli dà subito una mentalità ed un cuore”.
L’inaugurazione del Concilio Vaticano II avveniva l’11 Ottobre 1962, nella basilica di San Pietro, alla presenza di 2.700 vescovi convenuti da ogni parte del mondo. Fu un avvenimento sensazionale, ricco di suggestione e di grande carica emotiva. La Chiesa, finalmente si apriva al dialogo con il mondo dopo i giorni della condanna. Loris Capovilla, segretario personale di Giovanni XXIII, così ricorda quell’11 Ottobre 1962: “Quando andai ad annunciargli che la piazza era gremita di fedeli per quella famosa fiaccolata, Papa Giovanni mi disse: “Per oggi è stato fatto abbastanza col discorso di apertura del Concilio. Non intendo parlare più. Vado alla finestra e benedico”. Poi, invece, venne il breve, ma così toccante e memorabile discorso chiamato della “Luna” o della “Carezza ai bambini”. Ritornato dentro, seduto sulla poltrona, con molta semplicità concluse: “Tanto non mi aspettavo. Mi sarebbe bastato averlo annunciato, il Concilio. Dio mi ha già permesso di avviarlo”.
All’avvio del Concilio, Papa Roncalli non aveva previsto contrasti, resistenze. Annotava soltanto sul diario, la sera stessa della giornata inaugurale: “Ero disposto a rinunciare alla gioia di questo inizio. Con la stessa calma ripeto “Fiat voluntas tua” circa il mantenermi a questo primo posto di servizio per tutto il tempo e per tutte le circostanze della mia umile persona o a sentirmi arrestato in qualunque momento perché questo impegno di procedere, di continuare, di finire, passi al mio successore”. Il Concilio venne portato a termine da Papa Paolo VI e si chiuse nel 1965. Giovanni XXIII non supponeva il grande scontro tra tradizionalisti e progressisti, il dissenso all’interno del mondo cattolico, il prepotente emergere della questione tra Vescovi ed il Papa, l’accesa polemica contro la curia romana, quel complesso di proposte che Paolo VI, nella seconda sessione conciliare, chiamerà “Riforma Cattolica”.
Alcune fotografie di Giovanni XXIII sono diventate vere e proprie icone: Il Natale tra i carcerati di Regina Coeli, 26 dicembre 1968, il viaggio in treno verso Loreto e Assisi, mentre saluta la gente dalla piccola stazione ferroviaria del Vaticano, l’incontro, sempre in Vaticano con Robert e Jacqueline Kennedy, rispettivamente fratello e moglie di John F. Kennedy, presidente degli Stati Uniti d’America, assassinato a Dallas (22 novembre, 1963). Non meno famosa la foto con la figlia e il genero di N. Kruscev, ai quali regala un rosario.
Le encicliche di Giovanni XXIII: Pacem in terris (11 aprile 1963), Paenitentiam Agere (1° luglio 1962), Aeterna Dei Sapientia (11 novembre 1961), Mater et Magistra (15 maggio 1961), Princeps Pastorum (28 novembre 1959), Grata Recordatio (26 novembre 1959), Sacerdotii Nostri primordia (1° agosto 1959), Ad Petri cathedram (29 giugno 1959). Esortazioni apostoliche: Novem per dies (20 maggio 1963), Sacrae Laudis (6 gennaio 1962), A quarantacinque anni (21 aprile 1959).
Papa Paolo VI
Il cardinale Giovanni Battista Montini, nato a Concesio, in provincia di Brescia, il 26 settembre 1897, è stato eletto papa con il nome di Paolo VI il 21 giugno 1963; è rimasto sul trono di Pietro fino alla morte, avvenuta a Castel Gandolfo (Roma) il sei agosto 1978. Era legato in fraterna amicizia con l’arcivescovo di Fermo mons. Norberto Perini, nato a Carpiano (MI) il sei giugno 1888 e morto a Rho (MI), il 9 dicembre 1977. Giovan Battista Montini, quando era ancora cardinale della diocesi di Milano (15 dicembre 1958 – 20 giugno 1963), partecipò al Congresso Liturgico Regionale delle Marche, indetto in occasione del ventesimo anno di Episcopato dell’arcivescovo di Fermo mons. Norberto Perini. Correva l’anno 1962. Il cardinale Montini tenne una famosa omelia in Duomo e un grande discorso, pronunziato alla sera sul piazzale del Girfalco (Fm). Visitò anche il nuovo seminario che si erge ancora maestoso alle pendici del colle Vissiano. Una lapide, posta all’ingresso dell’auditorium, ricorda la visita del presule lombardo.
L’elezione a sommo pontefice fu salutata dal clero e dai fedeli della arcidiocesi fermana con grande partecipazione, ricordando che era venuto in visita nella città di Fermo appena un anno prima. Giovan Battista Montini, eletto, prima arcivescovo (1954), poi cardinale (1958) della diocesi ambrosiana, visse il periodo più esaltante dello sviluppo economico del capoluogo lombardo. “Milano fu per Montini l’incontro effettivo, non letterario e non intellettualistico col mondo contemporaneo. L’arcivescovo capì che lo stile metropolitano, tutto volto al lavoro e alla costruzione di un benessere individuale, stava sconvolgendo lo scenario ambrosiano e, profondo conoscitore della tradizione lombarda, ritenne che proprio l’esempio di San Carlo Borromeo potesse servire in un momento di così radicali trasformazioni. Senza cadere nell’illusione di poter riproporre ai giorni nostri formule e schemi di cinque secoli prima, giudicò che la norma, la forza, la costanza, la severità, il coraggio, la bontà, la pietà, a santità, secondo l’esempio di San Carlo, fossero d’aiuto per l’uomo contemporaneo. Durante l’episcopato montiniano, Milano assunse un ruolo trainante, rispetto al quadro cattolico nazionale, perché si affermò un bisogno di rifondazione metodologica del rapporto fra cristiano e dimensione civile della storia” (Daniela Saresella, David M. Turoldo, Camillo De Piaz e la Corsia dei Servi di Milano (1943- 1963), pp. 48- 49, Morcelliana, Brescia, 2025).
Se Papa Giovanni XXIII è uscito dal recinto del Vaticano per 150 volte, toccando solo Assisi e Loreto oltre le parrocchie di Roma, Paolo VI girò il mondo: Nel 1964 vola in Terrasanta e in India; l’anno successivo si reca a New York. Nel 1867 va pellegrino a Fatima, in Portogallo, e due mesi dopo in Turchia. L’anno successivo è in Colombia; a Ginevra e quindi in Africa nel 1969; nel1970, in Estremo Oriente e Oceania. Del viaggio in Terra Santa rimangono scolpite nell’immaginario collettivo le foto che lo ritraggono con Atenagora, il Patriarca di Costantinopoli, la visita ai luoghi dove Gesù aveva predicato il Vangelo ed era morto in croce. Nell’ottobre 1965 tiene il suo discorso di pace dinanzi all’assemblea delle Nazioni Unite. Nel novembre 1970, mentre visita molti paesi del lontano Oriente, a Manila, viene aggredito alle spalle da un pittore d’origine boliviana. L’intervento del segretario del Papa, mons. Pasquale Macchi, risulta provvidenziale, in quanto riesce a strattonare e a bloccare l’attentatore che è armato di pugnale.
Paolo VI porta a compimento il Concilio Vaticano II. Le difficoltà sorgono quando avanzano proposte diverse su come dare attuazione alle sollecitazioni indicate dal Concilio. La Chiesa si muove tra dissenso e profezia. La grande stagione post conciliare porta anche a maturazione i grandi movimenti cattolici, nati all’interno della Chiesa, alcuni anche prima del Concilio, altri dopo. Il laicato cattolico non è più alla periferia ma al centro della Chiesa. In questo fervore di speranze e di intenti nuovi sono di riferimento due grandi documenti conciliari: La costituzione pastorale su La Chiesa nel mondo contemporaneo, “Gaudium et Spes” ma soprattutto il Decreto sull’Apostolato dei Laici “Apostolicam Actuositatem” del 18 Novembre 1965. Il termine “actuositatem” deriva dal verbo latino ago, is, egi, actum, agĕre che vuol dire fare, essere attivo. Attivo è colui che si dà da fare, esattamente l’opposto di colui che se ne sta con le mani in mano, che non fa niente, “nihil agens”, che basta a se stesso e vive in un muto e solitario solipsismo. Il cristiano deve essere e sentirsi attivo, ma deve anche saper coniugare questa sua attività con la parola apostolica, termine che vuol dire inviato a predicare il vangelo, come i dodici apostoli.
Fino a qualche decennio fa c’era tra i movimenti laici cattolici una disputa tra chi avesse quasi un diritto di primogenitura: Comunione e Liberazione, Rinnovamento dello Spirito, Cammino Neocatecumenale, Il movimento dei Focolari. Continuava e continua tuttora l’aggregazione attorno all’Azione Cattolica, all’Agesci (Scout). Nelle parrocchie rette dalle congregazioni religiose, Salesiani, Passionisti, Francescani, si diffondono: “Movimento Giovanile Salesiano”, “Gli Amici di Gesù Crocifisso”, “Ordine Francescano Secolare”. Esistono poi comunità e associazioni che si ispirano all’esperienza spirituale di Medjugorje. Quello indicato è solo un elenco parziale. Ogni fedele laico cattolico fa o ha fatto le scelte a lui più consone. Oggi comunque si ha l’impressione di un appiattimento generalizzato. Si vivacchia “senza infamia e senza lode”.
Le encicliche di Paolo VI: Humanae Vitae (25 luglio 1968), Sacerdotalis Caelibatus (24 giugno 1967), Populorum Progressio (26 marzo 1967), Christi Matri (15 settembre 1966), Mysterium Fidei (3 settembre 1965), Mense Maio (29 aprile 1965), Ecclesiam Suam (6 agosto 1964). Le esortazioni apostoliche: Evangelii Nuntiandi (8 dicembre 1975), Gaudete Domino (9 magio 1974), Paterna cum benevolentia (8 dicembre 1974), Nobis in animo (25 marzo 1974), Marialis Cultus (2 febbraio 1974), Evangelica Testificatio (29 giugno 1971), Quinque iam anni (8 dicembre 1970), Signum Magnum (13 maggio 1967), Petrum et Paulum Apostolos (22 febbraio 1967), Postremo Sessio (4 novembre 1965), Quarta Sessio (28 agosto 1965).
Papa Giovanni Paolo I
Dopo la morte di Paolo VI, avvenuta il 6 agosto 1978, nel pomeriggio del 25 agosto 1978 i 111 cardinali entrano in conclave. Al termine della prima votazione, il cardinale Albino Luciani ottiene 25 voti, nel secondo scrutinio i consensi verso la sua persona salgono a 53, nella terza votazione, il nome del cardinale Albino Luciani risuona nella Cappella Sistina una settantina di volte; alla quarta votazione, Albino Luciani con un centinaio di voti diventa il nuovo successore di Pietro con il nome di Giovanni Paolo I. La ricostruzione dei consensi ottenuti nelle quattro votazioni è stata possibile averla grazie alle confidenze del cardinale Mario Casariego, di Città del Guatemala, consacrato vescovo da papa Giovanni XXIII il 27 dicembre 1958 insieme ad Albino Luciani (Cfr. Andrea Tornielli, Il papa dell’umiltà, “profilo francescano” di Albino Luciani, pag. 37, Edizioni francescane italiane, Perugia, 2025).
Il cardinale Albino Luciani (Canale d’Agordo, 17 ottobre 1912 – Città del Vaticano, 28 settembre 1978, è stato il 263° papa della Chiesa cattolica. Prese il nome di Giovanni Paolo I, unendo i nomi dei due papi precedenti, Giovanni XXIII e Paolo VI. Il suo pontificato è stato uno dei più brevi nella storia della Chiesa cattolica. La sua morte avvenne dopo soli 33 giorni al soglio di Pietro, il 28 settembre 1978. Dichiarato prima venerabile da Papa Francesco nel 2017, il 13 agosto 2021, lo stesso pontefice lo ha reso idoneo alla beatificazione, stante il miracolo attribuito all’intercessione di Giovanni Paolo I. Alla sua morte, viene elevato al soglio di Pietro, il cardinale Carol Woytila che assumerà il nome di Giovanni Paolo II. Il 1978 è rimasto nella storia come l’anno dei tre papi.
Papa Giovanni Paolo II
Veramente denso di avvenimenti il mille novecento settantotto, sia da un punto di vista personale che collettivo. È l’anno del mio matrimonio (30 luglio, 1978), del rapimento e dell’uccisione di Ado Moro (16 marzo – 08 maggio 1978), della morte di due papi: Paolo VI e Giovanni Paolo I, e di due conclavi. Seppi della morte di papa Giovanni Paolo I, mentre ero in treno, linea delle Ferrovie Nord Milano, destinazione stazioncina di Carugo- Giussano, paese quest’ultimo dove ho abitato dal marzo 1977 a giugno 1996. Il giorno del rapimento di Aldo Moro ero in casa, a Giussano, piazza San Giacomo, libero da impegni scolastici, ma intento a battere a macchina la tesi di Laurea di un amico. Seppi dell’attentato di via Fani dalla una radiolina. L’otto maggio dello stesso anno, giorno del rinvenimento, nel bagagliaio della Renault Rossa, parcheggiata in via Caetani, del corpo del presidente della Democrazia Cristiana, ero nella scuola Media di Macherio (Mb) dove insegnavo libere attività complementari nel pomeriggio e lettere al mattino. Capii subito che era accaduto l’irreparabile, quando vidi la signora Maria, collaboratrice scolastica, che issava la bandiera italiana a mezz’asta, in segno di lutto, sul pennone dell’edificio scolastico. Una collega, molti anni fa, ricordando il delitto di Aldo Moro, lo associava anche alla mancata gita scolastica nell’ultimo anno del Liceo. Nei 55 giorni del sequestro Moro, per paura di attentati, vennero sospese tutte le gite scolastiche di ogni ordine e grado.
Il pontificato di Giovanni Paolo II, durato circa ventisette anni (1978- 2005), è quello che ricordo con più particolari: il saluto alla folla nel giorno dell’elezione: “Vengo da un paese molto lontano”, l’omelia per la messa di inizio del pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa” (Papa Giovanni Paolo II, Omelia per la messa di inizio pontificato). Ricordo il giorno dell’attentato (13 maggio 1981) ad opera di Ali Ağca in piazza San Pietro. Ero nella biblioteca don Rinaldo Beretta, di piazza San Giacomo, a Giussano (Mb), situata nello stesso cortile dove abitavo con mia moglie e mia figlia. Tempi e giorni lontani ma sempre vivi nella memoria. Quel giorno ero in biblioteca con Luciano, un carissimo amico, docente anche lui, che ho perso nel tardo inverno dell’anno in corso.
Giovanni Paolo II è chiamato giustamente “il parroco del mondo”. Con lui, l’universalità del cattolicesimo si dilata a dismisura. Il Papa visita ogni angolo della Terra: Messico, 30 gennaio 1978, la sua amata Polonia, in due volte, dal 2 al 10 giugno 1979 e dal 16 al 23 giugno 1983. Raggiunge l’Irlanda nel settembre 1979, Washington, il 1° ottobre 1979; dal 2 al 12 maggio 1980 visita sei paesi dell’Africa nera: Zaire, Congo, Kenya, Ghana, Alto Volta e Costa D’Avorio. Nel 1° giugno 1980 è a Parigi, a luglio dello stesso anno si reca in Brasile, nel febbraio 1981 è a Manila. Mercoledì 13 maggio 1981 subisce l’attentato in piazza San Pietro ad opera di Ali Agca. Rimessosi dall’attentato, incontra a Roma, Donald Reagan, presidente degli Stati Uniti d’America e sua moglie. Stringe amicizia con Sandro Pertini, presidente dell’Italia, si reca a Fatima per ringraziare la Madonna che lo ha salvato dalla morte certa in seguito all’attentato di Roma.
Del pontificato di Giovanni Paolo II ricordo le molte giornate mondiali della gioventù, l’incontro in piazza San Pietro, nel Giubileo del 2000, con i fedeli della parrocchia San Marone di Civitanova Marche e alcune delle molte encicliche pubblicate nel corso del suo lungo pontificato: Redemptor Hominis (1979), Dives in Misericordia (1980), Laborem Exercens (1981), Solicitudo dei socialis (1987), Centesimus annus (1991), Evangelium Vitae (1995), Ut Unum sint (1995), Fides et ratio (1998), Ecclesia de Eucharistia (2003). Non meno importanti sono alcune delle sue esortazioni apostoliche più conosciute: Pastores grecis (2003), Vita Consacrata (1996), Christifideles laici (1988), Familiaris Consortio (1981). Del giorno del funerale, celebrato sul sagrato di piazza San Pietro, rimane l’immagine delle pagine del Vangelo, che svolazzavano di qua e di là per il vento.
Papa Benedetto XVI
Alla morte di Giovanni Paolo II, sale sul trono pontificio il cardinale Joseph Ratzinger, che assume il nome di Benedetto XVI. L’elezione fu quasi scontata, dato il peso del cardinale Ratzinger nel lungo pontificato di Giovanni Paolo II (1978 – 2005). Era il 19 aprile 2005. Nel concistoro ordinario dell’11 febbraio 2013 annuncia la rinuncia al ministero d vescovo di Roma, successore di san Pietro, con decorrenza della sede vacante il 28 dello stesso mese. Nel suo primo discorso da papa, seguito dalla benedizione Urbi et Orbi, riservò un ricordo al suo amico e predecessore Giovanni Paolo II:” Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore nella vigna del signore”. Rimane iconica la sua persona mentre saluta la folla, allargando le braccia.
Encicliche di Benedetto XVI: Deus caritas est (Dio è amore), 25 dicembre 2005, Spe salvi (Salvati nella Speranza), 30 novembre 2007, Caritas in veritate (La carità nella verità), 29 giugno 2009. Esortazioni apostoliche: Ecclesia in Medio Oriente, Esortazione apostolica postsinodale sulla Chiesa in Medio Orienta, comunione e testimonianza (14 settembre 2012), Africa munus: Esortazione Apostolica postsinodale sulla Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace (19 novembre 2011), Verbum Domini: Esortazione Apostolica sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (30 settembre 2010), Sacramentum Caritatis: Esortazione Apostolica postsinodale sull’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa (22 febbraio 2007).
Papa Francesco (13 marzo 2013 – 21 aprile 2025, appena dopo la sua elezione, con quel suo “Buona Sera”, proferito con voce di padre e di amico, entrava nella mia come nella vita di tutti. Era un nuovo modo di comunicare semplice e spontaneo. I suoi continui appelli a uscire, per incontrare le più lontane periferie dell’anima, pongono ogni cristiano verso nuove ma anche antiche strade. Testimonianza, carità e misericordia sono i pilastri dell’annuncio cristiano. Molti, forse anche tanti, rimangono perplessi quando invita ad aprire le chiese per dare un ricovero a chi non possiede una casa. Certo, sono delle provocazioni, ma vanno accettate perché sincere. Non c’è nulla di più pericoloso di una religione che si cristallizzi in pratiche di culto fine a se stesse. Peggio è pensare a quanti nella chiesa si attardano su posizioni di potere. Impediscono l’annuncio. Sono uno scandalo per tutti. L’unico potere del pastore è quello del servizio. L’autoritarismo non fa crescere nessuno. Allontana soltanto chi è nella chiesa né tanto meno fa entrare chi è in cerca di una parola che salva. “Cristo non è uno slogan di Papa Francesco”, come scrive Eraldo Affinati nel suo ultimo libro “L’uomo del futuro – sulle strade di don Lorenzo Milani”.
Le encicliche di Papa Francesco: Lumen fidei (2013), Laudato si’, Fratelli tutti (2020), Gaudete ed exultate (2018), Dilexit nos (2024). Le esortazioni apostoliche: Amoris laetitia, Evangelii gaudium, laudate Deum, Christus vivit, Cest la Confiance, Querida Amazonia.
Papa Leone XIV
Ho saputo della fumata bianca per l’elezione del Cardinale di Santa Romana Chiesa, Robert Francis Prevost, a sommo pontefice, mentre ero in macchina e ascoltavo Radio Subasio. Il tempo di arrivare a casa e guardare la diretta televisiva. È stato innalzato al soglio di San Pietro l’8 maggio 2025; è il 267° papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma. È il primo papa statunitense., nato a Chicago, nell’Illinois, il 14 settembre 1955 da Louis Marius Prevost. Appartiene all’ordine Agostiniano. Laureato in Matematica e Filosofia, parla correntemente l’inglese, lo spagnolo, l’italiano, il francese e il portoghese, oltre a saper leggere il latino e il tedesco. Ha il compito, come tutti i pontefici, di contemperare nel suo magistero pastorale, tradizione e innovazione, cosa non da poco. Già nel suo primo discorso ha parlato ripetutamente di pace. Ce n’è tanto bisogno, oggi soprattutto, con le due guerre, a Gaza e in Ucraina, di cui non si riesce a vedere la fine.
Raimondo Giustozzi
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