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La viltà e la ferocia L’immorale dibattito sull’Ucraina, e la resa di fronte ai crimini di Putin

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da Raimondo Giustozzi

articolo di di Christian Rocca

La Russia lancia migliaia di missili, droni e bombe sui civili ucraini, e i quaquaraquà italiani straparlano che è meglio costringere Kyjiv a difendersi con le braccia legate dietro la schiena

I criminali russi hanno puntato e centrato un ospedale a Kharkiv, subito dopo aver preso di mira e colpito altri obiettivi civili a Odesa. Poi hanno lanciato missili sulle case di Kryvyy Rih e di Dnipro. Morti e feriti, persone normali dilaniate nel sonno.

Ogni giorno, da trentuno mesi consecutivi, la notizia è sempre la stessa: ferocia belluina dei russi, resistenza ammirevole degli ucraini, e chiacchiera vigliacca degli europei.

I nomi delle città a volte cambiano, altre no; a volte le difese aeree funzionano, altre no; l’oscenità dei volenterosi carnefici di Vladimir Putin rimane però sempre uguale, mai adeguatamente riconosciuta in Occidente, come se il popolo russo fosse la vittima innocente della barbarie, una vittima considerata addirittura più meritevole di cura degli ucraini, quando invece è complice e profittatrice del sangue di regime.

Fin dall’inizio dell’invasione, l’Italia ha partecipato alla grande gara di solidarietà nei confronti dell’Ucraina, del resto al governo c’era Mario Draghi e non più il gagà che pochi mesi prima aveva sinistramente fatto sfilare l’Armata Rossa sul territorio italiano, mentre gli italiani erano costretti in casa dal lockdown. Era la stessa Armata Rossa che da lì a poco avrebbe devastato città, massacrato civili, scavato fosse comuni, approntato gulag del XXI secolo e minacciato il mondo libero. Era la stessa Armata Rossa che aveva sventrato la Siria, piallato la Cecenia, occupato illegalmente la Georgia, la Crimea e il Donbas.

Giuseppe Conte è il punto più infimo della già alquanto bassa scala di moralità pubblica italiana. Il movimento Cinquestelle frequentava i congressi del partito unico di Putin, organizzava viaggi nella Crimea illegalmente occupata dagli imperialisti russi, e alle elezioni del 2018 si presentò agli elettori, che lo premiarono, con un programma di politica estera che sembrava uscito dalle segrete stanze della Lubyanka. Non a caso poi nacque l’alleanza di governo gialloverde guidata da Conte e con il pioniere padano che si eccita al solo menzionare il nome di Putin come vice. Christopher Hitchens di gente come loro diceva che non vogliono la pace, sono a favore della guerra ma tifano per gli avversari.

Lasciamo stare i saltimbanchi e gli indossatori di magliette putiniane, tanto presto finiranno nell’umido della storia, e concentriamoci sui partiti meno mascherati dalla turpitudine dei loro riferimenti ideali. Fratelli d’Italia e il Partito democratico hanno sostenuto l’Ucraina, con qualche caveat di troppo, ma lo hanno fatto. Solo che hanno cominciato a fare marcia indietro, con dichiarazioni pubbliche fesse e voti parlamentari machiavellici volti a legare le braccia dietro la schiena agli ucraini.

Meloni e i suoi ministri lo fanno un po’ perché si aspettano una vittoria di Donald Trump a novembre in America, e quindi un cambio di rotta verso la resa alla Russia, un po’ perché per tradizione e cultura non sono così distanti dai valori patriottici, nazionalisti e sovranisti dello zar del Cremlino.

Il Partito democratico lo fa per un’altra ragione che nessuno ha ancora capito, fatto sta che lentamente ma indiscutibilmente si è allontanato dalla posizione antifascista dei socialisti europei e dei progressisti di tutto il mondo, a cominciare da Kamala Harris e Keir Starmer.

Trentuno mesi dopo, dunque, la solidarietà italiana è svanita, al momento ancora più a parole che nei fatti, ma le parole non sono affatto innocue, tutt’altro, sono il cacio sui maccheroni della propaganda russa che adesso, grazie alle intemerate irresponsabili dei ministri di destra e alle manovrette dei politicanti da quattro soldi della sinistra, amorevolmente riuniti nell’intergruppo bipartisan degli utili idioti di Putin, alimentano la narrazione della stanchezza della Occidente, della minaccia della terza guerra mondiale, della «pace per il nostro tempo», ovvero consolidano nell’opinione pubblica la capitolazione morale dell’Europa e l’abbandono degli ucraini ai torturatori di Mosca.

Soltanto tre eurodeputati italiani hanno mostrato il calviniano «midollo del leone» tanto caro al padre dell’Europa Altiero Spinelli e, in dissenso dai rispettivi gruppi italiani ma in linea con le più serie famiglie politiche europee, hanno votato senza esitazioni a Strasburgo tutti gli articoli della risoluzione pro Ucraina. Gli unici tre italiani con il midollo del leone vanno ringraziati, e i loro nomi vanno ricordati come quelli dei tredici professori su milleduecento che rifiutarono di giurare fedeltà al Fascismo. Oggi gli antifascisti italiani al Parlamento europeo sono soltanto Pina Picierno e Elisabetta Gualmini del Pd, e Massimiliano Salini di Forza Italia, a fronte di pusillanimi, mezzi uomini, ominicchi e quaquaraquà.

Li vedo mentre mostrano la faccia contrita e dicono con tono grave che non mi devo permettere perché ovviamente loro combattono Putin più di chiunque altro, anche se non abbastanza da fare qualcosa perché smetta di uccidere gli ucraini e di occupare le loro regioni.

Soltanto la settimana scorsa, la Russia ha lanciato sull’Ucraina trenta missili, quattrocento droni, e più di novecento bombe, e ha ucciso trentuno civili e ferito duecento persone.

Le bombe e le vittime, sarebbero state di più se gli ucraini non fossero riusciti a distruggere due depositi di armamenti in territorio russo, con quel tipo di operazione militare che le anime belle vorrebbero impedire alle forze armate ucraine.

Di questo si tratta, e non d’altro: gli ucraini chiedono di potersi difendere colpendo le basi militari russe da cui partono gli attacchi russi ai civili ucraini, ma la politica italiana alla (quasi) unanimità spiega che non è il caso, meglio che Putin resti libero di bombardare le città e gli ospedali in modo da piegare la schiena degli ucraini, piuttosto che rischiare che gli ucraini depotenzino il complesso militare criminale con cui Putin deliberatamente commette crimini contro l’umanità.

Una logica che si nasconde dietro un pacifismo di facciata (non vogliono la pace, sono favorevoli alla guerra mossa dagli altri) che peraltro è pienamente anticostituzionale. Il sempre citato è mai compreso articolo 11 della Costituzione dice che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali», non la guerra e basta. La guerra che la Costituzione italiana ripudia è la guerra di aggressione russa, volta a offendere la libertà ucraina ed europea, non quella difensiva degli ucraini. Del resto non può che essere così, visto che la nostra Costituzione nasce da una guerra di resistenza, sostenuta dagli alleati democratici, contro il nazifascismo che aveva occupato il nostro paese e offeso militarmente le nostre libertà.

La cosa drammatica è che siamo scivolati verso l’Ungheria di Viktor Orbán, e forse la situazione è ancora peggiore perché probabilmente Budapest un’opposizione alla russificazione della società esiste. Da noi no, anche l’opposizione ha ceduto all’imperialismo russo.

Linkiesta, 23 settembre 2024, Editoriale, di Christian Rocca

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