di Raimodo Giustozzi
Pomeriggio di alto profilo culturale quello di Sabato 12 ottobre 2013, trascorso dalle 16,00 alle 18,00, nella chiesa del Santissimo Sacramento di Civitanova Alta ad ascoltare la presentazione del libro del dott. Antonio Eleuteri: “La Confraternita del Santissimo Sacramento di Civitanova Marche”, opera pubblicata in parte con il contributo del Credito Cooperativo di Civitanova Marche e Montecosaro. Il prof. Alberto Fiorani, storico e Presidente del Centro di Cultura Popolare di Ostra Vetere ed Il dottor Gabriele Barucca, della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici delle Marche, hanno avuto parole di apprezzamento per l’opera davvero ponderosa iniziata circa sette anni fa e portata felicemente in porto. Le Confraternite rappresentano quanto di meglio il pensiero cristiano ha saputo sviluppare lungo i secoli nella coltivazione delle virtù teologali indicate dalla Chiesa Cattolica: la fede, la speranza e la carità.
Il compianto arcivescovo metropolita di Fermo, mons. Luigi Conti, così scriveva nelle pagine introduttive del libro: “La scelta dell’autore di tracciare un’accurata e documentata storia della Confraternita del SS. Sacramento di Civitanova Marche è oculata e motivata perché nella quasi totalità dei casi tali confraternite sono le più antiche e le prime in dignità sul piano giuridico, le più ricche di associati e le più attive…Sono particolarmente lieto di esprimere il mio sincero apprezzamento per la pubblicazione del volume che desta di fatto ammirazione per la serietà metodologica e per la precisione storiografica evidenziata dalla sapiente scelta dei temi, dalla chiara esposizione dei fatti e dall’offerta di un apparato documentario di primissima mano” (Cfr. Antonio Eleuteri, la Confraternita del Santissimo Sacramento di Civitanova Marche, nota introduttiva di Luigi Conti, arcivescovo metropolita di fermo, pag. 9, Civitanova Marche, 2013).
Oggi le Confraternite, compresa quella del SS. Sacramento, rimangono l’espressione di valori devozionali, nel passato hanno incarnato la protezione sociale verso i più bisognosi. Hanno svolto quanto oggi viene fatto dagli ospedali, dalla Croce Verde, dalla Caritas e dagli istituti di credito. Accompagnavano i più bisognosi dalla nascita alla morte, conferendo una dote maritale alle donne non sposate, elargivano elemosine, fornivano la semina, aiutavano ebrei e convertiti al Cristianesimo, fornendo sussidi, pagavano il riscatto per liberare quanti erano stati fatti prigionieri da navi corsare di pirati barbareschi che battevano l’Adriatico.
“Nel 1783 furono consegnati 50 baiocchi ad un ignoto Cavaliere per il riscatto di 2 figli ritenuti fra i turchi, mentre due anni più tardi – su ordine del vicario foraneo locale – fu elargito uno scudo a titolo di sussidio caritativo destinato al riscatto degli schiavi ai padri Alberto Massa e Giuseppe Zenoli, appartenuti forse allo stesso imprecisato ordine religioso dei Padri caduti in mano degli Algerini, alla cui liberazione fu contribuito con 20 baiocchi consegnati al religioso Domenico e compagno per elemosina, ed in riscatto dei medesimi confratelli ridotti in schiavitù”(Ibidem, pag. 50). La Confraternita, costituitasi in Consiglio Generale con Propri Statuti, deliberava come soccorrere chi era nel bisogno. Concedeva, in appalto e al migliore offerente, la gabella dell’allume, dei cenci (cenciaria), del tartaro delle botti, all’interno del territorio comunale.
Il tartaro delle botti, composto da tartrato di idrogeno di potassio e tartrato di calcio, è una solidificazione cristallina. Si forma nelle botti durante il processo di vinificazione. Prima di usare la botte per versare il vino novello, si deve togliere questa incrostazione che si è depositata nella botte. L’allume, solfato doppio di alluminio e potassio, un tempo si metteva nelle botti per favorire il processo di vinificazione, oggi non si usa più. La cenciaria era la raccolta degli stracci. “In un bando pubblico del 3 ottobre 1488, l’appalto triennale della gabella (tartaro delle botti, allume, stracci) veniva dato ad un ebreo, tale Isah, secondo le condizioni consuete per tale transazione e con la previsione di una corrisposta pari a 15 fiorini (a 40 bolognini il fiorino) da esigersi in due rate semestrali. Sin dal basso medioevo i suddetti appalti, al pari di altri che comportavano evidentemente un mestiere o comunque un lavoro considerato sporco o infamante come ripulire botti o raccogliere cenci, per inveterata consuetudine erano affidati a israeliti locali o provenienti dai paesi limitrofi a quelli in cui venivano banditi o allontanati”(Cfr. Ibidem, pag. 51). A Civitanova Marche Alta c’era una fiorente comunità ebraica. Esiste ancora un piccolo agglomerato di case, dentro la cerchia delle antiche mura, quelle che danno verso Est, chiamato “Ghetto degli ebrei”. Con la nomina, ad opera del papa Giulio III, di Giuliano Cesarini (1551- 1552) duca di Civitanova e Montecosaro, la comunità ebraica di Civitanova Alta si disperse in altre cittadine marchigiane, precipuamente a Senigallia; da qui il detto popolare: “Senigallia, mezza ebrea e mezza canaglia”. La canaglia era rappresentata dai numerosi galeotti ai quali erano concessi dei permessi di soggiorno per consentire il ripopolamento della cittadina, piegata da epidemie, carestie e terremoti.
La Confraternita del Santissimo Sacramento di Civitanova Marche, da una recente ricognizione di tutte le 225 confraternite laicali dell’Arcidiocesi di Fermo, tra quelle per le quali è documentato l’anno di fondazione canonica, è seconda solo a quella di Montefortino. Ha avuto “inizio in Civitanova per opera di 23 pie persone, il 7 gennaio 1523, sotto il pontificato di Adriano VI” (Cfr. A. Eleuteri, La Confraternita del Santissimo Sacramento, pag.25, Civitanova Marche, 2013), quella di Montefortino ha avuto inizio nel 1516. Il libro, di 323 pagine, ripercorre tutta la storia della Confraternita dalla fondazione ad oggi. Sulle attività di assistenza e beneficenza, si legge. “Gli indigenti, qualora avessero ricevuto in prestito un po’ di grano del Monte frumentario interno, si obbligavano inevitabilmente a restituirlo nella stagione successiva della messura, ossia della mietitura” (Cfr. Ibidem, pag. 35).
Il Monte frumentario della nostra Confraternita nasce ufficialmente da una sottoscrizione volontaria interna alla fratellanza, come evoluzione di una più antica, pia consuetudine di elargire gratuitamente frumento ai più poveri. La distribuzione del frumento del Monte ai poveri confratelli o ad altri bisognosi avveniva generalmente in concomitanza delle principali solennità religiose, come documentato, ad esempio, per il Natale del 1605, quando fu deciso di prestare il grano del Monte ai supplicanti bisognosi, purché iscritti alla Confraternita e a patto che avessero provveduto a restituire tutto il grano preso in prestito l’anno precedente e subordinatamente all’istituzione di una specifica, modestissima polizza fideiussoria, che in realtà garantiva un minimo rimborso spese per l’amministrazione e la gestione del Monte stesso… Nel 1626 il monte del grano assommava complessivamente a 73 rubia e cinque ottavi (= 215 ql. ca), mentre da una congregazione del 2 giugno 1632 risultano attivi due Montisti, uno pel grano delle donne, l’altro per quello degli uomini, confermati nel decennio successivo” (Ibidem, pp. 55 – 56).
La Confraternita era solerte nel venire incontro agli uomini di mare rotti dalla fatica della pesca, aiutava ebrei, turchi, inglesi ed eretici che si fossero convertiti al Cattolicesimo, riscattava schiavi cristiani fatti prigionieri dai Turchi, possedeva un cospicuo patrimonio terriero, frutto di lasciti testamentari. La prima chiesa della Confraternita era ubicata nel quartiere del Mercato (prima del 1580), il complesso chiesa – oratorio di piazza va dal 1580 al 1785, la chiesa attuale dal 1785 ad oggi. Interessanti sono le pagine che riguardano la storia della Confraternita dall’Unità d’Italia alla Grande guerra, quando la Chiesa venne sgomberata per adattarla “precariamente a ricovero dei colerosi”.
Non esiste legge che possa sopperire alla compartecipazione ed alla volontà della gente di gestire in modo oculato, preciso e con tanta passione il patrimonio d’archivio, le opere d’arte presenti nella Chiesa del Santissimo Sacramento, dotata di un antiquarium che raccoglie tesori d’arte di inestimabile valore. Il sig. Tullio Bizzarri, per più di un decennio priore della Confraternita, il segretario Tonino Quintavalle, i due consiglieri che compongono il Direttivo e tutti i confratelli tengono la Chiesa ed i diversi corpi di fabbrica annessi, tutti di proprietà della Confraternita, come un gioiello, vanto della città alta.
Il patrimonio immobiliare, che va dal XVI al XIX secolo, possessioni di campagna, case ed altri immobili intramurari, è ampiamente documentato in altre pagine del libro curato da Antonio Eleuteri. In base alla documentazione archivistica, prevalentemente catastale e di amministrazione fondiaria, il libro riporta una schedatura sintetica dei beni costituenti il patrimonio immobiliare fondiario della Confraternita a partire dal XVII secolo. Per ogni bene immobile, la scheda descrive: l’oggetto, l’ubicazione, l’estensione, se si tratta di terreno, i confini e le note. Alcuni appezzamenti di terreno si trovavano nelle contrade di Civitanova Marche, le stesse di oggi: Molino, Bocca di Gabbia, San Pietro, Madonna delle Grazie, San Nicolò, Castelletta, Pittignano, Mornano, San Marco, Pisciarelle. Le case intramurarie: fortezza del Girone, Porta Zoppa, Sant’Angelo, Porta Mercato. Le rendite, i legati testamentari, i crediti fruttiferi, le offerte, i donativi dei beni di consumo, che costituivano il patrimonio mobiliare, sono raccolti in altrettante schede. Per ogni scheda viene riportato il nome del notaio che ha redatto il rogito, il venditore, l’importo in scudi o in baiocchi, la fruttuosità del lascito e una nota esplicativa (Antonio Eleuteri, La Confraternita del Santissimo Sacramento di Civitanova Marche, pp. 59 – 126, Civitanova Marche, 2013).
Trattazione a parte è riservata agli organi, quello di Felice Morganti del 1847, oggetto di restauro nel 2014, ai maestri di cappella, ai cantori, alla Crocefissione di Durante Nobili del 1575, alle seterie ed ai tessuti damascati per l’apparatura della chiesa, agli arredi, suppellettili, vasi sacri e medaglioni della Confraternita. L’apparato iconografico del libro e l’appendice documentaria costituiscono più della metà del volume.
Inaugurazione dell’organo restaurato
Sabato 1° febbraio 2014, la Confraternita del SS. Sacramento di Civitanova Alta ha consegnato alla città un altro cimelio d’arte: l’organo Felice Morganti, dopo un lungo restauro. Erano presenti alla cerimonia il sindaco dott. Tommaso Claudio Corvatta, il vice sindaco Giulio Silenzi, il dottor Gabriele Barucca della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici delle Marche, il priore della Confraternita Tullio Bizzarri, il Parroco don Alberto Spito, il prof. Paolo Peretti, il restauratore Michel Formentelli. Tutto ha avuto inizio, come da programma, alle ore 16,30, con i saluti del sindaco e del Soprintendente che ha avuto parole di lode per la Confraternita impegnata da anni nella conservazione e nella promozione dei beni culturali racchiusi nel piccolo ma grazioso tempio.
Il priore Tullio Bizzarri ha illustrato brevemente i motivi che portano il sodalizio alla valorizzazione di ciò che dal passato è arrivato fino a noi. Il prof. Paolo Peretti, docente al Conservatorio di Fermo, autore della ponderosa opera “Organi ed Organari nella Marca dal Potenza al Tronto”, edita nel 2000 con il contributo Fondazione della Cassa di Risparmio di Fermo, ha evidenziato che il manufatto costruito nel 1847, privo di una firma, era da attribuire all’organaro Fra’ Felice Morganti di Ascoli Piceno. In mezzo secolo di attività, il laico professo Felice Morganti dell’ordine Francescano, ha costruito o restaurato, da solo o in compagnia del veneto Giovanni Gennari, quaranta organi nel Fermano – Maceratese, nella provincia d’Ascoli e nella vicina Teramo.
Trascurando gli organi realizzati nella diocesi ascolana, tra quelli dell’arcidiocesi fermana, il prof. Paolo Peretti attribuisce al Morganti e a Gennari l’organo della Chiesa di S. Maria Immacolata di Monte San Giusto, quello della Chiesa di S. Maria in Piazza (Petritoli), opera del solo Morganti, quello della chiesa di Santa Rosalia (Rapagnano), attribuito a Morganti e a Gennari. Nella stessa diocesi, oltre all’organo della Chiesa del SS. Sacramento di Civitanova Alta, sono da attribuire a Morganti l’organo della Chiesa di S. Filippo e della chiesa di S. Lucia (Fermo), della chiesa di S. Francesco (Montegiorgio), di S. Agostino (Morrovalle), di S. Girolamo (Ortezzano).
Lo storico Antonio Eleuteri, spulciando tra le carte d’archivio della Confraternita del SS. Sacramento di Civitanova Alta, annota: “Con scrittura privata del 31 marzo 1847, fra Felice Laico Minore Osservante- nativo e stanziato nella città di Ascoli, oriundo della casa Morganti di detta città – quietanzò la somma di 150 scudi ricevuta personalmente da Emidio Mattozzi, deputato della Confraternita, a titolo di saldo per la costruzione di un organo nuovo, che il religioso aveva fatto per la Chiesa di detta Confraternita in base ad un contratto prestabilito. Sorprende non poco che un valente ed apprezzato organaro ottocentesco, per di più qualificato come Minore Osservante, dichiari candidamente di non saper scrivere, e come illetterato è costretto a firmarsi con la tipica croce degli analfabeti alla presenza di tre testimoni” (A. Eleuteri, La Confraternita del SS. Sacramento di Civitanova Marche, pag. 133, 134, Montegranaro, 2013). Nella sua attività, il Morganti si appoggiava alla tradizione veneta, coniugando sapientemente tecniche conosciute ad altre che erano frutto della propria inventiva. L’organo venne decorato da Pietro Aggarbati.
Il restauratore dell’organo in questione, Michel Formentelli, ha illustrato brevemente il proprio lavoro. Figlio d’arte, è nato a Verona nel 1970. Terminati gli studi classici, inizia da subito l’attività organaria presso la celebre Bottega del padre Barthélémy Formentelli, divenendo dal 1989 collaboratore della Ditta sorta a Verona nel 1965. Dal 1989 al 1992, sotto la guida di esperti collaboratori, si forma e specializza nella complessa lavorazione delle canne di metallo trattandone la costruzione, la fusione, lavorazione delle lastre, preparazione al bianco, saldatura, lucidatura ed infine la preparazione a bocca per l’intonazione. Assiste il padre nelle fasi di recupero dell’armonia strumentale delle opere di costruzione e di restauro in Italia e all’estero (Francia, Belgio, Svizzera, Portogallo, Austria) dapprima come assistente alla tastiera per l’intonazione dei registri d’organo rigorosamente e metodicamente effettuata sul posto, e poi come prezioso collaboratore nell’accordatura e nella preparazione dei registri ad anima, ad ancia, di legno.
Dal 1993 al 1995 completa la sua formazione in falegnameria approfondendo le conoscenze di restauro e costruzione ex-novo dei materiali organari: somieri, tastiere, pedaliere, canne di legno, mantici, condotte del vento, trasmissioni meccaniche, accessori vari sia acustici che meccanici.
Dal 1995 al 2002 si dedica con passione al riordino e censimento, alla classificazione e alla stesura di rilievi e diagrammi dei materiali storici ed inizia, sotto la super visione del padre, a trattare personalmente l’intonazione e l’accordatura delle canne ad anima e delle canne ad ancia, al rimontaggio delle trasmissioni meccaniche e al delicato restauro delle canne antiche.
Collabora assiduamente per lo smontaggio, rimontaggio e intonazione nei maggiori cantieri di organi monumentali costruiti o restaurati in Italia e all’estero con particolare frequenza in Francia, Svizzera e Belgio. Da solo porta a termine dal 1996 al 2002, sempre per conto del padre, il restauro di monumentali organi storici e nuovi in Italia curando in particolare l’inventario, la schedatura, il rimontaggio, l’intonazione e l’accordatura. Dopo 12 anni di apprendistato, allestisce nel 2001, per proprio conto, una Bottega per il restauro degli strumenti da tasto nelle Marche più precisamente a Camerino nella provincia di Macerata, specializzata nel recupero e restauro di organi antichi e altri strumenti da tasto. Collabora per Convegni, trattando argomenti e aspetti dell’organaria italiana e transalpina approfondendo le problematiche di restauro, conservazione e intonazione degli strumenti da tasto in generale (organi, clavicembali, spinettoni, regale, clavicordi, virginale ecc.).
E’ cofondatore e membro dell’Associazione culturale – musicale “Organi Arti e Borghi” con sede a Camerino (MC). Nel 2011 la sua Ditta è stata fra le prime ad essere riconosciuta nella categoria dell’Artigianato “Marche Eccellenza”. Attualmente è Presidente dell’Associazione Nazionale dell’Artigianato Professionale “Confartigianato” per la sezione di Camerino.
Dopo la solenne benedizione dell’organo, Elisabetta Gaiardoni soprano e Maurizio Maffezzoli organo, hanno deliziato il pubblico presente con un concerto di brani che spaziavano dal 1500 al 1700: Ricercada di M. Cavazzoni (1490- 1570), Sorge l’aurora e con le mie man di rose soprano e organo, di B Barbarino (1568- 1617), Mascara Sonata e ballata da più Cavalieri, di G. Strozzi (1615- 1687), Fantasia, di J. P. Sweelinck (1562- 1647), Preludio con fuga LV 123, di Johan Gottfried Walther (1684- 1748), Bist du bei mir soprano e organo, di J. S. Bach (1685- 1750), Sette Versetti dai versetti in Re, di P. B. Bellinzani (1690- 1757), Rompe e Spezza soprano e organo, di A. Scarlatti (1660- 1720), Sonata VII ad uso orchestra, di N. Moretti (1763- 1845).
Raimondo Giustozzi
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