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Porto Recanati. “Cose di casa nostra” ( 9 ) Di una tomba e di due lapidi

FOTO PARISI

 di Lino Palanca

Dialetto e usanze, storie e storielle che accompagnano il nostro crescere civile. Il tutto pescato qua e là, senza pretese.

Di una tomba e di due lapidi

La tomba di famiglia di Biagio Biagetti, un artista che è vanto altissimo per Porto Recanati dov’è nato nel luglio 1877. Per venticinque anni è stato direttore delle pitture delle gallerie vaticane, fondatore e direttore dello studio del mosaico, sempre in Vaticano. Ha lavorato al restauro del Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina. Morto a Macerata il 2 aprile 1948. Attaccatissimo al paese natale [1].

Sulla tomba suddetta ci ha lavorato dieci anni, Biagio, a cominciare da subito dopo la morte del padre Antonio (1922); ogni volta che tornava in paese da Roma, e lo faceva spesso, non mancava mai di andare a controllare lo stato dei lavori del suo ultimo asilo, individuare qualche cosa da modificare, migliorare qua e là, sollecitare i lavori.

Poi, finalmente, nel ’32: Ed oggi, a dieci anni, è pressoché pronta la mia tomba di famiglia, nella quale, appena possibile, trasporterò i resti mortali del mio babbo, e dove con mia madre, mia sorella e la mia Gina andrò a riposare anch’io, quando il Signore vorrà. Signore! dà eterna pace al mio genitore, fa che tutti noi viventi che lo amammo e che gli apparteniamo possiamo ritrovarlo un giorno là dove mai annotta e dove tutto è gioia e perfetto godimento! [2].

FOTO BIAGETTISedici anni dopo, Biagetti andò a raggiungere il padre. Dopo di che, a Porto Recanati, di lui si parlò poco fino a che il Centro Studi Portorecanatesi organizzò nell’aprile 1984 una conferenza di Attilio Moroni sulla storia umana e professionale dell’artista. Da allora, sia a Recanati che al Porto ci si è ricordati più volte dell’illustre concittadino: conferenze, dibattiti, mostre, pubblicazioni dei suoi diari [3].

Il tutto mentre si lascia cadere nell’indifferenza, cadere per terra intendo, il mosaico della cappella funeraria. Ormai fanno pena il Cristo risorto e i suoi angeli martoriati dall’abbandono. E tutti a dare la caccia ai colpevoli di tanto scempio. La famiglia? Il Comune? La popolazione che non si rende conto di quel che sta perdendo? .

Non è una novità questa sostanziale smemoratezza locale. Chi ha qualche anno come me ricorda molto bene che era stata posta una lapide a ricordo dell’incidente automobilistico nel quale perse la vita il presidente dell’Associazione Nazionale Arditi, generale Alessandro Parisi (vecchio passaggio a livello a sud della pineta Volpini, 1938). La lapide a ricordo del fatto non c’è più, anzi ne è rimasta una riga soltanto. Non te le prendere troppo a cuore, mi hanno detto alcuni di quelli che contano, in fondo era un gerarca fascista.

Metto nel conto di questa colpevole disattenzione anche Attilio Valentini. Nei primi anni novanta, visti inascoltati gli appelli a curare la sua tomba con il rispetto dovutogli, ho finito per chiedere all’allora custode del civico cimitero (Lino Simonetti) di ripassare col pennelletto l’epigrafe incisa nel cippo funebre e  diventata vergognosamente illeggibile.

Sono convinto che parecchi portorecanatesi ignorino chi fosse davvero Valentini, la fama che ebbe in Italia e all’estero. E non saranno troppi nemmeno a sapere di Biagetti. E quanto a Parisi, un anziano conoscente mi ha detto: Ah, è morto qui Parisi!?, con il pensiero rivolto al cantante napoletano Vittorio Parisi (1892-1955).

E anzi che nessuno mi abbia ancora tirato in ballo la Heather.

 

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[1] Per una scheda biografica più esauriente si veda Lino Palanca, Dizionario Enciclopedico del Porto, Recanati, Bieffe Grafiche 2013, p. 35.

[2] Biagio Biagetti, Il mio diario, a cura di Franco Foschi, Recanati, Bieffe Grafiche 1998, pp. 100-101.

[3] Al già citato Diario a cura di Franco Foschi si sono aggiunte le “Note autobiografiche 1877-1904” di Biagetti, edite a cura del sottoscritto, e con il patrocinio oneroso del Comune di Porto Recanati, dalla Bieffe Grafiche di Recanati nel 2008.

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