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Chomsky: «L’ambiente ha riportato i giovani alla politica, non deludiamoli»

Fonte internet

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Il linguista attacca il negazionismo di Trump e appoggia il programma verde di Biden: « Gli Usa devono nazionalizzare e convertire le grandi aziende per un Green New Deal ». E torna sulla sua scelta di firmare la lettera contro la «cancel culture» a sinistra

di Luca Mastrantonio (Corriere della Sera)

Noam Chomsky: «L’ambiente ha riportato i giovani alla politica, non deludiamoli» Noam Chomsky, 91 anni, qui nel 2011 alla High School di Cabramatta, sobborgo sudoccidentale di Sidney, in Australia (foto AAP Image/Tracey Nearmy)

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Questo articolo — pubblicato nella sezione Sette Green sul numero 41 del magazine in edicola il 9 ottobre — fa parte della grande inchiesta con cui il sistema «Corriere» racconta la terra (e noi): indagini, newsletter, storie e approfondimenti (come spiega qui Edoardo Vigna). Torna, gratis, anche il mensile verde Pianeta 2021. E proprio 7 ha realizzato attraverso i propri canali social l’ultima (in ordine di tempo) ricerca sulla sensibilità degli italiani rispetto ai temi legati all’ambiente: alle varie domande in pochissime ore hanno risposto oltre 10 mila lettori, ribadendo che la pandemia non ha allentato le scelte virtuose.

 

Causa Covid ci sono intellettuali che hanno perso un po’ del loro bene dell’intelletto, arrivando a negare la realtà dell’epidemia, come leader populisti pre-ricovero. Ci sono poi attivisti dei diritti civili che per arrivare a destinazione prima premono sull’acceleratore e pazienza se si investe qualche diritto… Poi, per fortuna, c’è chi resta lucido, anche perché è da anni che scruta il buio che stiamo attraversando, in termini di libertà e diritti al futuro, al lavoro e alla felicità che sono a rischio. Tra questi, l’americano Noam Chomsky, da decenni punto di riferimento della sinistra radicale e di chiunque rispetti chi, oltre ad aver ri-fondato da giovanissimo la linguistica moderna, critica con coerenza i mali del capitalismo neoliberista, i suoi seguaci e i falsi oppositori. Senza fare sconti, come quando già nel 1969 nel saggio I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America criticava i “mandarini” comunisti, oltre i fiancheggiatori dell’imperialismo come Walt Rostow, di cui però difese il diritto di insegnare a Cambridge quando i movimenti pacifisti lo stavano spazzando via. Perciò Chomsky, oggi 91enne, può firmare appelli come quello di Haper’s magazine contro le derive liberticide della cancel culture di sinistra senza venire strumentalizzato da destra, o parlare dei danni di Trump senza scivolare nella semplificazione fascistoide.

 

«No alla ‘cancel culture’ a sinistra: la richiesta di protezione per alcune categorie discriminate non può diventare intimidazione»

 

Il 14 ottobre esce in libreria il primo numero di Relazioni: rivista diretta da Stefano Lai (Luca Sossella editore) per mettere in rete lavoratori della conoscenza e classi dirigenti

Il 14 ottobre esce in libreria il primo numero di Relazioni: rivista diretta da Stefano Lai (Luca Sossella editore) per mettere in rete lavoratori della conoscenza e classi dirigenti

 

In gioco non c’è una ideologia da difendere, ma il genere umano, il cui progresso è possibile solo in un’ottica di pace ed ecologia del vivere, condivise da tutti. Lei cosa si aspetta dalle elezioni presidenziali del 3 novembre?

«Trump ha già dichiarato in pubblico che potrebbe non accettare il risultato del voto. La sua personalità, al limite della psicopatologia, non gli permette di accettare l’idea della sconfitta. Anche perché fuori dalla Casa Bianca ci sono molti guai giudiziari ad attenderlo».

 

Crede che la democrazia americana sia in pericolo?

«C’è chi dice che gli Stati Uniti siano una democrazia a partito unico, il partito degli affari, del quale democratici e repubblicani sono soltanto due fazioni. Ora i repubblicani hanno rotto la simmetria, sono diventati un partito di ultradestra, hanno molto in comune con i partiti neofascisti europei. L’amministrazione Trump persegue due soli obiettivi: far diventare i ricchi sempre più ricchi, e collocare a tutti i livelli dell’ordinamento giudiziario magistrati di destra. E un sistema giudiziario in mano a funzionari fedeli alla destra sarà in grado di bloccare per molti anni a venire ogni possibile riforma anche moderatamente redistributiva. La Costituzione americana del diciottesimo secolo era molto progressista. Ma il sistema politico in questo momento è ultraconservatore».

 

Trump ha acceso lo scontro sociale, fino a dove può arrivare?

«Trump non ha mandato l’esercito regolare a fronteggiare le manifestazioni legate al movimento Black Lives Matter, perché temeva che i comandi militari potessero disobbedire ai suoi ordini. Penso all’uso della polizia di frontiera e altre formazioni di polizia federale come forze paramilitari per reprimere le proteste, in contrasto con i sindaci e i governatori. L’escalation della violenza può fornire un pretesto per lo stato d’emergenza, e allora perfino lo svolgimento regolare delle elezioni sarebbe a rischio. Non immagino un governo militare o apertamente fascista. Il fascismo era un’ideologia e aveva una dottrina, cose fuori dalla portata di Trump. Lui somiglia più al piccolo dittatore di una repubblica delle banane, che agisce per tornaconto personale e per salvaguardare gli interessi di chi lo sostiene».

 

Quanto peserà sul voto la malagestione dell’emergenza Covid?

«Trump non ha ascoltato gli esperti, ha cercato di sfruttare l’epidemia per attaccare la Cina, ha accreditato le teorie del complotto. È direttamente responsabile per la morte di decine di migliaia di cittadini, e per questo cerca disperatamente qualcuno da incolpare, l’Oms, la Cina, i democratici».

 

Quali sarebbero le conseguenze di una rielezione di Trump?

«Una catastrofe per il mondo. Trump non è solo negazionista rispetto all’emergenza climatica, tutti i suoi atti legislativi contribuiscono a spingere il pianeta verso il disastro. È l’unico leader al mondo, insieme forse solo a Bolsonaro, che continua a favorire l’utilizzo crescente di carburanti fossili, a negare la necessità di ridurre le emissioni nocive, a rifiutarsi di riconoscere la realtà scientifica della crisi climatica. Sembra voler correre più velocemente possibile verso l’abisso. Il suo ruolo tossico riguarda anche altre questioni, dallo sdoganamento del suprematismo bianco, alla corsa al riarmo, al fiancheggiamento dei cosiddetti movimenti “pro-life”, che sono in realtà movimenti antiabortisti e oscurantisti in materia di diritti civili. Trump sta smantellando il sistema di controllo e contenimento della proliferazione di armi nucleari, tentando di alterare i trattati internazionali. E ha approvato un piano di rifinanziamento del Pentagono per sviluppare nuove armi ad alto potenziale distruttivo. È a rischio la sopravvivenza stessa del pianeta e dell’umanità. Sono le elezioni politiche più importanti della storia umana».

 

Un’immagine delle proteste di Black lives matter. «Il più grande movimento sociale nella storia degli Usa che ha contagiato il mondo intero», secondo Chomsky Un’immagine delle proteste di Black lives matter. «Il più grande movimento sociale nella storia degli Usa che ha contagiato il mondo intero», secondo Chomsky

 

In caso di sconfitta di Trump, cosa si augura che avvenga?

«Per prima cosa l’intera industria dei carburanti fossili andrebbe progressivamente dismessa: il governo dovrebbe nazionalizzarla e avviare un processo di conversione, per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero. Serve un nuovo regime di controllo sulla proliferazione di armi nucleari, fino a proibire l’impiego dell’energia nucleare a scopi militari… Atti concreti, che potrebbero in poco tempo restituire agli Usa la leadership morale».

 

«Black lives matter? Non si tratta solo di proteste contro le violenze della polizia, ma di un movimento contro le disuguaglianze e il razzismo istituzionale»

 

Quali sono gli elementi che la rendono più ottimista?

«Dopo la morte di George Floyd è nato forse il più grande movimento sociale nella storia degli Usa che ha contagiato il mondo intero. Non si tratta solo di proteste contro le violenze della polizia, ma di un movimento contro le disuguaglianze e il razzismo istituzionale. Poi penso a quanto arrivato da Sanders nella campagna di Joe Biden, per spingerla su posizioni più progressiste. Il programma di Biden sulle questioni ambientali, scritto con un gruppo ecologista radicale, Sunrise, prevede investimenti di milioni di dollari per lo sviluppo delle energie rinnovabili, e l’adozione di un Green New Deal tra le priorità dell’agenda legislativa. I democratici sanno che non possono deludere i giovani attivisti spinti verso la politica dall’allarme per il clima».

 

Italia ed Europa guardano alle elezioni con preoccupazione.

«I Paesi europei dovrebbero rafforzare la propria cooperazione. L’Europa deve superare le divisioni interne, valorizzare la propria unione economica e politica, e diventare una potenza autonoma, libera da influenze esterne, per contribuire a ridefinire gli equilibri mondiali».

 

Perché ha firmato l’appello sulla “cancel culture” a sinistra?

«La lettera non nominava mai la cancel culture, ma è significativo che sia stata interpretata all’interno di quel contesto. Si riferiva anche alle azioni di alcuni settori della sinistra che rischiano di creare un’atmosfera tossica, in cui la richiesta legittima di protezione per le categorie discriminate diventa una forma di intimidazione che limita la libertà d’espressione. Ma è una porzione minuscola della vera cancel culture. Le “cancellazioni”, le pressioni dirette o indirette che impediscono a qualcuno di parlare e di esprimere la propria opinione, praticate dall’establishment, da chi detiene il potere, e quindi in questo momento dalla destra, vanno contro chi contesta il sistema, e quindi molto più spesso la sinistra».

1 commento a Chomsky: «L’ambiente ha riportato i giovani alla politica, non deludiamoli»

  • Giuseppe Farina

    Ma Biden nell’incontro-scontro con Trump ha dichiarato non solo di “non essere socialista” (scontato), ma di “non avere nel suo programma il Green New Deal”…

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