by STEFANO BARDI
Sempre di più in Italia la prosa ha sempre più adepti, come è dimostrato dal caso letterario del giovane Daniele Scalese (Taranto, 1988). Uno scrittore il tarantino, da sempre appassionato di scrittura da lui intesa come un’unione mistica fra più stili letterari, artistici, filosofici e visivi (cinema, letteratura cyber-punk, arte pop, surrealismo artistico). Concezione questa che lo ha portato, alla redazione dei suoi tre romanzi. In special modo poi, nel romanzo del 2017 e in quello del 2019 possiamo vedere un tema assai caro allo scrittore Italo Svevo, ovvero il tema dell’inetto.
Il primo romanzo è Nero (Eremon Editore, 2017). Opera questa che si concentra sulla tragica e drammatica vicenda umana, di Lorenzo. Personaggio questo che dopo aver fallito lavorativamente, si ritroverà a vendere sessualmente le sue carmi e così facendo si dividerà dalla sua anima, ovvero, la vera protagonista del romanzo. Un’anima a sua volta infine, che creerà un monologo dove la figura materiale di Lorenzo simboleggerà gli ostacoli dell’Uomo all’interno dell’odierna società avidamente lussuriosa e lavorativamente matrigna. Ostacoli che di conseguenza ricadranno negli intimi legami di Lorenzo e lo trasformeranno in un avido, lussurioso e spavaldo demone che vuole essere amato, lodato, contemplato, scopato e significare qualcosa per chi gli sta accanto.
Il secondo romanzo è I pasti Notturni della Luna (Prospero Editore, 2018). Tema dell’inetto che qui lascia il posto, a quello della punizione compiuta con dolcezza e a quello del sesso innominabile in chiave vampiresca, ovvero, l’atto sessuale inteso come un atto satanicamente depravato e demoniacamente letale per chi lo fa, lo riceve e lo vede. Un sesso questo, che smaschera le false e ipocrite moralità degli Uomini, poiché essi si mostrano per quello che veramente sono durante le notti di plenilunio in cu si trasformano in oscuri demoni che si sostituiscono le emozioni e le gioie con le depravazioni erotico-carnali.
Il terzo e attuale romanzo è Le streghe (Edizioni Virgilio, 2019). Romanzo questo ambientato nel quartiere milanese di Via Padova composta da trans, spacciatori, truffatori chimerici di professione, arcani gatti mutaformi e da vecchi con abiti blasfemi che si muovono all’interno di un romanzo difficile, ragnatelico, contorto, indagatorio, velenoso, chimerico, ma anche soprattutto avvolto da atmosfere fantastiche, LGBT, horror e surrealiste. Un mondo questo, in cui si consuma l’esistenza dell’inetto Marcello che consuma una Vita mediocre insieme ad una moglie sofistica, un figlio arcanamente muto, una figlia fin troppo chiacchierona, un cane più nell’al di là che nell’al di qua e insieme ad un amore platonico per la sua studentessa Virginia, da lei però non ricambiato. Un uomo mediocre che conduce una vita mediocre e piena di rimorsi, ma anche con la dannata voglia di rinascere e riscattarsi socialmente attraverso il saggio a cui sta lavorando: “Le streghe”.
Magia in cui credo ciecamente e che è vista dal professore Marcello, come l’unica strada da percorrere per leggere meglio la Vita e per poterla cambiare a proprio piacimento come meglio crede. Magia che sarà usata da lui per raggiungere il successo sociale, esistenziale, sentimentale, lavorativo. Una magia, anzi un crudele gioco, che lo porterà alla perdita del lavoro, all’illusione sentimentale e soprattutto alla più totale, oscura e brumosa nullità sociale. Un’arte oscura che però gli impartirà una lezione importante, ovvero che la vera e unica magia nella nostra esistenza è la Vita medesima. Vita che ci permette di illuminare vie per noi del tutto brumose, di toccare sconosciuti mari spirituali e di circondarci fraternamente di persone con cui stare bene eticamente, socialmente, spiritualmente e sentimentalmente. Accanto ala figura di Marcello c’è quella dello scrittore Guido Ricciardi. Uno scrittore bello, affascinante, misterioso, lodato osannato e contemplato da tutti, ma, in particolar modo da Marcello che simboleggia per lui quello a cui ambisce da sempre, ovvero il successo sociale ed editoriale. Personaggio quello di Guido Ricciardi che a sua volta simboleggia il prototipo dello scrittore, ovvero un’artista in grado di creare stupende gioie universali, ma allo stesso tempo un Uomo socialmente emarginato, sentimentalmente distratto, spiritualmente vacuo ed esistenzialmente inadatto per la società in cui vive. Infine questo personaggio può essere visto come un alter ego (oscuro) di Marcello, il quale anche lui sarà ingannato dalla finta magia per poi ribellarsi ad essa dopo aver capito l’inganno fattogli, per poi rinascere (falsamente) nella luce.
Un altro personaggio dalle sembianze feline è un gatto culone che simboleggia il povero Marcello, il quale non conquisterà il successo da lui tanto sognato con il saggio “Le streghe”, ma anzi come il gatto culone si ritroverà a consumare la sua misera e mediocre esistenza con occhi vuoti e incapaci di dare giudizi, opinioni e critiche sugli accadimenti che si svolgono intorno a lui. Un romanzo infine dai toni LGBT dove il giovane scrittore tarantino, ci mostra la categoria sociale dei trans. Personaggi questi che ci sono mostrati come la perfetta evoluzione antropologica della donna, come delle angeliche compagne di Vita, come delle dolce madri pronte ad aiutare coloro che nella loro esistenza hanno bisogno di aiuti etico-sociali e come (purtroppo) delle oscure streghe dedite al commercio della droga, agli omicidi e alla prostituzione minorile perché non accettati dalla moderna società che li concepisce come degli esseri blasfemi, deformi, mostruosi, demoniaci e non degni di essere chiamati Uomini.
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