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Morto il regista lituano Eimuntas Nekrosius. “Nel teatro tutto si muove attraverso la vita”

Fonte Internet

Fonte Internet

Francesca De Sanctis – huffingtonpost.it

Non ha mai amato molto essere intervistato Eimuntas Nekrosius, regista lituano apprezzato in tutto il mondo, che preferisce essere di poche parole anche durante gli eventi pubblici. E’ il suo sguardo a parlare molto più di un qualsiasi discorso. E i suoi spettacoli. E’ così difficile resistere al fascino vorticoso del suo teatro visionario, dove tutto si mescola – sogno, poesia, anche gag da circo -, che sia Cechov o Shakespeare. E infatti, la sua presenza al Napoli Teatro Festival Italia, dove dallo scorso anno ha un progetto di laboratorio triennale, è per i giovani attori una grande occasione per poter osservare, imparare, mettersi in gioco. Per questo secondo anno di workshop il regista lituano affronterà diversi testi, ma soprattutto il Riccardo II di Shakespeare, che ci racconta delle ambizioni politiche e più in generale di una società in decadenza (workshop dal 18 al 29 giugno, prova aperta al pubblico il 28 e il 29). Ne parliamo con Nekrosius prima del suo arrivo a Napoli, dove il festival diretto per il secondo anno da Ruggero Cappuccio prenderà il via l’8 giugno tra decine di spettacoli internazionali e prime italiane (fino al 10 luglio).

Nekrosius, lei non ha mai amato molto insegnare, eppure negli ultimi anni ha tenuto diversi seminari e workshop, cosa le ha fatto cambiare idea?

“Ogni cosa ha il suo tempo. Ad un certo punto della vita inizi a capire che non puoi o non hai tempo sufficiente per realizzare tutte le tue idee, per mancanza di energia e di tempo. Per questo le trasferisci a persone molto più giovani con la speranza che le idee stesse possano fare da guida, e che i ragazzi sviluppino le proprie idee in maniera più libera e coraggiosa. Questo è un processo naturale, inevitabile, come il passaggio di un testimone nella staffetta”.

Secondo lei cosa cerca un attore?

“In ogni momento della vita, gli attori sono alla ricerca di freschezza, di novità di pensiero, di nuovi colori dentro di sé, colori che la persona stessa non nota, ma che un’altra può vedere per certi aspetti. Gli attori sono molto esigenti e vogliono qualcosa di nuovo tutti i giorni. Fino ad una certa età sono come piccoli uccelli – devi nutrirli e nutrirli e non è mai abbastanza per loro. Finché diventano più forti. E chiaramente gli attori cercano la fortuna. Nella loro professione il successo determina e predestinano molto, a volte accidentalmente, e immeritatamente…”.

A Napoli ha in programma un laboratorio triennale, dal 2017 al 2019. Come è andato il primo anno?

“È volato via come un giorno… Il tempo è passato così velocemente. Ho incontrato molte persone interessanti tra gli attori: creativi, originali. Per me personalmente è stato bello lavorare a Napoli”.

Come mai ha scelto di lavorare sui testi di Svethana Aleksevic?

“Be’, è un premio Nobel per la letteratura… e poi è la nostra vicina, che vive a due passi dalla Lituania; infine, i problemi descritti nelle sue opere sono ancora vicini, familiari, a noi noti. La mia scelta è dettata anche dalla semplicità della scrittura, dalla chiarezza, dalla sincerità – sia come autrice che come essere umano. Scrive in maniera molto sensibile e bella”.

Pensa di poter approfondire il suo lavoro su di lei in futuro?

“Molto probabilmente sì”.

Lei ha chiesto ai suoi allievi di lavorare anche sul Don Chisciotte. Cosa l’attrae di questo testo?

“Don Chisciotte è un libro eterno e senza tempo, che affronta un tema immortale come quello della fede, attraverso le parole di Cervantes. Questa convinzione è essenziale e necessaria per ogni uomo, dall’infanzia alla fine della vita. La fede nell’uomo è la sua seconda vita, e non sto parlando della fede religiosa, ma di una speranza che non può deludere”.

Le sue opere guardano sempre al passato, da Cechov a Shakespeare, che sarà il protagonista di quest’anno. Eppure si tratta sempre di spettacoli innovativi nella loro semplicità: pensa che questi autori possano ancora aiutarci a capire meglio i tempi in cui viviamo?

“Ovviamente. Guardando dal profondo della foresta del passato il campo aperto è visibile molto meglio ed è più chiaro. È come nelle prime battute di Dante: “Nel mezzo del cammino della nostra vita mi ritrovai per una selva oscura …”. E lo stesso vale per tutta la letteratura e le altre arti”.

Cos’è il teatro per lei?

“Il teatro è una branca dell’arte molto difficile, non è mai stata compresa e non sarà mai pienamente percepita. Così come la natura umana, non c’è spiegazione. Ma la gente è molto attratta da questo tipo di arte, che mette le persone in connessione. Nella letteratura, nell’arte, i sentimenti si muovono su carta, su tela, in musica nei suoni. Ma nel teatro tutto si muove attraverso la vita”.

Che progetti ha per il futuro?

“Tendo a sfilarmi dai piani a lungo termine. L’ho sempre fatto. Vivo senza grandi progetti, è buono il periodo così come è adesso. Hai ciò che hai…”

Viene spesso in Italia, ci sono registi o attori con i quali le piacerebbe collaborare?

“In Italia ci sono così tanti grandi attori e registi che sarebbe difficile eliminare qualcuno da una squadra del genere. E davvero, quelli che lavorano in quest’area sono degni di essere sul palco. Stupisce la densità, l’abbondanza di persone che scelgono di lavorare in teatro. E la varietà ovviamente, dal Nord alla Sicilia. È sempre bello circondarsi di attori italiani perché sono capaci di creare personaggi fantastici”.

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