Il dialetto del nostro territorio, o i dialetti se preferite, sono un patrimonio prezioso. Non va disperso.
Con questa iniziativa, la rubrica “Vernacolo”, ci proponiamo l’obiettivo di farli rivivere riscoprendone la grande valenza culturale. Un modo sarà quello del Dialetto in pillole, come potete constatare qui di seguito, ma poi, si sa, una cosa tira l’altra e speriamo si crei movimento e attenzione e soprattutto partecipazione intorno a un tema che dovrebbe essere caro a noi tutti.
Dialetto in pillole
Caminà’ a gàttu mignó’ nel dialetto portorecanatese significa camminare carponi, furtivamente, anche per cercare di non farsi vedere. A Loreto la differenza è minima, caminà’ a gàtto mignó, con la vocale finale di “gatto” in “o” e con lo stesso significato. Ci sono diverse opinioni sull’origine di questa espressione. La più ricorrente, che punta all’eleganza e alla fluidità dell’andatura del gatto, la fa derivare dall’italiano gatto più l’antico francese mignot (XII sec.: gatto, gattino) a sua volta derivato da mine da cui l’attuale minet nome popolare del gatto. Parlare di eleganza può essere giustificato dalla nascita del moderno mignon (picccolo, grazioso), figlio di mignot. Secondo questo ragionamento, il significato esatto dell’espressione sarebbe: camminare carponi, con le movenze armoniose di un gatto.
A Recanati la forma è: gattominó’, che credo sia una variante di gatto(u)mignó’.
Va registrata, però, un’altra proposta, quella che fa nascere il nostro vocabolo dal veneto gattomagnào (gatto+miao); tutta da verificare.
Volete esprimere un’opinione in merito?
Volete esprimere un’opinione in merito? Su quale delle due possibilità vi orientate? Oppure ne proponete una terza?
Sempre in tema di gatti, una domanda. Sapete dire che cosa intendono i loretani quando dicono:
la gàtta de san Giuvànni, un pèzzo rìde e un pèzzo piàgne?
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