di Lino Palanca
Dialetto e usanze, storie e storielle che accompagnano il nostro crescere civile. Il tutto pescato qua e là, senza pretese.
Attilio Moroni, ce ne ricordiamo? [1]
Attilio Moroni è nato a Porto Recanati nel 1909. Ha perduto suo padre, che era in Argentina, morto per un infortunio sul lavoro il 3 novembre 1910. Ha avuto un’infanzia povera. Entrato nel seminario vescovile di Recanati ha poi ottenuto la laurea in teologia nel seminario regionale di Fano, nel 1931, e nello stesso anno è stato ordinato sacerdote. Parroco della cattedrale di Recanati, è poi nominato Rettore del pontificio seminario di Chieti. Si è laureato in giurisprudenza nel 1941 nell’università di Macerata dove occuperà la cattedra di diritto canonico a partire dal 1955. Undici anni dopo è stato eletto Rettore dell’università del nostro capoluogo di provincia, incarico che ha mantenuto fino a un anno prima della morte avvenuta il 28 marzo 1986.
Autore di numerose pubblicazioni di carattere giuridico, era anche un profondo conoscitore delle cose dell’arte e un appassionato collezionista di quadri. I settemila volumi della sua biblioteca privata e i 150 quadri della sua collezione costituiscono oggi la base solida della biblioteca e della pinacoteca comunali del Porto.
Moroni è stato presidente onorario del Centro Studi Portorecanatesi (CSP) dal 1982 alla morte. Sono oggi trentacinque anni da quel triste venerdi santo quando la città venne a sapere della morte del suo illustre figlio durante la processione della tradizionale “Bara de notte”.
Non si vedono in giro segni che mostrino vivezza di ricordo di quanto Moroni ha fatto per la sua città. Ed è davvero disdicevole che, sia pure in questo momento difficile, ci si dimentichi proprio al Porto di esprimergli grata memoria.
Ho vissuto in prima persona l’impegno del professore a favore della crescita culturale della comunità portorecanatese. Ho già ricordato i libri e i quadri, ma voglio rendere conto del suo sostegno al CSP impegnato a dare concretezza a un suo preciso convincimento e cioè che l’appena evocata crescita culturale è fatta di cose che restano e che si chiamano soprattutto ricerca, archivi, libri, musei, pinacoteche. Almeno in attesa che le moderne magie dell’elettronica diventino davvero patrimonio generale.
Maggio ’83 – Moroni istituisce un premio di studio, della somma di un milione di lire per ricerche e saggi su storia, tradizioni e dialetto del Porto, testi poetici o teatrali, opere d’arte, realizzazioni audio-video che abbiano, comunque, Porto Recanati per oggetto.
Giugno ’83 – Collabora all’impostazione de “La Rigola”, rivista di studi locali.
Aprile ’84 – Nella sala maggiore della pinacoteca tiene una conferenza sul pittore portorecanatese Biagio Biagetti, fino a quel momento sconosciuto ai più dei suoi concittadini.
Dicembre ’84 – Interviene nel dibattito seguito alla conferenza del prof. Giovanni Bombace, direttore dell’Istituto di pesca marittima di Ancona, su “Un mare da salvare”, nel teatro Adriatico. Il suo contributo al dibattito riscosse grande e unanime plauso; si sentiva nelle sue parole l’affetto profondo che provava per il suo paese. Altri interventi: l’on. Franco Foschi, il consigliere regionale Elio Capodaglio, Giuseppe Cingolani della Lega delle cooperative della pesca.
Gennaio ’85 – Finanzia la stampa di una ventina di foto-giganti, poste nei corridoi della scuola elementare, che riproducono il Porto di molti anni prima. Un invito ad approfondirne la conoscenza Inaugurazione alla presenza dei piccoli alunni ai quali parla con straordinaria semplicità.
Marzo ’85 – Presiede la conferenza-dibattito su “Un porto per Porto Recanati”. Relatori l’avvocato Emanuele Grifantini consigliere regionale e il dott. Bruno Menzietti vice sindaco di San Benedetto del Tronto, sempre al teatro Adriatico.
Luglio ’85 – Riceve il Premio Porto Recanati per l’Arte e la Cultura.
Dicembre ’85 – Conferenza sul giornalista portorecanatese Attilio Valentini (grazie ai documenti che lasciò nelle mie mani sono riuscito a produrre un’autobiografia del concittadino giornalista,1859-1892).
Ho citato solo alcuni degli impegni assolti da Moroni a nostro favore. L’ultimo viaggio tra i suoi paesani lo fece lunedì 31 marzo ’86, tre giorni dopo la morte all’ospedale di Recanati.
La folla accompagnò il carro funebre lungo corso Matteotti; davanti al castello ci fu il saluto delle autorità e degli amici.
Oggi, per celebrare tra me e me il suo ricordo, mi sono riletto uno scritto apparso a sua firma su “La Voce Adriatica” del 24 settembre 1961, intitolato “Lo zio Pippo”. Racconta di quella gente di mare alla quale il professore non ha mai smesso di appartenere. Quella che segue è la parte finale:
Guardava tutto il giorno fisso il mare, fiutando i venti che conosceva più di casa sua, aspettando la barca a motore dei tre figli maschi, che non eran più soldati e che amavano il vecchio padre come un generale a riposo, il cui bastone, annerito dal tempo come un antico scettro, era il solo ricordo degli ultimi generali della tipica razza marinara che aveva sempre in cuore il cullar delle onde, il profumo del pesce arrostito ancor saltellante alla graticola sovra coverta, il tripudio delle vele tutte variopinte con lo sfondo dell’azzurro cupo del mare: l’incanto di quelle albe marine in piena estate, quando par che niente si muova come nel giorno che Cristo ascese al cielo, fuor di quel fantasioso e lontano increspar delle onde sotto le prime luci di argento del sole che svetta veloce da levante.
[1] Quanto qui si legge di Moroni è tratto da miei articoli pubblicati nel n. 16 della rivista “Potentia-Archivi di Porto Recanati e dintorni” (2004, p. 50) e nel n. 21 della stessa pubblicazione (2006, pp. 28-30)
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