di Carlo Cambi – www.cronachemaceratesi.it
Scrivo – copiando da George Simenon, immenso maestro che amo sommamente – una “lettera al mio giudice” perché da terremotato che da un anno è fuori di casa come decine di migliaia ancora nelle Marche sto assistendo al mio suicidio morale, a quello di migliaia di persone, a quello d’ intere comunità e a quello dello Stato che si mostra protervo e inetto, occhiuto e dispotico.
Ha in spregio totale la legge e disprezza i cittadini vestendo i panni di una politica che si sente al di sopra di tutto. Ci sono gli episodi come quelli di nonna Peppina, ci sono le denunce per chi – ignobilmente – lucra sui contributi per le autonome sistemazioni, ma l’asimmetria tra le leggi che riguardano i singoli e le leggi applicate allo Stato e alle sue articolazioni è così palese da diventare dispotica. E allora cominciamo a fare ciò che un cittadino ha il diritto di fare. Perché i ritardi del terremoto non sono un accanimento del fato: sono scelte precise, sono atti di uomini che intendono tutelare gli interessi di alcuni contro quelli di molti, sono un intreccio mortale tra incapacità, collusione, protezione incivile di interessi che hanno nomi e cognomi. Ci hanno spiegato che tutto l’impianto burocratico serve a impedire la corruzione. E’ uno straordinario “facite ammuina” sulla pelle e i bisogni di chi nel terremoto ha perso tutto. E allora ci vorrebbe davvero Jules Maigret per indagare, con quella sua faccia contadina e la pipa meditabonda. Tutto apparentemente è chiaro. Ma non trasparente.
Scrivo a un ipotetico mio giudice per avvertirlo che nell’imminenza della mobilitazione del 21 ottobre quando i comitati dei terremotati scenderanno a Roma allo scadere del primo anniversario delle scosse che hanno sconvolto le nostre vite serve un’opera più incisiva di censura, serve un’indagine più approfondita, serve il coraggio di prendere l’iniziativa per vederci chiaro fino in fondo. E non solo sull’abusivismo di nonna Peppina. Se la ricostruzione non c’è, se le casette non arrivano, se tutto è stato gestito in maniera burocratica e centralistica possibile che si tratti solo di ritardi? Se il capo della protezione civile Fabrizio Curcio si è dimesso possibile che ci si accontenti della sola spiegazione “motivi personali”, così come è accaduto per Titti Postiglione? A nessuno è venuto in mente che sulla Protezione civile ci siano state pressioni forti perché non vedesse e non sapesse?
Scrivo al mio giudice per sapere come mai i due Commissari straordinari che si sono succeduti vengono dall’Emilia Romagna, tutti e due sono stati esponenti di spicco del Pd e tutti e due hanno avuto a che fare con il sistema delle cooperative rosse. Anzi: c’è una coincidenza in più. Errani è ora tra i notabili di Articolo 1 che ha per padre nobile Pier Luigi Bersani di Piacenza, Paola De Micheli è rimasta nel Pd, ma fa parte della minoranza ed è di Piacenza.
Scrivo al mio giudice per sapere come mai i soldi degli sms solidali sono stati depositati in conti correnti presso il Monte dei Paschi di Siena. A rischio di bail in. Scrivo al mio giudice per sapere come mai Vasco Errani il giorno prima di andarsene da commissario straordinario ha firmato l’ordinanza numero 36 con la quale di fatto s’imbavaglia la possibilità per i cittadini di partecipare alle scelte che riguardano i loro territori. L’ordinanza n° 36 è la quintessenza della prevaricazione burocratica. Ci viene impedito di partecipare alla scelta del che fare nelle nostre terre, se avere le casette e quali, se ricostruire e dove.
Scrivo al mio giudice per sapere se la democrazia, la trasparenza, l’efficienza, l’eguaglianza abbiano ancora diritto di cittadinanza nelle terre del cratere e per sapere se di fronte alla protervia dello Stato lui giudice è disposto a tutelarmi, e se di fronte all’eventuale malaffare lui, il mio giudice, è disposto a colpire lo Stato o suoi rappresentanti con lo stesso inflessibile rigore con cui è pronto a colpire chi viola la legge anche se indotto dallo stato di necessità del terremoto. Scrivo al mio giudice perché sopisca i miei sospetti e dia risposte ai quesiti che qui in forma di narrazione di fatti, coincidenze e omissioni cercherò di proporgli.
1) Siamo sicuri che i ritardi nella consegna delle casette siano un caso? Disse Matteo Renzi allora presidente del Consiglio il 30 ottobre 2016: entro Natale arriveranno le casette. Per la verità non disse il Natale di quale anno, ma al prossimo Natale mancano 70 giorni e di casette nelle Marche ne sono state consegnate meno del 10 per cento. Eppure Renzi ci mise nelle mani di un uomo del Pd molto fidato. Ma anche molto affidabile per il Cns. Sapete cos’è il Cns? No: è un consorzio di secondo grado, un colosso della Lega delle Cooperative. Che però ha il suo core business nelle pulizie: fattura in quel settore 253 milioni, un terzo di tutto il suo volume di affari. E’ un collettore di appalti pubblici per conto di una galassia di 200 cooperative della Lega (tutte rosse) ma ce ne sono due in particolare che ci interessano: la 29 giugno di Raffele Buzzi, sì quello di Mafia capitale e la Manutencoop. Ebbene Buzzi faceva parte degli organi dirigenti del Cns mentre la Consip – la stazione appaltante dello Stato – affidava a questo colosso cooperativo la costruzione per sei anni delle casette per i terremotati con un appalto monstre da 1,18 miliardi di euro. Non basta Cns è una sorta di limone da spremere per tutte le coop. Nel suo portafoglio finanziario ci sono solo titoli del Monte dei Paschi e di Unipol. E ancora Cns è stato multato per 50 poi ridotti a 15 milioni di euro dall’Agcm per aver violato la concorrenza. Nel 2016 proprio mentre la Consip gli assegnava l’appalto della casette il Cns era costretto a fare un aumento di capitale da 12 milioni di euro per ripianare le perdite da 44 milioni del precedente bilancio. E ne volete ancora una? Il 9 luglio 2015 il Ministero dello Sviluppo Economico riscontra pesanti irregolarità nella gestione del Cns, ma nonostante questo gli vengono assegnati gli appalti miliardari. E la ragione qual è? Si chiama Manutencoop che è un altro colosso della Lega Coop guarda caso anche questo di Bologna che ha in corso un disperato tentativo di trovare almeno 200 milioni di euro per rifinanziare il debito. In questi ultimi anni Manuntencoop ha fatto ricorso massicciamente a strumenti finanziari per tenersi a galla e ha bisogno di soldi per liquidare i soci finanziari di minoranza (Mediobanca, Unipol, 21 investimenti, alcuni Edge Found). Le casette dei terremotati servono a ripagare i Benetton, Bolloré, Doris che sono soci di minoranza attraverso i loro fondi di Manutencoop e aspettano che arrivino i soldi per andarsene. Il fatto si è che questo vortice di milioni e miliardi è in pancia a banche come Mps che devono essere salvate. Dunque pensate che sia possibile consentire ai privati di trovare da soli una soluzione abitativa diversa dalle casette del Cns? E’ ipotizzabile che nonna Peppina, per dirne una, sia il famoso granellino di sabbia caduto nell’ingranaggio che rischiava di far saltare tutto? E i casi di abusivismo – come dimostrato nelle ultime ore – non so poi così rari (leggi CM). Chiedo al mio giudice di rispondermi.
2) Consip, tutto si fa con te – La famosa indagine che porta alla sanzione contro il Cns per violazione della concorrenza parte nel 2014 quando Manuntencoop e Cns vengono multate dall’Antitrust. Secondo l’accusa hanno costruito un cartello insieme a Roma Multiservizi (controllata da Manutencoop) e a Kuadra un colosso che proprio pulitissimo non era a dispetto del settore d’intervento: era controllata dal clan camorristico Lo Russo. La società è finita sotto sequestro e i vertici in galera. La gara d’appalto è la famosa madre di tutte le gare quella da 2,6 miliardi per la pulizia delle scuole quella che stava tanto a cuore e Matteo Renzi con lo slogan “scuola bella” e che ha dato origine all’ indagine Consip. Ebbene in costanza di quell’inchiesta, pur con la condanna del Tar e del Consiglio di Stato in capo a Cns e Manutencoop la Consip assegna la costruzione delle casette per 6 anni al Cns. Chiedo al mio giudice: perché sono stati multati coloro i quali si sono comprati la casetta per conto proprio? E ancora: siamo sicuri che il famoso schema a scacchiera con il quale il cartello delle coop si spartiva le gare delle pulizie non sia stato riprodotto anche per il terremoto? E ulteriormente: lo sa il mio giudice che Consip non poteva – basta leggersi il nuovo codice degli appalti – assegnare la gara per le casette al Cns proprio in forza di quella condanna? A occhio le casette dei terremotati sono abusive. E così o no? Lo chiedo al mio giudice.
3) Grasse risate, imprese improvvisate e tessere Pd – C’è stato un signore finito anche agli arresti che dopo il terremoto se la rideva di gusto. Questo signore si chiama Vito Giuseppe Giustino è di Altamura ed è presidente della Cooperativa Internazionale che è una delle coop aderenti al Cns. Giustino è finito nei guai anche per il terremoto dell’Aquila, ha la tessera del Pd in tasca e la sua cooperativa ha montato le casette di Accumuli. Ma sempre in tema di casette che dire della solerzia con cui il Cns in zona Umbria ha subappaltato l’istallazione delle unità abitative che guarda caso a Norcia sono arrivate in fretta in fretta? A Norcia le casette le hanno realizzate Gesta e Kineo che però hanno comprato materiali e attrezzature da Italstem e Cospteconservice – cooperativa aderente al Cns – che risulta occuparsi di cartelli stradali e recapito di bollette!. Ma il presidente di Cosp è Danilo Valenti che è anche vicepresidente di Legacoopservizi che ha una dipendente in aspettativa: si chiama Catiuscia Marini ed è attualmente la governatrice dell’Umbria, ovviamente Pd, nonché vicecommissario al terremoto. Valenti è poi un finanziatore di Renzi, non solo ha anche un socio scomodo. Al 49% nella sua cooperativa partecipa la Viterbo Ambiente che ha avuto un’interdittiva (poi revocata) dall’antimafia. Chiedo al mio giudice: com’è che ci sono dei tag ricorrenti in questa faccenda del terremoto? Sono parole che ritornano: Pd, Coop, appalti? E in qualche altro dossier si affacciano anche parole più inquietanti: mafia, camorra. Non sarà che aver accentrato tutto serve a evitare che si sappia troppo. Lo chiedo al mio giudice.
4) Vasco Errani garante, ma per conto di chi? – Quando si insediò Vasco Errani pronuncio questa frase: “Non sono un uomo del Pd, ma delle istituzioni: prometto regole, trasparenza e oculatezza nelle spese”. Ebbene per i suoi poteri Errani era una stazione appaltante e appreso della sentenza del Consiglio di Stato contro il Cns aveva l’obbligo di escluderlo. Ma c’era l’urgenza delle casette che dopo un anno non ci sono ancora. O forse c’era il ricordo che Manutencoop e Cns hanno finanziato ampiamente tutte le campagne elettorali del Pd emiliano in cui era in lizza Errani. Che tuttavia ha imposto che i tecnici che lavorano nel terremoto fossero autorizzati dai suoi uffici, che ha steso la lista delle imprese che possono lavorare sul territorio, che ha accentrato tutto proprio in nome della trasparenza, di fatto bloccando tutto, che ha imposto un preziario capestro per la ricostruzione e le imprese perciò si rifiutano di fare i lavori. Che infine ha rivelato la sua vera essenza con l’ordinanza numero 36 quella che impedisce alla comunità di autodeterminarsi. Chiedo al mio giudice: è tutto regolare?
5) Paola De Micheli c’è forse un conflitto d’interessi? – Il nuovo Commissario straordinario al terremoto si chiama Paola De Micheli, di mestiere fa il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, è deputato del Pd ed è di Piacenza. Ma se le domandate cosa fa di professione la sua risposta è: sono un dirigente della Lega delle cooperative in aspettativa. Si perché la De Micheli la sua carriera l’ha fatta come presidente del pomodorificio piacentino cooperativo Agridoro (s’è beccata anche una condanna a duemila euro comminata in data 3 dicembre 2003 per aver venduto merce in cattivo stato di conservazione) e dopo il fallimento l’hanno impiegata alla Lega delle Cooperative emiliana. Domanda: è plausibile che lei di fronte agli appalti per il terremoto assegnati alla coop della Lega sia non del tutto equanime? E chiedo: come mai un progettista non può accertare il danno se ha lavorato con una delle imprese che faranno – se mai si farà – la ricostruzione e viceversa se ha accertato il danno poi non può dirigere i lavori determinando così la paralisi dei progetti e invece il Commissario può assegnare appalti essendo dipendente sia pure in aspettativa dell’associazione che riunisce le imprese appaltanti? Chiedo al mio giudice non c’è un’asimmetria della legge?
Il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci insieme al presidente del consorzio Arcale Giorgio Gervasi
6) Marche, s’è svegliata la Regione, ma forse è meglio se dorme – Deve esserci una fosca previsione riguardo alla segreteria Renzi nel Pd. Perché l’improvviso risveglio della Regione Marche ha molto di insolito. Per quasi un anno Ceriscioli – che sarebbe anche sub commissario – ha taciuto e con lui l’Angelo del focolare: Sciapichetti. Ora d’improvviso – come c’informa Cm – la Regione mette in mora il Consorzio Arcale per le casette non consegnate, chiede turni di lavoro come s’usa dire h24, festività comprese. Vediamo di chiarirci: Ceriscioli aveva detto che metà delle casette sono state consegnate, ora si dice che sono appena il 10%. C’è qualcosa che non torna. Ma soprattutto non torna che se ne esca contro il Consorzio Arcale che è subentrato nella fornitura delle casette perché il Cns ha lasciato scoperto nell’appalto famoso della Consip un terzo lotto. Ma qualcuno vuole spiegare a Sciapichetti e a Ceriscioli di chi si parla quando si parla di Arcale? In quel consorzio – che se Cns è faccenda tutta emiliana questo è tutto toscano – c’è la Sistem Costruzioni azienda iperspecializzata in costruzioni in legno di cui è amministratore delegato Emanuele Orsini (è anche vicepresidente di Federlegno): una potenza. Che ha tra i tanti un altro merito: è finanziatore di Matteo Renzi della prim’ora ed è tra i più attivi organizzatori dei comitati pro Matteo Renzi. Pare che l’avvocato Alberto Bianchi, presidente della fondazione Open di Matteo Renzi, abbia detto in un’intercettazione finita tra le mani della Procura di Napoli che avviò la famosa inchiesta Consip, che avrebbe parlato con Luigi Marroni (ex presidente di Consip) della Sistem come impresa da tenere in conto. Orsini ha detto che sono falsità e c’è da credergli anche perché nel frattempo ha vinto con Arcale l’appalto Consip delle casette. Ma la domanda da fare a Ceriscioli è la seguente: presidente ma nessuno l’ha avvertita che quelli di Arcale sono amici di Renzi? Che fa? Dopo un anno che ha detto che tutto andava benissimo, si smarca? E ha chiesto il permesso a Matteo Ricci? Ma la faccenda più seria è che ora i sindacati denunciano con Massimo De Luca (leggi Cm) segretario della Fillea Cigil di Macerata che si fanno turni massacranti nei cantieri, senza accordi sindacali, che si lavora 7 giorni su sette e che nel cratere sono stati attivati 8 subappalti per ogni area Sae con margini risicatissimi per le imprese. Chiedo al mio giudice: è tutto regolare? Com’è che se un privato vuole far eseguire un lavoro nel cantiere deve aspettare autorizzazioni su autorizzazioni, deve farsi mettere duemila timbri e invece nei cantieri pubblici stando a queste denunce succede di tutto? La legge, chiedo al mio giudice, non dovrebbe essere uguale per tutti? E gli ispettori del lavoro dove sono?
7) Aiuti ai terremotati o alle banche? – Abbiamo saputo che le casette, le famose Sae, costano più o meno su mille e 100 euro al metro quadrato. Una villa in tutte le zone del cratere – Macerata e Tolentino escluse – costa sugli 800 euro al metro quadrato da nuova. Nessuno ha battuto ciglio sul prezzo esorbitante delle casette dei terremotati e vien da chiedersi perché. Forse una risposta c’è: le banche sono molto esposte con le cooperative che hanno in mano il business del terremoto e devono rientrare. C’è un aspetto poco noto, ma che conta. E’ il cosiddetto credito al consumo. Le Coop (supermercati) ne hanno in pancia per 10 miliardi, ma se improvvisamente tutti i clienti-soci-prestatori volessero indietro il loro denaro le Coop non avrebbero da restituirlo. C’è un caso che agita molto le acque e guarda caso sta proprio sul perimetro del cratere. E’ quello della Coop Centroitalia che lavora in Umbria, Marche, Abruzzo, alto Lazio e parte della Toscana. Ebbene questa Coop ha circa 250 milioni di euro di prestito da soci e un buco più o meno pari derivante dalla svalutazione dei titoli Monte dei Paschi di Siena che ha in portafoglio. Ma Mps ora è diventata una banca dello Stato ed è anche il primo creditore di Coop Centroitalia. Per fare cassa la Coop si sta vendendo il centro commerciale di Collestrada a Perugia, ma il pericolo che l’accordo mutualistico che lega tutte le cooperative debba scattare e alto. Così bisogna trovare il modo di far lavorare le cooperative e coprire le banche. Ragionamento che vale per il centro Italia, ma vale anche per l’Emilia Romagna e a livello nazionale: il sistema del credito e quello delle cooperative sono fortemente intrecciati in un interesse comune. E così più che fare casa si è pensato di fare casette. Ma ora sorge un’altra domanda: com’è che si va al massimo ribasso per i lavori affidati alle ditte che devono fare la ricostruzione? Com’è che tante ditte non accettano il lavoro perché non si fidano che lo Stato pagherà e perché non hanno margini di utile sul lavoro? Ed è questa la principale causa del fatto che la ricostruzione non parte. Com’è che i sub-appaltatori devono accettare ribassi anche del 40% dalle coop e sul prezzo della casette non c’è nessuna verifica contabile? Chiedo al mio giudice: è giusto così? E aggiungo al mio giudice: non sarà che il fato che non ci fanno scegliere, che non danno ai nostri sindaci come denuncia Giuliano Pazzaglini la podestà di gestire la ricostruzione serve a far sì che semmai si ricostruirà sarà altrove secondo criteri e convenienze che nulla hanno a che fare con l’identità, il volere e i bisogni delle popolazioni? Non sarà che ci stanno per edificare delle new town dove ci guadagna solo chi le costruisce così che le banche possono rientrare dei troppi debiti contratti da qualcuno? Ci pensi giudice e ci dia una risposta se ce l’ha.
Nel romanzo di Simenon un signore borghese con vita regolare e matrimonio insoddisfacente s’invaghisce di una donna equivoca, ne diventa geloso al punto da ucciderla. Si accusa del delitto con la lettera al suo giudice e prima che venga recapitata si uccide. Vorrei dire al mio giudice: vede noi terremotati siamo gente perbene, insoddisfatti però di questo Stato, non vorremo doverci convertire a idee malsane per poi decretare il suicidio delle regole in attesa che lei giudice faccia giustizia. Le considerazioni che qui ho svolto sono prodromiche a un ragionamento di analisi. Ma a un anno dal terremoto era necessario mettere in fila un po’ di fatti. Così per memoria di un ipotetico giudice.
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