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Sterili e faziose polemiche su iniziativa culturale a Porto Recanati dal titolo “Vulva Gallery”, un evento legato alla Giornata Internazionale della Donna

20250305_143922nota Amministrazione Porto Recanati

Un esempio significativo è la polemica sul titolo “Vulva Gallery”, un evento legato alla Giornata Internazionale della Donna, organizzato da due giovani donne laureate, Sofia Marchi in Conservazione dei Beni Culturali, Irene Prosperi, laureata in Canto Rinascimentale e Barocco nonché laureanda in Musicologia presso il Conservatorio Rossini di Pesaro, impegnate nel servizio civile presso la Pinacoteca Comunale di Porto Recanati.

La polemica evidenzia anche il linguaggio della Generazione Z, che usa parole in modo creativo e inclusivo, influenzata dai social e dalle battaglie per l’uguaglianza. “Vulva” viene usato per abbattere tabù sulla sessualità e il corpo femminile, anche in modo ironico, sfidando l’ipocrisia di chi critica mentre accetta espressioni più triviale.

Fa sorridere l’ipocrisia di chi critica la Gen Z per l’uso di “vulva”, mentre la stessa società accetta espressioni ben più triviali e sessualizzate. La Gen Z sfida queste ipocrisie, rivendicando il diritto di parlare apertamente di corpo e sessualità senza paura né imbarazzo.

Spiegano le volontarie:

“Il termine “vulva” appare nell’enciclopedia anatomica di Timeo nel XIV secolo, ma deriva propriamente dal latino vulva quindi “matrice”.

Si tratta di una parola chiave nell’identità femminile, ne rappresenta la distinzione sessuale e sicuramente la sua forza simbolica. La visita guidata non vuole incentrarsi quindi sul genitale femminile, ma utilizza semplicemente e, perché no, anche in senso provocatorio, una figura retorica, la “sineddoche”, una parte per definire il tutto ed è questa la magia del linguaggio e della comunicazione. Riuscire a cogliere con sensibilità e dare valore al linguaggio è proprio quello che le arti ci permettono di fare, fuori dagli schemi precostituiti.

Come cittadine di Porto Recanati e volontarie a servizio di questa città, ci sentiamo in dovere di sostenere la nostra scelta: dopo il tempo, la fiducia, l’intento, le spiegazioni e giustificazioni che ci ritroviamo, giustamente, a dare per compensare il divario generazionale o di pensiero che ci separa da molte donne e uomini, crediamo che alla fine sia importante ciò che un titolo in un luogo di arte possa suscitare. Rispettiamo la sensibilità di coloro che hanno storto il naso e li invitiamo a ragionare su quanto sia significativo oggi credere che un’associazione di tipo identitario e anatomico possa scandalizzarci quando si parla di donna, e riflettere proprio sul perché questo ci scandalizzi tanto.

L’intento con cui è stato pensato il titolo non voleva essere assolutamente sminuente nei confronti della sfera femminile, ma anzi una provocazione diretta a suscitare interesse alle nuove generazioni.

Scardiamo e scardiniamoci, l’arte è anche questo!”

Le polemiche dovrebbero servire al progresso, ma quando sono sterili e prive di contenuto, distraggono dalle vere questioni. Serve un approccio critico, basato su analisi e ascolto, per riportare il dibattito su un terreno costruttivo.

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