di Marco Moroni
Ho aderito all’appello a sostegno di Antonio Bravi perché voglio vivere in una città accogliente e solidale.
1) Una città in cui si crede nel bene comune, ci si preoccupa degli altri e in particolare dei più deboli e non si vive puntando unicamente sul proprio tornaconto personale.
2) Una città in cui non solo si rispettano tutte le persone, a prescindere dal colore della loro pelle, a prescindere dalla loro provenienza e dalla loro religione e a prescindere dal loro reddito, ma si opera per l’inclusione di tutti.
3) Una città in cui non si criminalizzano i poveri descrivendoli come “furbetti” o addirittura come “imbroglioni” e non li si colpevolizza, come se essere poveri fosse una colpa, ma li si sostiene con leggi adeguate e con servizi sociali efficienti e pubblici.
4) Una città in cui nessuno proponga tasse piatte e condoni più o meno mascherati, ma tutti rispettano le leggi e pagano le tasse in proporzione al proprio reddito. Da più di due secoli è ormai noto che la giustizia sociale si basa sulla progressività dell’imposizione fiscale: chi più ha deve pagare di più.
5) Una città in cui nessuno propone di alzare muri, ma si costruiscono ponti e si opera quotidianamente per la pace, rifiutando di seminare odio nei confronti dei diversi, puntando sul confronto e sul dialogo e promuovendo la coesione sociale e la costruzione della comunità.
6) Una città insomma in cui, di fronte ai problemi degli altri, in particolare dei più poveri e dei più deboli, nessuno dica “Me ne frego”.
Marco Moroni
Sottoscrivo tutti i sei punti indicati e argomentati da Marco Moroni. Sono validi sotto qualsiasi cielo e a latitudini diverse. i care… Mi sta a cuore, mi importa, mi preme. L’esatto opposto del motto fascista me ne frego (Scuola di Barbiana).