di Fabio Fimiani
La Lombardia chiederà l’autonomia sull’ambiente, oltre che per la sanità, per questioni economiche e sociali, legate alla politica locale. Non è stata quindi una sorpresa la subitanea dichiarazione del presidente Attilio Fontana, all’indomani dell’approvazione della legge sull’autonomia differenziata. È una posizione che si inserisce nel più ampio contesto di richiesta dalla Lega e del contrasto alle politiche di sostenibilità del Carroccio come di tutte le forze di destra e centrodestra.
Uno degli aspetti chiave dell’autonomia ambientale riguarda la possibilità di adattare le norme di tutela alle esigenze economiche locali. La Lombardia, con il suo tessuto industriale e commerciale altamente sviluppato, potrebbe trovare vantaggi nel modellare le regolamentazioni ambientali in modo da favorire lo sviluppo economico del territorio. Questo è evidente nei casi di scontri recenti come quello sull’ampliamento dell’aeroporto di Malpensa, dove gli interessi economici locali hanno prevalso portando a tensioni con il Ministero dell’Ambiente che aveva messo un limite all’estensione della zona cargo in aree del Parco del Ticino. Si tratta di una parte minima del progetto che permetterà di portare la capacità passeggeri a trentatré milioni l’anno, dagli attuali venticinque.
Un altro fattore determinante è l’influenza di gruppi di interesse locali, come i cacciatori e i settori economici legati al turismo. Le giunte regionali lombarde hanno storicamente approvato deroghe alle politiche di protezione della fauna, assecondando le richieste di gruppi di pressione nonostante il loro limitato peso numerico rispetto alla popolazione totale. Questo è un esempio di come gli interessi organizzati possano avere un’influenza sproporzionata sulle decisioni politiche a livello regionale.
Le politiche ambientali regionali, specialmente quelle relative alla qualità dell’aria, sono spesso complicate da interessi economici contrapposti e dalle esigenze della popolazione. La Lombardia, una delle regioni più inquinate d’Europa, si trova spesso in difficoltà nel rispettare i limiti di qualità dell’aria imposti dall’Unione Europea. La devoluzione di poteri ambientali a livello regionale potrebbe portare a politiche meno stringenti e più favorevoli agli interessi economici locali, peggiorando ulteriormente la situazione e aumentando il rischio di sanzioni da parte dell’UE.
Altri esempi includono la suddivisione del Parco nazionale dello Stelvio con le province autonome di Trento e Bolzano, decisione anch’essa influenzata da pressioni economiche locali, soprattutto legate al turismo e alla caccia: le giunte regionali che si susseguono dal 1995 in Lombardia hanno sempre approvato deroghe alle politiche di protezione della fauna, in particolare dei piccoli uccelli.
Le pressioni economiche locali sono, insieme alle aspirazioni politiche, tra i motivi che più spiegano il desiderio della Lombardia di maggiore autonomia sull’ambiente. Un’autonomia che potrebbe quindi avere conseguenze negative per la sostenibilità e per il rispetto delle direttive europee in questi ambiti.
Non è purtroppo ipotizzabile che sia usata per influenzare lo sviluppo della Lombardia verso la neutralità climatica, visto il dibattito e i precedenti amministrativi e legislativi.
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