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Inchieste Rsa, è effetto domino. Indagini nelle Marche.

Ansa

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di   Maurizio Sebastiani

Diciamola tutta, fino a tre mesi fa era impensabile pensare di trovarsi in una situazione come l’attuale che vede lo sviluppo di una pandemia che non trova confini e che costringe gli stati a limitare fortemente la liberta dei propri cittadini.

Nel nostro Paese siamo ad oltre 21.067 morti, più di 162.000 persone contagiate, numerosissimi operatori esposti al contagio e diventati “untori” senza avere i dispositivi di protezione personale (oltre 110 medici morti, 8 farmacisti, oltre 25 infermieri e migliaia di contagiati in tutta Italia).e, sopra tutto, non si è stati in grado di bloccare all’inizio i primi casi positivi ed i relativi contatti

Detto questo la domanda che ci poniamo è se tutto sia andato bene e non vi siano responsabilità.

A mio parere è andata molto male e ci sono le responsabilità che partono dal Parlamento Italiano che negli anni ’90 approvò la aziendalizzazione della sanità, con l’adozione del sistema DRG, per cui ogni prestazione resa aveva una valorizzazione economica, sulla quale costruire i bilanci delle Aziende Ospedaliere o Aziende Sanitarie Locali. In questo quadro le prestazioni di medicina preventiva, di epidemiologia, di medicina territoriale, di sanità pubblica ed ambientale, non avevano valore ed ancora oggi per esse si spende solo il 2,9% della spesa sanitaria nazionale. Questo motiva il fatto che in Lombardia, con ottimi ospedali e molta sanità privata, non vi fosse nessuno (o quasi) sul territorio impegnato a ricercare il caso “zero” e a bloccare tutti i possibili contatti.

Poi nel 2001 il Parlamento approvò anche la modifica al titolo V della parte seconda della Costituzione con cui venne attribuita la competenza organizzativa sulla Sanità in carico esclusivo alle Regioni, salvo alcune competenze residue lasciate allo Stato. Quindi tutte le responsabilità organizzative passarono alle regioni ed alle direzioni generali delle Aziende ASL, ASUR, Aziende ospedaliere da loro nominate. Ed a questo proposito il piano pandemico nazionale è fermo al 2009.

Oggi che la Magistratura ha attivato molte inchieste in tutta Italia, le responsabilità da accertare in carico a ministeri, regioni, direzioni generali delle aziende ospedaliere e sanitarie, nella loro veste anche di datori di lavoro, è quella di accertare se abbiano fatto il loro dovere e cioè quello che umanamente era possibile fare, pur in uno stato di necessità. Ciò non vuol dire condannare a priori ma lasciare che la Giustizia possa fare il suo corso come lo farà nei confronti dei cittadini che, da irresponsabili, si sono beccati denunce penali per non aver rispettato le limitazioni imposte.

La Magistratura, come noto, ha iniziato le indagini anche nelle Marche, sulle RSA, dove i morti si contano a decine, come peraltro in altre regioni. Poi si dovrà andare avanti, a mio parere, sulle responsabilità delle amministrazioni sanitarie che, quali datori di lavoro, non hanno fornito per tempo ed in quantità sufficienti i dispositivi di protezione al proprio personale sanitario. Si dovrà andare a verificare le scelte delle Regioni, nella organizzazione della sanità, per capire se vi siano responsabilità nelle scelte fatte che negli anni hanno privilegiato la riduzione dei posti letto e, comunque, i posti letto ospedalieri rispetto alla medicina del territorio intesa come servizi di igiene e rete distrettuale, reti epidemiologiche, la riduzione del personale, il favore eccessivo alla sanità privata o, l’accentramento, come nelle Marche, in capo ad una sola struttura organizzativa delle precedenti strutture, la riduzione dei primariati ad uno per specialità per ogni provincia. Quanto si deve a questo impoverimento di strutture sanitarie e di competenze, anche nella nostra regione?

E’ chiaro che oltre agli aspetti penali e civilistici, ci sarà da fare una valutazione politica delle scelte fatte. E quindi, infine, bisognerà ragionare se dare più poteri allo Stato nella gestione almeno delle emergenze, togliendola alle Regioni che stanno andando ognuno per i conti propri, come tante repubblichette. Ciò in difesa di tutti i cittadini italiani che hanno diritto ad avere la migliore assistenza sanitaria su tutto il territorio nazionale (art. 32 Costituzione Italiana) eliminando le disuguaglianze ancora presenti.

 

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