Compie 32 anni il festival Civitanova Danza che dal 27 giugno al 30 luglio si conferma vetrina dell’arte coreutica su iniziativa della Città di Civitanova Marche, dell’Azienda Teatri di Civitanova e dell’AMAT con il contributo di MiC e Regione Marche. Dedicato al maestro Enrico Cecchetti offre otto appuntamenti con artisti italiani e internazionali, prime assolute e residenze a conferma dello slogan “Civitanova danza tutto” che accompagna da qualche anno la manifestazione, a testimonianza da un lato all’aspirazione a riunire in sé i rappresentanti del mondo e delle diverse culture, dall’altro alla tensione a una onnicomprensività dello sguardo per i diversi stili e linguaggi con cui la danza si esprime. Inaugura il festival il 27 giugno il ritorno del coreografo franco-algerino Hervé Koubi con la sua compagnia che, negli anni, si è guadagnata una fama internazionale combinando danza urbana e contemporanea con immagini potenti, nel segno della sperimentazione. Sol Invictus al Teatro Rossini celebra l’energia vitale che ognuno trova in sé per affrontare le proprie paure e la propria intima essenza. Un’opera energica e vitale che vede in scena diciotto interpreti – provenienti da Francia, Europa, Brasile, Asia, Nord Africa, Stati Uniti – danzare su una creazione musicale di Mikael Karlsson e Maxime Bodson e opere del repertorio di Steve Reich e Beethoven. Si entra nel vivo il 12 luglio con il Festival nel festival, maratona di danza che da anni contraddistingue la progettualità di Civitanova Danza. Alle ore 20 al Teatro Cecchetti l’avvio è con Pas de Cheval, duetto coreografato da Andrea Costanzo Martini e da lui interpretato con Francesca Foscarini in anteprima nazionale. Ispirato alla figura del cavallo, simbolo di grazia, forza e libertà, il lavoro indaga il parallelismo tra l’animale e il danzatore-performer, entrambi creature ammirate, plasmate da un immaginario che cela realtà di fatica e disciplina. Con leggerezza e ironia, Pas de Cheval si interroga sul prezzo che un performer è disposto a pagare per ottenere l’amore del pubblico e la propria sopravvivenza. L’appuntamento centrale alle ore 21 al Teatro Rossini è con Brother to brother. Dall’Etna al Fuji di Roberto Zappalà, coreografo che da più di trent’anni è riuscito a mettere a punto uno stile unico con la sua compagnia. Lo spettacolo proposto a Civitanova Danza in anteprima nazionale celebra il legame tra danza e musica attraverso l’incontro con i percussionisti Munedaiko. Ispirata ai vulcani Etna e Fuji, l’opera esplora il ritmo primordiale della natura e dell’umanità, alternando suono e silenzio in un flusso armonico. Il Festival nel festival volge al termine alle ore 23 al Teatro Annibal Caro con Asteroide di Marco D’Agostin, progetto di residenza nell’ambito di RAM_Residenze Artistiche Marchigiane finanziate da MiC e Regione Marche. Con la consueta ironia, D’Agostin costruisce una partitura per voce e corpo in un omaggio al musical, alle storie d’amore che finiscono improvvise come un asteroide e alla umana, intollerabile finitezza. Venerdì 18 luglio al Teatro Rossini Virgilio Sieni, danzatore e coreografo attivo in ambito internazionale per le massime istituzioni culturali, presenta in anteprima nazionale Sulla leggerezza, coreografia per sette danzatori. «Prendiamo a prestito la prima lezione americana sulla leggerezza di Italo Calvino – nota il coreografo fiorentino -. La leggerezza si declina nei momenti inappropriabili della scoperta, dell’annuncio ascoltato. Attraverso le intuizioni di Calvino la danza si forma per slanci formalizzati in richiami di passaggio, attraversamenti sfuggenti, imprendibili: come un dialetto, una lingua viva che si nutre di tutte le cose della vita. Una danza che assume le sembianze dell’eco, risuonando di gesto in gesto e inventandosi su trame amorose, amichevoli se non malinconiche e nostalgiche». Il 23 luglio Civitanova Danza in trasferta a Fermo – in collaborazione con il Comune di Fermo – inonda di energia Villa Vitali con Seasons. Oltre le Stagioni di Kataklò. Giulia Staccioli combina tradizione e modernità e dipinge un racconto visivo che esalta la potenza espressiva dei danzatori, simboli della natura. I celebri concerti per violino di Vivaldi, riarrangiati dal compositore contemporaneo Max Richter, mescolano sonorità classiche e moderne e si intrecciano con i suoni evocativi della natura per creare un’atmosfera unica. All’Arena Sferisterio di Macerata con Danza all’Opera, un progetto di Macerata Opera Festival in collaborazione con Civitanova Danza, si rinnova il 29 luglio il proficuo dialogo con il territorio. In scena Carmen. Flamenco, prodotto della Compagnia Antonio Gades con la collaborazione di Carlos Saura, prende spunto dal racconto originale di Mérimée in una sapiente fusione tra musica lirica e flamenco, dando vita a una performance vibrante ed emozionante. Leone d’Argento 2023 alla Biennale di Venezia, TAO Dance Theater conclude il festival il 30 luglio. Fondata nel 2008 dai coreografi Tao Ye, Duan Ni e dalla producer Wang Hao, la magnifica e acclamata compagnia di danza cinese con sede a Pechino ha un approccio innovativo al movimento. Le due coreografie proposte a Civitanova Danza – 13 e 14 – fanno parte delle Numerical Series, curiosa idea che ha dato vita a un insieme di numerose creazioni, ognuna delle quali si intitola con il numero dei danzatori coinvolti. 13 indaga tre modi del corpo di relazionarsi: l’assolo, il duetto, l’ensemble. Partendo dall’unità dell’ensemble, la coreografia frammenta progressivamente i danzatori in formazioni diverse tra ralenti e accelerazioni improvvise. Uno studio sul ritmo, 14 ricorre a veloci cambi di movimento che fanno emergere tutte le possibilità tra stasi e movimento, dispiegandone la vasta gamma.
Per la prima volta nelle Marche, sarà proprio Civitanova Marche per la sua vocazione di “città della danza” unanimemente riconosciuta a ospitare dall’1 al 4 ottobre la NID Platform 2025. Dance, singular plural. Giunta alla nona edizione la piattaforma della danza italiana – con circa 400 operatori italiani e stranieri attesi – è realizzata da Direzione Generale Spettacolo del MiC, Regione Marche, Comune di Civitanova Marche, Azienda Teatri di Civitanova e AMAT, partner capofila e organizzatore della manifestazione, con lo scopo di promuovere e sostenere la più significativa produzione coreutica italiana, presentando oltre 20 spettacoli nei teatri della città. Il programma completo sarà reso noto a breve.
Informazioni e biglietterie Teatro Rossini 0733 812936, AMAT 071 2072439 e circuito vivaticket, anche on line, www.teatridicivitanova.com, www.civitanovadanza.com, www.amatmarche.net. Vendita abbonamenti e carnet dal 15 maggio. Inizio spettacoli – tranne quelli del Festival nel festival – ore 21.30.
VENERDÌ
27 GIUGNO
ore 21.30
TEATRO ROSSINI
CIE HERVÉ KOUBI
SOL INVICTUS
coreografia Hervé Koubi
assistente alla coreografia Fayçal Hamlat
musiche Mikael Karlsson, Maxime Bodson, Ludwig Van Beethoven, Steve Reich
danzatori Ilnur Bashirov, Francesca Bazzucchi, Badr Benr Guibi
Denis Chernykh, Beren D’Amico, Samuel Da Silveira Lima
Youssef El Kanfoudi, Mauricio Farias Da Silva, Abdelghani Ferradji
Elder Matheus Freitas Fernandes Oliveira, Vladimir Gruev, Hsuan-Hung Hsu
Pavel Krupa, Ismail Oubbajaddi, Ediomar Pinheiro De Queiroz
Allan Sobral Dos Santos, Karn Steiner, Anderson Vitor Santos
disegno luci Lionel Buzonie
costumi Guillaume Gabriel
produzione Compagnie Hervé Koubi
partner e coproduttori Ballets de Monté-Carlo diretto da Jean-Christophe Maillot
Le GRRRANIT – Scène Nationale de Belfort, La Barcarolle – Scène conventionnée de Saint-Omer
L’Empreinte – Scène Nationale Brive–Tulle
Centre Chorégraphique National de Biarritz – Thierry Malandain
BCMO Pole chorégraphique de Calais
Théâtre de Grasse – Scène conventionnée d’intéreêt National, Ville de Cannes
con il sostegno di L’Esplanade du Lac de Divonne-les bains
Conservatoire de Calais, Le Channel Scène Nationale de Calais
Mentre l’esplorazione della memoria personale e delle sue radici algerine era servita come base della ‘trilogia del Mediterraneo’ culminata con il travolgente Odyssey, in questo suo ultimo lavoro Koubi affronta temi più universali. Sol Invictus rappresenta un fervente inno al potere unificante della danza, sullo sfondo e in contrapposizione all’insignificanza della nostra esistenza umana nell’Universo. Koubi afferma che l’ispirazione di Sol Invictus è radicata nella sua fascinazione per il Cosmo e per tutte le forme di vita: «La nostra insignificanza e solitudine nell’immensità del Cosmo può essere scoraggiante. Solo accettando la sfida di vivere pienamente, portando luce nella nostra stessa oscurità, può far sì che la nostra esistenza abbia significato e dia realizzazione». E la danza per Koubi non è solo essenziale ma indispensabile, offrendo energia vitale e aiutando nell’affrontare la paura. Ancora una volta Koubi dimostra la sua capacità di mettere insieme un gruppo di danzatori di eccezionale talento, provenienti da tutti gli angoli della terra, creando un insieme eterogeneo per stile e abilità, ma con la capacità di trovare l’unione nella diversità. Questo mix eclettico include hip hoppers, street dancers, ma anche ballerini che hanno sviluppato la propria formazione e routine in luoghi estremi come l’Amazzonia e la Siberia.
Perché danziamo? Non siamo niente nell’universo. La vita – e non solo l’umanità – non è altro che un fiammifero acceso e spento nei cieli. La nostra esistenza passerà inosservata e la nostra solitudine nel cosmo è esasperante. Ciò che è difficile accettare non è l’ostilità dell’universo ma la sua indifferenza verso la nostra esistenza. Tuttavia, se riusciamo a integrare questa indifferenza e ad accettare la sfida della vita, la nostra esistenza può davvero avere significato ed essere appagante. Non importa quanto sia profonda l’oscurità, dobbiamo portarvi la nostra luce. L’universo, il ciclo delle stagioni, come ci collochiamo in questo grande spazio vertiginoso? Da questo spazio, legato a ciò che è la vita, delimitato da un inizio e da una fine, il destino per tutti noi sarà lo stesso. E io, di fronte a tutto questo, danzo. Sol Invictus ovvero come prendersi gioco della morte danzando. Celebrare, attraverso la danza, questa energia vitale che dobbiamo trovare dentro di noi per affrontare le nostre paure, per affrontare noi stessi. Desidero riscoprire attraverso ‘incontri danzati’ questa unione di popoli e culture al di là di ogni considerazione di appartenenza etnica, culturale o religiosa. La danza riunisce e unisce. La danza va oltre i confini umani e geografici, va oltre i confini dei codici del balletto e della danza contemporanea e urbana. Sol Invictus è un’opera generosa, illuminata dall’energia vitale dei miei ballerini, uomini e donne, provenienti da tutto il mondo. La partitura musicale di Sol Invictus è composta dalla combinazione di composizioni originali di Maxime Bodson e Mikael Karlsson e da estratti dalla Settima Sinfonia di Beethoven e dalle Quattro Sezioni di Steve Reich. Musica che esprime principalmente speranza. Un ruolo importante è riservato anche alla scenografia, nella quale trova spazio una grande tela dorata, come simbolo del sole, che occupa un posto centrale. Sol Invictus, non si riferisce solo al dio romano del sole ma anche ad un preciso rituale durante l’annuale celebrazione di mezzo inverno. Questo rituale celebrava il trascorrere dei giorni più bui, anticipando giorni migliori e più soleggiati. E quella celebrazione, quella speranza, per me, è proprio ciò di cui parla Sol Invictus. Hervé Koubi
COMPAGNIE HERVÉ KOUBI
Traendo la sua forza creativa dalla cultura mediterranea e, in particolare, dalle radici algerine del suo fondatore e coreografo, la Cie Hervé Koubi si è rapidamente guadagnata una fama internazionale, combinando danza urbana e contemporanea con potenti immagini, che evocano dipinti orientalisti, e una coreografia ispirata e originale.
In particolare, Ce que le Jour doit à la nuit e Les Nuits Barbares, rispettivamente del 2013 e 2015, i due lavori più iconici di Hervé Koubi, sono opere di grande fluidità e potenza fisica, entrambe reduci da anni di intense tournée internazionali che hanno consacrato la Compagnie Hervé Koubi come una tra le realtà contemporanee più interessanti.
HERVÉ KOUBI
Francese di origini algerine, Hervé Koubi ha iniziato la sua carriera come ballerino-coreografo presso la Facoltà di Aix-Marseille, perfezionandosi al Centre International de Danse Rosella Hightower a Cannes e all’Opéra de Marseille. Nel 2000 ha creato Le Golem che si può ritenere il progetto fondativo della sua compagnia, la Cie Hervé Koubi, ottenendo un rapido successo in tutto il mondo tanto da essere nominato nel 2015 Chevalier des Arts et des Lettres. Dal 2010 Koubi conduce un progetto che vede al centro il Mediterraneo come origine e incontro di culture millenarie, per un viaggio scandito da diverse creazioni tra le quali Ce que le jour doit à la nuit (2013), Les Nuits Barbares ou les premiers matins du monde (2015-2016), Boys don’t cry (2018), Odyssey (2020).
Il suo lavoro coreografico nasce da una miscela di tecniche e influenze, crocevia di danze urbane e balletto. Hervé Koubi oggi vuole mettere in discussione questi linguaggi coreografici per sviluppare un nuovo stile di scrittura. Considerando la porosità delle tecniche tra di loro, come uno spazio di sperimentazione e andando oltre le strutture e le affiliazioni tecniche ed estetiche, Koubi intende postulare i confini sfumati di un balletto del 21° secolo.
Koubi è stato ampiamente celebrato in tutto il mondo dalla Biennale di Venezia (Odyssey, 2021) a New York, dove la compagnia è più volte stata in tournée. Il suo ultimo lavoro, Sol Invictus ha debuttato al Dance Forum di Monaco/Montecarlo a dicembre 2023. Koubi è attualmente impegnato in una nuova creazione che rappresenterà la sua personale visione di Swan Lake. Debutto previsto a fine 2026.
SABATO
12 LUGLIO
FESTIVAL
NEL FESTIVAL
˃ ore 20 TEATRO CECCHETTI
ANDREA COSTANZO MARTINI
PAS DE CHEVAL
anteprima nazionale
˃ ore 21 TEATRO ROSSINI
COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
& MUNEDAIKO
BROTHER TO BROTHER
DALL’ETNA AL FUJI
anteprima nazionale
˃ ore 23 TEATRO ANNIBAL CARO
MARCO D’AGOSTIN
ASTEROIDE
progetto di residenza
PAS DE CHEVAL
idea, coreografia Andrea Costanzo Martini
interpreti Francesca Foscarini, Andrea Costanzo Martini
luci Yoav Barel
musiche Angelo Badalamenti, Ennio Morricone
testi Francesca Foscarini, Andrea Costanzo Martini
produzione realizzata con il sostegno di Artisti Associati Gorizia
Tanzhaus Zürich, NOD – Nuova Officina della Danza Torino
in collaborazione con Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la Danza Scenario Pubblico/CZD
anteprima nazionale
Pas de Cheval è un duetto coreografato da Andrea Costanzo Martini e interpretato da Francesca Foscarini e lo stesso Martini. Pensato per due performer non più giovanissimi e ispirato alla figura del cavallo, simbolo di grazia, forza e libertà, il lavoro indaga il parallelismo tra l’animale e il danzatore-performer: entrambi creature ammirate, plasmate da un immaginario che cela realtà di fatica, disciplina estrema e discutibili dinamiche di potere.
Con leggerezza e ironia, Pas de Cheval svela le contraddizioni dello spettacolo dal vivo, interrogandosi sul prezzo che un performer è disposto a pagare per ottenere l’amore del pubblico e per la propria sopravvivenza, anche economica, nel sistema. Attraverso un linguaggio fisico essenziale, voci sussurrate e un immaginario che alterna pratica e rappresentazione, il duetto esplora i confini tra addestramento e libertà, obbedienza e desiderio, virtuosismo e vulnerabilità.
ANDREA COSTANZO MARTINI
Coreografo e performer italiano, nato e cresciuto in Piemonte. Inizia la sua formazione presso Danzicherie a Cuneo e il Teatro Nuovo di Torino, per poi proseguire gli studi di danza classica presso l’Accademia di Balletto Heinz-Bosl Stiftung a Monaco di Baviera. A 19 anni si trasferisce in Germania e nel 2004 inizia la carriera professionale presso l’Aalto Staats-Theater di Essen.
Nel 2006 entra a far parte della Batsheva Dance Company a Tel Aviv, dove danza nei lavori di Ohad Naharin e Sharon Eyal, insegnando anche Gaga e sviluppando le sue prime coreografie attraverso il progetto Dancers Create. Successivamente, danza con il Cullberg Ballet (2008–2010), interpretando opere di Benoît Lachambre, Alexander Ekman, Crystal Pite, Jefta van Dinther e Tillman O’Donnell, e crea il suo primo pezzo, For Men Only. Nel 2012 torna in Israele, unendosi alla compagnia di Inbal Pinto & Avshalom Pollak, e inizia a concentrarsi sulla propria ricerca coreografica. Dal 2013, Andrea Costanzo Martini firma e interpreta le sue creazioni in ambito internazionale. Tra i suoi lavori più noti: What Happened in Torino (2013, Primo Premio Stuttgart Solo Dance Competition), Scarabeo (Aerowaves 2018), PayPer Play (2021) e Mood Shifters (2021). Le sue creazioni più recenti includono Première (commissionato dal Balletto di Roma), Wild Thoughts (per NDCWales), Life in Lycra (2023, premiato al RIDCC 2024), Animal In (2024, commissionato da Art Project Bora, Corea del Sud) e Blaubart 2.0 (2025, commissionato da MIR Dance Company, Germania).
Il suo linguaggio coreografico fonde fisicità estrema e narrazione teatrale, giocando con ironia e umorismo per sovvertire le aspettative sulla danza contemporanea. Esplora le dinamiche di potere tra performer e spettatore, il desiderio di catturare l’attenzione e il rischio dell’oggettificazione. Le sue opere sfumano i confini tra danza e performance art, integrando oggetti, testo, video e interazione con il pubblico. Dal 2007 è insegnante certificato di Gaga e conduce workshop in tutto il mondo.
BROTHER TO BROTHER
DALL’ETNA AL FUJI
regia e coreografia Roberto Zappalà
musica live Munedaiko
soundscape Giovanni Seminerio
danza e collaborazione danzatori della Compagnia Zappalà Danza
Samuele Arisci, Loïc Ayme, Faile Sol Bakker, Giulia Berretta, Anna Forzutti
Dario Rigaglia, Silvia Rossi, Damiano Scavo, Alessandra Verona
musicisti live Mugen Yahiro, Naomitsu Yahiro, Tokinari Yahiro [Munedaiko]
drammaturgia Nello Calabrò
scene, luci e costumi Roberto Zappalà
assistente alle coreografie Fernando Roldan Ferrer
realizzazione costumi Majoca
realizzazione scenografia Peroni
produzione Scenario Pubblico | Compagnia Zappalà Danza
Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la Danza
in coproduzione con Fondazione Teatro Comunale di Modena
in collaborazione con AMAT & Civitanova Danza, Marche Teatro e Fuori Programma Festival
con il patrocinio di INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
con il sostegno di MiC e Regione Siciliana Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo
anteprima nazionale
I fratelli del titolo della nuova creazione di Roberto Zappalà sono il Fuji e l’Etna, i due vulcani per eccellenza della storia e dell’immaginario simbolico del mondo. La nuova creazione pone l’attenzione in maniera forte e vigorosa sul rapporto tra la performance dei danzatori della Compagnia Zappalà Danza e quella dei Munedaiko, musicisti consacrati alla pratica e valorizzazione del tamburo tradizionale giapponese “Taiko” (太 tai 鼓 ko: grande tamburo) dove la postura, il movimento e la concentrazione sono fondamentali. Così come i vulcani sono all’origine dell’attuale conformazione del pianeta, la percussione è all’origine dell’arte musicale e culturale creata dall’uomo, a partire dal ritmo del battito cardiaco. I tamburi provocano bolle di suoni, di ritmi che “scoppiano” nelle orecchie e nel cervello degli spettatori; ritmi che i danzatori seguono e provocano allo stesso tempo in un fluire incessante, un respiro comune che armonizza i corpi, con le civiltà di origine e con le civiltà tra di loro, con la speranza oggi sempre più auspicabile che, come dice Fosco Maraini, possiamo essere «imbevuti di quell’olio confuciano necessario a lubrificare le ruote della convivenza civile».
Tra ogni battito e ogni movimento si cela una pausa naturale, simile alla quiete che segue un’eruzione vulcanica: un momento di silenzio nel ritmo dell’esistenza. Questo equilibrio tra movimento e immobilità, tra suono e silenzio, riflette l’armonia presente in natura. Sebbene il corpo e lo spirito umano siano spesso guidati dall’energia e dal dinamismo, esiste una profonda connessione con i ritmi di pace che la natura offre: un ritmo che, come il silenzio tra i colpi del tamburo Taiko, invita alla riflessione, al rinnovamento e al ritorno alla calma interiore.
Silenzio e caos, movimento e quiete, Oriente e Occidente, natura e cultura: dualità che permeano questa creazione e riecheggiano un detto amato in Oriente: Due è uno e uno è due.
ROBERTO ZAPPALÀ
Da 35 anni Roberto Zappalà corre e racconta, come nessun altro, un sud vivo e vibrante insieme alla sua Compagnia «con tenacia, lucidità, visione e continua voglia di andare avanti, di perfezionare la sua poetica, di dare una casa alle sue idee di danza, naturalmente umanista e filosofica» (Silvia Poletti, delteatro.it).
Roberto Zappalà è direttore artistico e coreografo della Compagnia Zappalà Danza che ha fondato nel 1990 a Catania. Realizza per la propria compagnia oltre 85 creazioni, tra queste A.semu tutti devoti tutti? (2009, ripresa nel 2019) e La Nona-dal caos, il corpo (2015) hanno ricevuto il Premio Danza&Danza Produzione Italiana dell’Anno. Progettualità articolate hanno accompagnato il percorso creativo del coreografo catanese, da re-mapping-sicily, inedita rilettura della Sicilia per mezzo del suo personale linguaggio, a Transiti Humanitatis con cui continua a raccontare l’umanità tramite i gesti e il corpo, la loro storia, la loro trasformazione nel tempo e nello spazio, o al contrario la loro permanenza immutabile.
Diverse inoltre le collaborazioni con altre compagnie, tra queste il Balletto di Toscana, la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, Norrdans (S), ArtEZ Arnhem (NL), la Fondazione Theaterwerkplaats Generale Oost (NL), Goteborg Ballet/Opera di Goteborg (S), Staatstheater am Gaertnerplatz (DE). Nel 2011 realizza le coreografie della cerimonia di apertura dei Mondiali di Scherma. Nel 2016 cura il progetto Parata Urbana per il Défilée della Biennale di Lione.
Ha collaborato con registi d’opera quali Federico Tiezzi, Daniele Abbado e Giorgio Barberio Corsetti e con artisti del panorama internazionale tra questi Giovanni Sollima, Paolo Fresu, Fabio Vacchi, Puccio Castrogiovanni, Vincenzo Pirrotta, Luca Ballerini, Alfio Antico, Gianluigi Trovesi, Nello Toscano e altri. Con Christian Graupner (Humatic, Berlino) ha realizzato l’installazione interattiva MindBox, secondo premio al Guthman Musical Instrument Competition (Atlanta/USA 2011). La Malcor D’ ha pubblicato il suo libro Omnia Corpora sulla metodologia del suo lavoro.
Roberto Zappalà è responsabile della fondazione di Scenario Pubblico a Catania, inaugurato nel 2002 e sede della Compagnia Zappalà Danza. Primo esempio in Italia di centro coreografico europeo, la struttura ha ottenuto nel 2015 il riconoscimento del Ministero della Cultura come Centro Nazionale di Produzione della Danza, e nel 2022 è stata ulteriormente valorizzata con il titolo di Centro di Rilevante Interesse Nazionale.
Il suo stile coreografico, dopo anni di ricerca del movimento insieme ai suoi danzatori, è divenuto un linguaggio con una sua ben definita e singolare identità denominato MoDem, Movimento Democratico. Ogni anno Roberto Zappalà seleziona un gruppo di danzatori dal percorso MoDem Pro che confluiscono nella CZD2 compagniazappalàdanza2 oggi vera fucina per la compagnia ufficiale.
Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti, nel 2013 gli viene assegnato il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro, nel 2022 il Premio Hystrio ‘Corpo a Corpo’ e, nel 2024, il Premio Internazionale alla Carriera Città di Foligno.
COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza è Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la Danza. Il riconoscimento a CRID arriva nel 2022 a coronamento della lunga storia della Compagnia Zappalà Danza e del suo fondatore Roberto Zappalà; 35 anni di attività ricca di successi internazionali e non ultimo la realizzazione 23 anni fa di uno spazio all’avanguardia, Scenario Pubblico, primo esempio in Italia di centro coreografico europeo, che insieme a MoDem, il linguaggio della Compagnia Zappalà Danza, ha velocemente cambiato la percezione della danza nella città di Catania e si è imposto in ambito nazionale.
Produzione, ospitalità, residenze, workshop, incontri, videomaking della danza, pubblicazioni e molto altro, rendono Scenario Pubblico/CZD un luogo dove la danza può esprimere tutto il suo potenziale. Numerosi i partner nazionali e internazionali e la rete di collaborazioni sul territorio che hanno permesso di attivare diverse progettualità articolate e multidisciplinari, pensate anche per le fasce di pubblico più svantaggiate.
La Compagnia Zappalà Danza si distingue per la disponibilità di un repertorio ampio e articolato, frutto del lavoro sinergico del coreografo, del suo drammaturgo di riferimento Nello Calabrò e dei danzatori che negli anni hanno permesso la realizzazione di oltre 85 produzioni prevalentemente a serata intera, ospitate in tutto il mondo da teatri e festival di rilievo internazionale. Caratteristica delle creazioni è anche il rigoroso lavoro sul linguaggio MoDem che nel tempo è stato costruito. Tra i premi ricevuti, il Premio Danza&Danza per A.semu tutti devoti tutti? e LA NONA.
Tramite il protocollo d’intesa Be resident. Nella città la danza la Compagnia Zappalà Danza ha attivato un’importante collaborazione con il Teatro Massimo Bellini di Catania per il triennio 2023-2025.
MUNEDAIKO
Munedaiko è una compagnia di arti performative che si dedica allo studio e alla pratica del Taiko – il tamburo tradizionale giapponese -, e alla creazione di spettacoli innovativi e coinvolgenti. Fondata nel 2014, la compagnia si è affermata come punto di riferimento della cultura giapponese nel panorama artistico italiano ed europeo, grazie alla sua capacità di coniugare tradizione e modernità.
Team Creativo:
- Direttore Artistico e performer: Mugen Yahiro. Con oltre 15 anni di esperienza nel settore, Mugen guida la compagnia con rigore, passione e creatività. Il suo percorso multidisciplinare ha superato i confini del taiko, spaziando nelle arti visive e performative del teatro, immergendosi anche nella complessa tecnica di creazione e utilizzo delle maschere.
- Performer: Naomitsu Yahiro. Naomitsu porta la sua esperienza di arti marziali tradizionali, sviluppando coreografie innovative che riprendono elementi della tradizione orientale per riproporli in una visione armoniosa e spirituale.
- Performer: Tokinari Yahiro. Tokinari ha dedicato tempo e passione a specializzarsi negli strumenti a fiato giapponesi, concentrandosi soprattutto sui due flauti tradizionali Sha- kuhachi e Shinobue per un’esperienza multisensoriale e raffinata.
La missione: attraverso l’arduo allenamento del corpo, l’arte e la cultura, trovare la stabilità della mente e dello stato d’animo, per approfondire lo spirito in armonia e in risonanza con l’altro.
La visione: ispirare ed arricchire la comunità attraverso performance di alta qualità artistica che esplorano nuove forme di espressione nel campo delle arti performative.
ASTEROIDE
di e con Marco D’Agostin
suono Luca Scapellato
canzoni Marco D’Agostin, Luca Scapellato
scene Paola Villani, Bots Conspiracy
luci Paolo Tizianel
costumi Gianluca Sbicca
con una scena scritta da Pier Lorenzo Pisano
assistente alla creazione Lucia Sauro
ricerca condivisa con Chiara Bersani, Sara Bonaventura,
Nicola Borghesi, Damien Modolo, Lisa Ferlazzo Natoli
movement coach Marta Ciappina
danze di repertorio Giulio Santolini, Stefano Bontempi
vocal training Francesca Della Monica
consulenza scientifica Enrico Sortino
produzione VAN
in coproduzione con Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Théâtre de la Ville [Parigi], Fondazione Teatri di Pistoia
Pôle-Sud CDCN Strasbourg, Festival Aperto / Fondazione I Teatri – Reggio Emilia
Baerum Kulturhus – Dance Southeast-Norway, Snaporazverein
con il sostegno CCN Ballet de l’Opéra national du Rhin
Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni
AMAT & Civitanova Danza
per RAM_Residenze Artistiche Marchigiane finanziate da MiC e Regione Marche
La Contrada Teatro Stabile di Trieste
Istituto Italiano di Cultura di Oslo/MiC-Direzione Generale Spettacolo
e Sprang / Ål kulturhus, regional dance scene and performing arts center
nell’ambito di NID international residencies programme
Grand Studio [Bruxelles], Scenario Pubblico [Catania]
CSC/Centro per la Scena Contemporanea [Bassano del Grappa]
Atcl/Spazio Rossellini, Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza
Centrale Fies, Teatro Stabile dell’Umbria
progetto di residenza
Un omaggio al musical, alle sue travolgenti e paradossali logiche, alle storie d’amore che finiscono improvvise come un asteroide e alla nostra umana, intollerabile finitezza. Con la consueta ironia, Marco D’Agostin costruisce una partitura per voce e corpo che muovendosi tra paleontologia, danza e sentimento racconta gli infiniti modi coi quali la vita trova sempre il modo di resistere.
La geologia e il romanticismo hanno una cosa in comune: raccontano che le cose durano a lungo. L’assurda ipotesi di un asteroide che avrebbe portato all’estinzione istantanea di tutti i dinosauri ha sconvolto la comunità scientifica negli anni ‘80: nessuno poteva accettare una storia così terribilmente affascinante ma insieme troppo inverosimile. La stessa incredulità di chi, all’improvviso, si ritrova senza un amore: è difficile accettare che la vita possa cambiare direzione in modo così repentino e crudele.
Nel nuovo spettacolo di Marco D’Agostin, la figura di un misterioso paleontologo si presenta al pubblico per discorrere di ossa, estinzioni e materiale cosmico. Appare subito chiaro che qualcosa non torna: le sue frasi si lasciano scappare dettagli sentimentali, la postura di un arto assume una bizzarra posa coreografica, la pronuncia delle parole assomiglia sempre di più a un canto. Una minaccia incombe sul corpo del divulgatore, tanto terrificante quanto la scia di un asteroide: è il musical, la forma di entertaining più paradossale ed estenuante, che sembra voler divorare la conferenza per mettere alla prova la capacità di danzare e cantare il racconto della fine.
In un corpo a corpo con Broadway, il divulgatore/performer dà vita a un inedito duetto che ha per coppie di protagonisti la scienza e l’amore, l’intrattenimento e l’informazione, la vita e la morte, la danza e il teatro. Tra tradimenti, ossa di dinosauro e misteriose grotte piene di iridio, Asteroide racconta la straordinaria capacità della vita – e dunque dell’arte – di ripresentarsi sempre, in nuove forme, senza soccombere mai. E noi viventi, chiamati di continuo a ricostruirci dopo le apocalissi – che in un vertiginoso capovolgimento D’Agostin ci invita a osservare come se fossero sempre alle nostre spalle – siamo la prova che costruiamo noi stessi strato dopo strato, come il tessuto terrestre, e che le nostre biografie sono piccole ere geologiche destinate a lasciare qualcosa in eredità.
MARCO D’AGOSTIN
Marco D’Agostin è vincitore del Premio UBU 2018 come Miglior Performer Under 35 e del Premio UBU 2023 per il miglior spettacolo di danza (Gli anni). Nel 2023 gli è stato conferito il 4° Premio Riccione Speciale per l’innovazione drammaturgica. È artista associato del Piccolo Teatro di Milano.
I suoi lavori si interrogano sul funzionamento della memoria, dando vita a dispositivi coreografici che a partire da archivi personali o collettivi cercano di innescare con il pubblico pratiche di partecipazione e immedesimazione. Ha studiato l’intrattenimento come forma di una specifica relazione tra performer e spettatore, prendendone in considerazione le zone d’ombra e i fallimenti come luoghi di luminose rivelazioni.
Dopo una formazione con maestri di fama internazionale (Yasmeen Godder, Nigel Charnock, Emio Greco), danza come interprete per Claudia Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio, Alessandro Sciarroni, Liz Santoro, Tabea Martin. Dal 2010 è stato ospite di numerosi progetti internazionali di ricerca coreografica (ChoreoRoam Europe, Act Your Age, Triptych). È stato per due volte tra le Priority Companies del network europeo Aerowaves.
È stato ospitato nei principali festival e teatri europei (Théâtre de La Ville – Parigi, Festival d’Avignon, Kampnagel – Amburgo, Les Brigittines – Bruxelles, The Place Theatre – Londra, Julidans – Amsterdam, Santarcangelo, Romaeuropa, Torinodanza, OperaEstate, per citarne alcuni) e ha presentato i suoi spettacoli in molti prestigiosi contesti d’oltreoceano (Buenos Aires, Santiago del Cile, San Paolo). Dal 2019 è uno dei venti danzatori del progetto XX Dancers for the 20th century di Boris Charmartz, per il quale interpreta il repertorio Schuhplattler dello spettacolo Folk-s di A. Sciarroni.
Nel 2020 è stato invitato da Marie Chouinard, direttrice della Biennale Danza, a realizzare una nuova creazione per Biennale College, mentre nel 2023 ha creato OKOKOK, commissionato da Paolo Mangiola per la compagnia nazionale maltese ZfinMalta. Ha co-curato la rassegna Thank you for coming di Centrale Fies e la stagione estiva del Piccolo Teatro di Milano del 2021.
Marco D’Agostin è uno dei fondatori di VAN, organismo di produzione della danza riconosciuto e sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali Italiano dal 2015. È stato inoltre il protagonista maschile del pluripremiato film “I giorni della vendemmia” di Marco Righi (menzione speciale della giuria ai Rencontres du Cinéma Italien de Grenoble, 2011).
Repertorio
Asteroide (2025) Jérôme Bel (2024) OKOKOK (2023) Gli anni (2022) Saga (2021) Best Regards (2021) Avalanche (2018) First Love (2018) The Olympic Games (2017) Everything is ok (2015) L’Isola di Bouvet (2015) Last day of-all (2013) Per non svegliare i draghi addormentati (2012) Viola (2010).
Premi principali
Premio Hystrio – corpo a corpo (2024); Premio UBU – miglior spettacolo di danza Gli anni (2023); 4° Premio Riccione Speciale per l’innovazione drammaturgica (2023); Premio UBU – miglior performer under 35 (2018); Premio Teatro Libero di Palermo – BEFestival (2017); (Re)connaissance, Grénoble – 2° premio (2017); Premio Prospettiva Danza (2012); Premio Scenario – menzione speciale (2011); Gd’A Veneto Award (2010).
VENERDÌ
18 LUGLIO
ore 21.30
TEATRO ROSSINI
COMPAGNIA VIRGILIO SIENI
SULLA LEGGEREZZA
anteprima nazionale
coreografia, spazio e luci Virgilio Sieni
in dialogo con Emanuele Dattilo
interpretazione Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Chiara Montalbani
Andrea Palumbo, Valentina Squarzoni, Luca Tomaselli, Andrea Zinnato
costumi Marysol Maria Gabriel
produzione Centro Nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni
Centro di rilevante interesse nazionale
in collaborazione con AMAT & Civitanova Danza, Visavì Festival / Artisti Associati Gorizia
con il sostegno di MiC, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze
Bianca neve scende senza venti
white snow falls without wind
Guido Cavalcanti
NOTE DI VIRGILIO SIENI
Prendiamo a prestito la prima lezione americana sulla leggerezza di Italo Calvino (Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, 1988)
La leggerezza si declina nei momenti inappropriabili della scoperta, dell’annuncio ascoltato, rimbalzando silenziosamente dai momenti silenziosi. Il comico che incontra il vuoto, i cominciamenti delle fughe, le risonanze dei gesti frastagliati quale diritto all’alleanza.
Attraverso le intuizioni di Calvino la danza si forma per slanci formalizzati in richiami di passaggio, attraversamenti sfuggenti, imprendibili: come un dialetto, una lingua viva che si nutre di tutte le cose della vita per inventarsi, insemprarsi, impararsi.
Una danza che assume le sembianze dell’eco, risuonando di gesto in gesto e inventandosi su trame amorose, amichevoli se non malinconiche e nostalgiche. Per questo ci riferiamo al dialetto del gesto che si alimenta di messaggi materiali e immateriali, raggi luminosi e sospiri, quegli impulsi che sono gli spiriti del corpo.
Personaggi e figure che hanno la volatilità e la luce del sogno. Ogni ingresso è un cominciamento casuale dove appare, opaca e sfocata, l’immagine malinconica dell’arlecchino ad introdurre ogni volta l’arrivo di messaggeri, animali, angeli, corpi gnomici, barcollanti, imprendibili.
Una danza “chiacchericcio”, vernacolare, intrisa di gesti recuperati, riesumati, trovati, salvati, slanciati. Il gesto si forma per apparente accadimento in un tempo non definito: misure formalizzate che costituiscono una collezione di mappe celesti sullo spostamento dei corpi. Queste mappe dell’adesso hanno origine nell’antichità.
Dramatis personae, maschere del dramma; la felice leggerezza del Cavalcanti che fa volare, saltare, travalicare, accucciare, sostare, sospendere, attraversare la luce dei corpi. Leggerezza che si riferisce oltremodo al mondo di Lucrezio e Ovidio. Il mondo degli atomi, pulviscoli della leggerezza. Continuum di accadimenti apparentemente casuali che si ricongiungono nella natura delle cose. Suoni, voci primordiali, dopo e prima la lingua, ancor prima del canto. Lasciamo spazio ad una forma organica dell’ascolto coincidente col dipanarsi di trame sottovoce ed accennate: soffio, alito, gemito.
VIRGILIO SIENI
Danzatore e coreografo italiano, artista attivo in ambito internazionale per le massime istituzioni teatrali, musicali, fondazioni d’arte e musei. Si forma in discipline artistiche e architettura, dedicandosi parallelamente a ricerche sui linguaggi del corpo e della danza tra Amsterdam, Tokyo e New York.
La sua ricerca si fonda sull’idea di corpo come luogo di accoglienza delle diversità e come spazio per sviluppare la complessità archeologica del gesto. Crea il suo linguaggio a partire dal concetto di trasmissione e tattilità, con un interesse verso la dimensione aptica e multisensoriale del gesto e dell’individuo, approfondendo i temi della risonanza, della gravità e della moltitudine poetica, politica, archeologica del corpo.
Il suo percorso coreografico accoglie cicli tematici che vanno dall’esplorazione della tragedia greca alle peregrinazioni nei paesaggi della fiaba, dalla relazione tra gesto e filialità fino alla ricerca condivisa sul senso della democrazia del corpo, in un confronto costante con la realtà del presente, alla ricerca di un perduto umanesimo. Un linguaggio in continua evoluzione sia sul piano compositivo che su quello del rapporto con il pubblico, dove si alternano spettacoli da palcoscenico e formati inediti per spettatori itineranti in luoghi non convenzionali, dai boschi ai musei. Fondamentale per lo sviluppo della sua filosofia artistica è stato l’incontro con il filosofo Giorgio Agamben, con il quale ha collaborato per la drammaturgia di alcuni lavori, quali La Natura delle Cose (2008) e Interrogazioni alle vertebre (2007).
Dal 2003 dirige a Firenze CANGO Cantieri Goldonetta, Centro Nazionale di Produzione della danza per la ricerca e la trasmissione sui linguaggi del corpo, uno spazio per ospitalità e residenze di artisti, in un programma interdisciplinare tra danza, musica e arti visive.
Nel 2007 fonda l’Accademia sull’arte del gesto, nata per creare e approfondire contesti di formazione rivolti a persone di qualsiasi età, provenienza e abilità, sull’idea di comunità del gesto. Sviluppa percorsi nelle città e nei territori fondati sull’idea di partecipazione, ascolto del corpo e rigenerazione del territorio.
Gli è stato assegnato per tre volte il Premio UBU (2000, 2003, 2011); nel 2011 il premio Lo Straniero; nel 2013 è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et de Lettres dal Ministro della cultura francese e nel 2020 il Premio Internazionale Ivo Chiesa.
È stato Direttore della Biennale Danza di Venezia dal 2013 al 2016, sviluppando un piano quadriennale sul concetto di abitare il mondo e sull’idea di polis e democrazia, concependo la città attraverso la sua metafisica.
MERCOLEDÌ
23 LUGLIO
ore 21.30
FERMO _ ARENA DI VILLA VITALI
CIVITANOVA DANZA
IN TRASFERTA
in collaborazione con Comune di Fermo
KATAKLÒ
SEASONS
OLTRE LE STAGIONI
ideazione e direzione artistica Giulia Staccioli
assistente alle coreografie Irene Saltarelli
con Kataklò Athletic Dance Theatre
costumi Petra Papa
disegno luci Fabio Passerini
musiche Max Richter
editing audio Giulia Staccioli
produzione KUBO Srl Impresa SocialeSSD
In attesa della nuova produzione che celebrerà il 30° anniversario della compagnia nel 2026, Giulia Staccioli, anima creativa e visionaria della compagnia Kataklò Athletic Dance Theatre, regala un assaggio della sua inesauribile maestria con Seasons – Oltre le Stagioni.
Sotto la guida artistica di Staccioli, Seasons nasce come uno spettacolo ambizioso, concepito nel 2024 su richiesta dei maestri Gianna Fratta e Dino De Palma. Dopo lo splendido debutto al Teatro Antico di Taormina e al Teatro Greco di Siracusa, il progetto ha intrapreso un’evoluzione sorprendente. Questo processo creativo ha arricchito la produzione di nuove sfumature e significati, culminando in Seasons – Oltre le Stagioni.
Il cuore pulsante dell’opera è la visione innovativa di Giulia Staccioli. La sua capacità di combinare tradizione e modernità trova espressione nei celebri concerti per violino di Vivaldi, riarrangiati dal compositore contemporaneo Max Richter. Le armonie di Richter, che mescolano sonorità classiche e moderne, si intrecciano con i suoni evocativi della natura per creare un’atmosfera unica. Su questa tela sonora, Staccioli dipinge un racconto visivo che esalta la potenza espressiva dei sei danzatori Kataklò.
Guidati dalla coreografa, i corpi dei danzatori si trasformano in simboli della natura: messi dorate, foglie che danzano, rami che si intrecciano. Ogni movimento racconta la connessione profonda tra l’essere umano e l’ambiente, una tematica che Giulia Staccioli esplora con una sensibilità unica e profonda.
La sua visione si estende anche alla scenografia, essenziale ma evocativa, e alla scelta accurata di luci e colori, che immergono lo spettatore in un paesaggio in continua evoluzione. Ogni dettaglio riflette il desiderio di creare un’opera che trascenda il tempo e lo spazio.
«Seasons – Oltre le Stagioni è un’esplorazione dei cicli della vita, un’ode alla bellezza della natura e alla complessità dell’essere umano», afferma Giulia Staccioli, descrivendo un’opera che non si limita a intrattenere ma invita a riflettere sulla nostra connessione con il mondo naturale e con noi stessi.
Lo spettacolo incarna l’approccio artistico di Giulia Staccioli, un linguaggio coreografico innovativo che fonde atletismo, tecnica e poesia visiva.
KATAKLÒ ATHLETIC DANCE THEATRE
Kataklò Athletic Dance Theatre da quasi 30 anni è un punto di riferimento per le performance dal vivo, proponendo uno stile inconfondibile unico e coinvolgente che ha conquistato il pubblico di tutto il mondo.
Nato dalla mente visionaria di Giulia Staccioli, attraverso un mix unico di danza contemporanea, acrobatica e teatro fisico, Kataklò è un vero e proprio laboratorio creativo dove l’atletismo e la danza si fondono dando vita a spettacoli unici e avanguardistici. Il corpo, protagonista assoluto degli spettacoli Kataklò, si trasforma in un potente strumento di comunicazione e il nome stesso, dal greco antico ‘io danzo piegandomi e contorcendomi’, racchiude l’essenza della compagnia: una continua ricerca di nuove forme espressive e una versatilità che si è evoluta nel tempo, richiedendo ai performer una preparazione sempre più completa e variegata.
La spettacolarità delle produzioni Kataklò le rende adatte a qualsiasi contesto artistico e performativo, superando i confini del teatro tradizionale. Con numerose produzioni originali in repertorio l’ensemble offre uno spettro ampio di possibilità creative parlando ad un pubblico trasversale.
Kataklò è un’eccellenza italiana nel mondo, apprezzata per i suoi spettacoli innovativi la compagnia partecipa regolarmente a prestigiosi festival e rassegne internazionali, spesso in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura.
Il desiderio di ricerca ha portato Giulia Staccioli ad evolvere costantemente il suo linguaggio coreografico diventando un punto di riferimento internazionale e nel 2010 il progetto Kataklò ha compiuto un ulteriore passo in avanti con la fondazione dell’Accademia Kataklò Giulia Staccioli, il primo triennio di formazione professionale dedicato al physical theatre. Un’iniziativa che ha arricchito il progetto formando una nuova generazione di artisti, consolidando la sua posizione di riferimento nel panorama della danza contemporanea e garantendo così la continuità e l’evoluzione del proprio linguaggio coreografico.
MARTEDÌ
29 LUGLIO
ore 21
MACERATA _ ARENA SFERISTERIO
DANZA ALL’OPERA
COMPAÑÍA ANTONIO GADES
CARLOS SAURA
CARMEN
FLAMENCO
un progetto di Macerata Opera Festival
in collaborazione con Civitanova Danza
spettacolo di danza liberamente ispirato all’opera di Prosper Merimée
drammaturgia, coreografia e luci Antonio Gades e Carlos Saura
musiche Antonio Gades, Antonio Solera, Ricardo Freire, Georges Bizet
Manuel Penella, José Ortega Heredia
scene Antonio Saura
Compañía Antonio Gades direzione artistica Stella Arauzo
interpreti
Esmeralda Manzanas, Álvaro Madrid
Jairo Rodríguez, Miguel Ángel Rojas
Iconico flamenco prodotto della Compagnia Antonio Gades, lo spettacolo, nato dalla collaborazione con Carlos Saura, prende spunto dal racconto originale di Mérimée e celebra i centocinquanta anni dalla prima rappresentazione dell’omonima opera di Bizet. In una sapiente fusione tra musica lirica e flamenco, il balletto esprime la passione, la forza e la drammaticità della storia di Carmen dando vita a una performance vibrante ed emozionante.
Scomparso nel 2004, Antonio Gades è stato uno dei grandi protagonisti del panorama teatrale europeo del XX secolo ricordato anche perché ha cercato, con le sue creazioni, di approfondire la cultura spagnola, colta e popolare, riuscendo a fare del flamenco un’arte drammatica.
MERCOLEDÌ
30 LUGLIO
ore 21.30
TEATRO ROSSINI
TAO DANCE THEATER
13 &
14
13
coreografia Tao Ye
composizione musicale Xiao He
luci Ma Yue, Tao Ye
costumi Duan Ni realizzazione DNTY
14
coreografia e ideazione del suono Tao Ye
luci Ma Yue, Tao Ye
costumi Duan Ni
produzione TAO Dance Theater
direzione artistica Tao Ye, Duan Ni
Le due coreografie fanno parte delle Numerical Series, curiosa idea di TAO Dance Theater, compagnia con sede a Pechino, che ha dato vita a un insieme di numerose creazioni, ognuna delle quali si intitola con il numero dei danzatori coinvolti.
13, per 13 danzatori, si sviluppa secondo uno schema triplice, indagando tre modi del corpo di relazionarsi: l’assolo, il duetto, l’ensemble. Partendo dall’unità dell’ensemble, la coreografia frammenta progressivamente i danzatori in formazioni diverse tra ralenti e accelerazioni improvvise, riflettendo la “complessità del mondo fisico, dove capita di continuo di urtarsi, congiungersi e disgiungersi, cadere e rialzarsi rimbalzando” all’interno di una forma coreografica al contempo rigorosa e aperta.
Uno studio sul ritmo, 14, per 14 danzatori, ricorre a veloci cambi di movimento che fanno emergere tutte le possibilità tra stasi e movimento. Risultato di un dinamismo complesso, 14 porta il vocabolario del “Circular Movement System” – un processo di studio creato da Tao Ye e Duan Ni con i loro danzatori, che si accosta al corpo in modo circolare – all’estremo: punti, linee e piani che si intersecano nello spazio riconducono l’opera al puro movimento dispiegandone tutta la gamma di possibilità.
TAO YE Fondatore, coreografo e direttore artistico di TAO Dance Theater
Nato a Chongqing, Tao Ye si è diplomato alla Chongqing Dance School in Cina. Dopo aver danzato con lo Shanghai Army Song & Dance Ensemble, si è unito allo Shanghai Jin Xing Dance Theater e successivamente si è trasferito a Pechino per unirsi alla Beijing Modern Dance Company (BMDC). Nel 2008, all’età di 23 anni, Tao Ye ha fondato il TAO Dance Theater. I suoi lavori principali includono: Serie numerica – Weight x 3, 2, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13 e 14; Serie non numerica – Contrast; Serie “Arts Live” – 12 Hours e Infinite Walking.
Ispirandosi al pensiero orientale, Tao Ye ha sviluppato il Circular Movement System in combinazione con il proprio stile di danza che ha ricevuto un’ottima accoglienza a livello internazionale.
All’età di 27 anni è stato invitato a esibirsi al Lincoln Center Festival di New York. È stato nominato “New Wave Associates” del Sadler’s Wells tra 2011 e 2013. Tao Ye è stato anche invitato a collaborare con il marchio Y-3 dello stilista giapponese Yohji Yamamoto, a creare una produzione con il Cloud Gate Theatre e a recitare nel film Blue Sky Bones diretto da Cui Jian. È stato invitato a collaborazioni interdisciplinari come film, teatro, design di moda, video, fotografia. Tao Ye firma costantemente le sue coreografie con uno stile minimalista, fatto di ripetizione e controllo. La sua concezione creativa include: l’attenzione ai movimenti della colonna vertebrale piuttosto che degli arti; la sostituzione dell’accompagnamento sonoro con le voci dal vivo dei danzatori, cercando così di farli diventare un “sistema sonoro mobile”; il controllo dei corpi dei danzatori sul palcoscenico cercando di limitare la visione a due dimensioni; l’uso dei numeri come titoli dei suoi lavori. La sua concezione è stata accolta come “decisamente all’avanguardia” e molto stimolante sia per i danzatori sia per gli spettatori.
DUAN NI Danzatrice fondatrice e direttrice artistica del TAO Dance Theater
Nata a Xi’an, Duan Ni si è laureata presso lo Shaanxi Art College. Si è diplomata presso il dipartimento di coreografia di danza moderna dell’Accademia di danza di Pechino (filiale di Guangdong), guidato dalla pioniera dell’educazione alla danza Madame Yang Meiqi, direttrice fondatrice della Guangdong Modern Dance Company, la prima compagnia di danza moderna della Cina. Durante la scuola, Duan Ni ha ricevuto una borsa di studio ACC per partecipare all’American Dance Festival. Per la prima volta, Duan Ni ha insegnato sistematicamente le “Tecniche di rilassamento” in Cina, e la sua concezione all’avanguardia dell’insegnamento ha modificato l’idea stessa di movimento dei danzatori.
Duan Ni ha danzato con lo Shanghai Jin Xing Dance Theatre, la Akram Khan Dance Company (Regno Unito) e la Shen Wei Dance Arts (USA). Nell’agosto 2008 è entrata a far parte del TAO Dance Theater come danzatrice fondatrice e direttrice artistica. Prima danzatrice contemporanea cinese invitata da compagnie di danza internazionali, Duan Ni ha accolto i diversi stili incontrati in patria e all’estero, formando il proprio linguaggio corporeo e le sue caratteristiche di morbidezza e durezza, purezza e apertura. Si è esibita tre volte al Lincoln Center for Performing Art di New York con tre diverse compagnie di danza. Ogni volta la sua performance è stata premiata dal “New York Times” e lodata dai critici. Nel 2019 è stata segnalata da “Vogue” e selezionata nei Bulgari’s Aurora Awards.
TAO DANCE THEATER
Compagnia di danza contemporanea fondata da Tao Ye, Duan Ni e Wang Hao nel 2008. È la prima compagnia di danza contemporanea cinese a essere stata invitata a esibirsi al Lincoln Center Art Festival negli Stati Uniti, all’Edinburgh International Art Festival nel Regno Unito, alla Sydney Opera House in Australia e al Theatre de la Ville in Francia. Sono stati inoltre invitati a esibirsi all’American Dance Festival (ADF), dove sono stati anche artisti residenti. Il Sadler’s Wells Theatre di Londra ha commissionato cinque lavori alla compagnia e li ha invitati a esibirsi a Londra per sei volte.
I progetti della Numerical Series, creati dalla compagnia con un concetto creativo semplice e una fisicità diretta, hanno girato cinque continenti, più di 40 paesi e oltre 100 diversi festival. La compagnia ha attirato l’attenzione di persone di ogni estrazione sociale, diventando una delle compagnie cinesi di danza moderna più richieste sulla scena internazionale.
In termini di attività interdisciplinare, la compagnia ha presentato il suo lavoro in un’ampia gamma di spazi, come le rovine dell’antica arena romana, la sfilata della Settimana della moda di Parigi, il Singapore Museum of Art and Science, l’Aranya Seaside Stage, la Shanghai Symphony Orchestra Concert Hall e la Beijing International Design Week. Alla Settimana della moda di Parigi del 2015, la compagnia è stata invitata a collaborare con il marchio Y-3 dello stilista giapponese Yohji Yamamoto. Nel 2019, la compagnia e il Cloud Gate Dance Theatre hanno coprodotto Exchange, in tournée in oltre dieci città della Cina. Nel 2021, la performance fai-da-te Infinite Walking è stata inserita nell’elenco delle ricerche di TikTok per diverse settimane di seguito. Decine di migliaia di spettatori hanno imitato lo stile di camminata e i relativi video sono stati riprodotti quasi 500 milioni di volte.
Alastair Macaulay, il principale critico d‘arte del “New York Times”, ha descritto il lavoro dell’ensemble evidenziandone la “forza teatrale“ e “il notevole controllo atletico dei ballerini“. “Time Out New York” ha inserito lo spettacolo della compagnia – unica compagnia asiatica presente – tra i “10 migliori spettacoli di danza del 2014”. Nel 2023, TAO Dance Theater ha ricevuto il Leone d’argento per la danza alla Biennale di Venezia.
Nel 2021, TAO Dance Theater ha creato il marchio DNTY e il TAO Studio. Il primo combina l’innovazione artistica con il design di “abiti che seguono il corpo”, ispirandosi allo stile di creativi di tutti i settori. Il secondo nasce con l’intento di diffondere il “Circular Movement System”, in modo che più persone possibili possano sperimentare ed esplorare le infinite possibilità della loro fisicità.
La Biennale di Venezia ha attribuito il Leone d’Argento a TAO Dance Theater
«Abbandonata la narrativa, la trasmissione di un messaggio e le scenografie elaborate – afferma Wayne McGregor nella motivazione –, Tao Ye e Duan Ni hanno creato un genere di danza unica ed evoluzionistica che cattura con la sua forza ipnotica e minimalista. La loro compagnia, TAO Dance Theater, fondata nel 2008, è impegnata in un’estetica di ‘danza pura’, essenziale, che elimini ogni categorizzazione del movimento e, per estensione, di loro stessi. Il corpo viene presentato come elemento da percepire in quanto affascinante alla vista, privo di rappresentazione, narrativa, contesto: semplicemente esistente come oggetto. Esso viene amplificato solo dall’uso della luce e del suono, così da consentire agli spettatori di essere messi a confronto – e alla prova – con tecniche, vocabolario e forme rigorosamente focalizzate sul corpo.
È questa fiducia nel potere del solo movimento (sviluppato tramite il loro innovativo Circular Movement System) con tutto il suo potenziale ed espressività latente, le sue sfumature, la sua eleganza, idiosincrasia, limiti e restrizioni che ci chiede di guardare e guardare ancora – di apprendere la sintassi nascosta e di ‘vedere’ davvero come se facessimo esperienza del corpo e della danza per la prima volta – in tutta la sua meraviglia spettacolare, eleganza e comunicatività diretta, viscerale, cinestetica.
TAO Dance Theater è una compagnia eccezionale, con una visione, una missione e uno scopo. Come i grandi della danza del passato, comprendono la vera natura del corpo quale ‘microcosmo dell’universo’ e hanno individuato il loro territorio particolare da esplorare ed espandere. Immergersi qui, in questo territorio ignoto, è originale, importante ed edificante e noi veniamo allo stesso tempo avvolti e provocati dalla loro genialità».
VENDITA ABBONAMENTI & CARNET
DA GIOVEDÌ 15 MAGGIO
VENDITA BIGLIETTI
DA GIOVEDÌ 29 MAGGIO
BIGLIETTI
TEATRO ROSSINI
27 giugno Cie Hervé Koubi
12 luglio Compagnia Zappalà Danza & Munedaiko
18 luglio Compagnia Virgilio Sieni
30 luglio Tao Dance Theater
I settore 20 euro ridotto* 15 euro
II settore 15 euro ridotto* 10 euro
III settore 10 euro ridotto* 8 euro
TEATRO ANNIBAL CARO
12 luglio Marco D’Agostin
posto unico numerato 15 euro ridotto* 10 euro
TEATRO CECCHETTI
12 luglio Andrea Costanzi Martini
posto unico numerato 8 euro ridotto* 6 euro
VILLA VITALI, FERMO
23 luglio Kataklò 20 euro ridotto* 15 euro
SFERISTERIO, MACERATA
29 luglio Compañía Antonio Gades da 16 a 75 euro
*RIDUZIONI valide per under 24, over 65, abbonati stagione 24/25 Teatro Rossini di Civitanova Marche, iscritti scuole danza e recitazione e convenzionati vari. Per Kataklò la riduzione è valida anche per abbonati stagione 24/25 Teatro dell’Aquila di Fermo.
ABBONAMENTI & CARNET
ABBONAMENTO FESTIVAL > 25% sconto
[27 giugno / 12 luglio / 18 luglio /30 luglio, sei spettacoli]
75 euro ridotto* 55 euro
CARNET FESTIVAL NEL FESTIVAL > 30% sconto
[3 spettacoli, intera giornata del 12 luglio_ previsto BUS NAVETTA]
30 euro ridotto* 22 euro
BIGLIETTERIE & INFORMAZIONI
CIVITANOVA MARCHE
BIGLIETTERIA TEATRO ROSSINI 0733 812936
giovedì ore 17.30 – 19.30
venerdì ore 17.30 – 19.30
sabato ore 10 – 12
il giorno precedente lo spettacolo ore 17.30 – 19.30
il giorno di spettacolo dalle ore 18.30
BIGLIETTERIA TEATRO ANNIBAL CARO 0733 892101
venerdì ore 10 – 12
sabato 12 luglio dalle ore 22
BIGLIETTERIA TEATRO CECCHETTI 0733 817550
sabato 12 luglio dalle ore 19
UFFICI TDIC 0733 812936 biglietteria@teatridicivitanova.com
lunedì – venerdì ore 9.30 – 13.30; martedì e giovedì anche ore 15 – 18
FERMO
BIGLIETTERIA TEATRO DELL’AQUILA 0734 284295
BIGLIETTERIA VILLA VITALI 331 2767671
MACERATA
BIGLIETTERIA DEI TEATRI 0733 230735
AMAT & BIGLIETTERIA DEL CIRCUITO 071 2072439
lunedì – venerdì orario 10 – 16
VENDITA CIRCUITO VIVATICKET – ONLINE E PUNTI VENDITA
www.vivaticket.com
l’acquisto online e nei punti vendita del circuito comporta un aggravio del costo in favore del gestore del servizio e non consente di accedere alle categorie ridotte
INIZIO SPETTACOLI
21.30
Festival nel festival 12 luglio: Teatro Cecchetti ore 20; Teatro Rossini ore 21, Teatro Annibal Caro ore 23
BUS NAVETTA
sabato 12 luglio, partenza dal Teatro Rossini per il Teatro Annibal Caro e ritorno
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