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Damien Hirst e la sua arte, duecento anni oltre la tomba

hirstdi Nicoletta Biglietti
A quanto pare, la ricchezza e il potere non bastano più. Se sei abbastanza famoso, l’immortalità non è solo un sogno: è un obiettivo di carriera.

L’attore Tom Cruise, 62 anni e instancabile protagonista della saga Mission: Impossible, ha dichiarato che non ha intenzione di smettere di recitare “neanche a 100 anni”. Il milionario tech Bryan Johnson, invece, ha messo milioni nel progetto Blueprint, sperando di hackerare la biologia e vivere per sempre. E ora, anche Damien Hirst si unisce al club degli immortali. L’artista britannico — celebre per squali in formaldeide e teschi tempestati di diamanti — ha rivelato un piano che lo porterà ben oltre la tomba. Come? Con un progetto chiamato “posthumous paintings”, ovvero “opere postume”.

In un’intervista al Times di Londra, Hirst, 59 anni, ha spiegato che sta compilando 200 quaderni, uno per ogni anno successivo alla sua morte, al cui interno sono contenute dee per opere d’arte che potranno essere realizzate solo in quelle date future. Ogni collezionista potrà acquistare i diritti per realizzare un’opera — ovviamente firmata dai discendenti dell’artista — e scambiarla sul mercato, in perfetto stile Hirst.

Hai un certificato che dice: ‘Un anno dopo la morte di Damien Hirst, hai il diritto di realizzare questa scultura’”, racconta. “Puoi anche scambiarlo prima che venga realizzata”. Un po’ NFT, un po’ profezia.

Ma non finisce qui. Alcune idee risalgono a decenni fa, e potranno essere “retrodatate”. “Nel 1991 ho pensato a una scultura con un maialino in formaldeide che non ho mai fatto. Se finisce nel libro numero 145, potrà essere realizzata 145 anni dopo la mia morte e datata 1991.”

Un déjà vu? Forse. Già nel 2024, Hirst era finito sotto i riflettori per aver retrodatato alcune sue opere. Ma la sua società, Science Ltd., ha difeso la scelta: “Le opere in formaldeide sono concettuali, la data è quella dell’idea”.

La corsa all’eternità dell’arte non è una novità per Hirst. Nel 2021 aveva lanciato The Currency, un progetto NFT in cui ogni acquirente doveva scegliere se tenere un’opera fisica o il corrispondente token digitale. Le opere non riscattate venivano bruciate in pubblico: l’arte quindi come scommessa, provocazione, mercato.

Nel 2023 ha rilanciato con The Beautiful Paintings, versioni generate da algoritmo dei suoi celebri Spin Paintings, disponibili come tele fisiche, NFT o entrambi. Risultato? Quasi 21 milioni di dollari in incassi. Certo, non mancano le critiche: alcuni lo accusano di trasformare l’arte in business puro, tra aste autonome (come quella storica da Sotheby’s nel 2008) e sussidi statali ricevuti in piena pandemia, nonostante profitti milionari.

Ma una cosa è certa: Damien Hirst continua e continuerà a reinventarsi. Anche e soprattutto da morto.

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