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Il cinema di Romolo Guerrieri. Viaggio nel film di genere italiano

9788876069895_0_424_0_75di Valerio Calzolaio

Volume I. La formazione

Giuseppe Costigliola

Cinema e Storia

Edizioni Il Foglio Piombino, La Cineteca di Caino

2023

Pag. 366 euro 18

Valerio Calzolaio

Roma e dintorni. Dagli anni Cinquanta e Sessanta ai giorni nostri. Romolo Girolami nasce a Roma il 5 dicembre 1931, è divenuto conosciutissimo sceneggiatore e regista come Romolo Guerrieri, uno pseudonimo del cognome scelto individualmente ma all’interno di un’intera famiglia di protagonisti del cinema italiano del Novecento, in particolare e per primo il fratello maggiore Marino Girolami (1914-1994). Loro padre Giuseppe era nato a Roccafluvione (Ascoli Piceno) nel maggio 1886, decise presto di trasferirsi a Roma, conoscendo nella comune emigrazione Lucia Guerrieri, tre anni più giovane. Si sposarono nel 1910 nella chiesa di San Giuseppe (Nomentano), lui cuoco e giardiniere tuttofare (di fede socialista), lei domestica presso famiglie facoltose, più tardi aprirono una pescheria. Nacquero tanti figli, fra annunci e traversie di guerra: Francesco (luglio 1912), Marino (febbraio 1914) ed Ester (gennaio 1916), Remo (dicembre 1925), Romolo infine. Il secondogenito si sposò già nel 1934 con la 17enne Elena, era un ottimo pugile ma aveva un soffio al cuore, aprì una palestra e aiutò una signora ebrea (che gli insegnò inglese, francese e tedesco), faceva il massaggiatore terapeutico e aiutò il figlio di Anna Magnani. Grazie anche a lei entrò nel mondo del cinema divenendo noto subito (dal 1942) e presto famoso come soggettista, aiuto regista e regista. Fu il suo successo a suggerire a fratelli, figli e parenti di scegliere pseudonimi per le loro carriere. Romolo crebbe negli anni Trenta in pieno regime fascista, da piccolo contrasse la poliomielite, abbandonò il liceo per un istituto professionale, amava il pugilato e la scrittura. L’intera famiglia era molto unita, vari iniziarono a sperimentare lavori intorno al “fare film” di Marino, di ogni genere e con gli attori e le attrici più celebri del periodo o che lo divennero in corso d’opera. La vicenda professionale di Romolo incrocia la storia del cinema italiano per tutti i decenni successivi.

Il giornalista, traduttore (ottimo, fra gli altri di Winslow, Oates e Hunter), critico letterario e cinematografico Giuseppe Costigliola (Formia, 1964) ha realizzato una straordinaria operazione culturale: la biografia di un grande lucido uomo di spettacolo a pochi anni dal compiere un secolo di vita, la connessa storia del cinema (non solo italiano) nella seconda metà del Novecento, un intreccio riuscito fra memorie personali e ricerche d’archivio, con testimonianze e verifiche intorno a tanti “mostri sacri” del nostro immaginario collettivo (non solo al personaggio principale). Già nel 1952 il 21enne Romolo Guerrieri inizia a lavorare sui set dell’affermato creativo fratello maggiore cineasta Marino Girolami, un decennio di aiuti e assistenze alla regia di decine di film per lui, mentre anche altri familiari fanno paralleli percorsi: i figli di Marino, Enio (poi attore di successo) ed Enzo (regista cult con lo pseudonimo Castellari, idolatrato anche da Tarantino); i figli di Enzo, Stefania e Andrea; i nipoti di Marino, Renzo (pseudonimo Spaziani); tanti altri figli e figlie e cognati; una famiglia “mito” di Cinecittà e dintorni, capaci non raccomandati, attiva in vario modo da oltre ottanta anni. L’autore ha intervistato Romolo (da luglio 2021) e tanti altri, ri-visionando pure i film con loro; ha consultato fonti primarie come agende di lavoro, fotografie e documenti polverosi; ha studiato fonti secondarie come annuari e manuali, saggi e libri di ricordi; ha intrecciato eventi, reperti, aneddoti con una narrazione fitta che alterna la biografia cronologica, frasi raccolte in prima persona (registrate e verbalizzate), digressioni sulle personalità più note, note storiche e sito-bibliografiche, colti appunti personali. Dopo i due brevi capitoli introduttivi sul contesto familiare, il terzo capitolo tratta corposamente il decennio da aiuto regista sotto grandi maestri (fino al 1962), il quarto capitolo il viaggio di dieci mesi in terra sovietica per le riprese di Italiani brava gente di Giuseppe De Santis (poi uscito nel 1964). In fondo un inserto fotografico e fa filmografia 1952-1965. Il volume II racconterà i decenni di Guerrieri regista, i percorsi creativi e l’analisi del tanto cinema realizzato nel cinquantennio successivo.

 

v.c.

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