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Economia. Tutti i nuovi subbugli (anche politici) sulle Bcc

Fonte Internet

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di Emanuela Rossi by www.startmag.it

Via libera della Camera alla risoluzione sulla riforma delle banche di credito cooperativo firmata dai deputati Umberto Buratti (Pd) e Antonio Zennaro (Lega). Un testo che, secondo Federcasse – che rappresenta le banche cooperative italiane – “va nella giusta direzione” perché va a toccare tra l’altro una questione annosa e molto sentita per il settore ovvero la regola che fa considerare i gruppi cooperativi – ai fini di vigilanza – equiparati ai grandi gruppi bancari europei.

Ma non è l’unica novità che riguarda il mondo del credito cooperativo. Cassa Centrale Banca, il gruppo nazionale del credito cooperativo che per gli attivi rientra fra le prime dieci banche del Paese, sta infatti preparando un nuovo statuto che cambierà la governance degli istituti di credito. Tra le novità previste c’è il ridimensionamento del ruolo dell’amministratore delegato.

GLI IMPEGNI PRESI DAL GOVERNO CON LA RISOLUZIONE

A spiegare i cambiamenti che attendono le Bcc ci pensano i due firmatari della risoluzione. “Il Governo si è impegnato sulla necessità di aggiornare il quadro regolatorio bancario europeo affinché le norme e i parametri di supervisione risultino proporzionati, coerenti e adeguati rispetto alla natura delle Bcc” ha evidenzia il deputato del Carroccio in una nota che ricorda un altro impegno preso da Palazzo Chigi, ovvero quello di “dare rapida attuazione alle disposizioni in materia di vigilanza cooperativa e di valutare l’opportunità di adottare iniziative per rivedere il regolamento 169/2020 del Mef in materia di requisiti e criteri di idoneità allo svolgimento dell’incarico di esponenti aziendali delle banche per garantire la qualità della governance senza ledere il carattere di territorialità del credito cooperativo, stabilito da norme primarie e secondarie”.

L’importanza della risoluzione presa dall’esecutivo è sottolineata anche da Umberto Buratti, capogruppo Pd nella commissione d’inchiesta banche e membro della commissione Finanze e secondo firmatario. “È indispensabile rivedere tutto il complesso regolamentare, valutando modifiche ispirate ai princìpi di adeguatezza, proporzionalità e sussidiarietà. In questo quadro – chiarisce – è molto importante che il governo, tra i tanti, abbia preso l’impegno ad adottare in sede europea tutte le iniziative necessarie per promuovere un adeguamento del quadro regolamentare bancario che tenga anche conto delle peculiarità e delle finalità mutualistiche delle banche di credito cooperativo e delle casse rurali, del loro esclusivo ruolo di servizio allo sviluppo inclusivo e partecipato delle economie locali”. Buratti ricorda pure “il ruolo essenziale di sostegno che le banche di credito cooperativo svolgono nell’economia reale proprio in quanto banche del territorio. Si tratta di una componente essenziale dell’economia italiana al servizio di famiglie e piccole e medie imprese che avrà un ruolo centrale nella ripresa”.

A detta del parlamentare dem “con il voto favorevole alla risoluzione e gli impegni formali assunti dal governo si potranno sciogliere molti nodi: le Bcc, infatti, ai sensi della normativa sono qualificate come intermediari ‘significant’ ed esposte a una vigilanza sproporzionata ed incoerente rispetto alla loro finalità mutualistica. Ora siamo certi che il governo lavorerà per modificare il regolamento a livello europeo affinché i parametri di supervisione siano proporzionati e idonei rispetto alla natura di banche non sistemiche, piccole e non complesse”.

IL PARERE FAVOREVOLE DI FEDERCASSE

Come si diceva, Federcasse evidenzia in una nota la propria soddisfazione per il testo uscito dalla commissione Finanze e di condividere le richiese della risoluzione. In particolare, la federazione presieduta da Augusto dell’Erba chiede al Governo di “adottare iniziative nelle opportune sedi europee per adeguare, con il più ampio coinvolgimento delle forze parlamentari, il quadro normativo UE alle peculiarità della missione assegnata alle Bcc dalla Costituzione italiana (articolo 45)”. Inoltre, Federcasse dice sì alla “conferma del modello del gruppo bancario cooperativo italiano, modificando con urgenza le regole europee applicabili e i relativi modelli di vigilanza affinché le norme e i parametri di supervisione risultino proporzionati, coerenti e adeguati rispetto alla natura delle Bcc di banche piccole, non sistemiche (less significant) né complesse e a mutualità prevalente”.

LO SCETTICISMO DI FIRST CISL

Non è della stessa opinione First Cisl. Il sindacato guidato da Riccardo Colombani sottolinea la necessità di “una revisione del sistema di controllo delle aziende di credito cooperativo” e di “dover trovare un sistema in grado di equilibrare le esigenze dei neo-costituiti gruppi e la realtà delle singole Bcc”. Il punto però è che non è “la prima volta che ci troviamo sulla soglia di una auspicata riforma a cui non fa seguito, fino ad oggi, alcuna risoluzione. Una circostanza determinata da diversi fattori quali le divisioni della politica che, anziché operare in un’ottica di bene comune per tutti, si divide ideologicamente oltre a un certo grado di immaturità da parte imprenditoriale, soprattutto di alcune Bcc, che non accettano l’idea di una nuova realtà determinata dalla riforma stessa”. Insomma, “annunciare riforme che mai si concretizzano rischia di impattare in maniera determinante su tutto il credito cooperativo, a partire dalla contrattazione interna al sistema e dei singoli gruppi, rischiando di bloccare tutta l’attività negoziale sia a livello di Federcasse, con il rinnovo del Ccnl in corso, sia nei due Gruppi bancari ancora alla ricerca di un loro equilibrio interno”.

LE PAURE GATTOPARDESCHE DEL “SOLE 24 ORE”

Ancora più dura l’analisi del Sole 24 Ore che menziona anche il ddl di riforma delle Bcc presentato dal senatore Mario Turco (M5S) in cui “è prevista l’introduzione di un nuovo modello organizzativo per la gestione di ‘sistemi di tutela istituzionale’”. Testi pieni di buone intenzioni, in sostanza, ma “la prospettiva gattopardesca è che la presente ‘controriforma’ delle Bcc si risolva in un ‘cambiare tutto per non cambiare niente’” perché “viene in concreto confermato l’impianto ordinatorio del ‘gruppo bancario cooperativo’, mutandone l’etichetta al fine di recuperare per le Bcc la qualifica di less significant”. Dunque, secondo il quotidiano confindustriale, “l’unica vera dirompente novità è costituita dalla possibilità per le Bcc che recedono (o vengono escluse) da un gruppo bancario cooperativo o dalla nuova formula aggregativa, di deliberare – previa autorizzazione della Banca d’Italia – la trasformazione in società per azioni”.

IL NUOVO STATUTO DI CCB

Tornando invece alla questione della rivoluzione della governance in Ccb, l’Adige riferisce che le modificazioni statutarie, che dovranno essere approvate in una prossima assemblea straordinaria, serviranno a rafforzare il ruolo del presidente e quello del consiglio d’amministrazione che rappresenta le Bcc azioniste e gli altri soci, per esempio il Fondo Comune delle Casse Rurali trentine, Dz Bank e la Federazione trentina della cooperazione, senza dimenticare i “soci privilegiati” come la Camera di commercio di Trento e la Provincia di Trento. La proposta del nuovo statuto è stata approvata il 23 settembre scorso dal cda, che peraltro è in scadenza, è presenta due novità di rilievo. La prima riguarda il ruolo dell’ad che oggi è “figura obbligatoria e dotata di ampi poteri, un domani sarà una figura facoltativa”. Infatti il board “può nominare tra i propri componenti un amministratore delegato, mediante conferimento al medesimo di alcune attribuzioni e poteri del consiglio d’amministrazione”. Sempre al board spetterà il compito di nominare il direttore generale, ed eventuali condirettori senza passare dal parere dell’ad come invece avviene oggi.

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