Ospite a Porto Recanati grazie a “I concerti della Domenica”
di Giampiero Marras
Amava ripetere che la responsabilità dei veri poeti è “lottare contro le ingiustizie e stare vicino alle istanze dei poveri del mondo”. Domenica è morto a San Francisco Jack Hirschman. Attivissimo, a dispetto degli 87 anni, il grande poeta continuava a girare per i festival, ma quelli fatti nelle piazze, nei circoli, per le strade, nelle periferie, in mezzo alla gente. Ben lontano dai salotti e dal business letterario. Da professore della prestigiosa università UCLA aveva dato a tutti i suoi studenti una “A”, il massimo del voto, per aiutarli a evitare l’arruolamento nella Guerra in Vietnam che contestava duramente. Accostato alla Beat Generation, dove aveva diversi amici, ma vicino alle idee più radicali di movimenti come il Black Panther Party, nel 1980 aderì al Communist Labor Party, divenendo un “attivista culturale” e collaborando con un gruppo di “poeti attivisti” per una dozzina d’anni. Ha scritto oltre cento libri di poesie e tradotto alcuni grandi colleghi come Majakovskij, Heidegger, Neruda e Pasolini, per il quale nutriva sconfinata ammirazione. Da oltre una decina d’anni era di casa in Sardegna, grazie agli inviti a diverse edizioni di “Progetto Ottobre in Poesia”, festival dedicato alla poesia, ideato da Leonardo Omar Onida. Un festival partito da Sassari ma che poi ha fatto diverse tappe nei centri del Nord Sardegna. E ogni volta la presenza di Jack Hirschman regalava momenti indimenticabili. Era sposato con Agneta Falk, poetessa e artista anglo-svedese, anche lei ospite di Progetto Ottobre in Poesia. Jack Hirschman è stato anche ospite, nel 2017, di Marina Cafè Noir dove aveva presentato “L’Arcano del Viêtnam”, libro scritto nel 1972, rifiutato da vari editori, perduto per tanti anni e infine ritrovato: un punto nodale nella formazione e nella costruzione della sua coscienza letteraria, poetica e politica. Atto di accusa e di partecipazione, l’opera scaturisce in un momento tragico della storia degli Stati Uniti che ha profondamente ferito l’animo di un’intera generazione, incrinando definitivamente il “sogno americano”.
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