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Civitanova Marche. In ricordo di un amico don Gabriele Gaspari

1-don Gabriele Gaspari

“Arcano è tutto, / fuor che il nostro dolor” (G. Leopardi, Ultimo canto di Saffo). Non sapevo come iniziare questo breve scritto dedicato a don Gabriele Gaspari, sacerdote salesiano, morto sabato 9 marzo 2019 presso l’Istituto Santo Stefano di Porto Potenza Picena dopo una non lunga malattia. Chiesa di Maria Ausiliatrice gremita fino all’inverosimile, domenica 10 marzo, alle ore 18,00, al suo funerale. Tanti i confratelli salesiani presenti alla cerimonia, assieme ai sacerdoti della vicaria di Civitanova Marche e Potenza Picena. Ha officiato il rito, l’ispettore salesiano dell’Italia centrale, don Stefano Aspettati. Era presente anche don Francesco Marcoccio, vicario della famiglia salesiana. Nel corso della Santa Messa si è unito anche l’arcivescovo, mons. Rocco Pennacchio.

 

Tutti hanno ricordato la bontà e il sorriso di don Gabriele che ha svolto parte del suo apostolato anche a Porto Recanati, anche se per breve tempo. Per questo ho voluto comunicare questa informazione sul sito. Ha girato l’ex Ispettoria Adriatica in lungo e in largo, dal mare ai monti: Sulmona, Ortona, Porto Recanati, Civitanova Marche, ma si è spinto anche in Romagna. Rimini e Faenza sono state le ulteriori tappe del suo apostolato tra i giovani e per i giovani. Parroco, Direttore delle diverse opere salesiane, collaboratore, ovunque portava il suo carisma. Era buono e mite. Sapeva vedere sempre il lato positivo in ogni situazione anche se difficile. Aveva per tutti una parola buona. Don Gabriele Gaspari era nato ad Ortona il 20 maggio del 1936.

 

Gli sono stato amico fin dal suo arrivo nella comunità di Civitanova Marche (2011). Era sempre disponibile a dare il proprio contributo per “La Voce delle Marche”, il periodico della diocesi di Fermo, ogni volta che glielo chiedevo. Era sempre preciso nella consegna degli articoli. Andava al nocciolo dei problemi senza fronzoli. Era di una bontà impagabile. Quando ci s’incontrava, prima della malattia, citavo spesso il passo di Orazio: “Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi / finem di dederint, Leuconoe”. (Tu non chiedere, è vietato sapere, quale fine a me, quale a te / gli dei abbiano assegnato, o Leuconoe). Ridevamo entrambi per quel poco di latino che ricordavamo. Altre risate erano quando mi traduceva l’acronimo di vicario (era viceparroco), vicarius in latino: vir, inutilis, carens auctoritate, raro intelligens, umbra superioris. Uomo inutile, privo di autorità, raramente intelligente, ombra del superiore. Don Gabriele era invece un uomo e un sacerdote come pochi e molto intelligente.

 

Mi aveva chiesto di ritornare in parrocchia per aiutare il nuovo parroco di San Marone, don Waldemar, nella compilazione dei registri parrocchiali (battesimi, funerali, matrimoni, cresime, comunioni). Me l’aveva chiesto don Gabriele. Non potevo dire di no. Mi ha chiesto anche di impegnarmi nella gestione del nuovo sito della parrocchia. Non so se avrò tempo per farlo. Se lo farò, è per rispettare una sua volontà e per essergli fedele, soprattutto ora che non c’è più. Dovrà passare molto tempo per elaborare il lutto, come ho dovuto fare per altre persone a me care. Ho avuto il conforto della sua lettera – testamento, letta da don Waldemar al termine della funzione religiosa. Ripercorreva la sua vita con lucidità e serenità. Molti fedeli e confratelli non hanno trattenuto le lacrime che scendevano copiose.

 

“Prendimi per mano Dio mio, / guidami nel mondo a modo Tuo, / la strada è tanto lunga e tanto dura / però con te nel cuor non ho paura”. E’ il ritornello di una ben nota canzone che don Gabriele aveva particolarmente a cuore. Non lo sapevo, L’ho scoperto nel corso della cerimonia funebre, quando il coro di San Marone l’ha eseguita in modo magistrale. L’atmosfera della cerimonia, le tue parole, don Gabriele, scritte su un letto, prima di affrontare l’intervento, l’amicizia che avevo con te mi aiuteranno a superare anche questa prova. Eri l’incarnazione del servo inutile di Yahweh, ma proprio perché tale, eri il servo che tutti vorremmo imitare.

 

Raimondo Giustozzi

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