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Cinema. IL VENERABILE W. Schroeder, racconto il buddismo nazista.

Ansa

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“Ho scritto due sermoni sui pesci-gatto africani. I pesci-gatto hanno queste caratteristiche principali: crescono molto velocemente e si riproducono molto in fretta. Inoltre sono violenti. Divorano la loro stessa specie e distruggono le risorse naturali dell’ambiente in cui vivono. I musulmani sono come questi pesci-gatto”. Parte così, con le parole del monaco buddista Wirathu a cui è dedicato, il documentario di Barbet Schroeder, ‘Venerabile W.’, l’ultima parte della trilogia del male. Una trilogia del regista francese iniziata nel 1974 con ‘Generale Idi Amin Dada’ e seguita poi nel 2007 con ‘L’avvocato del terrore’ su Jacques Vergès. Anche questa volta si tratta di una lunga intervista del regista a Wirathu, un singolare maestro buddhista birmano che predica ‘la protezione della razza e della religione’, esortando di fatto al massacro del popolo musulmano dei Rohingya. Un massacro già perpetrato e in atto.

 

Il docu, che sarà in sala con Satine Film il 21 marzo – giorno in cui si celebra la giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale – e che ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International, racconta con l’intervista e immagini di repertorio la figura paradossale di questo monaco buddista che pratica l’odio verso i musulmani. “È vero – confessa a Roma il regista – per convincere Wirathu a rilasciare l’intervista gli ho detto che nel mio paese ci sarebbero state a breve le elezioni e che Marine Le Pen, che lui ammira, poteva diventare presidente della Francia”. E va detto che Wirathu, responsabile di un vero e proprio genocidio ed esodo musulmano (sono ben 300.000 i rifugiati in Bangladesh), mostra in tutto il docu la sua attenzione alla politica internazionale, la sua ammirazione per Donald Trump e anche la grande capacità di utilizzo dei social media per la sua battaglia.

 

Dal regista arrivano poi parole davvero critiche su Aung San Suu Kyi, attuale consigliere di Stato della Birmania che, a detta di Schroeder, sarebbe “connivente con il regime militare”. “San Suu Kyi ha accettato il potere dopo aver fatto un patto coi militari – dice -. Non ha mai parlato direttamente e ufficialmente dei Rohingya, come se non esistessero. Sul suo sito anzi – continua Schroeder – racconta che i musulmani darebbero fuoco alle case e che gli stupri ai loro danni sarebbero solo fake news. Ha fatto poi venire il Papa senza menzionare nulla di questa vicenda e ha manipolato anche Kofi Annan, ma prima o poi dovrà rispondere di tutto questo davanti a un tribunale”. Wirathu, spiega poi il regista, “ha visto il film e pensa di uscirne bene, proprio come era capitato ad Amin Dada e come capita a Donald Trump quando non capisce le reazioni della gente di fronte ai suoi comportamenti”. “Le parole di odio possono diventare molto velocemente atti di odio” dice invece a caldo sulla strage di Christchurch, in Nuova Zelanda, mentre nel suo futuro si annuncia un grande film. “É un grande progetto di cui posso dire poco – spiega in conclusione -. Racconterà la guerra d’Algeria e lo farà in modo del tutto particolare”.

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