LO SPECCHIO Magazine

Cronache dell’ultimo Novecento e altre cose. Tutte le lingue del mondo

Una raccolta di articoli su fatti rilevanti e vita quotidiana a Porto Recanati e dintorni. Raccolti qua è là nella
capace cesta dove si ammucchiano i risultati della mia collaborazione con il Corriere Adriatico, che ha coperto
tutta la durata dell’ultimo decennio del XX secolo. E, di tanto in tanto, le “altre cose” promesse dal titolo di
questa rubrica che non ha scadenze fisse. Appare quando può e vuole, senza pretese, solo come testimonianza di
un nostro passato recente.

di Lino Palanca

Il settembre ‘96 ci porta Giovanni Paolo II al raduno della gioventù europea. Data: 6-10
settembre; luogo: Montorso, al confine tra il Porto e Loreto. La spianata si trova proprio davanti casa
mia; mi affaccio al balcone ed è come se avessi un posto sul palchetto centrale del grande palcoscenico,
che ha per tetto i cielo e per sfondo il mare. Straordinaria fortuna.
Con qualche ma. Per un mese, lì da noi non si vive benissimo. Polizia, Carabinieri, servizi segreti,
Esercito, Croce Rossa Militare; permessi per uscire di casa e rientrarvi, orari bloccati. Manca solo che ci
chiedano la carta di identità per affacciarci alla finestra. Ma si sopporta tutto di buon animo in virtù
dell’eccezionalità dell’evento.

Tutte le lingue del mondo

Il giro l’abbiamo cominciato alle sei di mattina. I primi in cui ci siamo imbattuti, in questo giorno vissuto sotto il
segno di Giovanni Paolo II, sono due tedeschi sorgenti dall’acque, nel senso che a quell’ora la coppia di incoscienti stava proprio uscendo da un bagno in Adriatico. Roba da matti, in un giorno, per la verità, mica tanto normale. Alle sei e quindici, preceduti da una pattuglia della Polstrada, sono arrivati, uno dietro l’altro, quindici pullman diretti al
parcheggio di piazza Giovanni XXIII. Intanto lungo la statale Regina si stavano incolonnando centinaia di altri mezzi
che hanno sbarcato migliaia di persone. Alle sette, all’edicola Giuggioloni sono transitati due genieri dell’Esercito.”Tutto a posto – ci hanno detto -, per noi questa faccenda è roba tranquilla. Siamo abituati ad essere mobilitati per le catastrofi, ma qui fila tutto liscio. Abbiamo apprezzato il posto. Ci torneremo in ferie”. Alla faccia di chi sostiene che l’evento non ci porterà che disagi. Alle 9,30 i gruppi cominciano ad apparire, compatti, allineati e coperti, ognuno con le bandiere e gli striscioni di provenienza. Ci sono spagnoli che si annunciano al grido di “España”, polacchi che cantano nella loro lingua, bulgari che sorridono a tutti quelli che passano. A mezzogiorno il campo del Papa si sta riempiendo: gli altoparlanti funzionano senza soluzione di continuità per le prove della veglia. Una fila di ragazzi con una maglietta (c’è scritto davanti “La Cascina”) ha formato una catena umana per scaricare pacchi. Giungono notizie di piccoli incidenti e inconvenienti accaduti qua e là: una signora spagnola è caduta mentre scendeva dalla corriera, un’altra, sempre spagnola, è stata ricoverata per una crisi d’asma. La Croce Azzurra, in servizio a Porto Recanati, è intervenuta continuamente per causa di malori vari. Una situazione che era stata però prevista e per la quale si è riusciti a intervenire con tempestività nonostante alcuni problemi: le ambulanze trovano difficoltà a circolare per corso Matteotti, invaso dalle biciclette.
Chiamano dal bivio Regina: lì non bastano i mezzi di soccorso. Insomma, una giornata di grande festa e di relativa
grande confusione. Com’era logico aspettarsi in un’occasione davvero storica per tutta la comunità Cronaca del giorno dopo. Reduce dalla veglia della sera precedente, il Papa celebra messa sulla spianata di Montorso. I giornali calcolano da 250 a 300 mila giovani presenti; la questura, questa volta, tace.

Il ballo di Manuela spagnola di Castiglia

La giornata del Papa vista da dietro le quinte, tra i gruppi dei giovani pellegrini e, per così dire, nelle retrovie del
fronte. Manuela Ibañez, española de Castilla, l’abbiamo trovata a ballare la sardana, danza tipica di Catalogna, insieme ai coetanei di una città vicino Barcellona e di cui, nostra colpa, non ricordiamo il nome.”Di fronte a quello che succede in Bosnia, in Irlanda e nel mondo – ci ha detto – anche questo mio piccolo gesto di amicizia con i giovani catalani vuole essere un contributo a una migliore comprensione tra la gente”. Va ricordato che tra Castigliani e Catalani non corre ancora troppo buon sangue. Giuseppe Introna, provincia di Foggia, sta abbracciato quasi con tenerezza di innamorato a un altro anziano signore, lombardo. Ci urla che si tratta di un compagno di prigionia in Africa settentrionale, ritrovato dopo tanto tempo. Magie di questa giornata straordinaria e straordinariamente colorata, almeno qui, sul campo di Montorso. Mentre il Papa celebra la messa, le sirene delle ambulanze non smettono di suonare. È un continuo via-vai, ma vanno a soccorrere persone che hanno solo lievi malori, almeno a quanto ci risulta. Una battuta di alcuni signori, di Loreto, scesi a piedi dal colle: “Quando ci chiederanno di dove siamo, non diremo più di Loreto, bensì di Montorso.
Sapranno tutti di che cosa parliamo”. Deluse, e ne siamo proprio felici, le Cassandre che in questi giorni hanno trovato voce anche nella stampa nazionale. Ci riferiamo alla riesumazione di certe profezie di Nostradamus su una rosa che avrebbe fatto sputare sangue al Papa in una città mariana tra due fiumi. Niente sangue, ma l’entusiasmo eccezionale di trecentomila giovani che hanno dimostrato con chiarezza di amare Papa Karol Woytila. Potrà non piacere a qualcuno, ma è ciò che abbiamo visto, senza ombra di dubbio. Sulla singolare voce delle centinaia di celle frigorifere predisposte per alloggiare eventuali cadaveri si fanno una risata quelli della Croce Rossa. “È un provvedimento normale – spiegano – in circostanze di questo genere. E poi, non sono affatto centinaia”. Chissà, può darsi che qualcuno temesse sfracelli, attentati o missili dal cielo. A quanto ne sappiamo al momento, il deflusso dei pellegrini, pur tra qualche inevitabile inconveniente,sta procedendo nel massimo ordine 1 .