LO SPECCHIO Magazine

Macerata Opera. Un «Barbiere» irriverente con la fantasia di Daniele Menghini

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di Enrico Girardi by Corriere

Il progetto, vincitore di un bando per under 35, diverte il pubblico con gusto e sensibilità

L’idea più sorprendente, inaspettata, è alla fine, quando Rosina si libera dalla morsa dei pretendenti; non solo il barbogio Bartolo ma anche lo splendido conte di Almaviva. Scappa da teatro mettendosi in salvo su un taxi, inseguita dai bellimbusti della sicurezza. È l’epilogo d’un «Barbiere di Siviglia» scanzonato e irriverente che di idee ne ha da vendere: un gioco ambientato in un set tv trash e cafone, dove si registrano le gesta dei vari personaggi – per dire: il Conte è un divo rock; Figaro, detto F*ck Totum, il suo manager – in un quadro talmente di pessimo gusto da divertire anche il più scettico.

 

Certo, le sottigliezze ironiche del formidabile libretto rossiniano passano inosservate. Ma in uno spazio dispersivo come lo Sferisterio non lo si pretende nemmeno. Il pubblico esce divertito e va bene così. Artefice della nuova produzione del Festival di Macerata è il regista Daniele Menghini, il cui progetto era risultato vincitore di un bando per under 35. Sembra un piccolo Michieletto. Se il grado di fantasia si manterrà, farà strada. A maggior ragione se troverà interpreti pronti a calarsi nel gioco con la stessa disponibilità intelligente dimostrata dal cast qui impegnato: Ruzil Gatin (7,5, voto alla prova vocale), Serena Malfi (6), Alessandro Luongo (7) e i veterani Roberto De Candia (8) e Andrea Concetti (7,5).

 

Anche il direttore Alessandro Bonato è un giovane interprete. Ha dalla sua la capacità di ottenere quel che desidera dalla Filarmonica Marchigiana: bei fraseggi, una certa raffinatezza, tempi meditati, suono morbido, mai nervoso. Se siano così giusti in un contesto dispersivo come lo Sferisterio e al cospetto di una messinscena così frizzante, è cosa però discutibile. C’è gusto, c’è sensibilità. Ma mancano il guizzo, il graffio, la zampata feroce che del Rossini buffo, c’è poco da fare, sono tratti irrinunciabili. Tantissimi applausi, in ogni caso.