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Fotografia. Calma poetica nelle fotografie del paesaggio invernale di Håkand Strand

HakandStrand

Come nei film di Ingmar Bergman o Tarkovsky in cui le scene di ritmo lento e contemplativo invitano l’introspezione e la riflessione, ci sono fotografi, che cercano nella tranquillità e nell’immobilità di un paesaggio, la bellezza in un’essenza primaria di drammaticità forme lineari.

Gli alberi sono quelle entità della natura che sono ancora al passaggio degli anni e dei cambiamenti di stagione; restando impassibili in uno spazio e in un tempo in cui solo un semplice aspetto lineare e le forme mutano, portano drammaticità e poesia visiva alle splendide fotografie invernali dell’artista Håkand Strand.

Con il clima invernale come la sua musa, il fotografo svedese esplora la serenità di ambienti innevati, alberi spogli, strade solitarie o staccionate di legno tra tappeti di neve bianca e fitta, sono gli unici elementi nella quiete ghiacciata.

La scarsa gamma di tonalità e colori offerti dall’inverno e dal freddo, si riducono al bianco e al nero, alla grana spessa di una finitura e ad un’edizione che risulta in immagini che sembrano carboncino.

L’uso di scale grigie enfatizza sia la durezza degli alberi isolati nella neve appena caduta, sia le emozioni e le sensazioni del concetto che Strand vuole trasmettere.

Nella sua serie di catture, l’approccio estetico applicato, si traduce in momenti che riflettono lo spettatore, si dilettano nella tranquillità e fanno esercizi di introspezione che potrebbero evocare la solitudine o l’espirazione in modo letterale e metaforico.

Oltre ai paesaggi invernali, Strand cerca anche la calma e il riposo della natura, fotografando spiagge tranquille, città solitarie e persino ritratti di persone.

L’artista ha raccolto tutte queste immagini in un libro, che è stato intitolato “Still Moments” ed è disponibile con tre cover differenti.

Ti invitiamo a lasciare per un momento ciò che stai facendo e ad entrare nel meraviglioso vuoto che il lavoro di Håkand Strand produce, una di quelle opere in cui guardando verso l’esterno possiamo trovarci dentro.

By Cultura inquieta