LO SPECCHIO Magazine

LA FINE DELL’ILLUSIONE, la #deindustrializzazione di Fabriano

LA FINE DELL’ILLUSIONE è un racconto multimediale ipertestuale in quattro capitoli (La capitale del bianco, La caduta di Merlonia, L’amore ai tempi della crisi, Ritorno alla terra) del recente crollo dell’industria manifatturiera fabrianese e della conseguente crisi occupazionale e sociale sul territorio.

Il progetto, originale e di pregevole fattura, è stato realizzato dall’organizzazione no profit Shoot4Change e da Web Side Story, agenzia di comunicazione sui media digitali.

 

Un piccolo mondo perfetto, un ecosistema dove vita e lavoro scorrono fluidi, integrati e armonici, connessi come la trama e l’ordito di un tessuto prezioso.

È il ritratto di Fabriano e dintorni, fino a pochi anni fa: uno shangri-la industriale dove tutto era semplice – abitare, andare al lavoro, mettere al mondo figli che andavano incontro a un futuro prospero. L’artefice del miracolo marchigiano si chiamava Aristide Merloni: la sua fabbrica e i suoi figli hanno cambiato il territorio Fabrianese, connotandolo come polo produttivo fra i più fiorenti in Italia.

Un’evoluzione rapida ma fragile, perché sono bastati 80 anni, dal 1930 al 2010, per partire, toccare lo zenith ed affondare.

Oggi, dopo il crollo delle industrie Merloni, Fabriano è una città che si lascia vivere, attonita, in attesa di un disastro sociale imminente. Anzi, già in atto.

L’IMPATTO DELLA CRISI

La crisi globale fece sentire i suoi effetti sulle aziende Merloni, imponendo grandi e drammatici cambiamenti.

LA FINE DELL’ILLUSIONE, la #deindustrializzazione di Fabriano

LA FINE DELL’ILLUSIONE, la #deindustrializzazione di Fabriano

OCCUPAZIONE E TERRITORIO

È il ricorso agli ammortizzatori sociali che dipinge il ritratto dell’andamento occupazionale nel distretto marchigiano.

LA FINE DELL’ILLUSIONE, la #deindustrializzazione di Fabriano

Crisi globale, costo del lavoro, crollo dei consumi e delocalizzazione: a partire dal 2008, il sistema industriale Merloni affronta ostacoli e scelte simili a quelle di tutto il comparto manufatturiero italiano. Sono gli anni in cui le aziende si rivolgono al Governo, agli acquirenti esterni, oppure scelgono di portare la produzione all’estero. I Merloni fanno tutte e tre le cose: partecipano a tavoli con il MISE, vendono Indesit e Ardo, delocalizzano. Il risultato è un equilibrio precario, fondato sulla Cassa Integrazione e su un’organizzazione della produzione frammentata che allunga i tempi e non abbatte i costi più di tanto.

I redditi delle famiglie crollano, il tessuto sociale si sgretola e lascia il posto all’esodo.

Chi rimane a Fabriano lavora poco, ridimensiona lo stile di vita e guarda al futuro con timore – aspettando la caduta di Merlonia.